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Kimchi, la ricetta tradizionale con variante italiana

Finalmente stamattina c’è un po’ di calma e posso parlavi come si deve del kimchi. Cos’è il kimchi? Il kimchi non è solo un piatto tradizionale. E’ un vero e proprio marcatore culturale della Corea del Sud. Conosciuto e preparato fin dai tempi antichi, oggi il kimchi è riconosciuto come patrimonio culturale intangibile dall’UNESCO. A novembre, per le famiglie coreane scatta il kimjang (김장, o “chimciang” nella pronuncia italiana): durante i fine settimana, tutti sono impegnati nella produzione del kimchi, che poi viene conservato per tutto l’anno e consumato in grande quantità.  

D’accordo, ma cos’è il kimchi? 

Il kimchi (김치, si pronuncia chimci in italiano) è un piatto tradizionale coreano, fatto di verdure fermentate con spezie e frutti di mare salati. Ne esistono centinaia di varietà, ciascuna con una verdura diversa come ingrediente principale, ma quando sentite il termine kimchi usato genericamente, si fa riferimento a quello preparato con cavolo napa, anche detto cinese, e i ravanelli coreani, o daikon. Che si chiamerebbe, a voler essere precisi, Tongbaechu-kimchi (통배추김치, tongbeciù nella pronuncia italiana). Ed è quello che quest’anno ho tentato di fare, seguendo la video ricetta della blogger Maanghi, una vera istituzione per  chi vuole imparare a cucinare coreano. Seguendo la sua ricetta quasi alla lettera, il risultato è strepitoso. Provatela anche voi e non comprerete mai più kimchi pronto al supermercato. Nella mia ricetta troverete alcune sostituzioni con prodotti facilmente reperibili in Italia, e qualche suggerimento per fare meno fatica possibile. La ricetta non è difficile, ma ci vuole tempo. Quindi, prendetevi il vostro tempo e utilizzate anche voi il weekend per il vostro personale kimjang. Lontani dalla Corea, ma vicini. 

Ingredienti

Per la salatura del cavolo cinese:

  • cavolo cinese, 2 cespi (2,2 kg nel mio caso)
  • sale, 60 gr. circa

Per il porridge:

  • acqua, 2 bicchieri circa
  • farina di riso glutinoso, 2 cucchiai (* vedi note)
  • zucchero, 2 cucchiai (* vedi note)

Per le verdure di contorno:

  • daikon, mezzo
  • carote, 1 grande
  • cipollotti verdi, 6
  • erba cipollina, spolverata abbondante (*vedi note)
  • prezzemolo e sedano, (*vedi note) 

Condimenti e spezie:

  • aglio, 9 spicchi  (*vedi note) 
  • zenzero, 1 pezzo
  • cipolle, 1 media
  • salsa di pesce, 100 ml
  • gamberetti fermentati salati (saeujeot), 4o gr. 
  • fiocchi di peperoncino (gochugaru), 6 cucchiai

Procedimento

Innanzitutto, preparate e salate i cavoli: 
  1. Tagliate i torsoli se sporgono troppo;
  2. Dividete il cavolo a metà, praticando un’incisione alla base del cavolo, in modo che si crei una fessura. Afferrando le due metà che si sono create, tirate dolcemente in modo che il cavolo si spacchi in due senza perdere le foglie interne più piccole;
  3. Praticate altre due incisioni alle due basi di metà cavolo, senza separarle;
  4. Immergete le metà in una grande bacinella in cui prima avrete versato acqua all’interno, per bagnarle e iniziare la salatura. Prendete una manciata di sale e cospargete le foglie, mettendone di più alla base, dove il cavolo è bianco e più duro, e meno sulle foglie verdi. Nelle quantità ho messo 60 grammi, perché così dice la ricetta, ma non credo di averle rispettate. Ho messo delle manciate ovunque; Considerate che il cavolo verrà risciacquato più volte e che il sale serve ad ammorbidirlo, non c’è pericolo di ritrovarsi con un prodotto troppo salato;
  5. Fate riposare i cavoli per due ore, girandoli ogni 30 minuti cosicché possano ricevere il sale ovunque. Ogni tanto, potete anche prendere l’acqua e bagnare la sommità. Io non l’ho fatto, ma serve a distribuire ancora meglio.

