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La più bella nuotata? Dislessia e matematica in love

La più bella nuotata della vostra vita la ricordate? Io sì, dopo ve la racconto. E’ in tema con il tempo uggioso di questi giorni. Vi parlo però anche di questo libro d’esordio di Anne Becker, che ha studiato Pedagogia Speciale all’università di Heidelberg e si occupa di didattica per allievi con bisogni speciali e difficoltà di apprendimento. E proprio di questo ci racconta nel suo primo romanzo: un dislessico e una nerd rischiano di trovarsi isolati e infelici. A meno che non uniscano le forze e trovino qualcuno in grado di capirli e sostenerli. Vi racconterò di Jan e Flo, della loro nuotata e della mia. In cambio, mi dite com’è stata la vostra?

Trama

In acqua Jan non ha rivali: la sua specialità è il dorso, e i suoi tempi sono da vero campione. A scuola invece fatica a rimanere a galla. È dislessico e preferirebbe attraversare a nuoto l’oceano piuttosto che tuffarsi in un libro. Quando si trasferisce con la famiglia in una città sul lago, i dubbi e le paure lo assillano: riuscirà a conquistare la fiducia dell’allenatore e della squadra di nuoto?
E a nascondere il suo segreto ai compagni di scuola? E a non apparire un completo imbranato agli occhi della nuova vicina di casa? Flo è una maga della matematica, ha una madre lontana, un diario su cui appunta tutti gli avvenimenti importanti in forma di grafici e… due galline da compagnia. Anche lei è piena di dubbi e di domande: quando rivedrà sua madre? C’è da fidarsi del nuovo vicino di casa riccio, che si tuffa dalla piattaforma come un atleta olimpico? Oppure è solo un altro bullo in combutta con il viscido Linus? Le risposte arriveranno quando meno se lo aspettano, lasciandoli senza fiato come un tuffo nell’acqua ghiacciata.

Diario per diagrammi e grafici

Serve qualche pagina per entrare nello spirito di questo romanzo per ragazzi dagli 11 anni in poi di Anne Becker, ma una volta rodato il meccanismo, i due diari diventano gustosi. Mi è piaciuto di più quello di Flo, se fossi un’insegnante farei cimentare i ragazzi su questa modalità espressiva per grafici e diagrammi, perché è proprio divertente e avvicina alla tanto odiata matematica. E poi ti insegna che ci sono tanti modi per esprimersi, non è detto che esista solo la parola scritta. Il diario di Jan, invece, è più classico, è da lui che sappiamo cosa succede in questo spaccato di vita. Il che è strano, è Jan che ha difficoltà a leggere. Difficoltà importanti, anche il menù della pizza gli crea problemi. E i compagni finiscono per ridere di lui. O no? Non tutti sono bulletti, a volte anche chi ha delle debolezze legge nelle reazioni degli altri cose che non esistono.

Forza e debolezza

Insomma, una buona lettura, ad alta leggibilità per aiutare chi è come Jan, per riflettere sui punti di forza e debolezza che tutti abbiamo. E, soprattutto, su come l’amicizia, l’amore e l’aiuto degli altri possano aiutarci a vivere. Dovendo fare un appunto, direi che Anne Becker conosce poco il mondo del nuoto. A tredici anni, Jan dovrebbe fare allenamenti più intensi ed essere moooolto più impegnato, se davvero avesse le capacità per presentarsi ai campionati nazionali. Invece l’autrice tratta l’argomento come se fosse una passeggiata. Vi assicuro che non lo è. D’altra parte, la più bella nuotata lo è sul serio, quindi la perdoniamo.

La nuotata più bella 

E arriviamo a noi. Qual è la più bella nuotata? La mia non è romantica, ma la ricordo come se fosse ieri. Un allenamento sotto la grandine, i chicchi sulle braccia, per fortuna uscite senza ammaccature. E sott’acqua, il caldo che contrasta il freddo fuori. Ma quanto è bello nuotare? E la vostra? Ora tocca a voi, raccontatemi!
p.s. l’allenatore di Jan potrebbe passare per un sessista, con le sua “femminuccia che piagnucola”. In effetti, non è che sia incisivo per tutto il racconto. Se volete mettervi alla prova, fate il test “Che personaggio sei?” proposto dalla casa editrice. Ho rischiato seriamente di essere la gallina di Flo!
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Sirene – Patty Dann

Vi ricordate Sirene, il fim del 1990 con Cher? E’ tratto dall’omonimo romanzo d’esordio di Patty Dann, pubblicato quattro anni prima. Mentre nel film l’estro di Cher fagocita il resto, nel romanzo la vera protagonista è Charlotte, con le sue ansie adolescenziali.

