Tutti gli articoli di Liza M. Jones

Venere invidiosa – Shannon Hollis

Venere invidiosa di Shannon Hollis, altra lettura vintage pescata dallo scatolone che mi hanno regalato. Invidia. Il sesto peccato. Il più nascosto dei vizi. Nessuno confessa mai di essere invidioso, tutti lo sono. Magari del loro lato più disinibito e sexy. La presentazione del tema di fondo mi ha subito intrigato, così come il titolo di questa uscita nella collana Harmony Temptation.

Trama

Linn Nichols ha un nuovo incarico. Per far cadere nella trappola un tizio non proprio perbene a cui sta dando la caccia deve imparare a parlare “sporco”. Il suo nuovo mezzo di lavoro sarà il telefono e il suo ruolo quello di dea del sesso, sfrenata e senza censure. Linn è preoccupata, cosa penseranno i colleghi? E il suo capo, Kellan Black? E poi lei non è mai stata aggressiva nell’intimità, non sa da che parte cominciare. Fino a quando alza la cornetta e inizia a parlare… Per Linn è una rivelazione. Il suo alter ego, Caroline, è proprio come lei vorrebbe essere nella realtà: sicura di sé, sfrontata, perversa. Nessuno riesce a resisterle. Neanche Kellan. E Linn diventa invidiosa.

Caroline/Linn: di chi è invaghito Kellan?

La trama era intrigante, però forse 188 pagine sono un po’ poche per svilupparla come mi sarebbe piaciuto. Alla fine non sappiamo quasi niente del passato di Kellan e Linn e anche Caroline, l’alter ego di Linn, avrebbe potuto essere più presente. Invece, l’ambivalenza di Linn-Caroline si risolve quasi subito, così come il rapporto delle due con il capo di Linn. Invece, sarebbe stato interessante rimanere più in dubbio sui comportamenti dell’uomo. Black è attratto da Caroline o da Linn? E Caroline è quello che Linn avrebbe sempre voluto essere, oppure solo un mezzo per ottenere quello che vuole nella missione di polizia che le hanno assegnato? Anche l’operazione di polizia ci avrebbe potuto tenere un po’ di più col fiato sospeso, invece ci sono dei dettagli che non mi hanno convinto fino in fondo e che non depongono molto a favore di presunti efferati criminali! Comunque vi dirò: è una lettura piacevole e ben costruita. Se nella traduzione non avessi trovato un vero e proprio orrore, e se l’attrazione a prima vista tra i due fosse stata meno caricata, sarei stata più che soddisfatta.

orrore

La Rimini che non ti aspetti

Mare organizzato, sole, spiagge, movida. Questa è Rimini d’estate e più o meno tutti la viviamo o l’abbiamo vissuta così. In altre stagioni, invece? Continua con tappa Romagna il mio viaggio nel mare d’inverno, che il pensiero non considera e che invece dovrebbe. Vediamo insieme perché.

Cosa fare a Rimini d’inverno

Piazza Cavour 

Purtroppo la mia è stata una sosta lampo di una giornata, però ho tentato di sfruttarla fino in fondo, complice anche un sole primaverile piacevolissimo. Sono uscita dalla stazione dei treni e mi sono diretta verso piazza Cavour. Nel medioevo era il centro della vita cittadina, ospitava tra l’altro il mercato, e ancora oggi offre un colpo d’occhio notevole. Su un lato della piazza si affacciano bar e negozi, sull’altro sono allineati il Palazzo dell’Arengo, il Palazzo del Podestà e il Teatro Galli. Al centro, spicca l’antica fontana pubblica “della Pigna”. Il teatro Galli è stato protagonista di una vicenda travagliata: distrutto durante la seconda guerra mondiale da un bombardamento, è stato inaugurato a ottobre dell’anno scorso. Nel tempo, è stato prima parzialmente demolito e poi è stata tentata diverse volte una ricostruzione, finalmente cominciata nel 2014.