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Mentre il cavolo riposa, preparate il porridge e i contorni. 
Il porridge:

Versate acqua e riso in un pentolino. Mescolate bene con un cucchiaio di legno e lasciate cuocere per circa 10 minuti, o comunque finché non inizia a bollire. Aggiungete lo zucchero e lasciate cuocere ancora un minuto, girando il composto. Togliere dal fuoco e far raffreddare completamente.

porridge

I contorni: 
  1. tritare molto finemente in un mizer aglio, zenzero e cipolle, finché non diventino pastosi;
  2. tagliare a julienne più fina possibile, dipende dalla pazienza che avete, daikon e carote;
  3. tagliate a dadini cipollotti verdi, sedano e prezzemolo;
  4.  strizzate e sminuzzate i gamberetti fermentati.

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Preparate il condimento:
  1. In una scodella larga, unite il porridge completamente raffreddato, la pasta di zenzero, cipolla e aglio, i gamberetti fermentati e la salsa di pesce. Aggiungete i fiocchi di peperoncino. Sui fiocchi, vi consiglio caldamente di aggiungere poca quantità per volta e assaggiare. Il colore deve essere rosso brillante, ma da quel momento in poi decidete voi fin dove spingervi col piccante. La quantità che ho indicato va bene per me, né troppo dolce, né così piccante da non sentire il gusto del cavolo. Tenete anche presente, mi raccomando, che il piccante tenderà a crescere nel tempo. Girate tutto nella ciotola finché non diventa una pasta omogenea;
  2. Aggiungete le listarelle di daikon e carota, i cipollotti verdi, l’erba cipollina, il sedano e il prezzemolo. Mescolate bene.

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Riprendete i cavoli 

Dopo due ore, controllate i cavoli. Provate a piegarli, devono essere morbidi e croccanti. Se non lo sono, lasciateli ancora qualche minuto. Se sono pronti, come sicuramente saranno, sciacquateli molto bene sotto l’acqua corrente, fino a fargli perdere tutto il sale. Mentre li sciacquate, prendeteli alla base, dove c’è la fenditura, e divideteli dolcemente in due, formando quattro quarti per ogni cespo. Lasciateli scolare e allargateli su un asciugamano per farli asciugare bene.

Siamo pronti per assemblare il kimchi: 
  1. indossate dei guanti da cucina, prendete un po’ di pasta di kimchi e massaggiate il cavolo, fino a cospargerlo in maniera uniforme di pasta;
  2. Quando  ogni foglia è ben condita, richiudete il quarto di cavolo in una sorta di pacchetto e condite anche l’esterno. Riponete ogni quarto nel contenitore in cui verrà conservato, l’onggi se avete il contenitore tradizionale, il vetro, preferibilmente, o un contenitore di plastica senza BPA;
  3. Lasciate i contenitori a temperatura ambiente per qualche giorno, finché non inizia la fermentazione. Poi, riponeteli in frigorifero fino all’utilizzo.

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La fermentazione: 
  1. Lasciate il kimchi a temperatura ambiente per un giorno o due, finché non inizia a fermentare. Lo sentirete perché rilascerà un odore caratteristico, assolutamente non fastidioso. Potrebbe anche rilasciare un po’ di liquido, mettete sotto il contenitore dei fogli di carta da cucina, o su una superficie adatta;
  2. Per controllare se la fermentazione è davvero iniziata, aprite il contenitore e pressate il liquido con una forchetta. Se vedete delle bolle, è pronto.
  3. A questo punto, riponete il contenitore in frigorifero e usate all’occorrenza, tenendo presente che più lo lascerete riposare, più diventerà gustoso.

 

Note:

  • la farina di riso glutinoso non è facile da trovare. Andrà benissimo la farina di riso del supermercato;
  • nella ricetta originale lo zucchero è turbinado o grezzo, ma può essere sostituito dallo zucchero bianco;
  • il buchu, l’erba cipollina cinese, può essere sostituita dall’erba cipollina, oppure, se preferite, da altri 3 cipollotti freschi verdi;
  • un altro ingrediente non essenziale e impossibile da trovare è il minari, che io ho sostituito con sedano e prezzemolo. E che ci stanno non bene, di più;
  • anche i gamberetti rendono il kimchi più gustoso, ma se non li trovate, o vi fanno impressione, anche la sola salsa di pesce andrà bene;
  • nella ricetta originale gli spicchi di aglio sono 24, non 9. Ma l’aglio coreano è inodore, molto diverso dal nostro. Quindi ho ricalibrato di parecchio, per non avere un effetto indesiderato all’assaggio. Anche qui, regolatevi secondo il vosto gusto;
  • se nei contenitori non entra tutto, aggiungete dei semi di sesamo a quello che avanza e mangiatelo fresco. Avrete assaggiato il kimchi fresco, o Geotjeori (겉절이 o Gotgiorì in italiano).

kimchi fresco

Allora? Come vi sembra questa ricetta? Vi va di provare? Per dubbi, curiosità o altro, scrivetemi nei commenti! 감사합니다!

