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Pasqua a Roma con l’Hanji, la carta dei mille anni

In Corea usano l’hanji per il restauro dei libri antichi, è talmente resistente che dura mille anni. Da qui il nome di questa carta così particolare, che è diventata la protagonista di un progetto espositivo realizzato dall’Accademia di Belle Arti di Roma in collaborazione con l’Istituto Culturale Coreano. Il risultato possiamo vederlo fino al 22 maggio 2022 andando a visitare il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese.  Se a Pasqua e nei weekend successivi non avete organizzato niente, o se avete già in programma una passeggiata all’aperto, questo è il posto che fa per voi. Ora vi racconto cosa potrete vedere all’interno e in cosa consiste il progetto dell’Accademia.

Cos’è l’hanji

L’hanji è una carta particolarissima, che ha come elemento base una pasta ottenuta dalla corteccia delle piante di gelso. Le fibre che compongono questa cellulosa sono molto più lunghe rispetto a quelle della carta tradizionale. Questo permette ai filamenti di rimanere ben intrecciati tra di loro durante il processo produttivo, dando vita a una carta molto forte, pieghevole, morbida come seta e resistente al tempo senza ingiallimenti. Il materiale che viene impiegato durante il processo di incollatura, infatti, non è chimico, ma si ottiene dalla linfa stessa del gelso, permettendo alla carta di conservare il proprio colore e la propria capacità di piegatura. Tradizionalmente veniva impiegata nella calligrafia e nella pittura, ma anche come isolante per le case hanok e per il riscaldamento a pavimento. L’hanji è così versatile che si può usare praticamente per tutto: oggettistica, vestiti, spaghi, arredamento d’interni.

Il progetto

Il progetto espositivo è stato realizzato dall’Accademia di Belle Arti in collaborazione con l’Istituto Culturale Coreano. Gli artisti selezionati  sono sia giovani alle prime esperienze sia importanti artisti riconosciuti a livello internazionale. A loro è stata garantita la massima libertà creativa, con l’unica richiesta di partecipare alla realizzazione manuale della carta presso il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Roma, l’unico in Europa ad essersi specializzato nella produzione della Carta Coreana tradizionale. Il risultato di questa esperienza pratica sono i lavori che possiamo vedere visitando la mostra.

La mostra

Pe capire quello che gli artisti hanno allestito, bisogna partire dal video introduttivo, che il custode del museo consiglia caldamente di guardare. Sono d’accordo, perdete 5 minuti e capirete come viene creata la carta. Un lavoro pazzesco, fatto di pazienza e attenzione ai dettagli. Incredibile come in un Paese dove la tecnologia porta i coreani più o meno cento anni avanti a noi europei, e non scherzo, è veramente così, progresso e tradizione riescano a convivere così pacificamente. Anzi, la tradizione accompagna il progresso. Questo è visibile ovunque in Corea del Sud, ve ne ho già parlato ampiamente, e ho ritrovato la stessa commistione girando per le sale.

Le sale

Le opere italiane dialogano con quelle coreane, nel senso che si mescolano l’una alle altre sulle pareti. In realtà, è abbastanza intuitivo capire se l’artista è italiano o coreano e, soprattutto, se è un artista alle prime armi o no. Devo dire che le opere coreane, pur essendo enormemente più a proprio agio nell’utilizzo della carta, ed è subito percepibile, finiscono per somigliarsi le une alle altre, acquisendo quella tipica linearità e ordine orientale che è un marchio di fabbrica. Gli artisti italiani in alcuni casi sono stati più ingenui, ma hanno comunque tentato di differenziare le opere.  L’opera coreana che si discosta dalle altre, e che è anche la mia preferita, è questa Gamcheon dyed with Persimmon” di Kim Yang Hee, che rappresenta il Gamcheon Culture Village di Busan, di cui vi ho già parlato qui.

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Tra quelle italiane, mi ha colpito Elena Nonnis e il suo Piece, una sorta di diario del momento creativo dei colleghi artisti.

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Oggetti e manufatti

L’ultima sezione è dedicata a oggetti e manufatti che raccontano l’uso multidisciplinare che di questa carta si fa in Corea del Sud. Vi ho detto sopra che è molto resistente: talmente resistente che, vi assicuro, i vasi sembrano di ceramica. Nell’ultima parte sono esposti due vestiti tradizionali, di re e regina rispettivamente. Sembrano quelli dei drama, incredibile pensare che siano fatti di carta!