Castel Sismondo

Alle spalle del teatro, si trova piazza Malatesta. Qui svetta Castel Sismondo, che prende il proprio nome dal suo ideatore e costruttore, Sigismondo Pandolfo Malatesta, a quell’epoca signore di Rimini e Fano. Oggi possiamo ammirare solo il nucleo centrale del castello, che era originariamente (1437) una residenza-fortezza difesa da un ulteriore giro di mura e da un fossato. Se avete tempo, su via Sigismondo, alla sinistra del Teatro Galli, potrete visitare la Chiesa di Sant’Agostino e gli affreschi della scuola riminese del ‘300.

Il Ponte di Tiberio

Avendo poco spazio, ho saltato la chiesa di Sant’Agostino per andare subito verso il Ponte di Tiberio. Non c’è niente da fare, sono come gli inglesi. Tra me e gli antichi romani c’è un feeling particolare. Il ponte è meraviglioso, uno dei più notevoli ponti romani superstiti. Rivestito in pietra d’Istria, a cinque arcate, in stile dorico, lungo 70 metri, è ancora oggi perfettamente funzionante. L’imponente ponte fu iniziato per decreto dell’Imperatore Augusto nel 14 d.C. e terminato nel 21 d.C. dal suo successore Tiberio. Come tutte le opere di questo geniale popolo, è ingegneristicamente all’avanguardia ed esteticamente armonico. Peccato solo che non sia esclusivamente pedonale, perché è la via che collega Borgo San Giuliano e Rimini.

Borgo di San Giuliano

Atttraversato il ponte, mi sono ritrovata nel vecchio quartiere dei pescatori riminesi, Borgo di San Giuliano. E’ il più antico dei borghi della città di Rimini: la sua storia si rintraccia già nel XI secolo, quando era un quartiere popolare fatto di vicoli e casette basse, abitato da gente di mare. Oggi è un luogo vivace e ricco di attività e locali caratteristici, un intrico di stradine e piazzette colorate e pittoresche. Anche Federico Fellini era tra i più grandi ammiratori del borgo,  in cui decorazioni e murales ritraggono alcune delle scene più belle dei film e della vita di Fellini.

Altri monumenti

Mi limito a citarli perché purtroppo, o per fortuna, ho terminato la mia giornata a Rimini con una sosta al porto senza fare nulla se non prendere il sole. In ogni caso, l’itinerario alla scoperta dei segni della romanità dal Ponte di Tiberio con la nuova piazza sull’acqua continua con l’Arco d’Augusto, il più antico tra gli archi romani ancora esistenti e fonte d’ispirazione per l’architettura rinascimentale, e il Tempio Malatestiano, capolavoro del Rinascimento italiano. Imperdibile, poi, una visita alla Domus del Chirurgo, il complesso archeologico che ha conquistato fama internazionale per l’eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, il più ricco mai giunto dall’antichità, in mostra nell’adiacente Museo della Città insieme a opere della scuola riminese del Trecento.

Gli eventi di Rimini 

Vi ho già detto del nuovo teatro Galli www.teatrogalli.it, cui si aggiungono la Sagra Musicale Malatestiana, la stagione di prosa, la mostra Giardini d’Autore…insomma, ce n’è per tutti i gusti.

Cosa mangiare a Rimini 

Se dici Romagna la vera piada riminese, a cui si eventualmente se avete più giorni potete aggiungere escursioni in quella che un tempo era la Signoria dei Malatesta e dei Montefeltro tra rocche e castelli. Io mi sono fermata dalla Lella, ma sono sicura che in ogni locale di Rimini siano le più buone che uno possa mangiare. A parte quelle fatte da me, ovviamente. 🙂 🙂 🙂 Tornando alle cose serie, il cuore della movida riminese invernale è nel centro storico, e in particolare dietro la Vecchia Pescheria, con le sue cantinette, che per un aperitivo e uno spuntino è perfetta, o al Borgo San Giuliano con  i suoi locali e osterie.

