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Corea del Sud: continua il giro a Jeju

La prima giornata a Jeju è stata fantastica: il tunnel di lava di Manjanggul Cave, il monte Seongsan Ilchulbong, ma soprattutto loro, le haenyeo, mitologiche donne pescatrici che sono il motivo per cui mi sono spinta fino a qui. Ma Jeju, ovviamente, è un’isola grande e di cose da vedere e fare ce ne sono a bizzeffe. In questa seconda parte del giro di Jeju, vi racconterò quello che ho fatto e visto nell’unica isola autonoma della Corea del Sud.

Il noleggio della macchina

Purtroppo il tempo in questo tipo di viaggi gioca sempre a sfavore e, quindi, ho preferito optare per un noleggio macchina che accorciasse i tempi dei mezzi pubblici e che, sopratuttto, si dirigesse immediatamente verso i punti selezionati. Qui devo aprire una parentesi e lo faccio subito, in modo che lo leggiate quasi sicuramente. Il noleggio macchina a Jeju p un servizio diffuso e molto utile, ma proprio per questo bisogna fare attenzione. Non fate come me: sapete che sono una fautrice dell’organizzazione all’ultimo minuto, ma in questo caso vi consiglio di organizzarvi per tempo e di prenotare con diversi giorni di anticipo. Perché? Perché all’ultimo momento troverete gli autisti improvvisati, come è successo a me. Una persona scortese, che contrariamente alle premesse non parlava una parola di inglese, e con la quale era praticamente impossibile comunicare. Prenotate e andate con le idee chiare, dite esattamente cosa volete fare e dove. Il servizio costa 180-200mila,  won, circa 150 euro, e se scegliete bene li vale tutti. Altrimenti, il taxi driver tenderà a portarvi nei cosiddetti tour dello shopping, facendovi perdere tempo, e a mangiare in posti che conosce e con cui ha degli accordi di suddivisione degli utili. Nonostante tutto, la giornata è andata comunque benissimo e ora vi darò una panoramica delle attività da poter fare.

Dol hareubang (돌 하르방) 

Il “nonno di pietra” è ovunque ed è una presenza rassicurante. Mi sono molto divertita a fare foto ai diversi nonni e nipotini con la faccia da vecchietto e il naso a patata sparsi sull’isola. Dai coreani è considerato una sorta di dio, che offre protezione e fertilità agli abitanti. I bambini lo chiamano anche Buddha di pietra. Come souvenir si trova praticamente in ogni negozietto e anch’io ne ho portato uno a casa. La sua espressione bonaria mi conforta.

Yongduam, o Dragon Head Rock

Forse perché anche molto vicina all’aeroporto, questa roccia di origine vulcanica, alta 10 metri e lunga 30 metri, scolpita dalle onde e dal vento fino a sembrare una testa di drago, da qui il nome, è popolarissima. Tanto che a Jeju è considerata un monumento. La leggenda narra che il drago fosse un emissario inviato da un re per raccogliere un elisir di lunga vita sul monte Halla. Un’altra versione sostiene che il drago fosse fuggito con una sacra pietra di giada, di proprietà del guardiano della montagna (forse il gumiho millenario Lee Yeon di Tale of the Nine Tailed?). Per punizione, il drago il guardiano lo abbattè con una freccia e lo trasformò in pietra proprio dove si trova oggi. I visitatori asiatici la considerano comunque di buon auspicio, perché i draghi neri sono considerati simboli di coraggio, speranza e buona fortuna.

Il tendone del pesce

Ma io so che hanno un altro motivo per visitarla volentieri. Sulla spiaggia, proprio sotto la roccia, le donne di Jeju vendono il pesce appena pescato seminascoste, ma non troppo, da un tendone. In mezzo alle rocce, dove si inerpicano persone vestite anche bene, addirittura donne coi tacchi!, per mangiare il pesce seduti alla buona. Vi assicuro, un’esperienza conviviale come ne ho viste poche in vita mia. La mia idiosincrasia per il pesce crudo stavolta è stata un vero peccato! Non perdetevi quest’esperienza “mistica”, mi raccomando. 

