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Lemon, di Kwon Yeo-Sun. Chi è l’assassino?

Kwon Yeo-Sun con Lemon dà vita a un giallo non giallo, nel senso che gli indizi per scoprire cosa sia successo alla povera Kim Hae-On ci sono. Ma non è questo che la scrittrice coreana vuole raccontarci veramente. No, quello che vuole metterci davanti è lo specchio dell’età adulta, in cui nessuno dei personaggi si riconosce più. Venite che vi racconto.

Trama

Kim Hae-On muore il giorno dopo la finale dei mondiali di calcio in Corea del Sud. Il suo corpo, vestito solo di un abito giallo, viene ritrovato in un parco. La polizia individua subito due sospetti tra i compagni di scuola: il rampollo Shin Jeong-Jun, sulla cui macchina la ragazza è stata vista salire la sera del delitto, e Han Ma-nu, che afferma di averla incrociata di ritorno da una consegna in motorino. Ma i due hanno un alibi e così il caso si chiude senza un colpevole. C’è però qualcuno che non si arrende. Qualcuno convinto che la soluzione si nasconda proprio nei segreti degli studenti. Qualcuno talmente sconvolto dalla morte della ragazza da modellare il volto e il fisico fino ad assomigliarle. Il suo nome è Da-On: Hae-On era sua sorella, e la sua ricerca non avrà termine fino a quando non avrà scoperto la verità.

La custode di mia sorella

Il contesto euforico dei mondiali di calcio in Corea del Sud nel 20o2, Kim Hae-On, Shin Jeong-Jun, Han Ma-nu, Tae-Rim e Sang-Hui sono tutti compagni di classe, alle prese con sentimenti assoluti di amicizia, rabbia, gelosia, che i festeggiamenti per l’evento sportivo amplificano. Il globo segue le dirette televisive calcistiche, mentre un gruppo di adolescenti continua a muoversi nel suo piccolo mondo. A seguire questo piccolo mondo in diretta c’è Dae-Hon, la sorella minore di Hae-Hon e, in un certo senso la sua custode. Custode con un rapporto di amore-odio verso la sorella, tanto che la morte della ragazza avrà sulla sua vita e sul suo futuro un impatto ancora più devastante.

Salt continui di spazio e tempo

In realtà, però, quella di Dae-Hon non è l’unica voce che sentiamo. Sono tre i punti di vista, non vi dico di chi per non rovinare la lettura, perché almeno su uno dei tre potreste avere dei dubbi. E va bene così, Kwon Yeo-Sun spariglia le carte con salti temporali e salti di voce, meccanismo che potrebbe mandare in leggera confusione chi legge. Per quanto mi riguarda, è forse l’aspetto che mi è piaciuto di più. Insieme all’analisi psicologica di Dae-On, della quale ho sentito tutta la sofferenza. Con una sorpresa finale.  

Più di un punto di domanda

Sugli altri, invece, rimaniamo in superficie. Troppo. Di alcuni non sappiamo quasi niente, anche se sarebbe fondamentale per capire il contesto in cui è avvenuto l’omicidio. E fare un’ipotesi che sia un po’ più che campata per aria. Perché alla fine Kwon Yeo-Sun ci lascia con più di un punto di domanda. Quello che questo romanzo centra veramente è la riflessione sull’impatto che la morte ha sulle nostre vite. A volte, semplicemente impedisce di andare avanti, soprattutto se il dolore e il trauma avvengono in età adolescenziale. Gli adulti all’epoca dei fatti da questa narrazione sono esclusi o quasi, eppure ancora ci sono. Perché?

Lasciamo stare Parasite

Libro che mi è piaciuto e che, secondo me, merita una seconda lettura di alcuni passaggi per cogliere gli indizi che Kwon Yeo-Sun sparge a piene mani. Libro che piacerà a chi frequenta il mondo asiatico, forse un po’ meno agli altri. Libro che, fossi un regista, prenderei in mano per farne un buon film, lasciando stare Parasite. Citato per marketing, ma completamente assente nelle dinamiche e nella storia.