Ulteriori suggerimenti 

Se siete più sfortunati di me e capitate a Rimini in un giorno di pioggia, potete rilassarvi con un bel tuffo alle terme, rigenerandovi nella spa e nella piscina termale con vasca biomarina e vista sul mare d’inverno. Oppure, potete optare per i parchi divertimento. Italia in miniatura, Fiabilandia, Oltremare e l’Acquario di Cattolica, però, non sono aperti tutto l’anno, quindi controllate prima sui rispettivi siti.

Come arrivare a Rimini

Partono dalla stazione di Bologna, Bari e Ravenna i treni regionali per arrivare a Rimini Centro, che si trova a pochi passi dal centro storico e dal mare.  La stazione di Rimini Fiera, invece, si trova sulla linea Milano – Bari, e permette ai visitatori, in coincidenza con le manifestazioni fieristiche, di arrivare direttamente davanti all’ingresso principale della Fiera.

www.riminiturismo.it

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Come parole nel vento – Diane Chamberlain

Con The Midwife’s Confession (La confessione dell’ostetrica), che nella versione italiana diventa Come parole nel vento, ho conosciuto Diane Chamberlain. Quest’autrice americana, con 25 romanzi all’attivo, esplora la psiche femminile costruendo storie in cui le donne sono assolute protagoniste. In Come parole nel vento, due amiche scopriranno che la terza non era proprio chi diceva di essere. O meglio, chi loro pensavano che fosse…

Trama

Ogni azione, ogni decisione, innesca reazioni a catena imprevedibili. Noelle, Emerson e Tara sono tre donne molto diverse, ma amiche inseparabili da più di vent’anni. Hanno condiviso gioie e dolori, sostenendosi a vicenda nei momenti bui. Credono di sapere tutto l’una dell’altra. Ma quando Noelle, eccentrica levatrice, si toglie la vita senza aver mai dato il minimo segno di disagio, Emerson e Tara si rendono conto che, dopotutto, non la conoscevano affatto. Questo gesto apparentemente inspiegabile, altro non è che il risultato di un errore lontano. E a mano a mano che cercano di mettere insieme i tasselli della vita dell’amica, emergono verità che sconvolgeranno la loro esistenza.

Cosa sappiamo davvero degli altri? 

Cosa sappiamo davvero degli altri? Niente. O meglio, quello che loro decidono di farci sapere. Soprattutto, una volta che i loro segreti vengono a galla, su quali aspetti siamo disposti a passare sopra? Riassumerei così il punto centrale del romanzo. Noelle e i suoi errori danno vita a una serie di cambiamenti nelle esistenze delle persone che ruotano intorno a lei. Ma chi è davvero Noelle? Un’ostetrica, un’amica e una zia premurosa? Oppure una codarda che pur di coprire una disgrazia sarebbe disposta a tutto? Un’eccentrica, libera, donna? O una persona in preda a sensi di colpa insopportabili, come il suo mal di schiena? Dopo il suo suicidio, tocca alle sue amiche di sempre Tara ed Emerson darsi una spiegazione. Una spiegazione che, purtroppo per loro, non tarderà ad arrivare. Saranno pronte a fronteggiare l’urto della verità e a rimanere unite? Insieme a loro, lottano per capire e capire se stesse le due figlie adolescenti, Jenny e Grace. Anche nelle loro vite irrompono grandi cambiamenti, che forse le costringeranno a crescere prima del previsto.