Il museo del tè verde Osulloc (오설록티뮤지엄)

E’ stato aperto a Seogwipo city agli inizi degli anni 2000 per incentivare la tradizione del tè a Jeju. Si trova proprio di fronte ai campi da tè, dove ho fatto una meravigliosa passeggiata solitaria tra i filari. Sospetto, infatti, che i coreani preferiscano di gran lunga l’interno, che architettonicamente somiglia a quei cafè moderni che vediamo nei kdrama. L’esterno simboleggia una pietra da inchiostro e calamaio, l’interno è in legno e acciaio, con il disegno pulito ma caldo che caratterizza questi interni. Dentro, è possibile visitare il museo, assaggiare diversi tipi di tè, fermarsi per un pezzo di torta o un dolce di forme particolari, oppure fare tappa nella sala cosmetici, dove ovviamente c’è di tutto e di più. Io, però, vi suggerisco di passare più tempo fuori che dentro.

Il tè al mandarino e la spiaggia

Ho apprezzato il museo del tè, i campi e il paesaggio,  ma l’esperienza più rilassante da fare sull’isola è, ovviamente, passeggiare sul lungomare. Magari sorseggiando un ottimo tè al mandarino in uno dei piccoli cafè che si trovano sulla strada. Non l’avevo mai assaggiato prima e mi è proprio piaciuto.

I mandaranci

I mandaranci sono una vera e propria specialità locale ed effettivamente meritano, anche se rispetto ai prezzi coreani costano molto di più, ma sempre abbordabili. Oltre ai mandaranci veri e propri, ci sono innumerevoli prodotti e gadget al mandarancio, sicuramente un possibile regalo da riportare a casa.

Il villaggio Folk

Questo è una delle tappe che ci sono state consigliate dall’autista a noleggio. Che dire, ci ha fatto passare da una porta laterale, si è consultato con alcune persone fuori. Tutto un po’ strano e il villaggio finto che più finto non si può. Comunque piuttosto interessante, il signore che ci ha fatto da guida all’interno ci ha raccontato qualche aneddoto sugli abitanti di questi villaggi del passato. In particolare sulle donne, che facevano anche cinque chilometri al giorno con un’anfora sulla schiena per andare a prendere l’acqua. Come già vi ho detto nella prima parte, le donne di Jeju, e della Corea del Sud in generale, erano e sono delle grandi lavoratrici. Immancabili i maiali neri locali e la stanza dove ha tentato di venderci dei cosmetici di latte d’asina che fanno ringiovanire all’istante. Mi ha fatto una bella foto, però. Signore perdonato all’istante.

Il bookcafè più pazzo del mondo

Divertentissimo, trovato sempre durante una passeggiata sul lungomare di Jeju. La scritta “bookcafè” mi ha attirato subito. Sono entrata: dentro, molti libri, nessun caffè. E neanche nessuno dentro, se è per questo. Ancora mi chiedo che tipo di locale fosse e non trovo una risposta.

Tramonto sulla spiaggia

Non ho la lista delle location utilizzate, ma la spiaggia che frequentano Ji Chang-wook/Park Jae-won e Kim Ji-won/Yoon Seon-a quando si incontrano fuori dalla Corea del Sud mi ha ricordato una di quelle in cui ho visto il tramonto a Jeju. Ce ne sono tante, scegliete quella che vi piace di più o che è più vicina al vostro alloggio, ma non fatevi mancare quest’esperienza. Il tramonto in spiaggia è strepitoso. 

Le cascate di Cheonjiyeonpokpo 

Il nome significa letteralmente “il cielo e la terra sono collegati”, perché osservando la cascata, l’acqua sembra cadere dal cielo. Un po’ esagerato, forse, ma l’ambiente è suggestivo. L’area forestale intorno alla cascata ospita diverse varie piante rare, così come il laghetto che circonda la cascata è un habitat naturale per diverse specie di pesci. La cascata è alta 22 metri, larga 12 metri e profonda 20 metri. 

