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La pasticceria incantata, aspettando la Befana

La pasticceria incantata è un titolo che fa subito pensare a una bella favola natalizia, anche se la copertina dai colori forti qualcosa dovrebbe far sospettare. Niente di più sbagliato. Quella della scrittrice Gu Byeong-Mo è una storia dark, per un pubblico adulto. Venite che vi racconto.

Trama

Esistono luoghi capaci di farti sentire accolto anche solo per l’atmosfera e il profumo che si respirano al loro interno, e la pasticceria incantata è esattamente così: aperta ventiquattr’ore su ventiquattro, a prima vista sembra un normale forno dove comprare pane, torte e biscotti con un signore un po’ burbero dietro il banco. All’apparenza, però. Perché, quando il ragazzino protagonista di questa storia lo sceglie come rifugio per scappare da una situazione familiare difficile, la realtà che trova è ben diversa. A essere sfornati con l’ausilio di un misterioso uccello dalle piume blu sono dolci dagli enormi poteri, in grado di cambiare la vita delle persone…

Una famiglia disfunzionale

L’autrice sceglie di far raccontare la storia a questo dodicenne, traumatizzato nell’infanzia e diventato balbuziente, che vive nella megalopoli di Seoul. Serve un po’ di tempo per ricostruire il tassello della sua vita e dei suoi problemi con la famiglia. La pasticceria incantata è il luogo in cui trova rifugio e dove un mago e una ragazza che si trasforma in uccello gli danno dolci per alleggerire i ricordi e un pavimento su cui dormire. In Italia questo esordio della scrittrice Gu Byeong-Mo arriva tardi, quattordici anni dopo la pubblicazione in patria.

Gli effetti indesiderati 

All’inizio, il romanzo sembra parlare di dolci e buoni sentimenti. Niente di più sbagliato. I dolci che le persone possono ordinare anche online danno a chi le acquista un potere, ma anche una responsabilità. Gli acquirenti sapranno gestire gli effetti desiderati? Sembra un po’ la traduzione del famoso detto, “attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo“. Cosa succederà? La tua vita migliorerà quando i biscotti diabolici saranno stati mangiati da quella persona che proprio non sopporti? E il passato, è bene ricordarlo? Tornare indietro serve davvero a cambiare il corso degli eventi? O quello che deve accadere, comunque accadrà?

Una favola nera 

La pasticceria incantata è, in realtà, una favola nera sul destino, sui sentimenti distruttivi, sull’egoismo che anima gli esseri umani. E su un ragazzino che deve trovare la sua strada, anche se i dolci non gli piacciono poi così tanto. Lo consiglierei? Sì, se la letteratura asiatica vi attira e se argomenti scomodi non vi scandalizzano. Sì, se avete bisogno di una lettura non corposa, ma con degli spunti di riflessione.
 I pasticcini appena sfornati disposti sulle teglie erano glassati con del caramello e e brillavano sotto le luci del negozio. Perché anche l’universo non era stato creato con dei passaggi così semplici? Perché il tempo non si scioglieva sulla lingua come carta commestibile aromatizzata al caffè? Perché lo spirito delle persone non si sbriciolava semplicemente come un biscotto?
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Esmahan Aykol, Rubacuori a capodanno

Racconto breve di di Esmahan Aykol, inizialmente inserito in una raccolta di Sellerio sui gialli di Capodanno insieme ad altri autori e poi ripubblicato da La Repubblica come libricino a sé stante. Con questo mini libro facile facile inizio le letture del 2024 e faccio la conoscenza con questo personaggio, Kati, la libraia tedesca di Istanbul. Venite che vi racconto.

Trama

Kati Hirschel, la libraia di Istanbul, cerca la sua cara amica scomparsa proprio prima che inizi la serata dei festeggiamenti per capodanno. Che fine avrà fatto? Con l’aiuto di altri invitati, Kati fa partire un’indagine per le strade di Istanbul, nella notte più pazza dell’anno. 

Racconto troppo breve

Non conoscevo questa scrittrice turca, Esmahan Aykol, né il personaggio della sua serie in giallo, Kati Hirschel. Il racconto è troppo breve per farsi un’idea precisa, però mi ha messo sufficiente curiosità per voler leggere qualcos’altro di suo. Qui, domina un’atmosfera ansiogena: c’è una donna scomparsa la sera di capodanno, quando tutta la città impazzisce e inghiotte gli incauti. Cosa le sarà successo? I piani per la serata vanno a farsi benedire e parte una caccia all’inseguimento della scomparsa. 