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Che ne dite? Vi ho convinto ad andarci? Il museo è inserito nel contesto di Villa Borghese, all’uscita non può mancare una passeggiata e, perché no, anche un giro in barca al laghetto!

Informazioni

Museo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese viale Fiorello La Guardia, 6 Roma.

Orari: martedì-venerdì 10.00 – 16.00; sabato e domenica 10.00 – 19.00, con ingresso gratuito. Fino al 22 maggio 2022.

Tiffany Trott-a, se vuoi sposarti!

Tiffany Trott, ovvero l’incarnazione dell’orologio biologico. A 37 anni, cosa saresti disposta/o a fare pur di sposarti? Evidentemente tutto, o quasi. E così, dopo l’ennesimo rapporto inconcludente, questa londinese decide di darsi da fare sul serio e di trovare l’uomo giusto. Peccato che quelli sul mercato siano pieni di difetti. O sarà lei, a non essere proprio questo mostro di perfezione? Entrate, che vi racconto.

Trama

Tiffany Trott, trentasette anni. Ha una sola missione nella vita: trovare l’Uomo Giusto. Per raggiungere lo scopo è disposta a tutto, o quasi: desolanti appuntamenti al buio, annunci personali, agenzie matrimoniali e disastrose vacanze al Club Med. Ma, osservando le amiche sposate alle prese con mariti e figli, Tiffany finisce col chiedersi sempre più spesso se ne valga davvero la pena…

La fretta è cattiva consigliera

Mamma mia, cos’è tutta questa ansia di sposarsi? E’ il primo commento a caldo che ti viene spontaneo dopo aver letto le prime pagine. Tiffany sembra, anzi, è in preda alla disperazione, alla ricerca di un uomo con cui formare una famiglia. Ma quello che lei non vede, e che vediamo noi chiaramente fin da subito, è che lo schema in cui ricade è sempre lo stesso. Sempre lo stesso tipo di uomo, sempre gli stessi comportamenti, sempre gli stessi errori. Sembra una trentasettenne intrappolata nella mente di una quindicenne.

Pregiudizi a non finire

Soprattutto, questa ricerca dell’uomo perfetto è viziata all’origine. Tiffany cerca un uomo corrispondente al suo ideale, però a parte il fatto che non deve giocare a golf ma solo a tennis, perché a lei piace il tennis, non si capisce bene quale sia l’uomo dei sogni. Perché tutto è annacquato dal desiderio di sposarsi. Ma allora, scegline uno qualsiasi no? Eh no, miei cari. Non deve essere calvo, “ciccione” (giuro, dice così), sposato, con troppa prole, avere malattie in famiglia (!) che denotano geni poco longevi per un eventuale bebè. Manca solo “di razza ariana”, almeno quello ce lo ha risparmiato.

La grande domanda 

La grande domanda che da lettrice vorrei farle, dopo aver chiuso il libro, è semplice: cara Tiffany Trott, mi dici perché diavolo un uomo dovrebbe volerti sposare? Giuro che non mi è mai capitato un romanzo in cui ho parteggiato così tanto per gli incolpevoli partecipanti agli incontri al buio. Infatti, devo dire che almeno il finale è coerente con il costrutto precedente: non poteva che finire così, chi lo critica si è perso evidentemente tutto il resto. Peccato perché alcune pagine sono divertenti, ma la spiccata antipatia che ho sviluppato per la protagonista non me le ha fatte godere come si deve. L’accostamento della traduzione italiana del titolo, come al solito fuorviante, accosta due donne lontane anni luce. Mi dicono che nei romanzi successivi l’autrice, Isabel Wolff, abbia fatto meglio. Voi che mi dite? Conoscete l’autrice e siete d’accordo? Anche voi per sposarvi fareste di tutto, come la nostra Tiffany Trott? Raccontatemi le vostre esperienze con gli incontri al buio, se vi va! 🙂

Leggi anche: 

Domani mi sposo – Alison Sherlock

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15 aprile 2019, Notre-Dame in fiamme!