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Bosudong, il labirinto misterioso dei libri

Bosudong è la fantasia, il mistero, l’avvenimento imprevisto che ti capita in viaggio e che dà un senso non solo al viaggio, ma anche alla vita. Sto esagerando? ora vi racconterò cosa mi è successo mentre visitavo Busan, la “regina del mare” coreana. E dopo aver ascoltato la storia, ditemi voi se la mia meraviglia non è ben riposta.

Un bookcafè qualsiasi…

Tutto inizia con una forte voglia di riposarmi, possibilmente a un tavolino con una tazza di qualsiasi liquido sembri commestibile. Sono appena uscita dal mercato del pesce di Jagalchi e, come vi ho già spiegato, la vista di tutto quel pesce, soprattutto di quello vivo, mi ha un po’ scombussolato. Sulla strada incontro dei ragazzini che mi guardano come se fossi un pesce rosso nell’acquario. Non è la stagione dei turisti stranieri, loro si divertono e vogliono una foto di gruppo. Anche a me sembra divertente e ci facciamo la foto insieme. Subito dopo, attraverso la strada e vedo un’insegna: Boo cafè, la K è saltata.

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Bene, un “boocafè” è proprio quello che ci vuole, ma vi dirò, dall’esterno non c’era niente che mi ispirasse più di tanto, veramente volevo solo un caffè o qualcosa del genere. Entro e capisco immediatamente di essermi sbagliata. Il locale è una vera e propria libreria, stipata in ogni dove, con un angolo caffè e qualche tavolino. Ordino un cappuccino e mi arriva servito in una bella tazza colorata. Fantastico. Tutto mi predispospone al meglio.

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Mi accorgo che la libreria prosegue all’interno con diversi ambienti e gironzolo per curiosare un po’, senza grandi aspettative. Ma a un certo punto, da una delle sale vedo che c’è un’uscita sul retro e, quello che vedo fuori, sembra proprio un banco di libri. Mi sembra di essere finita dentro The king eternal monarch, vi ricordate la scena davanti alla libreria dell’usato? Uguale uguale. Esco e là fuori trovo un mondo parallelo, proprio come succede a Lee Gon nel kdrama! Pazzesco, veramente.

Bosudong 

Insomma, sono finita, del tutto casualmente, nel bel mezzo della Strada dei libri Bosudong. La strada, che in realtà è composta da circa 2 chilometri di vicoli e vicoletti tutti dedicati ai libri con stand che sembrano infiniti, è una goia per gli occhi e il cuore di ogni bibliofilo che si rispetti. E’ fantastico non solo girare per i diversi rivenditori, ma anche occhieggiare quello che scelgono o valutano gli altri. Nel momento in cui sono passata io, essendo mattina, essenzialmente mamme con figli piccoli e studenti. Ve lo dico, se avessi avuto abbastanza tempo, ci avrei passato tutto il giorno. Ed esserci passata dopo aver trascorso due giorni al Tempio di Bomosa ha reso l’esperienza ancora più mistica. Anche perché, la storia di questo Mercato, perché di questo si tratta in fondo, affonda le radici nella cultura e nella storia coreana. Ed è stupefacente a dir poco. Ora vi racconto.

