Tutti gli articoli di Liza M. Jones

Profumo di timo e d’autunno con la cara Rosamunde

Il profumo di timo, basilico e originano che aleggia in questi giorni in casa Jones mi ha fatto ritirare fuori dalla libreria questo romanzo di Rosamunde Pilcher. Che dirvi, sono come una coperta (di Linus): caldi, rassicuranti, romantici nel senso più dolce del termine. Eh sì, non c’è niente da fare, rimane una delle mie scrittrici preferite, una roccia da cui tornare sempre. Profumo di timo non è uno dei miei preferiti, nella sua produzione ci sono pezzi ben più pregiati, ma per una rilettura confortevole va più che bene. Soprattutto in questi giorni, dove si torna a parlare di violenza sulle donne. C’è la violenza fisica, ma può esserci anche quella psicologica e imparare a dire di no può salvarti la vita.

Trama

Oliver Dobbs ottiene sempre quello che vuole. Questo è il suo fascino d’artista e il suo limite di uomo. L’ha provato Jeannette. L’ha provato e riprovato Victoria. E persino il piccolo Tom, quando Oliver Dobbs si è ricordato di avere un figlio di due anni e se l’è portato via. Nel caos metropolitano di Londra, e nella pace della campagna scozzese, la storia di un uomo che non sa amare e di una donna che deve imparare a non amarlo più.

Due personalità incompatibili

La forza di Rosamunde Pilcher è nelle descrizioni e nella capacità di tratteggiare i personaggi nella sua essenza. Profumo di timo non fa eccezione. Siamo tra Londra e la campagna scozzese. Victoria è una ragazza giovane e indipendente, con genitori amorevoli ma assenti e dolorosamente divorziati, che una sera a una festa incontra un aspirante scrittore, Oliver. Una personalità complessa, un accentratore, uno che vuole tutto ed è disposto a qualsiasi cosa per ottenerlo. Anche a rapire il figlio di due anni, quando decide di volerlo con sé. In questo vortice trascina suo malgrado questa ragazza remissiva, gentile, che accetta le sue partenze e i suoi ritorni. Anche quando in uno di questi ritorni le apre gli occhi: non è mai stata l’unica donna della sua vita, non se n’era accorta?

Persone manipolatrici

No, Victoria è troppo giovane e ingenua per accorgersi di essere manipolata. E così, segue Oliver nella sua discesa. Riuscirà a tirarsi fuori dai guai? La scrittrice inglese è come sempre eccellente nel dipingere personaggi femminili gentili, sì, amorevoli sì, ma forti quando serve. E Victoria non fa eccezione, troverà nella fiducia in se stessa e in persone che meritano tutto il suo amore la molla per riscattarsi. Purtroppo, succede più spesso di quanto pensiamo. Le persone manipolatrici sono brave a far credere agli altri di essere stupide, di dover essere guidate, di fidarsi perché penseranno a tutto loro. Non fatelo, non cadete in questa trappola. Voi siete persone che valgono, a prescindere da quello che pensano gli altri.

Una buona rilettura

Tutto sommato, visto in quest’ottica sociale, Profumo di timo è stata una buona rilettura. Rispetto ad altri romanzi c’è meno coralità e meno indagine psicologica, rimane tutto più in superficie. Ma c’è anche da capirla, ha prodotto talmente tanto nella sua lunga vita, che non possiamo certo chiederle il 100% sempre, giusto? E poi è anche un romanzo del 1978, appartiene alla sua prima produzione.

A voi piace Rosamunde Pilcher? Di quale suo romanzo vorreste vedere la recensione su Penna e Calamaro? E avete mai conosciuto persone manipolatorie come Oliver? Fatemi sapere nei commenti!