Trama 

Protagonista è una madre americana degli anni ’60, single atipica, che ha la spiccata propensione a trasferirsi altrove non appena le cose con l’uomo di turno iniziano ad andare male. E soprattutto appena le figlie si stanno ambientando: una quindicenne, Charlotte, che vorrebbe farsi suora ma inizia a sentirsi attratta dagli uomini e la piccola Kate, che vuole suolo nuotare. Quando la famiglia si trasferisce per l’ennesima volta, Charlotte è molto soddisfatta perché la nuova abitazione si trova vicino a un monastero cattolico. L’unico problema è che s’invaghisce di Joe, trentenne che lavora come tuttofare.

I turbamenti di Charlotte

Questo romanzo  di Patty Dann è particolare. Quando l’ho aperto avevo in testa il film con Cher, anche perché è in copertina, e nelle prime pagine mi è sembrato molto simile. A un certo punto, invece, ha preso una strada tutta sua. Mentre nel film è chiaramente la madre, Mrs. Flax, la protagonista, qui la storia ruota intorno ai pensieri contorti della figlia maggiore, Charlotte.

L’ossessione per la religione

Per un verso uguale a tutte le adolescenti in cerca di se stesse; per l’altro, una ex bambina in cerca di un equilibrio psichico che una famiglia disfunzionale come la sua non può certo assicurarle. Mentre sua sorella più piccola ha trovato il centro del suo mondo nel nuoto, quindi in un’attività fisica che l’assorbe, Charlotte cerca nella religione un punto fermo. Anche qui, però, senza vera convinzione, ma solo per inseguire un’ideale mistico irrealizzabile. La metafora perfetta di questa incomunicabilità è il suo colloquio con la madre superiora del convento, che una sera le offre cioccolata calda e biscotti. Charlotte (che è ebrea) vorrebbe parlare di religione e confessarsi, la madre superiora non ha nessuna intenzione di ascoltarla, ma solo di parlare, più che altro a se stessa, del fratello morto.

L’ossessione per Joe 

La religione non è l’unico mantra di Charlotte. C’è anche il sesso, incarnato da Joe. Un uomo di trent’anni, che potrebbe essere molto immaturo o leggermente disabile, questo non lo sappiamo. Le due fragilità però si combinano bene e, forse, trovano aiuto uno nell’altra. Anche di Charlotte non saprei dire se avrebbe bisogno di aiuto psichiatrico, come un’insegnante dice alla madre, o se è solo troppo impegnata a superare il grande egoismo che caratterizza la sua età, per scoprire dentro di sé la donna che si avvia a diventare. L’ultima pagina non scioglie il dubbio e, forse, è meglio così.

Il nuoto per master e amatori – Fabio Bettazzoni

Facendo ordine nella libreria è saltato fuori un libro che non mi ricordavo neanche più di avere, Il nuoto per master e amatori, di Fabio Bettazzoni con la prefazione di Luca Sacchi. E’ il primo testo uscito in Italia, e credo proprio sia rimasto l’unico, che analizza il fenomeno del nuoto praticato da master e amatori nei suoi aspetti evolutivi, tecnici e gestionali. Chi sono i master? I master sono nuotatori che gareggiano in un circuito riservato a persone di età pari o superiore a 25 anni.

Le sezioni del libro 

Dopo una prima parte in cui analizza gli aspetti storico culturali, passiamo alla parte tecnico -didattica, forse la più interessante per chi si avvicina al nuoto master per la prima volta. L’ultima parte è riservata agli aspetti tecnico-gestionali, che riguardano chi intende lanciarsi nell’avventura dall’altra parte del vetro, come allenatore o società.

Pur essendo ormai sorpassato sotto diversi profili, rimane comunque un testo interessante per chi vuole studiare le origini del movimento in Italia. Di solito, infatti, ancora oggi si parla di nuoto per narrare le gesta sportive e private degli atleti di punta. Così si finisce per sottovalutare l’importanza del movimento di base, che dà linfa economica e di entusiasmo, all’intera disciplina.

L’autore e la prefazione 

L’autore, Fabio Bettazzoni, ex primatista europeo master, è tra i fondatori – nonché responsabili dell’area tecnica – della Nuovo Nuoto di Bologna. La prefazione è curata da Luca Sacchi, ex nuotatore e oggi commentatore televisivo, che con la consueta ironia ci racconta nelle prime pagine la situazione tipo di una qualsiasi squadra di nuoto master.