Curiosità

Questo è il primo romanzo di Kwon Yeo-Sun tradotto per il mercato internazionale e nasce come un racconto, pubblicato nel 2016 con il titolo “You Do Not Know”. Con lo stesso titolo, il racconto è stato anche trasposto a teatro. 

Voi che mi dite? Conoscete quest’autrice? Vi piace?

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Altri romanzi coreani

Gianni Rodari e una torta in cielo come una bomba

Conosco bene Gianni Rodari, quindi Torte in cielo non è una sorpresa. Questo libro, però, ha il pregio di avermi fatto conoscere “la piccola Svizzera” e Bruno Munari. Di che sto parlando? Venite dentro che vi racconto.

Trama 

Un disco volante appare nel cielo di Roma, sopra il quartiere popolare del Trullo. C’è chi non ci crede, chi ci scherza su, chi si prende un bello spavento. Intervengono i pompieri, la polizia e infine l’esercito, che raccomanda a tutti di restare chiusi in casa o, meglio, nelle cantine. Due bambini coraggiosi però ignorano gli avvertimenti e svelano il segreto del disco volante. 

Dedicato alla maestra Maria Luisa Bigiaretti

Gianni Rodari ha dedicato questo libro ai lettori del Corriere dei piccoli, dove per la prima volta è stata pubblicata a puntate nel 1964. Ed è nata quell’anno stesso, come dice lo stesso Rodari nella dedica iniziale, “nelle scuole elementari Collodi, Borgata del Trullo, Roma, tra gli scolari della signorina Maria Luisa Bigiaretti, che hanno finito la quinta nel ’64“. La maestra Maria Luisa Bigiaretti, un gran personaggio. E non poteva Rodari non rendere omaggio a questa maestra così innovativa, scomparsa nel 2019 all’età di 93 anni.

Una storia semplice e attuale

La torta in cielo è una storia semplice, eppure, ancora oggi, quanto mai attuale. Non siamo nella Roma di Marcello, della dolce vita e degli anni ’60. Siamo in una borgata di periferia, dove alla fine degli anni trenta è stato costruito un quartiere popolare. I bambini si avvicinano senza paura al misterioso oggetto volante che è atterrato e si rendono subito conto di cosa sia: un’enorme pizza dolce, come la chiamano nella capitale. Una torta al cioccolato, insomma. L’apparizione del disco volante, però, mette in allarme gli adulti, che a vario titolo tentano di far valere la propria autorità. Addirittura viene scomodato un generale, che risolverà tutto, non vi preoccupate! Ci sono i militari, gli scienziati e anche i vigili urbani. Tutti al servizio della popolazione, per ristabilire l’ordine. No, dico, vi dice qualcosa questa situazione? Sono passati quasi sessant’anni e noi adulti ancora siamo così, come ci dipingeva Gianni Rodari. 

I bambini, invece?

I bambini invece? Loro sanno cosa fare e come ottenerlo: vogliono giocare, mangiare dolci e vivere sereni. Vogliono la pace, insomma, non le bombe. E trascinano le madri urlanti a dar loro manforte. “Ci sarà un pezzo di torta per tutti quando si faranno torte al posto delle bombe”. E’ lo stesso Rodari in chiusura a darci la chiave di lettura di questa storia di fantascienza: se pensassimo alle cose concrete e a quello che serve veramente, potremmo sfamare tutta la popolazione mondiale e vivere senza paralizzarci di fronte ai problemi. E soprattutto, senza paura di un’altra guerra. Anche questo, vi dice qualcosa sulla situazione attuale che stiamo vivendo?

Li marziani! 

Quello che rende eccezionale questo libro sono le illustrazioni di Bruno Munari, un artista che non conoscevo e che mi è piaciuto immediatamente! Sono anche tante, una per ogni pagina di racconto. Quindi, si può dire che ci siano due testi: uno scritto da Rodari e uno grafico disegnato da Munari. Molto curata, questa edizione di Einaudi. Nella loro semplicità, i disegni completano degnamente la storia creata dallo scrittore. Se riuscite a trovarla nel mercato dell’usato, prendetela, merita.