Leggi anche:

La biografia di Rosamunde Pilcher, una vita da romance

Rifugio di montagna, protette dal Virgin River

Sulla strada per Virgin River, il primo libro della serie

E così, sono finita anch’io sulla strada per Virgin River. Ho trovato a buon prezzo i primi due libri della serie, ma non avevo capito che sono ben 21! Oddio, ce la farò a leggerli tutti? Varrà la pena di leggerli tutti? Se avete già tentato l’impresa, fatemi sapere che ne pensate! Intanto, io vi parlo del primo romanzo, Sulla Strada per Virgin River.

Trama

Virgin River è il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. Protetta da torreggianti sequoie e scandita dal gorgoglio di acque cristalline, la vita di questo delizioso villaggio di montagna scorre senza affanni e pericoli. Ma non senza emozionanti sorprese. In un momento particolare della sua vita, Melinda sente il bisogno di prendere le distanze dalla vita frenetica di Los Angeles e si trasferisce a Virgin River. Qui, l’attende una natura di incontrastata bellezza e un ambulatorio in cui esercitare la sua professione di ostetrica. Melinda sembra ritrovare il suo equilibrio. Almeno finché non compare sul suo cammino l’affascinante Jack, che conosce tutti i sentieri dei boschi di Virgin River, compresi quelli che conducono verso una nuova, insperata, felicità.

Stile diretto e clima disteso

Vi dico in premessa che il romanzo mi è piaciuto. Robyn Carr ha uno stile di scrittura diretto, che mi ha conquistato fin dall’inizio. I dialoghi sono concreti, reali. Doc e Melinda non se le mandano a dire. Lui è un medico ormai anziano, che non vuole accettare di non farcela da solo, lei un’infermiera che sa il fatto suo e che non accetta di essere comandata a bacchetta. Neanche lei e Jack se le mandano a dire, se è per questo. Sono tutti molto franchi e questi rapporti tra gli abitanti e i nuovi arrivati hanno creato subito un clima disteso anche per me lettrice. La storia scorre placida e tranquilla, come se fossimo su una barca che attraversa un fiume. Sì, ci sono delle rapide e qualche momento di tensione, ma qui ci sono uomini e donne alpha che prendono in mano i remi e risolvono le situazioni più incresciose.

Jack e Melinda

La storia tra Jack e Melinda parte in quarta, e anche questo mi è piaciuto, niente tentennamenti di troppo. Avrei voluto che Melinda ne avesse avuto qualcuno in più sulla sua vita passata, perché andiamo, le sirene della grande città non la sfiorano neanche? Possibile? Eppure, la sorella non era poi così convinta della sua capacità di resistere. Dove andrà Melinda nella seconda stagione di Virgin River? Chissà. A parte Los Angeles, la nostalgia per il suo vecchio amore tornerà o rimarrà confinata in un angolo del suo cuore? E Jack, saprà davvero tenerla con sé nonostante tutto? La risposta a queste domande mi spinge a proseguire nel racconto, che ho trovato ben impostano e ben condotto. C’è una scena sotto la pioggia che sono sicura piacerà anche a voi come è piaciuta a me.

Un solo appuntino (spoiler)

Faccio un solo appuntino a Virgin River. Era proprio necessario uccidere l’orso? Quando mai potremmo credere che “un orso ci stava aggredendo”, come dichiarano goliardici gli uomini al ritorno dalla loro battuta di caccia? Gli orsi attaccano solo se si sentono in pericolo. Dite la verità, siete andati a disturbarlo, ne avete fatto un trofeo e ve ne vantate pure? Pessimo finale, cari miei abitanti di Virgin River.

Voi, invece? Siete fan della serie? Quanti ne avete letti? Mi consigliate di vedere la serie tv o no?