A Notre-Dame la mattina del 15 aprile 2019, solo qualche ora prima che iniziasse a bruciare. Ora è uscito il film Notre-Dame in fiamme che racconta quei drammatici momenti. Ma è solo un monumento, direte voi. Si ricostruisce. Sì certo, non è morto nessuno, ed è questo che conta. Ma lì per lì, con le colonne di fumo ben visibili in lontananza, che fosse un incendio non è passato in testa a nessuno. Attentato!, diceva la testa. Ora vi racconto cosa mi è successo in quella giornata così particolare. Cosa si prova a essere, tre anni dopo, una delle ultime persone ad aver visto Notre-Dame dall’interno?

Ore 11:00, dentro Notre-Dame 

La mattina sembra tutto tranquillo. E’ esattamente come descritto nel film Notre-Dame in fiamme, ci sono anch’io in mezzo alla folla di turisti che fanno la fila per entrare dentro Notre Dame. Anzi, mi capita di pensare che i controlli siano piuttosto blandi, per una capitale che dovrebbe stare in guardia contro eventuali attacchi terroristici. Dentro c’è folla, ma neanche tanta. E’ sempre piacevole entrare dentro questa cattedrale, sempre molto criticata eppure tanto amata. Ora ogni tanto ci penso, sono stata una delle ultime a vederla e i prossimi potranno farlo solo nel 2024!

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Ore 18:oo, 15 aprile 2019

Il pomeriggio è dedicato a Monmartre e al Café des 2 Moulins. Café des 2 Moulins è un nome che penso vi dica qualcosa. Esatto, è il café-brasserie del quartiere Pigalle che è stato usato nel film Il favoloso mondo di Amélie come posto di lavoro della ragazza. Il nome fa riferimento al Moulin-Rouge e al Moulin de La Galette, che si trovano nelle vicinanze. Quando è stato scelto come location del film, era in grande difficoltà economiche e si è risollevato proprio grazie al pellegrinaggio dei fan del film, che ancora oggi continua senza sosta. Io lo ammetto, ci sono passata solo perché era di strada sulla salita per andare a Montmartre e ne ho approfittato per togliermi la curiosità.

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Ore 18:50, 15 aprile 2019

Dalla salita di Montmartre, dove mi trovavo, abbiamo sentito degli scoppi. Abbiamo subito pensato a un attentato e ci siamo precipitati in cima alla collina. Davanti alla Basilica del Sacro Cuore e il sottostante parapetto, si era già radunata una piccola folla che, smartphone alla mano, riprendeva la scena, con le alte colonne di fumo ben visibili anche da così lontano. Dietro di me, sono apparsi dal nulla due militari che imbracciavano mitra. Ma è davvero un attentato? Abbiano iniziato a fare un calcolo di cosa ci convenisse fare: rimanere sulla collina, con il rischio di rimanere bloccati lì e che la metropolitana chiudesse, o arrischiarci a prendere la metropolitana non sapendo cosa fosse successo? So che questi ragionamenti ora vi faranno ridere, ma vi assicuro che se trovarsi in una situazione del genere con il cellulare scarico e in mezzo a una folla di sconosciuti, non è per niente bello. Comunque, da internet, e dai nostri vicini di appostamento, hanno cominciato ad arrivare quasi subito notizie rassicuranti e ci siamo un po’ rasserenati, anche se il pensiero è subito corso a chi era in quel momento all’interno, come noi solo poche ore prima!

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Ore 22:00, 15 aprile 2019

Poche ore dopo, al sicuro nel micro appartamento che ho affittato nel quartiere La Villette, vedere la guglia crollare è un colpo al cuore, ma per fortuna gli edifici si ricostruiscono. Nessuna vittima, dice il telegiornale. Ed è l’unica cosa che conta. 💔

Ore 09:00, 16 aprile 2019

Il giorno dopo torno sul luogo del delitto. C’è una confusione indescrivibile, il traffico è impazzito, le persone si accalcano per sbirciare, polizia e pompieri ovunque. Ho visto arrivare l’ex primo ministro e il nuovo prefetto per verificare la situazione. Non so ancora quale sia la conta dei danni, ma so di donazioni per centinaia di migliaia di euro. E, soprattutto, lì dentro non è morto nessuno, mentre avrebbe potuto trasformarsi in una strage. Che fortuna!
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A voi è mai successo di assistere a un evento straordinario mentre eravate in vacanza? Raccontatemi nei commenti!
Leggi anche: 
http://www.pennaecalamaro.com/2020/10/24/sex-and-the-city-tour-an-american-girl-in-paris/
 