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Malati di kdrama? Guardiamoli mangiando il Bibimbap!

Bibimbap. Bibim significa “misto”, Bap significa “riso”. Ed ecco che il Bibimbap, piatto simbolico non solo della cucina, ma di tutta la cultura coreana, ha la sua descrizione già nel nome. Una base di riso al vapore e un misto di verdure, carne, uovo fritto e gochujang, immancabile salsa piccante coreana, naturalmente sostituibile con un’adeguata dose di peperoncino. Occhio a non esagerare, sennò diventa un Bibimpep e si potrebbero perdere i tanti sapori che concorrono a comporre questo piatto buono e completo. Le verdure si possono scegliere in base alla stagione, l’importante è che nel piatto ci siano i cinque colori (verde, rosso, giallo, bianco e nero) che rappresentano i cinque elementi (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) che formano l’universo.

Ingredienti per 2 persone

  • carne di straccetti di manzo, vitello, maiale o pollo, 200 gr.
  • verdure di stagione, quelle che avete in casa o trovate al mercato (vedi in basso, una composizione per colori)
  • riso basmati, 300 gr.
  • acqua, 600 cl.
  • uova, 2
  • spicchi d’aglio, 3 di cui uno tritato
  • pasta chili (Gochujang)
  • lime o limone, 1 scorza
  • lime o limone, 1/2 succo
  • salsa di soia, 3 cucchiai
  • olio di sesamo, 1 cucchiaino
  • zenzero fresco
  • un pizzico di zucchero grezzo
  • olio di semi, q.b.
  • sale e pepe q.b
  • semi di sesamo, q.b.

Procedimento

Iniziate dalla carne, che ha tempi di cottura più lunga. Che sia maiale, manzo o pollo, se volete essere rigorosamente coreani preparate in precedenza una marinatura in cui lasciarla riposare per un paio d’ore con salsa di soia, zucchero di canna, semi di sesamo, zenzero fresco, olio, limone o lime e aglio tritato. Se non ne avete il tempo non vi preoccupate, preparate un soffritto con olio e aglio e mettete la carne a cuocere finché non sarà sufficientemente morbida. Tagliatela a striscioline e cuocetela.

Nel frattempo, lavate le verdure, tagliatele finemente e mettetele a cuocere in padella separatamente. Essendo estate, ho usato melanzane, zucchine, carote, peperoni e alghe acquistate al supermercato coreano, che potete tranquillamente sostituire con verdura di stagione come una normalissima cicoria.

Mentre carne e verdura fanno il loro dovere, potete dedicarvi al riso. Lavatelo sotto acqua corrente, versatelo in una casseruola e aggiungete acqua per il doppio del suo volume. Per capirci, per 300 grammi di riso, usate 600 cl di acqua. Salate a piacere, coprite la pentola e fate cuocere a fuoco medio, controllando e mescolando costantemente. Sarà pronto quando l’acqua  sarà tutta assorbita. Se vedete che fa troppo in fretta, aggiungetene un po’. Se va troppo lenta, tenete a portata di mano un panetto di burro che può essere utile per amalgamare alla fine della cottura.

Assemblate il piatto

Adesso iniziate ad assemblare il piatto, ma prima mettete a cuocere in padella un normalissimo uovo al tegamino e preparate cinque piccole ciotole con le verdure che non utilizzerete per comporre il piatto, ma che servirete comunque in tavola. Vi servono altre tre ciotole, una per la salsa piccante (o per i peperoncini), una per il riso (che non userete per il piatto), una per uno spicchio d’aglio, che in un pasto coreano non manca mai.

Disponete il riso alla base del piatto. Poi, sopra, le verdure, in cinque spicchi uguali, lasciando libero il centro. Lì dovrete mettere la carne. Una volta pronto l’uovo, tiratelo fuori dalla padella e mettetelo sopra a tutto in maniera tale che il tuorlo sia al centro e l’albume copra parzialmente le verdure.