Tutti i libri in ordine

  • La strada per Virgin River (Virgin River)
  • Innamorarsi a Virgin River (Shelter Mountain)
  • I ponti di Virgin River (Whispering Rock)
  • Le stagioni di Virgin River (A Virgin River Christmas)
  • Ritrovarsi a Virgin River (Second Chance Pass)
  • Sognare a Virgin River (Temptation Ridge)
  • Destinazione Virgin River (Paradise Valley)
  • Natale a Virgin River (Under the Christmas Tree)
  • Le campane di Virgin River (Forbidden Falls)
  • Novità a Virgin River (Angel’s Peak)
  • Tra i boschi di Virgin River (Moonlight Road)
  • Midnight Confessions
  • Un’eredità a Virgin River (Promise Canyon)
  • Chiaro di Luna a Virgin River (Wild Man Creek)
  • Una chef a Virgin River (Harvest Moon)
  • Bring Me Home for Christmas – inedito in Italia
  • Sotto il cielo di Virgin River ( Hidden Summit)
  • Viaggio a Virgin River (Redwood Bend)
  • Mele dolci a Virgin River (Sunrise Point)
  • Romantiche vacanze a Virgin River (My Kind of Christmas)
  • Ritorno Virgin River – (Return to Virgin River)

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Rifugiarsi in montagna, protette dal Virgin River. Il secondo capitolo

Pretty little liars- Sara Shepard

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Le bavette al pesto di Malinconico

Le bavette al pesto di Malinconico. L’insuccesso in cucina è sempre in agguato, ma Diego De Silva con la pasta non sbaglia un colpo. Dopo aver provato ‘o scarpariello degli amanti in terapia, potevo non cimentarmi con le bavette al pesto di Non avevo capito niente? Solo che invece delle bavette ho usato gli spaghetti, ma va bene, è il principio che conta. La verità. Pronta per la serata di stasera: piatto in una mano, piedi sul tavolino e telecomando nell’altra. Vi lascio ingredienti e procedimento. Buona visione!

Ingredienti per 4 persone:

  • bavette, spaghetti o pasta corta, 400 gr.

  • foglie di basilico

  • olio extravergine di oliva

  • parmigiano reggiano

  • pecorino

  • pinoli

  • 1 spicchio di aglio

Procedimento

Per il pesto: andrebbe fatto con mortaio e pestello, ma francamente stasera non ho voglia di strisciare le foglie per ore nel mortaio finché non diventino cremose. quindi, procedimento d’emergenza: frullatore. Ho inserito tutti gli ingredienti con olio a occhio e ho iniziato a frullare. Se è troppo denso, aggiungete olio. Iniziate con poco olio, così l’opzione “troppo liquido” non si verificherà. Non vi metto le quantità perché questa è una ricetta d’emergenza, di quelle che faccio quando non ho tempo né voglia di cibi troppo elaborati. In più, avevo il basilico fresco da usare (è autunno, ma sembra estate, ancora getta foglie) e i pinoli raccolti e mai aperti. Occasione buona per usarli.

Per la pasta: mettetela a cuocere in acqua bollente e salvate mezzo bicchiere di acqua prima di scolarla. Scolate la pasta al dente e conditela con il pesto. Diluite il pesto versando poca acqua dal bicchiere che avete salvato prima, finché non raggiunge la cremosità che desiderate. Completate con foglioline di basilico e qualche pinolo. Io ho dimenticato di lasciare i pinoli, quindi nella foto ci sono solo le foglioline di basilico.

Fatto. Veloce e adatta per una seratina davanti alla tv. Come vi sembrano? Ci facciamo le bavette al pesto di Malinconico mentre lo guardiamo su Rai1? 

p.s. ah! vi avviso, di spunti per piatti Malinconico ne dà parecchi. Per le prossime puntate vi darà altri suggerimenti, seguitemi!

pasta al pesto peg

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‘O scarpariello degli amanti in terapia

Non avevo capito niente, caro Diego De Silva

Le Sette sorelle: secondo libro, Ally

Vi avevo lasciato al termine del primo romanzo della saga con la promessa di farvi sapere se Lucinda Riley con il secondo libro avrebbe scoperto più carte o no. Ed eccomi qui, al termine della lettura, per raccontarvi cosa penso di Ally, la seconda sorella, delle sue vicissitudini e di come la scrittrice inglese ci stia trasportando nel mondo fantastico de Le sette sorelle. 