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La piccola Svizzera 

La piccola Svizzera, invece, cos’é? E’ questo pezzo di borgata costruito nel ’39. Ve ne parlerò in un altro post: come al solito, sono andata sulle tracce di Gianni Rodari e della scuola in cui ha insegnato mentre scriveva questa storia e ho scoperto un mondo. Di cui ovviamente vi parlerò.

Intanto, voi che mi dite? Conoscete Rodari? Qual è la vostra storia preferita?

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Anna di Tetti Verdi – L. M. Montgomery

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Tutte le volte che ho scritto ti amo…è stato un disastro!

Ti amo, chi lo scrive più ormai? Per lettera, poi. Per San Valentino è un’accoppiata vincente: romanzo più serie Netflix e tanta, tanta dolcezza. Quella che Jenny Han dispensa a piene mani e che proviene da una famiglia mezza coreana e mezza americana. Evidentemente le ragazze Song/Covey hanno preso il meglio da entrambe le culture…

Trama

“Io adoro conservare le cose. Non cose importanti, come i documenti, i risparmi o la biodiversità. Sciocchezze e oggetti inutili. Nastri per capelli. Lettere d’amore. Le tengo in una cappelliera verde acqua. Non sono lettere d’amore che mi hanno scritto, perché non ne ho. Sono lettere che ho scritto io. Ce n’è una per ogni ragazzo che ho amato: cinque in tutto.” Lara Jean non ha mai apertamente dichiarato di essere cotta di qualcuno. Quello che fa è scrivere a ciascuno dei ragazzi di cui si è innamorata una lettera, che poi imbusta e custodisce gelosamente in una vecchia cappelliera. Un giorno, però scopre che tutte le lettere sono state spedite… e all’improvviso la sua vita diventa molto complicata, ma anche molto, molto più interessante.

Per tornare adolescenti

Questa serie su Netflix è arrivata al terzo film. I primi due molto carini, il terzo così così. Ve lo consiglio per una serata romanticosa, nella quale avete voglia di tornare un po’ adolescenti. Avete presente? I primi batticuori, i primi regalini, il primo bacio…quell’atmosfera di attesa che trasformava il San Valentino in una speranza che succedesse qualcosa di imprevisto. Magari che venisse recapitata una leggera inaspettata, oppure un cioccolatino lasciato sul banco, la scritta Ti amo col pennarello sotto casa. Cose così, semplici e buone come un bacio Perugina.

Leggerezza, ma non superficialità

Nel romanzo c’è la stessa leggerezza, però vengono affrontati argomenti importanti, come nella serie. La perdita prematura di un genitore, le difficoltà dell’altro nel crescere figli da soli, la necessità che la figlia più grande faccia da mamma alle altre, la cultura orientale che tutti tentano di preservare in famiglia, i turbamenti della crescita: le prime cotte, la scuola, il volontariato, il college e la libertà all’orizzonte. La difficoltà ad accettare che tutto e tutti cambino, prima o poi. Peccato che l’autrice, Jenny Han, perda troppo tempo nelle pagine iniziali a inquadrare la famiglia Song. Direi che il romanzo avrebbe potuto tranquillamente partire a pag 80 e nessuno si sarebbe offeso. Invece la serie parte a bomba con le lettere ed è giusto così.

Le lettere sullo sfondo

Altro punto di debolezza, proprio le lettere. Avrebbero dovuto essere più presenti, invece innescano tutte le vicende, ma rimangono sullo sfondo. E di alcune non sappiamo neanche che fine abbiano fatto. Invece, sarebbe stato più divertente calcare la mano sull’imbarazzo e sulle frasi più assurde. Perché. questo tipo di lettere, o di messaggi, le abbiamo scritte tutti vero? Confessate e nessuno si farà male! M’imbarazza solo pensarci, dopo tutti questi anni! A proposito, qual è la frase più imbarazzante che riuscite a ricordare? La  mia è improponibile, ma se qualcuno trova il coraggio di scrivere la sua, vi scrivo la mia nei commenti.

p.s. ti amo! 