Massimo fa il fotografo, Monica è segretaria, Roberto fisioterapista, Iaia non lo so ma è bellissima. Poi c’è l’avvocato, quello delle pubbliche relazioni, l’imprenditore, il professore universitario, l’impiegato dell’Algida, Gionni che vende telefonini, P.J. Ombra – sguardo cupo, voce appena sussurrata “se ti serve qualcosa, Luca…magliette, orologi…beh…chiedimi pure” – e Fabio che invece fa il giudice (a lui P. J. non offre nulla). Insomma, una normale squadra master. 

La tua squadra master somiglia a questa? Raccontacela nei commenti! 😉 

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L’ultima bracciata, di Francesco Sarzana

Brema, L’ultima bracciata – Francesco Zarzana

Un documentario su RaiStoria mi ha fatto riprendere in mano questo libro sulla tragedia di Brema.  Libro che ogni tanto riapro per guardare le loro foto. E piangere.

Brema 28/01/1966. L’Italia sta cantando le canzoni del Festival di Sanremo, quando arriva una notizia spaventosa. E’ caduto un aereo della Lufthansa a Brema. Brema? I nostri nuotatori stavano andando lì, insieme all’allenatore e a un cronista Rai. Non è il loro aereo, vero?

Nessun sopravvissuto

Un’intera generazione di giovani atleti spazzata via in un attimo.

Francesco Zarzana ne L’ultima bracciata ripercorre quei terribili momenti, ci racconta chi erano quei ragazzi, quali sogni avevano, cosa avevano già vinto e quali traguardi avrebbero potuto raggiungere se all’ultimo minuto la Federazione non avesse deciso di prendere l’aereo per farli arrivare riposati alla gara internazionale che si sarebbe tenuta a in Germania, a Brema appunto, una tappa importante della stagione.

Amedeo, Bruno, Carmen, Chiaffredo, Daniela, Luciana, Sergio, hanno i volti sorridenti e gli occhi luminosi della loro età. Li vedremo sempre così, in eterno, perché non hanno potuto diventare vecchi e guardare in tv gli atleti arrivati dopo di loro. E Nico, Paolo, il giornalista e l’allenatore che li accompagnava, gente che credeva nel nuoto e che li aveva visti crescere e diventare forti, fortissimi, tanto da poter competere coi grandi a livello europeo.

Atleti veri

Un libro e una vicenda che assumono per me un significato particolare. Noi giovani nuotatori siamo tutti cresciuti nel loro ricordo e ho avuto la fortuna di conoscere personalmente la mamma di uno di loro, Bruno Bianchi. Un’anziana signora, o almeno a me così sembrava all’epoca, che partecipava alle nostre gare di bambini e che ci incitava a fare del nostro meglio. Perché il nuoto, e lo sport in generale, è proprio questo: una disciplina che insegna a sacrificarsi, a lottare ad armi pari, facendo del proprio meglio per mettere la mano davanti, e a stringere la mano di quello che l’ha messa davanti in caso di sconfitta. Come aveva fatto il figlio Bruno, che lavorava come operaio alla Fiat e che oltre agli allenamenti trovava anche il tempo per frequentare l’università. Uno scenario un po’ di diverso da quello delle stelle dello spettacolo che vediamo oggi in tv, no?

Una lettura triste, commovente e intensa allo stesso tempo, da affrontare col fazzoletto in mano. Il sottotitolo recita: “Brema, 1966: la tragedia dimenticata della Nazionale di nuoto”.

Io cambierei il sottotitolo in “La tragedia Indimenticata (e indimenticabile)“.

***

Dal libro “L’ultima bracciata”

Dino Buzzati “I puri”

“…quando a Superga si fracassò l’aereo che portava la squadra del Torino, l’impressione fu enorme. Erano i più forti calciatori d’Italia.
Questi qui di Brema fanno più pena e più pietà.
De Gregorio, Bianchi, Rora, Chimisso, la Massenzi, la Longo e la Samuele non erano famosi, anche se erano i più bravi. Chi in Italia si interessa di nuoto? Abbiamo il mare da tutte le parti, ma semplicemente tenersi a galla è una specie di rarità. Non erano famosi e neanche ricchi. Anche se avessero vinto tutte le gare non avrebbero guadagnato un soldo. Erano i puri, gli asceti dello sport, i candidi e generosi, con la faccia ancora da bambini. Niente divertimenti e baldorie come tutti gli altri ragazzi. Ma disciplina, dieta, esercizi, fatica. Con in fondo il miraggio di una gloria minuscola che sarebbe durata ventiquattrore nella migliore delle ipotesi…”

Francesco Zarzana – L’ultima bracciata

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Il nuoto per master e amatori, di Fabio Bettazzoni