Trama

La giovane Ally, velista esperta, è distesa al sole di uno yacht in mezzo all’Egeo e sta vivendo uno dei momenti più emozionanti della sua vita: l’intesa professionale con il famoso skipper Theo Falys-Kings si è da poco trasformata in un amore appassionato. Ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dalla notizia della morte di Pa’ Salt, il magnate svizzero che ha adottato Ally e le sue cinque sorelle e che ha lasciato a ciascuna una serie di indizi per mettersi sulle tracce del loro passato. Ally è troppo sconvolta per esaudire la volontà di suo padre; vuole solo abbandonarsi nelle braccia di Theo e ritrovare un po’ di serenità: non sa che presto dovrà gettarsi nella burrascosa storia di Anna Landvik, una cantante d’opera norvegese che nella seconda metà dell’Ottocento divenne la musa del compositore Edvard Grieg. Ed è proprio nella gelida e romantica Norvegia che Ally dovrà scoprire il suo legame con questa donna misteriosa.

Una tempesta di emozioni

Mi è piaciuto questo switch tra le due sorelle maggiori, Maia e Ally. La prima, la più grande delle 6/7, solitaria e riflessiva, parte all’avventura appena ottiene gli indizi sulle sue origini. L’altra, la seconda, quella estroversa e avventurosa, tiene i documenti chiusi e decide di non decidere, almeno nell’immediato, se andare in cerca delle sue origini o meno. Come ti cambiano le tragedie! Ti scopri essere quella che non pensavi di essere. Soprattutto, il tormento di Ally è di quelli tosti: è mai possibile trovare la felicità nel momento peggiore della tua vita? Come si fa ad affrontare la tempesta di emozioni che ti attraversa? Da qui, la tempesta del titolo, che in originale è ancora più fascinoso: The storm sister, la sorella Tempesta.

Ally meglio di Maia

La storia di Ally mi è piaciuta di più di quella di Maia, forse perché essendo il secondo romanzo della serie, la parte iniziale è stata condensata rendendo più appassionante il racconto. O forse perché Ally mi piace di più come personaggio. Solo che Lucinda Riley decide anche stavolta di indugiare molto nel passato e di ridurre il presente a poche pagine. Certo è, che ho intenzione di andare avanti nella serie e vi aspetto presto con il terzo romanzo, La ragazza nell’ombra. E voi? Quale delle sorelle preferite e perché? Scrivetemi nei commenti la vostra opinione!

Lucinda scopre più carte?

Tornando alla promessa che vi avevo fatto, Lucinda scopre qualche carta in più? Direi proprio di sì. Ora, senza fare uno spoiler grosso come una casa (Attenzione! Interrompere la lettura se non volete sapere niente, ma proprio niente), ci dice che il cognome delle sorelle è un’anagramma. Quindi è finto? Chi era davvero Pa’ Salt? Questo lo scopriremo solo l’anno prossimo. Sappiamo solo che non tutte le sorelle, apparentemente, lo veneravano. Ma è veramente morto? Oppure…lo scopriremo sempre l’anno prossimo. E Ally, chi è nella costellazione? Ally è Alcione, che nella mitologia greca fu eletta al comando delle sette sorelle e, una volta diventate stelle, ebbe il compito di guidare i pescatori. Al loro sorgere, iniziava il periodo più propizio per chiunque volesse pescare mentre al loro tramonto, soffiava un vento gelido. 

Tornai a sedermi, osservando il sontuoso banchetto che avevo davanti. Controvoglia, afferrai uno scone, non sopportando l’idea di sprecare del buon cibo.

La saga delle sette sorelle: tutti i titoli

  1. Le sette sorelle. La storia di Maia, 2015
  2. Ally nella tempesta, 2016
  3. La ragazza nell’ombra, 2017
  4. La ragazza delle perle, 2018
  5. La ragazza della Luna, 2019
  6. La ragazza del Sole, 2020
  7. La sorella perduta, 2021
  8. Atlas: la storia di Pa’ Salt, 2023?

