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Aglio, olio e ricotta salata prima di salutarsi

Lei mi ascolta, si sorprende, mi anticipa, ride, si diverte, sdrammatizza, mi sfotte. Cucina degli spaghetti aglio, olio e ricotta salata veramente spettacolari. Aglio, olio e ricotta salata dopo le bavette al pesto di Malinconico. Vi avevo detto che Diego De Silva è un vulcano di idee culinarie veloci e gustose. Ormai a ogni puntata mi piazzo davanti alla tv con un piatto di spaghetti in mano. Dopo ‘o scarpariello degli amanti in terapia, mi sono cimentata con le bavette al pesto di Non avevo capito niente e stasera altro giro: gli spaghetti aglio, olio e ricotta salata di Divorziare con stile. Vi lascio ingredienti e procedimento. Buona visione!

Ingredienti per 2 persone:

  • spaghetti, 200 gr.

  • aglio, 2 spicchi

  • olio extravergine di oliva, 2 cucchiai

  • ricotta salata, 50 gr.

  • peperoncino, 2

Procedimento

Mette a scaldare in padella con l’olio l’aglio e il peperoncino tritati finemente, facendo attenzione che non si brucino. Nel frattempo, cuocete gli spaghetti in acqua bollente e scolateli al dente. Ricordatevi di conservare un bicchiere di acqua di cottura, potrebbe servirvi alla fine se doveste vederli troppo asciutti. Versate gli spaghetti nella padella con il mix di aglio, olio e peperoncino e amalgamate.  Se vi sembra troppo asciutta, aggiungete una minima quantità dell’acqua acqua bollente conservata prima in bicchiere. Componete i piatti e servite grattugiando la ricotta salata sul momento, come se fosse parmigiano.

Nota: come avrete notato, non ho citato il sale per cuocere la pasta. La ricotta salata per me è abbondantemente sufficiente, ma regolatevi secondo il vostro gusto in fatto di sapidità.

Che ne dite? Quali tra le ricette di De Silva vi ispira di più?

Ma soprattutto, volete la seconda stagione o va bene così?

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Le bavette al pesto di Malinconico

Le bavette al pesto di Malinconico. L’insuccesso in cucina è sempre in agguato, ma Diego De Silva con la pasta non sbaglia un colpo. Dopo aver provato ‘o scarpariello degli amanti in terapia, potevo non cimentarmi con le bavette al pesto di Non avevo capito niente? Solo che invece delle bavette ho usato gli spaghetti, ma va bene, è il principio che conta. La verità. Pronta per la serata di stasera: piatto in una mano, piedi sul tavolino e telecomando nell’altra. Vi lascio ingredienti e procedimento. Buona visione!

Ingredienti per 4 persone:

  • bavette, spaghetti o pasta corta, 400 gr.

  • foglie di basilico

  • olio extravergine di oliva

  • parmigiano reggiano

  • pecorino

  • pinoli

  • 1 spicchio di aglio

Procedimento

Per il pesto: andrebbe fatto con mortaio e pestello, ma francamente stasera non ho voglia di strisciare le foglie per ore nel mortaio finché non diventino cremose. quindi, procedimento d’emergenza: frullatore. Ho inserito tutti gli ingredienti con olio a occhio e ho iniziato a frullare. Se è troppo denso, aggiungete olio. Iniziate con poco olio, così l’opzione “troppo liquido” non si verificherà. Non vi metto le quantità perché questa è una ricetta d’emergenza, di quelle che faccio quando non ho tempo né voglia di cibi troppo elaborati. In più, avevo il basilico fresco da usare (è autunno, ma sembra estate, ancora getta foglie) e i pinoli raccolti e mai aperti. Occasione buona per usarli.

Per la pasta: mettetela a cuocere in acqua bollente e salvate mezzo bicchiere di acqua prima di scolarla. Scolate la pasta al dente e conditela con il pesto. Diluite il pesto versando poca acqua dal bicchiere che avete salvato prima, finché non raggiunge la cremosità che desiderate. Completate con foglioline di basilico e qualche pinolo. Io ho dimenticato di lasciare i pinoli, quindi nella foto ci sono solo le foglioline di basilico.

Fatto. Veloce e adatta per una seratina davanti alla tv. Come vi sembrano? Ci facciamo le bavette al pesto di Malinconico mentre lo guardiamo su Rai1? 

p.s. ah! vi avviso, di spunti per piatti Malinconico ne dà parecchi. Per le prossime puntate vi darà altri suggerimenti, seguitemi!

pasta al pesto peg

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Non avevo capito niente, caro Diego De Silva

Non avevo capito niente, caro Diego De Silva

Diego De Silva e il primo libro della serie Vincenzo Malinconico, avvocato napoletano alle prese con una vita che lo affanna ma non lo sconfigge. Un’ex moglie di cui è ancora innamorato, due figli che tenta di capire, un lavoro che tenta di amare. Riuscirà a uscire fuori dal guado? La verità, venite a leggere.

Trama

Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano che finge di lavorare per riempire le sue giornate. Divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome, come fossero persone di famiglia. È stato appena lasciato dalla moglie, ma cerca con ogni mezzo di mantenere un legame con lei e i due figli adolescenti. Un giorno viene improvvisamente nominato difensore d’ufficio di un becchino di camorra detto “Mimmo ‘o burzone” e, arrugginito com’è, deve ripassarsi il Bignami di diritto. Ma ce la fa, e questo è solo il primo dei piccoli miracoli che gli capitano. Il secondo si chiama Alessandra: la pm più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero. E intanto Vincenzo riflette sull’amore, la vita, la delinquenza, la musica: su tutto quello che attraversa la sua esistenza e la sua memoria, di deriva in deriva.

Un’intera generazione

L’avvocato Malinconico di Diego De Silva rappresenta i cinquantenni italiani irrisolti di oggi: per quanto riguarda il lato privato, è ancora innamorato dell’ex moglie,  incontra la figlia acquisita di nascosto per andare a mangiare schifezze, ha un figlio che non capisce, un lavoro che affronta senza passione e senza impegno. E senza guadagno, soprattutto. Ci sono molti Malinconico in giro, è il caso di dire che il suo sia un nomen omen. De Silva è bravo a tratteggiare un’intera generazione con lo sguardo disincantato di chi attraversa la vita sfiorandola appena e si circonda di personaggi improbabili come lui stesso. “Ho 42 anni, due figli, vivo da solo…guadagno poco, non ho fatto carriera“, la sintesi perfetta del suo curriculum.

Capo-coda-carne in mezzo

Il risultato è un romanzo divertente, pieno di spunti di riflessione senza avere l’aria di voler insegnare qualcosa. Avrei dato cinque stelle per una serie che vorrei proseguire, se non fosse stato per la variazione sul tema capo-coda-carne in mezzo. Diego De Silva infila tutto, ma gli sproloqui filosofici di Malinconico annacquano un po’ la storia, che in fondo andava bene già da sola.

Certe volte penso, ma lo penso veramente, che bisognerebbe piantarla con questa storia del parlare. Perché tanto non serve a niente. Non è questione di capirsi, fare fatica a ritrovarsi nelle cose; non è questo. È che nessuna conversazione regge l’argomento per più di un paio di battute; è la pertinenza, il problema…E’ così che stanno i rapporti tra le persone, anche quelle che si conoscono da una vita, ed è per questo che dire o non dire è la stessa cosa, e la sincerità è un incidente e non è nemmeno che faccia così bene come comunemente si pensa. Parlare non risolve i problemi, semmai gli dà una lisciatina. 

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