Le origini di Esmahan Aykol

La scrittrice Esmahan Aykol è turca, ma figlia e nipote di immigrati. Kati vive a Instabul, ma è tedesca. Ed è così che vede la città e la cultura turca, come una straniera. Mi piace l’idea, penso che leggerò altro di quest’autrice e vi farò sapere. Magari inizierò proprio la serie de La libraia di Instanbul, che se non sbaglio è composta di cinque libri che ormai risalgono a qualche anno fa (quindi, forse, finita?). Per ora, posso dirvi che alla fine sapremo che fine ha fatto “l’amica”.

Voi conoscete i libri di Esmahan Aykol? Quali suoi titoli mi consigliate? 

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La serie di Petra Delicado

Spettri e fantasmi cinesi, antichi racconti

Cos’è uno yaksha? E un essere “peloso”? Gli spettri come si comportano? Un libricino per gli amanti di storie di fantasmi. Ora vi racconto.

Trama

Un piccolo libro di racconti, con scritti di: T’ao Ch’ien (Tao Qian, alias Tao Yuanming) [365-427] Liu Tsung-yüan (Liu Zongyuan) [773-819] Yüan Hao-wen (Yuan Haowen) [1190-1257] Feng Meng-lung (Feng Menglong) [1574-1646] Ch’en Ting (Chen Ding) [vixit din. Qing, 1644-1911] Ch’ien Yung (Qian Yong) [vixit din. Qing, 1644-1911] P’u Sung-ling (Pu Songling) [1640-1715] Yüan Mei (Yuan Mei) [1716-1797] Chi Yün (Ji Yun) [1724-1805] Yi Ting (Yi Ding) [1832-1880] Miao Ch’üan-sun (Miao Quansun) [1844-1919]

Yaksha

Leggere libri di racconti cinesi per me è sempre ostico. Probabilmente perché mi manca la cultura di base, soprattutto sugli autori del passato più remoto. Leggendo questo libro, però, penso di aver acquisito almeno un’infarinatura sulle figure mostruose e non che popolano la fantasia cinese. Lo yaksha, per esempio, mi ha affascinato: “aveva il corpo azzurro, la bocca aperta verso l’alto, gli occhi rotondi, il naso all’insù, le labbra a punta, i capelli rossi, gli speroni da pollo e gli zoccoli da cammello”. Gli “esseri pelosi”, invece, sono solitamente creature ottuse e servili, raramente pericolose, con grande appetito sessuale, quindi comunque bisogna fare attenzione. Poi ci sono gli spettri, le figure che animano monti e boschi e, ovviamente, demoni travestite da donna, quelle non mancano in nessuna cultura.

Il visibile e l’invisibile 

Alcuni racconti sono molto brevi, altri più articolati. Quello che li caratterizza tutti è il ricorso a un tono di osservazione dei fatti e a un umorismo macabro, a volte velato, a volte più spinto. Tanto che sembrano scivolare nel grottesco, o nel paradossale, con chiusure spesso brusche. Senza morale finale, come siamo abituati noi. E’ come se la cultura cinese non consideri il mondo delle tenebre o i fantasmi come altro dalla vita umana, ma un tutt’uno con la parte più visibile dell’esistenza. Una cultura millenaria non può che pensarla così, non trovate?
Vi piacciono i racconti orientali? Datemi suggerimenti nei commenti!
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Robin Carr, Ritrovarsi a Virgin River

Robin Carr ci racconta di una seconda possibilità: chi di noi non la vorrebbe? Eppure, la vita a volte sembra accanirsi sempre con gli stessi. Ma a Virgin River tutto è possibile: anche che una storia senza speranza diventi l’unica ragione per vivere. Venite che vi racconto cosa succede nel quinto libro della serie, Ritrovarsi a Virgin River.

Trama

Un amore segreto e inconfessabile, una donna irraggiungibile! Paul Haggerty aveva quasi rinunciato a esser felice quando Vanessa è rimasta sola con un figlio piccolo e bisognosa del sostegno di un amico. Ma il destino sembra perseguitarlo perché, quando pensa di poter finalmente aprire il proprio cuore e dichiararsi, un ostacolo inaspettato si pone sulla sua strada. 

Vanessa non è tonda

Non sto leggendo i libri in ordine, quindi dopo i primi due ho attaccato la terza uscita doppia, Ritrovarsi a Virgin River e Sognare a Virgin River. Oggi vi parlo del primo dei due. Rispetto a quelli che avevo già letto, purtroppo la coppia principale non mi ha appassionato più di tanto. Soprattutto lei, non l’ho trovata “tonda”, anzi. Sempre lì a sottolineare che lei non è una donna che si piange addosso. Perché, quelli che non si riprendono subito dopo un lutto si piangono addosso? Non credo. Essendo partite col piede sbagliato, non abbiamo recuperato. Come non ho recuperato con il padre di Vanessa: va in pensione e non può aiutare la sorella, lasciando sola la nipote ad affrontare tutto, per stabilirsi a Virgin River? Mah, trovo questa famiglia molto autocentrata.

