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Roma, 100 presepi in mostra al Vaticano

I 100 presepi, sempre a proposito di tradizioni, sono ormai una certezza nel periodo di Natale. Quest’anno il Vaticano ospita la quinta edizione della mostra, 100 presepi provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, che si “sfidano” a colpi di originalità e sapienza, per essere decretati “il più bello” dai visitatori che ogni anno affollano il colonnato per ammirarli. Ma vediamo qualche foto. E sbrigatevi: avete tempo solo fino all’otto gennaio, altrimenti dovrete aspettare l’anno prossimo!

Il presepe Atac

Parto dal mio preferito: il presepe Atac. L’autista che porta nel suo autobus una sorta di Arca di Noè umana e non, antico romano compreso, mi è sembrato molto significativo come messaggio. Anche se l’azienda di trasporti ci fa impazzire nella vita di tutti i giorni, e infatti l’antico romano sembra inveire contro qualcuno…hahaha, nella creazione di questo manufatto hanno fatto veramente un bel lavoro.

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La guerra 

Non può mancare un riferimento alla guerra in Ucraina, con un presepe tematico che rappresenta distruzione e soldati invece del tipico villaggio con abitanti.

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Rappresentanza estera 

Nutrita la rappresentanza estera quest’anno. Hanno inviato i loro presepi Taiwan, Malta, Croazia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Ucraina, Venezuela, Guatemala

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Informazioni pratiche

La mostra è allestita presso il Colonnato di Piazza San Pietro dal 9 dicembre 2022 al 8 gennaio 2023. E’ aperta tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 19:30, con ingresso gratuito e consentito fino a 15 minuti prima dell’orario di chiusura.

 

Viaggio in Corea del Sud: il Tempio di Haeinsa

Lascio Chuncheonfiume che scorre quando arriva la primavera, per immergermi direttamente nel paesaggio fiabesco del Tempio che si riflette sul mare liscio, Haeinsa (해인사, Heinsà in italiano, dove Sa sta per “tempio maggiore”). E’ uno dei tre gioielli coreani, templi buddisti di particolare importanza. Il tempio Haeinsa è il secondo più rilevante, perché al suo interno custodisce i Tripikaka coreani. Che è anche il motivo per cui vi consiglio di sceglierlo come tappa del vostro tour in Corea del Sud.

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Tripikaka coreani

I Tripikaka coreani sono delle scritture buddiste scolpite su 81.258 blocchi di stampa in legno, che Haeinsa ospita dall’anno 1398 e che fanno di questo tempio il secondo in ordine di importanza dopo Tondosa, il primo perché è il più grande e soprattutto perché rappresenta Buddha stesso. Tanto è vero che è l’unico a non avere una statua di Buddha all’ingresso. Ma torniamo ai nostri Tripikaka. I Tripikaka sono l’insieme delle Scritture buddiste scolpite su 81.258 blocchi di stampa in legno, realizzati durante la dinastia Goryeo (918-1392) e oggi patrimonio dell’UNESCO. Il valore storico dei Tripitaka Koreana deriva dal fatto di essere la collezione più completa ed accurata di trattati, leggi e scritture buddhiste, in cui non è stato trovato alcun errore negli oltre 52 milioni di caratteri cinesi organizzati in 6.568 volumi e 1.496 titoli. Ogni tavoletta è lunga 24 centimetri e larga 70, mentre lo spessore varia fra i 2,6 e i 4 centimetri e il peso fra i 3 e i 4 chili. I compilatori della versione coreana incorporarono altre antiche versioni e vi aggiunsero versioni scritte da monaci rispettabiliLa qualità delle incisioni su tutte le tavolette è attribuita al Precettore nazionale Sugi, che le controllò attentamente in cerca del più piccolo errore. Proprio per la loro accuratezza, sulle Tripitaka Koreana sono basate le versioni giapponesicinesi e di Taiwan

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Scampati alla distruzione 

Purtroppo oggi possiamo vederli solo dall’esterno, protetti da grate in legno che ne assicurano la conservazione. E’ come se fossero in carcere, conservati come sono in quattro edifici nella parte più antica e più alta del tempio, Janggyeong Panjeon. Una costruzione fatta ad hoc per le tavole e che nei secoli è scampata a incendi, invasioni e distruzioni. Addirittura, durante la guerra di Corea avrebbe dovuto essere bombardato, senonché il pilota si rifiutò di obbedire agli ordini. Anche se li ho visti solo da lontano, sono molto suggestivi. Sarà perché quando li ho visitati non c’era quasi nessuno, ma mi è sembrato quasi di poter respirare il lavoro silenzioso e paziente dei monaci che li hanno creati.