Colpi di scena

Il romanzo di Diane Chamberlain è ricco di colpi di scena e accelera il ritmo con il susseguirsi delle scoperte e delle reazioni di Emerson e Tara, ma anche di Jennie e Grace. Sarà proprio quest’ultima a scatenare degli eventi che avranno delle conseguenze impreviste. Un buon romanzo, in cui l’autrice maneggia con sapienza flashback, indizi, liti e riappacificazioni, il difficile rapporto con la maternità e le sue declinazioni, il complicato rapporto tra amiche di una vita. Il risultato, però, non è angosciante, anche grazie alla prevedibilità di alcuni risvolti, che chi legge non faticherà a cogliere prima dei protagonisti.  L’unica cosa che mi dispiace è la quasi totale mancanza delle figure maschili, che in questa complessa costruzione avrebbero potuto e dovuto, secondo me, avere un ruolo più incisivo. Come avrebbero dovuto essere esplorati di più alcune storie secondarie e parallele che rimangono, invece, nel limbo. Come mai? Forse perché i protagonisti non ci sono più, oppure perché l’autrice voleva lasciare i suoi personaggi ignari, per non turbarli più di quanto già non fossero. Certo è che il lettore chiude il libro conoscendo dei fatti che alle protagoniste restano taciuti e questo lascia un sapore di sale in bocca. Come parole al vento, appunto. 

Il pavone viaggiatore – Elaine Harper

Mi hanno regalato uno scatolone di libri vintage “tu saprai cosa farne” (?) e, prima di decidere cosa farne, ho deciso di leggerli per curiosità. Il primo è di Elaine Harper, I pavoni viaggiatori, che nel 1988 era stato allegato alla rivista per adolescenti Cioè. Pensate, in copertina c’è la foto di Luca Barbarossa e l’anticipazione di lettera aperta al cantante alla fine del libro! Che chicche meravigliose si trovano a volte…

Trama

Tre splendidi esemplari di pavone in giardino non sono la sola grande sopresa di Todd. Ciò che maggiormente lo turba, infatti, è Heidy, soffice chioma biondo miele e dolcissimi occhi color cielo. I pavoni naturalmente sono suoi e il loro recupero è per entrambi i ragazzi una piacevole occasione d’incontro. Todd pensa subito di chiederle di diventare la sua ragazza, ma, ahinoi, tutto congiura contro i suoi programmi!

Liceali alle prime cotte

Una novella senza grandi pretese, che racconta la storia di un amore adolescenziale con la leggerezza che contraddistingue quell’età, se tutto va bene ovviamente. Elaine Harper descrive il microcosmo di una provincia americana e di ragazzi che affrontano l’ultimo anno di scuola prima di andare al college. Oltre che test di ammissione all’università, i liceali sono alle prese con le prime cotte, le discussioni con i genitori per farsi prestare la macchina, i lavoretti per guadagnare qualcosa e gli allenamenti sportivi. Tutto fila liscio, insomma: anche quando i due protagonisti Todd e Heidi devono cavarsela in una situazione difficile, ne escono più forti di prima. E anche più innamorati?

Post scriptum

Ho cercato informazioni sulla scrittrice, Elaine Harper, senza trovare un granché, se non che è stata attiva negli anni ’80 con diversi romanzi di questo tipo. Ho scoperto anche che Il pavone viaggiatore è il seguito ideale di un’altra novella, Love at first sight (non so se mai tradotta in italiano), dove il protagonista dei pavoni era il rivale in amore di Craig, che qui compare solo sporadicamente.

be my valentine  first

 

Il giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani

Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi Contini…è possibile rimanere folgorati da un incipit? A me è successo con Giorgio Bassani e con un romanzo che la prima volta ho letto per dovere a scuola. Ed è proprio di quell’incontro fulminante che vorrei parlarvi in occasione del Giorno della Memoria. Allora non sapevo quello che so oggi: Micòl, Alberto e gli altri non mi avrebbero più abbandonato.