Il vostro Bibimpap è pronto. Aggiungete la salsa piccante, o il peperoncino, in base alla vostra tolleranza al piccante e mescolate il tutto con due bacchette per iniziare a mangiarlo. Le ciotoline che circondano il vostro piatto vi saranno utili se vorrete aggiungere riso o verdure a piacere.

Accompagnate il tutto con birra, quella coreana non è facile da trovare, ma anche quella italiana non ha nulla in meno!

Note: 

  • le verdure devono essere saltate in padella e, oltre che mischiate col riso, vanno anche servite ognuna in una piccola ciotola affinché se ne possano aggiungere a piacere;
  • dell’aglio potete fare a meno, l’aglio coreano è molto diverso dal nostro e molto meno “impattante” sul nostro palato e sull’olfatto di chi ci sta vicino, benché sia comunque di grande aiuto per la digestione;
  • l’ideale sarebbe servirlo nella “dolsot“, ciotola di pietra calda che continua a far cuocere il riso mentre lo si mangia; si trova nei supermercati orientali più forniti;
  • ci sono tante storie sull’origine del Bibimbap, secondo la più accreditata si tratta del cibo più usato dai contadini che lavoravano nei campi e che mescolavano gli ingredienti più nutrienti in un’unica terrina per avere un pasto veloce e sano. Questa origine mi ricorda un po’ il cornish pasty della Cornovaglia. L’ideale è servirlo nella “dolsot”, ciotola di pietra calda che continua a far cuocere il riso mentre si mangia;
  • se non trovate la pasta chili Gochujang, o se non amate i sapori fortemente piccanti, omettela;
  • se avete carne, riso o verdure avanzate, il Bibimbap si trasforma in un ottimo svuotafrigo, a patto di chiudere un occhio sulla sequenza dei colori 😉
  • se riuscite a trascinare i vostri compagni/mariti in Corea del Sud, sappiate che questo piatto è un’ottima ancora di salvezza per le persone allergiche o restie a provare cibi insoliti o molto piccanti. Con il Bibimbap, anche i più tradizionalisti riusciranno a sopravvivere degnamente.

E adesso ditemi, che drama state guardando in questo momento? 🙂

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Gungjung Tteokbokki, direttamente dal Palazzo reale

 

In questi giorni di quarantena mi sta venendo nostalgia della Corea del sud. Forse perché sto vedendo troppi kdrama? Chissà. Gungjung significa Palazzo reale. Infatti il Gungjung Tteokbokki 궁중떡볶이, che è un piatto nato nel palazzo reale durante la dinastia Chosŏn 조선, è conosciuto anche come snack del re. Negli stand dello street food coreano è più facile trovare il Tteokbokki 떡볶이 nella sua veste rossa e molto, molto piccante. Il Gungjung Tteokbokki 궁중떡볶이, al contrario, non è per niente piccante, perché invece della salsa al peperoncino piccantissima tipica dei piatti coreani, si condisce con quella di soia. Nonostante il nome blasonato e difficile da pronunciare, vedrete che per realizzare questo piatto e portarlo in tavola ci metterete pochissimo. E farete bella figura con fatica zero. Ma andiamo alla ricetta.

La ricetta del Gungjung Tteokbokki 궁중떡볶이

Ingredienti per 2 
  • manzo, pollo o maiale 100 gr.
  • gnocchi di riso in cilindri o tondi (tteokguk tteok, 떡국 떡), 300 grammi
  • funghi, 3
  • cipolla, 1/2
  • salsa di soia, 4 cucchiai
  • olio di sesamo, 2 cucchiai
  • acqua, 1 cucchiaio più acqua di cottura degli gnocchi
  • zucchero, 1/2 cucchiaio
  • opzionali: peperoni verdi, rossi e gialli. Semi di sesamo. Sale e pepe, q.b.
Procedimento

Mettete a bollire gli gnocchi di riso in un pentolino di acqua bollente, finché infilzandoli con una forchetta non risultano morbidi (circa 10 minuti). Nel frattempo, tagliate carne, funghi e cipolla a listarelle. Soffriggete la carne in una casseruola con 2 cucchiai di olio di sesamo. Aggiungete cipolla e funghi e continuate a cuocere. Quando gli gnocchi di riso sono pronti, scolateli e versateli nella carne. Aggiungete 4 cucchiai di salsa di soia e mezzo cucchiaio di zucchero. Fate amalgamare e continuate a cuocere per pochi minuti, finché tutti gli ingredienti risultano ben cotti. Assaggiate e aggiungete sale e pepe, se necessari. 

