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La pasta madre, il manuale per giovani panificatori

Non ce l’ho con voi, assolutamente. Anche se mi avete finito tutta la farina sul mercato. Anche se la mia pasta madre ha rischiato di morire di fame, per mancanza di cibo o qualità pessima di quello che ho trovato. Anche se aggredite sui social chi cerca di darvi un consiglio, per ansia da prestazione da giovani panificatori 🙂 Per tutti questi motivi, vi parlo oggi di uno dei manuali che mi ha aiutato quando ero alle prime armi e che ancora oggi, visto che mi considero ancora alle prime armi, mi accompagna fedelmente quando mi accingo a impastare.

64 ricette 

Sto parlando di La pasta madre, di Antonella Scialdone. Lei nel frattempo ha fatto carriera, la conoscono un po’ tutti. Questo è il primo libro che ha pubblicato, a fine 2010, e che ha avuto molto successo, tanto da arrivare all’ottava ristampa e oltre 22000 copie vendute. Nel manuale ci sono 64 ricette illustrate di pane, dolci e stuzzichini salati, accompagnati da procedimento e foto dei passaggi.

I punti di forza 

Antonella Scialdone è brava a spiegare con semplicità i passaggi, comprensibili anche a un neofita. Le ricette sono tutte provate e  riescono sempre, se seguite alla lettera. C’è anche una parte iniziale dove illustra le tecniche, i termini e gli strumenti da utilizzare. Cosa importante: la buona riuscita non dipende dall’impastatrice, perché lei ha preparato tutte queste ricette impastando a mano. Se considerate che all’interno, tra le ricette, ci sono anche grandi lievitati come cornetti, panettone salato e colomba, direi che quest’aspetto è fondamentale.

Consigli (non richiesti) ai panificatori 

Ogni manuale, per quanto ben fatto, non può sostituire la messa in pratica. E manualità e istinto, per quanto molto sviluppati, non possono prescindere dalla parte teorica. Ognuna è funzionale all’altra e la combinazione delle due produce, come minimo, buoni risultati. Per questo consiglio a chi si approccia a questa meravigliosa arte, di non sottovalutare questi elementi:

  1. la lentezza. Impastare con il lievito madre richiede calma, tempo, amore per quello che fate. Mettetevi nella giusta disposizione d’animo, prima di abbandonare il lievito di birra e la sua esplosione garantita. La pasta madre è un organismo vivo e, come tale, può rivelarsi capriccioso e non collaborativo. Dipende tutto da quanto riuscirete a farvi amare 😉
  2. fidatevi degli esperti, ma provate da soli a trovare un vostro equilibrio. Sbaglierete mille volte e mille volte esclamerete “ooohhh, questo l’ho davvero fatto io!” Ci vuole tempo e pazienza, ma i risultati arriveranno;
  3. il successo. Quello che uscirà dal vostro forno sparirà in un nanosecondo. Preparatevi ad avere sempre una buona scorta di farina in casa. 🙂

Vi lascio la ricetta del pane tutto semola, tratto dal manuale, che resta il mio preferito, nonostante ormai le abbia provate quasi tutte.

Il pane tutta semola con pasta madre

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Qual è la vostra ricetta preferita? E che manuale avete letto per imparare? Scrivete nei commenti che metodo avete usato!

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Il club delle lettere segrete – Ángeles Doñate

Ángeles Doñate ci riporta un po’ indietro nel tempo, a quando nella buca delle lettere spuntava una busta, magari colorata. Qualcuno aveva pensato a noi e ce lo comunicava con carta e penna. Oggi, al massimo arriva un’emoticon per messaggio. Più pratica, certo. Meno romantica, sicuramente.

Trama

È arrivato l’inverno a Porvenir, e ha portato con sé cattive notizie: per mancanza di lettere, l’ufficio postale sta per essere chiuso e il personale trasferito altrove. Sara, l’unica postina della zona, è nata e cresciuta a Porvenir e la sua vicina Rosa, un’arzilla ottantenne, farebbe qualsiasi cosa per non separarsi da lei. Ma cosa può inventarsi Rosa per evitare che la vita di Sara venga stravolta? Forse potrebbe scrivere una lettera che rimanda da ben sessant’anni e invitare la persona che la riceverà a fare altrettanto, scrivendo a sua volta a qualcuno. Pian piano, quel piccolo gesto innescherà una catena epistolare che coinvolgerà una giovane poetessa decisa a fondare un book club nella biblioteca locale, una donna delle pulizie peruviana, una cuoca un po’ maldestra e tanti altri, rimettendo in moto il lavoro di Sara e creando non poco trambusto fra gli abitanti del piccolo borgo. 