Trama

finzi continiDurante una gita domenicale nella necropoli etrusca di Cerveteri un anonimo io narrante ricorda la grande tomba della famiglia Finzi-Contini nel cimitero ebraico di Ferrara. Questo ricordo porta con sé la memoria degli anni giovanili e, in particolare, dello speciale rapporto che aveva legato il narratore a quella famiglia. Il narratore ricorda così la Ferrara di fine anni Venti e Trenta e i primi contatti con la famiglia, ebrea come la sua. I Finzi Contini sono chiusi in un isolamento altezzoso, protetto dal muro di cinta che chiude l’enorme giardino della loro villa. Nel 1938, il narratore è un universitario e riceve un inaspettato invito a giocare a tennis nel campo privato di Alberto e Micòl. Il circolo del tennis di Ferrara ha cominciato a ritirare le tessere degli iscritti ebrei e i due giovani Finzi-Contini organizzano una sorta di circolo alternativo. Il narratore coglie l’occasione e inizia a frequentare assiduamente la “magna domus”. Al gruppo ristretto dei tennisti si aggiunge spesso Giampiero Malnate, un perito chimico di tendenze marxiste. Il circolo dei Finzi-Contini e il loro immenso giardino diventano così uno spazio protetto e chiuso rispetto alla tragedia che incombe sul mondo. Ma niente dura per sempre e la persecuzione degli ebrei si fa spazio in un mondo incantato, dove l’io narrante s’innamora perdutamente di Micòl.

L’io narrante è Giorgio Bassani?

Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini – di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga – e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d’Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l’ultima guerra. Ma l’impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d’aprile del 1957. Fu durante una delle solite gite domenicali.

Chi è quest’uomo che ripensa a quei giorni e decide di scriverne la storia? E’ Giorgio Bassani stesso, che in effetti scrisse il romanzo in una stanza d’albergo di Santa Marinella, vicino Roma, e forse potrebbe aver visitato la necropoli che si trova lì vicino? E Micòl è veramente esistita? La famiglia Finzi Contini era davvero ferrarese e davvero fu deportata? Oppure lo scrittore usa un espediente letterario per fornire maggiore veridicità alla storia? Sono domande di cui ancora oggi non possediamo risposte, o almeno non le abbiamo con certezza. Certo è che Giorgio Bassani sembra parlare a se stesso più che a noi, immerso in un limbo nostalgico che fin dalle prime pagine ha avvolto anche me senza speranza in un finale salvifico.

Un libro per sempre

E’ proprio questo l’aspetto che ha reso questo romanzo uno dei miei libri per sempre. Sapete? Quelli di cui a volte hai bisogno di rileggere qualche passaggio perché sono di conforto. La storia di confortante non ha nulla, però il ricordo del tempo che fu, di una giovinezza spezzata dalla guerra, di un amore che forse poteva essere e non è stato, si attaccano alla pelle come un tatuaggio, e lì rimangono. Soprattutto perché un racconto malinconico e apparentemente basato su vicende personali, fa emergere in tutta la sua brutalità la follia della persecuzione contro gli ebrei.

Il futuro negato 

E’ proprio Micòl il simbolo dell’assenza di speranza nel futuro. Vi rendete conto? Una ragazza che non crede nel futuro e si ripiega nel passato rappresenta il fallimento della società, quasi come se prefigurasse quello che sarebbe successo e dentro di sé trovasse conforto in un passato certo e confortante. Al contrario di un futuro che non ci sarà, cosa che lei sembra sapere fin dall’inizio. Consapevolezza che cela dietro un atteggiamento ambiguo e sfuggente, che la rende irraggiungibile agli occhi innamorati di chi scrive di lei. Occhi innamorati e uguali ai suoi: può esistere vero amore tra due persone così simili?

L’epilogo (spoiler)

Alla fine, Bassani ci svela quello che già sapevamo. Nessuno dei personaggi che ci hanno rubato il cuore è sopravvissuto, neanche Giampiero Malnate, morto durante la disastrosa Campagna di Russia. Chissà se è andata peggio a loro o a chi ha dovuto convivere con gli orrori della guerra e dei morti senza colpa, che dopo tanti anni tornano ad affliggere la coscienza dei sopravvissuti.

Il Giorno della Memoria: Shoah e non solo

Berlino: Sachsenhausen e gli orrori della guerra. La mia visita al campo di concentramento

Altre letture per il giorno della memoria