I dialoghi sono tondi

Per il resto, rimangono gli elementi positivi che mi avevano spinto ad andare avanti: una comunità montana dove tutti aiutano tutti, in cui gli elementi naturali selvaggi, e a volte violenti, spingono le persone a stringersi e vivere le difficoltà con senso pratico e sincero. I dialoghi vanno in questo senso, danno un quid in più alla narrazione. Ora non mi resta che andare avanti con Sognare a Virgin River. Vi racconterò.

Tutti i libri in ordine

  • La strada per Virgin River (Virgin River)
  • Innamorarsi a Virgin River (Shelter Mountain)
  • I ponti di Virgin River (Whispering Rock)
  • Le stagioni di Virgin River (A Virgin River Christmas)
  • Ritrovarsi a Virgin River (Second Chance Pass)
  • Sognare a Virgin River (Temptation Ridge)
  • Destinazione Virgin River (Paradise Valley)
  • Natale a Virgin River (Under the Christmas Tree)
  • Le campane di Virgin River (Forbidden Falls)
  • Novità a Virgin River (Angel’s Peak)
  • Tra i boschi di Virgin River (Moonlight Road)
  • Midnight Confessions
  • Un’eredità a Virgin River (Promise Canyon)
  • Chiaro di Luna a Virgin River (Wild Man Creek)
  • Una chef a Virgin River (Harvest Moon)
  • Bring Me Home for Christmas – inedito in Italia
  • Sotto il cielo di Virgin River ( Hidden Summit)
  • Viaggio a Virgin River (Redwood Bend)
  • Mele dolci a Virgin River (Sunrise Point)
  • Romantiche vacanze a Virgin River (My Kind of Christmas)
  • Ritorno a Virgin River – (Return to Virgin River)

La costola di Adamo, seconda indagine per Rocco Schiavone

Antonio Manzini e la seconda indagine della serie Rocco Schiavone. Stavolta, siamo alle prese con un misterioso delitto: assassinio o suicidio? L’infallibile istinto del vicequestore Schiavone ci porterà dritti dritti dentro i segreti di casa Baudo. Riuscirà questo burbero romano a capire come diavolo sia stato possibile? Venite che vi racconto.

Trama

Una donna viene trovata cadavere dalla domestica, mentre il marito è fuori. Impiccata al lampadario di una stanza immersa nell’oscurità. Intorno la devastazione di un furto. Ma Rocco non è convinto. E una successione di coincidenze e divergenze, così come l’ambiguità di tanti personaggi, trasformano a poco a poco il quadro di una rapina in una nebbia di misteri umani, ambientali, criminali. Per dissolverla, il vicequestore Rocco Schiavone mette in campo il suo metodo annoiato e stringente, fatto di intuito rapido e brutalità, di compassione e tendenza a farsi giustizia da sé, di lealtà verso gli amici e infida astuzia.

Rocco Eastwood

Torno a leggere Antonio Manzini dopo più di un anno da Pista nera, che mi era piaciuto soprattutto per il colpo di scena finale. Anche qui, i colpi di scena non mancheranno, vi posso assicurare. In questa seconda indagine di Rocco Schiavone, però, predomina la personalità del vicequestore sui fatti. Di lui, veniamo a sapere qualcosa in più, luci e ombre in un carattere certamente non facile. provato dai fatti della vita, ma anche dalla tendenza a volersi fare giustizia alla Clint Eastwood. Stavolta, il costrutto generale è meno convincente: a partire dal richiamo che la capitale esercita su di lui, e che lo spinge a tornare a Roma nel pieno di un’indagine, fino al vero e proprio rompicapo che si trova a dover risolvere.

Ossessione patologica

Intendiamoci: gli espedienti e le soluzioni trovate da Antonio Manzini sono godibili e avvicinano questo romanzo alla sceneggiatura di una serie tv, cosa che in effetti per la maggior parte degli estimatori di questo personaggio è. Però. C’è un però. I comportamenti di alcuni personaggi sono al limite (superato) dell’ossessione patologica. Non è un messaggio edificante e, probabilmente, neanche vuole esserlo. Tuttavia, non capisco la nota a fine romanzo in cui l’autore si riferisce esplicitamente alla violenza contro le donne.  L’amarezza che mi lascia l’escamotage non è descrivibile: è questa l’unica soluzione? Una delle uscite becere di Schiavone sarebbe stata apprezzata da tutte le lettrici, ne sono sicura. La supina verticale rassegnazione…no.

Arrivederci, Schiavone. Al prossimo delitto.

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