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La storia di Bosudong

L’atmosfera sonnacchiosa che ho incontrato io a Bosudong non deve trarre in inganno, la storia di queste stradine è tinta di sangue. Il sangue della guerra di Corea. L’area, infatti, era stata aperta per la prima volta negli anni ’50, sulla scia dell’indipendenza della Corea dal controllo coloniale giapponese alla fine della seconda guerra mondiale. Esistevano i presupposti, perché prima della guerra, qui c’era il mercato di Gukje prima che venisse buttato giù. Durante la guerra di Corea, Busan fu dichiarata capitale provvisoria e l’unica città che resistette all’avanzata degli invasori. A un certo punto, fu circondata su tutti i lati, tranne che dal mare. In questo ultimo baluardo di libertà, affluivano profughi da ogni parte della penisola. Alcuni, nella fuga, avevano portato via i loro libri ed erano stati costretti a venderli a poco prezzo, allestendo le prime bancarelle.  Ma come, direte voi, scappano per salvarsi e si portano dietro un peso inutile? Il fatto è che per loro i libri non erano per niente inutili. Anzi, una delle cose più preziose che avessero. Prima della guerra, infatti, Pyongyang e le aree di quella che sarebbe diventata la Corea del Nord, ospitavano una popolazione molto benestante e istruita. Immaginate cosa devono aver passato questi studiosi, o professionisti, nel dare via a poco prezzo quello che avevano studiato e letto per tutta la vita? Immaginateli mentre vanno via e riempiono la sacca di quello che è trasportabile, le pagine simbolo della loro esistenza

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Perdetevi nel labirinto

Non è una storia incredibile? Per questo vi dico, se arrivate fino a Busan, e se amate i libri, questo pezzo di storia coreana è imperdibile. Magari fate al contrario: prima gironzolate per gli stand e poi fermatevi a gustare un buon caffè. Ci sono locali a tema libri e personaggi tutto intorno al mercato, non mancherà certo quello di vostro gusto. Come non mancherà una bancarella a tema che vi farà trovare la perla che stavate cercando. Magari, chissà, appartenuta a un antenato dell’ufficiale Ri Jeong-hyuk prima che incontrasse Yoon Se-ri (Crash landing on you). E sempre a proposito di kdrama, proprio dentro Bosudong è stata girata la scena del tenero bacio tra Louis e Go Bok Shil nell’episodio 8 di Shopping King Louis

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Che ne pensate di Bosudong? Vi piacerebbe visitarlo? Scrivetemi nei commenti le vostre impressioni!

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I miei giorni leggeri leggeri alla libreria Morisaki

Viaggio in Corea del Sud: il Tempio di Haeinsa

Lascio Chuncheonfiume che scorre quando arriva la primavera, per immergermi direttamente nel paesaggio fiabesco del Tempio che si riflette sul mare liscio, Haeinsa (해인사, Heinsà in italiano, dove Sa sta per “tempio maggiore”). E’ uno dei tre gioielli coreani, templi buddisti di particolare importanza. Il tempio Haeinsa è il secondo più rilevante, perché al suo interno custodisce i Tripikaka coreani. Che è anche il motivo per cui vi consiglio di sceglierlo come tappa del vostro tour in Corea del Sud.

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Tripikaka coreani

I Tripikaka coreani sono delle scritture buddiste scolpite su 81.258 blocchi di stampa in legno, che Haeinsa ospita dall’anno 1398 e che fanno di questo tempio il secondo in ordine di importanza dopo Tondosa, il primo perché è il più grande e soprattutto perché rappresenta Buddha stesso. Tanto è vero che è l’unico a non avere una statua di Buddha all’ingresso. Ma torniamo ai nostri Tripikaka. I Tripikaka sono l’insieme delle Scritture buddiste scolpite su 81.258 blocchi di stampa in legno, realizzati durante la dinastia Goryeo (918-1392) e oggi patrimonio dell’UNESCO. Il valore storico dei Tripitaka Koreana deriva dal fatto di essere la collezione più completa ed accurata di trattati, leggi e scritture buddhiste, in cui non è stato trovato alcun errore negli oltre 52 milioni di caratteri cinesi organizzati in 6.568 volumi e 1.496 titoli. Ogni tavoletta è lunga 24 centimetri e larga 70, mentre lo spessore varia fra i 2,6 e i 4 centimetri e il peso fra i 3 e i 4 chili. I compilatori della versione coreana incorporarono altre antiche versioni e vi aggiunsero versioni scritte da monaci rispettabiliLa qualità delle incisioni su tutte le tavolette è attribuita al Precettore nazionale Sugi, che le controllò attentamente in cerca del più piccolo errore. Proprio per la loro accuratezza, sulle Tripitaka Koreana sono basate le versioni giapponesicinesi e di Taiwan