Note
  • come avete visto, la preparazione è molto veloce. Più sottili saranno le striscioline in cui taglierete gli ingredienti e prima finirete;
  • i funghi dovrebbero essere di qualità Shiitake, ma io ho usato quelli che avevo ed è venuta ottima lo stesso. Quindi, consiglio di non impazzire, scegliete i funghi che più vi piacciono o che trovate;
  • per la quantità di salsa di soia regolatevi secondo vostro gusto. Versate i primi due cucchiai e poi decidete se metterli tutti o fermarvi;
  • stessa cosa per sale e pepe. Io non li aggiunti, perché il piatto mi è sembrato abbastanza sapido con la sola salsa di soia;
  • gli gnocchi di riso potete trovarli in supermercati ben forniti o nel market coreano. Nel reparto surgelati, in confezioni da 1 kg;
  • la ricetta vorrebbe anche peperoni multicolor, per rendere il piatto più allegro. Visto che non è stagione li ho omessi, ma sappiate che ci starebbero bene;
  • i semi di sesamo sono opzionali, ma rendono il piatto più decorativo. In tempi di quarantena non si può uscire per beni futili, ma appena possibile me li procurerò perché sono un degno completamento.

Che ne dite? Vi ispira questa ricetta? Quali sono i vostri piatti coreani preferiti?

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Pronti a festeggiare il capodanno lunare? Quest’anno abbandono la cena cinese, che è ormai diventata tradizione a casa mia, per presentarvi il Seollal coreano (설날, o Sollal in italiano, cioè il modo in cui i coreani chiamano il primo giorno del calendario lunare. In Corea del Sud è una delle festività nazionali più celebrate, anche se si festeggia pure il 1° gennaio. Il Seollal di solito dura tre giorni (il giorno stesso, il giorno prima e il giorno dopo). Quest’anno si festeggia il 25 gennaio, giorno dell’entrata dell’anno del Topo. Prima di darvi la ricetta del piatto unico tradizionale che i coreani condividono durante questo importante momento, vi do qualche dettaglio sulla festa.

Un’occasione speciale 

Innanzitutto il Seollal è un momento di rispetto degli antenati, ma anche un’opportunità per trascorrere qualche giorno con la famiglia, un po’ come il nostro Natale. Durante il Seollal, i coreani svolgono riti ancestrali, giocano, mangiano cibi tradizionali, ascoltano storie e parlano fino a notte fonda. Anche se oggi i riti non vengono più celebrati fedelmente, in linea di massima la mattina inizia con i membri della famiglia riuniti nei loro seolbim (abiti speciali appositamente indossati per questa occasione) per un rito ancestrale che esprime rispetto e gratitudine ai propri antenati. Dopo il rito, tutti si riuniscono e mangiano. Il piatto principale è la tteokguk, 떡국 o ttoqguq in italiano, una zuppa tradizionale con un brodo chiaro che simboleggia l’inizio dell’anno con mente e corpo puliti. Dopo il pasto, le giovani generazioni della famiglia fanno un inchino profondo, sebae, 세배 o Sebe in italiano, agli anziani. A loro volta, gli anziani danno la loro benedizione per un anno prospero. Ai bambini regalano sebaetdon, i soldi del nuovo anno. Il resto della giornata trascorre tra giochi popolari tradizionali, cibo e storie da condividere.

La ricetta della tteok manduguk

Ingredienti per 2 
  • manzo o lombo di manzo, 200 gr.
  • salsa di soia, 1 cucchiaio
  • aglio, 1 testa
  • sale e pepe, q.b.
  • scalogno, 1
  • gnocchi di riso in cilindri o tondi (tteokguk tteok, 떡국 떡), 300 grammi
  • gnocchi (mandu), 8
  • Contorno opzionale: 1 uovo, 1-2 fogli di alga nori
Procedimento