 Lo “scrittore” può mettersi a nudo

In altri momenti, forse non avrei trovato il romanzo piacevole, ma la quarantena pretende e desidera tranquillità e buoni sentimenti. E questo lavoro di Ángeles Doñate ne assicura in abbondanza. L’idea di base è carina, una vecchietta che decide di salvare la postina del paese dal trasferimento per mancanza di posta da recapitare, assicurando che ci siano missive da consegnare. Nasce una catena di lettere, nelle quali il mittente rimane sempre anonimo. Proprio rimanendo anonimo, lo “scrittore” può mettersi a nudo, confessando a uno sconosciuto fatti intimi e privati di se stesso o della propria vita. La catena finisce per avere effetti non solo sull’attività lavorativa della postina, ma anche delle persone che  entrano nel circolo, volenti o nolenti.

Linguaggio quasi “antico”

Dicevo sopra che in altri periodi l’avrei apprezzato meno. Il romanzo, infatti, viene meno proprio sull’aspetto che dovrebbe prevalere, quello delle dimostrazioni d’amore o di amicizia. Il linguaggio utilizzato è quasi “antico”, forse per conformarsi a un paesino arroccato sulle montagne, ma l’effetto voluto non viene raggiunto. Anche i dialoghi tra i personaggi a volte mi hanno lasciato perplessa. Può una ventenne definire un coetaneo “il ragazzo” mentre pensa a lui? Come se fosse molto più grande. E’ forse la scrittrice che si nasconde dietro Alma? Ma soprattutto, può una postina salvare il lavoro recapitando meno di una decina di lettere? Abbastanza improbabile. Come improbabile è la festa che dovrebbe rappresentare l’evento clou, segnando la svolta del romanzo, e che invece viene liquidata in due parole.

In definitiva, un romanzo senza pretese, adatto a chi cerca buoni sentimenti e uno scorrimento tranquillo della storia, con lieto fine assicurato.

p.s. devo aprire una sezione “ma perché non lasciate i titoli originali?” Anche in questo caso El invierno que tomamos cartas en el asunto (l’inverno in cui prendiamo provvedimenti in merito) è più ironico e più intrigante del solito club di qualcosa.

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Tutto ciò che vi devo – Virginia Woolf

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Younger – Pamela Redmond Satran

Pamela Redmond Satran ha scritto questo romanzo a 52 anni, quando una donna inizia a fare un bilancio della sua vita. Oppure, quando decide che in lei l’anima della ventenne non è mai andata via. Younger è il suo secondo libro, la storia di una donna che a un certo punto si reinventa. E si ringiovanisce di qualche anno. Darren Star, l’autore di Sex and the City la serie, non si lascia sfuggire una buona sceneggiatura e ne ha creato una serie di successo.

Trama

A volte nella vita basta dire… sì. Così, quando Alice capisce che non ne può più di fare la casalinga divorziata nel New Jersey, decide di trasferirsi a Manhattan, dalla sua vecchia amica Maggie, per “ricominciare”. Ma come fare, se a 40 anni suonati, dopo quindici dall’ultima volta che è entrata in un ufficio, nessuna azienda la prende in considerazione per un lavoro? È così Alice si finge ventenne. Colpi di sole, jeans stretti, tacco alto, ed ecco che, nella notte di Capodanno, Alice diventa… la se stessa di vent’anni prima. Quella sera stessa incontra Josh, un ragazzo che portava i pannolini quando lei era al liceo. E subito dopo trova lavoro. Per la prima volta da quando aveva “davvero” 28 anni, o anche da prima, Alice capisce che la vita può essere piena di possibilità. Anche se una di queste è che la scoprano. Specie quando Josh decide di fare sul serio…

Metti lo scetticismo da parte

Per leggere questo libro, il lato sinistro scettico che è in me si è dovuto fare da parte per lasciare posto a quello destro romantico. All’inizio ero piuttosto titubante: davvero una quasi quarantacinquenne può essere scambiata da tutti per una ventottenne? Poi mi sono detta, ma sì, perché no? Magari usa una di quelle maschere per il viso che ho riportato dalla Corea del Sud e ha la pelle liscia per natura.

Non è mai troppo tardi per reinventarsi

Fatta pace con questo aspetto del romanzo, per il resto il romanzo scorre veloce sulla strada di una bella favola. Che di questi tempi è anche il modo migliore per rilassarsi con una lettura piacevole. Certo, Pamela Redmond Satran lascia molti temi in superficie. Alla fine di Josh, questo ragazzo che la fa impazzire, non sappiamo quasi nulla, della figlia di Alice, quasi coetanea di Josh, pure. Dell’ex marito neanche un’ombra e poi il lavoro. Chi ti assume senza neanche controllare una carta d’identità? Insomma, su alcuni aspetti si poteva approfondire, però il concetto di fondo è positivo. Innanzitutto, che la distanza generazionale, a ben guardare, non è poi così profonda. E che, soprattutto, non è mai troppo tardi per reinventarsi una vita, anche quando ormai tutto sembra scorrere placidamente su binari prestabiliti. In questo senso, il finale è veramente azzeccato e non scontato.

Non sembra anche a voi che Pamela Redmond Satran ci lasci un bel messaggio di speranza?