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Scampati alla distruzione 

Purtroppo oggi possiamo vederli solo dall’esterno, protetti da grate in legno che ne assicurano la conservazione. E’ come se fossero in carcere, conservati come sono in quattro edifici nella parte più antica e più alta del tempio, Janggyeong Panjeon. Una costruzione fatta ad hoc per le tavole e che nei secoli è scampata a incendi, invasioni e distruzioni. Addirittura, durante la guerra di Corea avrebbe dovuto essere bombardato, senonché il pilota si rifiutò di obbedire agli ordini. Anche se li ho visti solo da lontano, sono molto suggestivi. Sarà perché quando li ho visitati non c’era quasi nessuno, ma mi è sembrato quasi di poter respirare il lavoro silenzioso e paziente dei monaci che li hanno creati.

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Il Tempio Haeinsa 

Anche se il motivo principale per visitare il tempio sono i codici, il tempio in sé merita una visita. E’ stato fondato durante il terzo anno del regno di re Ae-jang (802) da due monaci Suneung e Ijung. Il nome “Haein” ha origine dall’espressione “Haeinsammae di Hwaeomgyeong” (scrittura buddista), che significa “il mondo veramente illuminato di Buddha e la nostra mente naturalmente incontaminata”. Un’altra interpretazione del nome, invece, fa riferimento allo stato mentale del Buddha, talmente rilassato da essere come il mare calmo, che riflette le cose per come esse realmente sono. I due significati, comunque, in un certo senso si incontrano. Sia come sia, l’atmosfera è davvero quella incontaminata del mare calmo, anche se costruito in montagna.  A partire dalla prima porta, Iljumun, che nella maggior parte dei templi buddisti coreani ogni sattva deve superare per diventare un Buddha, che è considerata un’opera rappresentativa dell’architettura antica. Il sentiero continua in salita attraverso la Porta dei Quattro Re Celesti che custodisce il tempio e il Bullimun, o “porta della non dualità”, che rappresenta l’unicità di tutte le cose. All’interno dell’area principale del tempio, che si trova a un livello più alto rispetto alle porte d’ingresso, ci sono circa una dozzina di sale. Il principale, Daejeokgwangjeon, è dedicato a Vairocana Buddha, che rappresenta l’eterna verità dei precetti esposti nelle scritture buddiste.

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Yeongji, lo stagno della riflessione

Uscendo dal tempio, fermatevi a rimirare questo stagno. A parte la bellezza dei colori, ha una storia curiosa. Sembra, infatti, che la regina madre Heo, la moglie di re Kim Suro, del Regno Gaya, nella sua vita si recò sul Monte Gaia diverse volte, per vedere i suoi sette figli che avevano rinunciato alla mondanità per ritirarsi sul monte. La regina, però, non era in grado di scalare il monte, per motivi di salute. Per lei fu quindi creato questo stagno, che in determinate ore riflette la sommità del monte e il tempio Heinsa. Volgendo lo sguardo alle sue acque, la regina poteva pregare e ammirare il monte. Da qui, il nome di “stagno della riflessione”. Se guardate bene l’acqua in foto, lo vedrete anche voi.

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God of War

Gq8J5mSolo nel 2012, e solo una volta, il tempio di Heinsa è stato utilizzato per un kdrama: God of war, un drama in costume basato su una storia vera. E’ un kdrama che devo assolutamente vedere, anche perché non sono riuscita a trovare foto degli esterni.