Tagliate la carne in pezzi sottili. Io ho usato direttamente i bocconcini di manzo per lo spezzatino. Soffriggete la carne in una casseruola con 1 cucchiaio di salsa di soia e e mescolate fino a quando tutti i pezzi diventano marroni. Versate 1 litro d’acqua, e portate a ebollizione, eliminando la schiuma appena sale in superficie. Appena l’acqua inizia a bollire, abbassate il fuoco e continuate a far bollire con il coperchio per altri 10 minuti. Nel frattempo, sciacquate gli gnocchi di riso sotto l’acqua. Metteteli in un litro d’acqua con lo scalogno, una testa d’aglio e la parte bianca del porro. Il brodo deve essere chiaro, perché simboleggia l’entrata nel nuovo anno puliti nel corpo e nella mente. I cilindri, per la lunga vita o i tondi, per la ricchezza, devono bollire nel brodo finché non diventano morbidi. Sentiteli con la forchetta, ci vorranno circa dieci minuti. Per i mandu, invece, ci sono due possibilità. O li versate subito nella zuppa insieme agli gnocchi di riso, e fate cuocere insieme, oppure li cuocete separatamente al vapore (o in acqua bollente) come i nostri ravioli e poi li unite alla fine. Io ho preferito la cottura al vapore a parte, per evitare lo spappolamento dell’involucro e la fuoriuscita del ripieno. Quando gli ingredienti sono tutti pronti, assemblate. Rimettete nella zuppa la carne, che nel frattempo avrete tagliato in striscioline sottili, e i mandu (ravioli). Fate bollire per un altro minuto e ci siamo. Aggiungete sale e pepe a vostro gusto, mescolate e dividete la zuppa in ciotole singole. Prima di servire, guarnite con strisce sottili di alghe (che io ho dimenticato e quindi nella foto non troverete) e la parte verde del porro.

Note
  • l’aggiunta dei mandu è una variante, potete prepararla anche senza;
  • un’altra variante prevede una crespella di uova tagliata a striscioline, ma io ho preferito i mandu alla frittata;
  • il porro, invece, è una variante mia. Trovare lo scalogno fresco e verde e con le foglie, come dovrebbe essere nella ricetta originale, è un’impresa impossibile. Potete usare anche i cipollotti freschi;
  • i coreani dicono che mangiando questa zuppa a capodanno s’invecchia di un anno. A libera interpretazione…😁

Ah! Mancano le bacchette e il cucchiaio d’acciaio, fondamentali, e il panettone 😂, altrimenti che capodanno è?

Ora ci siamo: pronti a festeggiare il Topo? 🙂 🐁

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Bath Oliver biscuits con pasta madre

Dopo il cornish cream tea, eccomi alle prese con un’altra ricetta in tema con il viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici che mi ha elettrizzato quest’estate e che continua a regalarmi soddisfazioni, anche in ambito culinario. Durante la visita al Jane Austen Centre di Bath, ho assaggiato i famosi, ma questo l’ho scoperto dopo, Bath Oliver biscuits. Mi sono piaciuti, si chiamano biscotti ma sono crackers salati e croccanti, che ho deciso di rifare una volta tornata a casa. Ovviamente, come tutte le ricette tradizionali che si rispettino, la ricetta originale è segreta, ma non mi sono scoraggiata e ho provato lo stesso a farli, usando la pasta madre invece del lievito di birra.

La storia della loro origine è curiosa e misteriosa

In linea con la tradizione britannica sulle leggende. Sembra che l’inventore dei Bath Oliver biscuits sia un medico che esercitò a Bath di nome William Oliver. Li utilizzò per la prima volta intorno al 1750 e alla sua morte lasciò la ricetta al suo cocchiere, il signor Atkins, insieme a 100 sterline e dieci sacchi di ottima farina. Atkins si rivelò un uomo d’affari con il fiuto, perché senza perdere tempo si arricchì commercializzando il prodotto per poi rivendere al miglior offerente. Oggi i Bath Oliver vengono prodotti da una multinazionale e molti inglesi sono convinti che il vero biscotto si sia snaturato, diventando di fatto un cracker a basso costo. In realtà nacquero perché Oliver curava i suoi pazienti affetti da reumatismi con i Bath buns, sempre di sua invenzione (saranno state le sue origini corniche a dargli tutta questa inventiva?). Col tempo, però, si accorse che i pazienti guarivano dai reumatismi, ma tendevano a ingrassare perché i buns erano molto calorici! Quindi decise di sostituire i buns con i biscuits, più leggeri in tutti i sensi.