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Il Tempio Haeinsa 

Anche se il motivo principale per visitare il tempio sono i codici, il tempio in sé merita una visita. E’ stato fondato durante il terzo anno del regno di re Ae-jang (802) da due monaci Suneung e Ijung. Il nome “Haein” ha origine dall’espressione “Haeinsammae di Hwaeomgyeong” (scrittura buddista), che significa “il mondo veramente illuminato di Buddha e la nostra mente naturalmente incontaminata”. Un’altra interpretazione del nome, invece, fa riferimento allo stato mentale del Buddha, talmente rilassato da essere come il mare calmo, che riflette le cose per come esse realmente sono. I due significati, comunque, in un certo senso si incontrano. Sia come sia, l’atmosfera è davvero quella incontaminata del mare calmo, anche se costruito in montagna.  A partire dalla prima porta, Iljumun, che nella maggior parte dei templi buddisti coreani ogni sattva deve superare per diventare un Buddha, che è considerata un’opera rappresentativa dell’architettura antica. Il sentiero continua in salita attraverso la Porta dei Quattro Re Celesti che custodisce il tempio e il Bullimun, o “porta della non dualità”, che rappresenta l’unicità di tutte le cose. All’interno dell’area principale del tempio, che si trova a un livello più alto rispetto alle porte d’ingresso, ci sono circa una dozzina di sale. Il principale, Daejeokgwangjeon, è dedicato a Vairocana Buddha, che rappresenta l’eterna verità dei precetti esposti nelle scritture buddiste.

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Yeongji, lo stagno della riflessione

Uscendo dal tempio, fermatevi a rimirare questo stagno. A parte la bellezza dei colori, ha una storia curiosa. Sembra, infatti, che la regina madre Heo, la moglie di re Kim Suro, del Regno Gaya, nella sua vita si recò sul Monte Gaia diverse volte, per vedere i suoi sette figli che avevano rinunciato alla mondanità per ritirarsi sul monte. La regina, però, non era in grado di scalare il monte, per motivi di salute. Per lei fu quindi creato questo stagno, che in determinate ore riflette la sommità del monte e il tempio Heinsa. Volgendo lo sguardo alle sue acque, la regina poteva pregare e ammirare il monte. Da qui, il nome di “stagno della riflessione”. Se guardate bene l’acqua in foto, lo vedrete anche voi.

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God of War

Gq8J5mSolo nel 2012, e solo una volta, il tempio di Heinsa è stato utilizzato per un kdrama: God of war, un drama in costume basato su una storia vera. E’ un kdrama che devo assolutamente vedere, anche perché non sono riuscita a trovare foto degli esterni.

Come arrivare al Tempio di Heinsa 

Haeinsa si trova sul monte Gaya, nella provincia del Gyeongsang Meridionale, ed è tuttora un attivo centro di insegnamenti Seon. Per arrivarci, la maniera più semplice è arrivare in treno a Daegu (2 ore da Seoul), fare 13 fermate di metropolitana e prendere un bus dalla stazione di Daegu Seobu Terminal (costo, 8100 won) fino alla fermata Haeinsa Temple, l’ultima, verificando prima gli orari di apertura a seconda della stagione. Haeinsa è l’ultima fermata. Prima che l’autobus si fermasse, un signore è salito e ci ha chiesto 3.000 won a persona. Li ha però chiesti solo agli stranieri e non vi so dire se si tratta di un’offerta “volontaria”, come credo, o un pagamento dovuto, dal momento che poi nessuno ci ha chiesto di far vedere il biglietto. Più probabile che si tratti di una richiesta “spintanea”, comunque poco costosa. Dal punto in cui vi lascia l’autobus, dovete tornare leggermente indietro e seguire i cartelli per circa 1 km. Sarà comunque pieno di donne che vendono cibo e altri prodotti lungo la strada, quindi non potrete sbagliare. Troverete il tempio dopo circa mezz’ora di camminata. Altrimenti, è sempre possibile arrivare in macchina o taxi. Oppure, se siete nella regione per una visita più lunga, potreste approfittare per fare trekking arrivandoci a piedi, soprattutto in autunno dove i colori caldi delle foglie giallorosse vi cattureranno. 

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Train to Busan 

Ora per me è tempo di ripartire e di prendere un altro treno. Un train to Busan

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Viaggio in Corea del Sud: Train to Busan

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