Come arrivare al Tempio di Heinsa 

Haeinsa si trova sul monte Gaya, nella provincia del Gyeongsang Meridionale, ed è tuttora un attivo centro di insegnamenti Seon. Per arrivarci, la maniera più semplice è arrivare in treno a Daegu (2 ore da Seoul), fare 13 fermate di metropolitana e prendere un bus dalla stazione di Daegu Seobu Terminal (costo, 8100 won) fino alla fermata Haeinsa Temple, l’ultima, verificando prima gli orari di apertura a seconda della stagione. Haeinsa è l’ultima fermata. Prima che l’autobus si fermasse, un signore è salito e ci ha chiesto 3.000 won a persona. Li ha però chiesti solo agli stranieri e non vi so dire se si tratta di un’offerta “volontaria”, come credo, o un pagamento dovuto, dal momento che poi nessuno ci ha chiesto di far vedere il biglietto. Più probabile che si tratti di una richiesta “spintanea”, comunque poco costosa. Dal punto in cui vi lascia l’autobus, dovete tornare leggermente indietro e seguire i cartelli per circa 1 km. Sarà comunque pieno di donne che vendono cibo e altri prodotti lungo la strada, quindi non potrete sbagliare. Troverete il tempio dopo circa mezz’ora di camminata. Altrimenti, è sempre possibile arrivare in macchina o taxi. Oppure, se siete nella regione per una visita più lunga, potreste approfittare per fare trekking arrivandoci a piedi, soprattutto in autunno dove i colori caldi delle foglie giallorosse vi cattureranno. 

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Train to Busan 

Ora per me è tempo di ripartire e di prendere un altro treno. Un train to Busan

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Viaggio in Corea del Sud: Winter Sonata a Chuncheon

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Viaggio in Corea del Sud: Train to Busan

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Viaggio in Corea del Sud: Winter Sonata a Chuncheon

Chuncheon (춘천, pron. Ciuncion), che significa: fiume che scorre quando arriva la primavera. Curioso: il nome rimanda alla bella stagione, eppure questa cittadina è conosciuta per l’atmosfera innevata che il kdrama Winter Sonata ha saputo creare e far ricordare nel tempo. Se volete scappare per un po’ dalla cappa di polveri sottili che avvolge Seoul, e ripercorrere i passi dei protagonisti del kdrama, non c’è di meglio. L’ho visitata in autunno e posso dire con certezza che è romantica tutto l’anno.

Cosa fare a Chuncheon

Cosa vedere a Chuncheon dipende essenzialmente dal tempo che avete a disposizione. L’ideale sarebbe fermarsi per una notte, ma trovandosi a poco più di un’ora di treno da Seoul, volendo è ottima anche come escursione di un giorno. In ogni caso, sarebbe utile decidere prima di andare su cosa soffermarvi, perché di posti interessanti ce ne sono diversi, ma forse non tutti possono corrispondere ai vostri interessi. Di seguito vi faccio una panoramica delle possibilità che offre.

Il lago

In autunno la vista del lago è mozzafiato. Il colore rosso e giallo degli alberi è predominante e l’atmosfera del bosco trasmette una calma quasi innaturale. La passeggiata che costeggia l’acqua è piacevole e potenzialmente consente di fare tutto il giro, spostandosi fuori città. Chi ama il trekking lo troverà molto interessante. Io mi sono limitata a un giro panoramico per scattare foto. Volendo, è possibile affittare delle anatre pedalò, che sicuramente avrete visto in qualche kdrama e che sono molto amati dalle giovani coppie di coreani.