Ah, a proposito: buon San Valentino! Anche se il romanzo finisce a Capodanno. Ma sarà davvero finita? O per Lara Jean ci sarà un’altra puntata?

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Il club delle lettere segrete – Ángeles Doñate

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Il club delle baby-sitter, dai libri a Netflix passando per la calza della Befana

Il club delle baby-sitter di Ann Matthews Martin. E’ questo il mio nuovo suggerimento per la befana, che si aggiunge a quelli già dati in altri post. Come vi ho già raccontato, mi piace l’idea di aggiungere alla calza anche un dolce libroso. Il club delle baby-sitter mi ha convinto in pieno, cinque stelle per una serie di romanzi che vede delle ragazzine di seconda media alle prese con la loro prima…impresa! Vi racconto tutto sulla fortunata serie di libri per bambini dagli otto anni, che è anche diventata una serie Netflix di altrettanto successo.

Trama

La serie racconta la storia di cinque ragazze delle scuole medie, che decidono di avviare un’attività come baby-sitter nella loro cittadina del Connecticut. Kristy, Mary Anne, Claudia, Stacey e Dawn affrontano i loro primi problemi e diverse vicissitudini, con il sorriso e l’amicizia. 

Il club delle baby sitter

L’idea è molto buona e sviluppata altrettanto bene. Mi sono divertita molto a leggere quattro dei più di 100 volumi di cui è composta la serie di romanzi. Kristy dà l’avvio a tutto: si accorge che nel quartiere in cui vivono mancano babysitter che i genitori possano chiamare anche all’ultimo momento, perché vede che la madre è in difficoltà con il fratellino. Cosa fa? Chiama a rapporto le sue amiche e fondano Il club delle baby sitter di Stoneybrook, in Connecticut. Via via, seguiamo le vicende di queste imprenditrici in erba, che si confrontano con le difficoltà del “lavoro”, la scuola, le amicizie, i primi amori e le peripezie più assurde che possano capitare! Non vi fate ingannare, però: l’autrice, semisconosciuta fuori dagli Stati Uniti, è una profonda conoscitrice della pedagogia e si vede. Nei volumi affronta con leggerezza e positività temi importanti, come il diabete di Stacey, la famiglia allargata di Kristy, le aspettative troppo alte dei genitori e la passione per l’arte di Claudia, la differenza tra le grandi città (New York) e i piccoli centri sonnolenti, e così via.

Ma soprattutto…

“In un certo senso, è stupefacente che noi cinque siamo amiche, perché siamo molto diverse. O forse è proprio per questo che stiamo bene insieme. Mi sbaglio, o c’è un vecchio proverbio che dice che la varietà è il sale della vita? E che gli opposti si attraggono? Se ci fossimo assomigliate, probabilmente saremmo state di una noia mortale e non ci saremmo degnate di uno sguardo. Be’, noi non corriamo affatto questo pericolo.”

Il club delle baby sitter è la storia del valore della diversità, di come ognuno di noi possa apportare un contributo migliorativo a un progetto o alla vita degli altri e di come ogni problema possa risolversi con la comprensione, la fiducia e un pizzico di consapevolezza dei propri difetti. Vi ho consigliato diversi testi, ma questo mi sento di raccomandarvelo particolarmente, soprattutto per l’età di 8 anni e più suggerita.

A proposito di suggerimenti

L’autrice è molto, molto prolifica. Nel caso de Il club delle baby-sitter, tenete conto che ha scritto lei stessa i primi 35. Da quel momento in poi, la casa editrice si è avvalsa di ghostwriter. Che sicuramente hanno fatto un ottimo lavoro, ma non credo che abbiano poi aggiunto molto al succo della storia. Anche la serie targata Netflix, con la seconda stagione appena uscita, è supervisionata direttamente da Ann Matthews Martin, quindi potete andare tranquilli. Ricalca i libri e le protagoniste sono azzeccatissime. Magari potreste approfittare per farvi raccontare i libri dai piccoli lettori e guardarla insieme in tv. Non ci si annoia mai, le storie scorrono con facilità e sono scritte molto bene. Ovviamente, il vissero tutti felici e contenti non manca. Come non manca un riassunto delle puntate precedenti, quindi non è necessario comprare tutti i libri in ordine. 