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Il segreto della bambina sulla scogliera – Lucinda Riley

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La Korea Week di nuovo a Roma!

Dopo mesi di chiusura, eccoci di nuovo a Roma per la Korea Week 2022! Quest’anno sono a motori ridotti per motivi personali, però due film riuscirò a vederli e ve ne parlerò aggiornando questo post. Nel frattempo, qui sul blog potete trovare diversi contenuti dedicati alla Corea del Sud, Paese che ho scoperto da qualche anno e che continua ad appassionarmi. Libri, drama, viaggi, ricette, cosa vi piace di più di questa piccola nazione asiatica, per certi versi così simile all’Italia? Scegliete la vostra passione, seguite il tag Corea del Sud e venite a leggere!

Libri

La Korea Week è l’occasione giusta per scoprire qualche nuovo autore poco conosciuto da noi, e magari anche qualche fatto storico. Per esempio, Prenditi cura di lei di Shin Kyung-Sook,  Pachinko di Lee Min JinFiglie del mare – le “comfort women” di Mary Lynn BrachtLe malerbe di Keum Suk Gendry-Kim, Jun Oppa, sempre di Keum Suk Gendry-Kim. O ancora, Storie dalla Corea, se preferite un assaggioA proposito di fatti storici, vi porto a Bosudong. Bosudong è la fantasia, il mistero, l’avvenimento imprevisto che ti capita in viaggio e che dà un senso non solo al viaggio, ma anche alla vita. Tutto inizia in un bookcafè qualsiasi…e poi prosegue nelle meravigliose librerie e biblioteche di Seoul, una più fascinosa dell’altra. Non ci credete? Venite a vedere

Drama

Sempre di libri parliamo, ma televisivi! Avete notato quanti libri citano nei kdrama? Tanti, diciamo che gli autori non si risparmiano in citazioni, richiami, veri e propri riadattamenti, volumi piazzati strategicamente dietro o in mano al protagonista. A un certo punto, per divertimento ho iniziato a prendere nota di quelli che vedevo. E allora, via alla carrellata: li ho suddivisi in classici, per ragazzi, saggi, filosofia, poesia, contemporanei e citazioni di scrittori. Ce n’è per tutti i gusti, veramente. Tra questi, c’è qualcuno dei vostri drama preferiti? Ne conoscete altri che non ho citato? Ditemi ditemi. 

Viaggi

Guardate troppi drama e cominciate a pensare che un viaggetto in Corea non sarebbe affatto male? Esatto, proprio quello che ho pensato io prima di prenotare il volo. Sul blog trovate informazioni pratiche, curiosità e tutto quello che serve per convincervi che il Paese del Calmo Mattino è una meta che saprà stupirvi. E non poco! che giro ho fatto io? Ecco le mie tappe: sono atterrata a 서울 Seoul, dove sono rimasta due giorni. Mi sono spostata in treno a 춘천 Chuncheon (Ciuncion la pronuncia in italiano), località a est di Seoul, sempre per due giorni. Successivamente, sono tornata a Seoul per quattro giorni, prima di lasciare la capitale in direzione 대구 Daegu (Degu in italiano) e tempio di 해인사 Haeinsa. Da lì, visita al tempio e via verso 부산 Busan,  la città portuale più grande della Corea del Sud. A Busan, o Pusan, sono rimasta tre notti, compresa una per partecipare al programma templestay del tempio 범어사 Beomeosa (Bomosa in italiano). Quindi aereo interno e altri tre magici giorni nell’isola di 제주 Jeju, poi di nuovo Seoul, per un’ultima notte in giro per la capitale. Questa è la panoramica del tour: cliccate sui link e vi racconterò con calma tappa per tappa. D’altronde, siamo o non siamo nel Paese del Calmo Mattino? Quanto vi piacerebbe visitare la Corea del Sud? Fatemi sapere nei commenti!