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Myeongdong Street 

chuncheon2E’ lo stesso nome della via centrale di Seoul. E sembra una sua copia in miniatura. La cittadina è piccola e questa strada ricalca quella della capitale, circondata com’è di negozi di ogni genere. All’entrata del dedalo di strade, le statue di bronzo dei due protagonisti di Winter Sonata danno il benvenuto, ancora oggi super famose e meta di pellegrinaggio per questa location. Chuncheon, infatti, è diventata meta turistica solo dopo la messa in onda del drama. Sono state messe lì, perché in quel punto si svolge una delle scene fondamentali della serie. Praticamente, questo è il kdrama che ha dato il via a tutto. Se volete vedere un drama vintage, ma molto vintage, ve lo consiglio. E’ del 2002 e con uno stampo diverso da quelli che vediamo oggi. Non c’è consegna a domicilio, non ci sono pasti pronti, non c’è caffè liofilizzato. C’è il tè!, servito in tazze di porcellana su vassoio quando arriva l’ospite. C’è anche una mentalità tradizionale, soprattutto della protagonista. E poi, c’è l’atmosfera invernale di Chuncheon. Lei vorresti ammazzarla ogni due minuti, ma bisogna un po’ calarsi nella situazione di una ragazza che è destinata a lavorare fino al matrimonio e poi stop. Peccato che un amore adolescenziale, finito tragicamente, faccia scendere in lei un velo di tristezza senza consolazione. Finché, un giorno, non le sembra di vedere un uomo che somiglia al suo perduto amore in modo straordinario. Ma lei sta per sposarsi…

Il Dalgona candy

E poi, agli angoli delle stradine che si intersecano, i venditori di street food con il loro carretto. E’ qui che ho assaggiato per la prima volta il Dalgona candy, un dolce molto popolare tra i bambini coreani e ora famosissimo dopo il successo di Squid Game. Spesso, infatti, le mamme o i papà lo comprano all’uscita da scuola, per merenda. Viene venduto infilato in un bastoncino e con un disegno creato all’interno con una formina. Il gioco consiste nel mangiarlo spezzettato lasciando per ultima la formina. Io non ci sono riuscita, la formina finisce inevitabilmente per spezzarsi, e sono anche tornata indietro per comunicarlo alla ajumma che me l’ha venduto 🙂

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Dakgalbi 

Sempre un’ajumma mi ha servito il Dakgalbi, il piatto tipico di questa regione, cioè pollo molto piccante saltato in padella. Ci sono tre intere strade dedicate solo a questo piatto e vi posso dire che i ristoranti sono pressoché equivalenti, almeno dalle informazioni che ho preso. Ho scelto quindi il posto che mi ispirava di più come atmosfera a Myeongdong Dakgalbi Street, una delle tre. E non credo di aver sbagliato. In questo ristorantino coreano tradizionale, senza sedie e tre donne a preparare e servire, mi sono molto divertita a osservare le padrone di casa e i pochi presenti. Soprattutto studenti, all’apparenza. Le ajumma pesano gli ingredienti e poi vengono al tavolo a cucinarlo, allontanandosi e tornando ogni tanto per girarlo. Il piatto, infatti, viene servito in gran quantità a prezzo abbordabile. Per questo, era all’inizio molto popolare tra i soldati, in questa zona c’è un distaccamento militare, e gli studenti. La sua popolarità, cominciata da un solo, piccolo ristorantino oltre cinquant’anni fa, è cresciuta fino a diventare uno dei piatti tipici coreani. Non potete non assaggiarlo almeno una volta durante il vostro viaggio.

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Chuncheon Romantic Market

Questo è il mercato più conosciuto di Chuncheon e ha cambiato nome nel 2010. Prima si chiamava semplicemente Mercato centrale. E’ qui che la madre della protagonista di Winter sonata ha un banco. Non mi ha particolarmente colpito, ma nelle serate molto fredde costituisce un buon riparo e sicuramente c’è un’atmosfera “calda” e allegramente confusionaria.

Il festival del Jeon

La parola Jeon indica genericamente le frittelle, un po’ come i nostri “fritti misti”, anche se all’apparenza sembra più una frittata, che prende nomi diversi a seconda dell’ingrediente fritto nella pastella. Nei ristoranti coreani in Italia troverete spesso la versione con frutti di mare, Pajeon. Appena arrivata a Chuncheon, mi sono imbattuta in questa “sagra del jeon”, con i proprietari dei banchetti che facevano a gara per farmi avvicinare e assaggiare. Che ve lo dico a fare, ho dato soddisfazione a tutti. Ma proprio a tutti. Ne avrò assaggiati una trentina, di ogni ingrediente e colore. Stupendi. Accompagnati da Makgeolli, sempre offerto da loro. Stupendi già l’ho detto? Allora lo ripeto. Dopo essermi saziata, mi sono gustata il concerto della festa e poi via, verso il centro città.