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Altri suggerimenti librosi per la calza della Befana

Vorrei che fosse già domani – Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro

Ci sono molti motivi per scegliere un libro. A volte è un titolo, più spesso la trama o l’autore. Qualche volta, per i cultori dell’usato, un appunto all’interno. Quando ho aperto Vorrei che fosse già domani di Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro, ho trovato una sola parola: “Leggimi”. E io ho letto.

Trama 

Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Perché da quando, tre anni prima, un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell’orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni. Ma all’improvviso, il suo sguardo incrocia due profondi occhi verdi. Quelli di Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a rientrare a scuola. Il loro incontro dura un attimo, sufficiente a cambiare ogni cosa. A poco a poco, tra bigliettini scambiati di nascosto sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro al quale Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l’invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Ma a un certo punto Paolo deve prendere una delle decisioni più difficili. Perché non c’è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare. Nemmeno un tempo che sembra infinito.

Eminegligenza spaziale

All’inizio del romanzo, Cristina e Paolo sono due adolescenti come tanti, niente di speciale: scuola, sport, uscite con gli amici. A un certo punto, entrambi subiscono un trauma, per motivi diversi, e tutto cambia. In peggio: Paolo non può più uscire da solo. Eminegligenza spaziale, gli diagnosticano. Cioè l’incapacità di orientarsi nello spazio. Cristina viene colpita in modo più subdolo, ma ugualmente terribile. Bulimia nervosa, nessuno gliela diagnostica, ma è quello di cui soffre. E le persone di cui si fidava, sua madre soprattutto, all’improvviso diventano nemiche.

Uno spiraglio di luce

Finché questi due adolescenti fragili, in cerca d’amore, all’improvviso si riconoscono in mezzo a mille. E insieme provano a superare le proprie paure. Dimostrando che, in fondo, per quanti traumi un essere umano possa subire, è sempre l’amore e la fiducia negli altri la chiave per resistere e rimanere a galla.

Mi è piaciuto il tema

La malattia di cui soffre Paolo può capitare a tutti, anche se nel suo caso è permanente e non temporanea. Lo stress, le preoccupazioni, possono farci perdere l’orientamento all’improvviso. E’ quello che dice l’autrice, Miriam Cacciapuoti, la conoscerete forse come una delle protagoniste di Un posto al sole, la fiction di Rai3. Anche quello che succede a Cristina accade più frequentemente di quanto il nostro cervello non sia portato a pensare, molto spesso i traumi seri accadono in famiglia.

Due adulti centenari 

A malincuore, però, devo dire che il romanzo si sfilaccia quando Paolo e Cristina cominciano a frequentarsi. I dialoghi sembrano quelli di due adulti centenari, sempre saggi, calibrati, poco realistici nelle loro dinamiche. Lei che dice “benvenuto in famiglia” a un personaggio appena comparso sulla scena. A sedici anni? Io che leggo e che rimango lì a chiedermi: “e quindi? Tutto risolto con la madre? Così, in un battito di ciglia? E a Paolo non racconta niente?” Paolo, infatti, è ben delineato, di lui sappiamo quasi tutto. Cristina, invece, rimane un mistero. Risolve dentro di sé i problemi, grazie a Paolo?, ma non si confida con nessuno. Perché?

Genitori e scuola non pervenuti 

Come sullo sfondo rimangono, un’altra volta, genitori e scuola. Gli universi che a quell’età dovrebbero accompagnarti. Che pensano i professori di questi due ragazzi? E i compagni di classe? I genitori, invece? Soprattutto i padri, dove sono? Dico un’altra volta perché anche Sofia Viscardi con Succede li aveva lasciati nell’ombra. Anzi, pure lì totalmente assenti. Peccato, insomma. Rimane una storia carina da seguire, ma niente di più.

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