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La ragazza del Greenwich Village – Lorna Graham

Un fantasma per coinquilino, un cane per compagnia, una città in cui chiunque di noi vorrebbe vivere almeno per un po’, New York. E il lavoro dei propri sogni che bussa alla porta. Questi gli ingredienti del romanzo d’esordio di Lorna Graham, autrice televisiva americana.

Trama 

La nuova vita di Eve Weldon comincia in un delizioso appartamento di Manhattan, sulle orme della madre Penelope, che nei favolosi anni Sessanta aveva vissuto proprio qui la sua personale età dell’oro. Arriva dritta dall’Ohio, Eve, con la valigia piena dei meravigliosi abiti vintage, il sogno di fare la scrittrice e la voglia di trovare un nuovo amore nella città dove tutto è possibile. E mentre Eve prova ad assaporare l’atmosfera bohémien di Greenwich, tutta jazz e sigarette, scrittori maledetti e martini, di un tempo lontano, sarà l’incontro con Donald Bellows, il più improbabile e inatteso dei coinquilini, a regalarle il senso di un passato dal fascino misterioso e irresistibile. 

Eventual-mente

La cosa migliore di questo romanzo è il nome della protagonista. Eve-Eventual, che ci catapulta subito nel mondo del possibile. E’ possibile mollare tutto, trasferirsi a New York, convivere con un fantasma e un cane e trovare il lavoro dei propri sogni. Non proprio il lavoro di scrittrice da sempre agognato, ma almeno quello di autrice tv, che almeno consente di sopravvivere ai prezzi newyorchesi. E’ una lettura adatta al periodo che sto vivendo: la quarantena e l’attenzione alle informazioni sul coronavirus, che non voglio perdermi, mi obbligano a cercare letture non troppo impegnative, almeno dal punto di vista della riflessione.

La beat generation mancata

Quindi, il romanzo di Lorna Graham ha svolto il suo lavoro. Più riuscita la parte sull’autore televisivo, quella figura semi sommersa senza la quale il conduttore televisivo non sarebbe così preparato come sembra. E che a volte sembra preparato senza esserlo per niente. Meno avvincente la parte sulla ricerca dei segreti di Penelope, la mamma di Eve. Lorna Graham avrebbe potuto calcare di più la mano, farci entrare nell’atmosfera anni ’60 della megalopoli, spingerci a rimpiangere di non essere nati in un’epoca così frizzante. Peccato che della beat generation non riesca a restituirci che un alone.

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Danza con il diavolo – Kirk Douglas

Kirk Douglas sembrava immortale, eppure quest’anno ci ha lasciato, dopo aver passato 103 anni su questa terra. Avevo questo suo romanzo in libreria già da un po’  e mi è sembrato il momento giusto per iniziarlo, perché con il diavolo ci stiamo ballando. Sperando che lui, invece, ora stia danzando con gli angeli…

Trama

Dietro la facciata smagliante di regista famoso e rispettato, Denny nasconde un segreto che lo tormenta fin dall’infanzia, costringendolo a mentire sempre. Ma l’incontro con la sensuale Luba fa crollare il castello di menzogne in cui si è rifugiato.

Una storia ben congegnata

La storia congegnata da Kirk Douglas non è male. Danny è un uomo che dopo essere sopravvissuto al campo di concentramento, decide di dimenticare il suo passato e le sue origini, trasformandosi d’un tratto in un “gentile”. Luba è una ragazza bella e disinibita, che ha imparato a sopravvivere e sarebbe disposta a tutto pur di rimanere a galla. Danny e Luba hanno tanti segreti che rischiano di dividerli, eppure l’attrazione che provano l’uno per l’altra è innegabile. E ha un comune denominatore: la risiera San Sabba, a Trieste, che venne utilizzata dai nazisti dopo l’8 settembre 1943 come campo di prigionia. Dopo quell’esperienza traumatica, lui si è fatto avanti nella vita sfruttando la sua grande passione per il cinema, lei è ancora in cerca del suo vero talento e nel frattempo usa il suo corpo.

Per fortuna era un attore!

Purtroppo, in più punti ho pensato che per fortuna Kirk Douglas ha scelto il mestiere di attore e non quello di romanziere. Non perché l’intreccio non sia godibile, anzi. E’ solo che inserisce troppi elementi che funzionerebbero alla grande in un film, ma non al 100% in un romanzo. Le scene di sesso, per esempio, sembrano a volte poco funzionali alla storia, come se fossero piazzate lì per suscitare interesse voyeuristico nel lettore, o scandalizzarlo. Nessuno dei due intenti riesce in pieno e secondo me danneggia un po’ la tenuta complessiva della storia. A tutto svantaggio della catarsi finale, sulla quale avrebbe al contrario potuto calcare di più la mano.

Comunque, tanto di cappello a Kirk. Mettersi a scrivere dopo i settant’anni una carriera incredibile non è da tutti. D’altra parte, è evidente che lui non fosse un uomo standard. Siete d’accordo? 🙂

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