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Altre attrazioni 

Purtroppo, a Chuncheon non mi sono trattenuta abbastanza per fare altro. Ma volendo, ci sono diverse possibilità, che mi limito qui a elencare, nella speranza di poter vedere il resto un giorno.

Gubongsan Mountain Observatory

E’ un punto panoramico con vista sul centro città. In pratica, hanno costruito un’intera strada di Caffè a tema, dove ogni bar costituisce un osservatorio.

Uiamho Lake Skywalk

Altro punto panoramico dove fermarsi a fare foto, a metà della pista ciclabile. Lo skywalk è costruito con un pavimento in vetro trasparente, a circa dodici metri sopra l’acqua. Secondo l’opuscolo turistico, chi cammina sul ponte prova sia la sensazione di camminare sulle nuvole sia l’inquietante ansia di poter cadere in acqua da un momento all’altro.

Nami Island

Per i fan di Winter Sonata e non solo, è un must. Talmente must, vi avviso, che le file si sprecano. Motivo per cui a malincuore ho dovuto rinunciare. Si trova a circa mezz’ora di distanza da Chuncheon ed è stata pensata per promuovere sogni e speranze nei bambini e amore e ricordi nelle coppie. Non mi voglio sbilanciare, sicuramente bella e poetica, ma forse un po’ troppo turistica? Scrivetemi nei commenti cosa ne pensate se ci siete stati. 

Casa delle letterature di Kim You-jeong 

Conosciuto come uno dei principali romanzieri coreani di racconti, Kim You-jeong (1908-1937) è nato nel villaggio di Silla, a Chuncheon. Il restauro della sua casa natale fa parte di uno sforzo per trasformare l’intero villaggio in un villaggio della letteratura in onore del romanziere. 

Come raggiungere Chuncheon 

In treno

Chuncheon si trova alla fine della Gyeongchun Rail Line, che collega la città alla stazione di Cheongnyangni a Seoul (a cui è possibile accedere tramite la metropolitana di Seoul, linea 1). Il costo è di circa W5,500 per prendere il treno da Seoul alla stazione di Chuncheon, 190, Geunhoe-dong, Chuncheon-si. A Chuncheon ci sono due stazioni: Chuncheon Station, alla fine della linea Gyeongchun, e Namchuncheon Station (precedentemente chiamata Seongsan Station), che è la stazione principale e si trova a circa 2 km dal centro città. Da qui non ci sono autobus che portano al centro città, bisogna prendere un taxi o camminare per circa mezz’ora. 

In autobus

Gli autobus partono dal terminal degli autobus Express di Seoul o dal terminal Sangbong fino al terminal degli autobus di Chuncheon e impiegano circa 90 minuti. Dall’aeroporto di Incheon, puoi prendere un autobus direttamente per Chuncheon. Gli autobus costano circa W13.700. 

In macchina

Chuncheon è sulla direttrice settentrionale dell’autostrada Jung-ang (strada 55), che attraversa Wonju e prosegue verso sud fino a Busan. 

Allora? Come vi sembra questo primo assaggio di Corea? Avete domande? Curiosità? Scrivetemi nei commenti e cercherò di rispondervi 🙂

Intanto vi dico che nella prossima puntata andremo alla scoperta del Codice coreano. Cos’è? Presto lo saprete 😉

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Viaggio in Corea del Sud: il Tempio di Haeinsa

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http://www.pennaecalamaro.com/2021/05/18/templestay-due-giorni-nella-vita-un-monaco-coreano/

Viaggio in Corea del Sud: Train to Busan

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