A cosa si abbinano

Sia come sia, ho provato a farli e sono venuti proprio bene, oltre le mie aspettative, considerando che online non ho trovato nessuna ricetta certa e, soprattutto, neanche una che prevedesse pasta madre come lievito. Quindi posso affermare con orgoglio di essere una pioniera :). Ve li consiglio perché sono molto versatili. Infatti sono buoni da bath oliversoli, come crackers, ma anche in abbinamento a formaggi, pesce, salumi o creme per un antipasto diverso dal solito. La ricetta originale prevede il lievito di birra secco, che io però ho sostituito con la mia mother, variando di conseguenza le proporzioni di farina, latte, burro e pasta madre non seguendo alla lettera la conversione, ma adattandoli al risultato che speravo di ottenere. Se preferite, ahimè, il lievito di birra, basterà riconvertire il tutto e vedrete che riuscirà bene lo stesso.
Provateli e poi fatemi sapere se vi piacciono!

Ingredienti per 25 biscuits + ritagli:

Lievito naturale (anche esubero), 48 gr.
Farina 00, 308 gr. (io Molino Gatti)
acqua, 30 gr.
burro, 50 gr.
latte, 134 gr.
sale, 5 gr. (facoltativo)

Procedimento:

Sciogliete il burro nel latte a fuoco minimo, spegnendo appena il burro inizia a sciogliersi. Fatelo subito, senza aspettare che il burro si sciolga tutto. Continuerà a sciogliersi da solo e così accorcerete i tempi per intiepidirlo prima di unirlo al resto.
Nel frattempo, mescolate acqua e pasta madre, finché quest’ultima non si sia sciolta completamente. Aggiungete quindi metà farina e mescolate bene, coprite e lasciate riposare per 15 minuti.
Successivamente, unite gradualmente il mix di latte e burro, il resto della farina e il sale e formate una palla. Impastate finché l’impasto non sia liscio, non ci vorrà più di qualche minuto. Dopodiché, mettetelo in una ciotola pulita e coprite bene, lasciandolo riposare per circa 30 minuti. Intanto, preriscaldate il forno a 160 gradi.
Rovesciate l’impasto sulla spianatoia infarinata e con il mattarello formate un rettangolo di circa 2 cm di spessore. Fate pieghe a tre per 8 volte, lasciando riposare la pasta ogni 2-3 pieghe o quando noterete che oppone resistenza all’appiattimento.
Alla fine, assottigliate l’impasto il più possibile, più o meno a 5 mm di spessore, quindi con una formina o con una tazza grande, formate tanti cerchi grandi. Invece di impastare di nuovo i ritagli, potete tagliarli a quadretti o dargli le forme che preferite e cuocerli così come sono, usandoli come spezzafame.
Disponete i Bath Oliver biscuits sulla teglia, bucateli bene con una forchetta altrimenti in cottura gonfieranno, spennellateli leggermente d’acqua e spargete sopra un po’ di sale a fiocchi se ne avete, o sale fino in sostituzione.
Cuocete per circa 30 minuti, o anche qualche minuto in più, finché non appaiano dorati e croccanti. Una volta sfornati, lasciateli raffreddare su una gratella e conservateli in un contenitore ermetico. Quanto durano? Non lo so, da me sono durati lo spazio di una serata.
Ah! Avercene di medici così oggi, che capiscono quanto sia importante la cura della psiche per la guarigione! 🙂
Nota sul sale: ho dimenticato di inserirlo nell’impasto e l’ho messo solo sopra. I Bath Oliver biscuits sono ottimi anche così e quindi vi suggerirei di inserirne giusto un pizzico e lasciare il resto per la spolverata finale. La prossima volta proverò senza sale, secondo me è meglio lasciarli neutri quando si usano come base per una farcitura.
bath oliver biscuits

Curiosità:

I Bath Oliver biscuits sono anche in Bridgerton, la prima serie, su Netflix. Appaiono proprio nella prima puntata, quando Lord Berbrooke va a fare visita ai Bridgerton per fidanzarsi con Daphne. Lui entra in stanza e Lady Bridgerton gli chiede di servirsi liberamente dei “biscotti appena sfornati). Lui ne prende uno in mano e, se guardate attentamente, vedrete che è proprio un biscotto di Bath, località dove è ambientata la serie.

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http://www.pennaecalamaro.com/2017/09/08/sulle-tracce-delle-grandi-scrittrici-la-bath-di-jane-austen/