Ricette

Chi ha visto i kdrama lo sa: la cucina coreana è fantastica, variegata, sana e coloratissima! Di rosso soprattutto, il piccante la fa da padrone! Stavolta con la Korea week niente cibo, ma sul blog trovate tante proposte, salate, dolci e…virali! Tutte con ingredienti facilmente reperibili anche qui. Spaziamo tra il Gungjung Tteokbokki, il piatto dei re, e la zuppa tteok manduguk per festeggiare il Seollal, il capodanno lunare, dal Dalgona coffee, il tormentone del lockdown, all’Hotteok, un pancake con sorpresa, dal Bibimbap per malati di kdrama al Kimchi con variante italiana, passando per il Yachaejeon, il pancake coreano. Trovate tutte le ricette coreane quiQuali vi piacerebbe provare? Se già conoscete questa cucina, quali ricette vi piacerebbe trovare? Scrivetemi nei commenti e cercherò di accontentarvi.

I film che ho visto: La donna del mistero e Nido di vipere

Quest’anno per la Korea week siamo stati invitati a vedere tre film, Escape from Mogadishu, La donna del mistero e Nido di vipere. Il primo è l’unico che non sono riuscita a vedere, è del regista Ryoo Seung-wan ed è stato presentato quest’anno al Florence Korea Film Fest e al Far East Film Festival. Gli altri due sono riuscita a vederli.  Decision to Leave (La donna del mistero) segna il ritorno del pluripremiato regista Park Chan-wook (Old Boy), vincitore quest’anno con questo film del Prix de la mise en scène a Cannes. Merita, merita veramente. Uscirà a febbraio 2023 nelle sale italiane, quindi segnatevelo. Il finale è spettacolare. La trama: Un uomo muore cadendo dalla cima di una montagna. Il detective incaricato, Hae-joon (Park Hae-il), incontra la moglie del defunto, Seo-rae (Tang Wei, attrice cinese). Seo-rae non mostra alcun segno di agitazione per la morte del marito. Con il suo comportamento così diverso da quello di un parente in lutto, la polizia la considera una sospettata. Hae-joon interroga Seo-rae e osservandola mentre è in appostamento, sente crescere lentamente un interesse per lei. Nel frattempo, la misteriosa Seo-rae, nonostante sia sospettata di un crimine, agisce in sfrontata nei confronti di Hae-joon. Una sospettata che nasconde i suoi veri sentimenti. Un detective che sospetta e desidera la sua sospettata.

L’altro film è Nido di Vipere (Beasts Clawing at Straws), già uscito nelle sale, opera prima del regista coreano Kim Yong-hoon, talmente sfortunato da uscire nel 2020 proprio all’inizio delle chiusure Covid.  Mi è piaciuto, ma si vede la mano ancora acerba. Trama: i destini di quattro personaggi ai margini della società si intrecciano in modo imprevedibile quando un umile inserviente trova una borsa piena di denaro abbandonata in un armadietto. L’inatteso tesoro diventa ben presto un’arma a doppio taglio, nascondendo dietro di sé un intreccio di storie di spietati malviventi ed esistenze miserabili. Tra omicidi, tradimenti, colpi di fortuna e sfortuna, i destini beffardi dei quattro protagonisti s’incrociano, cacciandoli in guai sempre più profondi, in un disperato gioco senza esclusione di colpi. In Nido di vipere recitano Jeon Do-yeon, premiata come Miglior Attrice a Cannes 2007, Jung Woo-sung e Youn Yuh-jung, premio Oscar per Minari

 

Vi è piaciuta questa incursione in Corea con la Korea week? Vi piacerebbe trovare altri contenuti? Scrivetemi nei commenti cosa vi piacerebbe leggere sul blog! 

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Pasqua a Roma con l’Hanji, la carta dei mille anni

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