Yachaejeon 야채전, il pancake coreano

Oggi vi parlo delle yachaejeon coreane. La parola Jeon (ciòn) indica genericamente le frittelle. Un po’ come i nostri “fritti misti”, anche se all’apparenza sembra più una frittata, che prende nomi diversi a seconda dell’ingrediente fritto nella pastella. Nei ristoranti coreani in Italia troverete spesso la versione con frutti di mare, Haemul Pajeon. Vi ho già raccontato che appena arrivata a Chuncheon, mi sono imbattuta in questa “sagra del jeon”, con i proprietari dei banchetti che facevano a gara per farmi avvicinare e assaggiare. Vi assicuro, ho dato soddisfazione a tutti. Ma proprio a tutti. Ne avrò assaggiati una trentina, di ogni ingrediente e colore, fiori edibili compresi. Stupendi. Accompagnati da Makgeolli, sempre offerto da loro. Stupendi già l’ho detto? Allora lo ripeto. Ho provato poi a rifarli a casa, con discreto successo, devo dire. Oggi vi presento la versione vegetariana, il yachaejeon, da yachae (iacé) verdura e jeon. Sono facilissimi da fare: se avete finito le uova, ma volete svuotare il frigorifero, questa è la ricetta che fa per voi.

Ingredienti 

  • cipolle;
  • cipollotti verdi;
  • verdura mista, tagliata fina;
  • sale e pepe, q.b.
  • farina, acqua e olio di sesamo (o vegetale) per la pastella.

Procedimento

Negli ingredienti, contrariamente al solito, non ho messo quantità precise. Questo perché la preparazione dipende essenzialmente da quello che avete a disposizione. Vanno bene zucchine, funghi, patate, ma anche spinaci, melanzane, tutto quello che avete. I cipollotti sono essenziali per dare quel gusto tipico delle preparazioni asiatiche. In una ciotola, unite le verdure a disposizione, sarebbe meglio almeno tre, tagliate fine. Se la verdura non è già condita, aggiustate di sale e pepe. La pastella è simile a quella che usiamo noi per i fritti. Farina per tutti gli usi e acqua, fino a formare una pastella densa e non troppo liquida, che scivola dal cucchiaio, ma senza eccessiva velocità. Versate la pastella nella ciotola e girate, fino ad assorbire tutte le verdure. Scaldate l’olio in una padella e, quando è caldo, versate in un colpo solo le verdure. Appiattite e distribuite fino a renderla uguale a una frittata e seguite lo stesso procedimento per girarla quando sotto si sarà abbrustolita, dopo circa 5 minuti. Quando entrambe le parti saranno brunite, fate scivolare su un piatto da portata.

La salsa di accompagnamento 

A me non piace, quindi non la preparo mai. Se volete, però, rispettare l’usanza asiatica, la yachaejeon andrebbe accompagnata con questa salsa, preparata e fatta riposare prima di iniziare a preparare la frittata: 

  • salsa di soia, 1 cucchiaio
  • aceto bianco,  2 cucchiaini 
  • semi di sesamo tostati, 1 cucchiaino 
  • peperoncino, facoltativo

Cosa ve ne pare? Facile, no? Se avete verdure da finire e un antipasto sfizioso da presentare,  la yachaejeon vi aspetta! Fatemi sapere come viene e se vi è piaciuta, mi raccomando! 

Viaggio in Corea del Sud: Winter Sonata a Chuncheon

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Il principe leopardo della Princes trilogy viene stanato da Georgie

Vi ho già parlato della Princes trilogy di Elizabeth Hoyt il mese scorso, iniziando dal primo libro della serie, Il principe corvo. Il principe e la preda nella traduzione italiana. In questo secondo romanzo c’è un principe leopardo. Che in italiano diventa Il principe e il desiderio. Anche in questo caso, nessun principe. E neanche nobile, al contrario del primo. Un amministratore della tenuta e la sua datrice di lavoro. Faranno scintille. E non solo quelle. Ora vi racconto, seguitemi. 

Trama

Lady Georgina Maitland non ha bisogno di un marito. Vuole solo un uomo che la aiuti a condurre la tenuta nello Yorkshire che ha appena ereditato. E incontrando Harry Pye, amministratore della proprietà, Georgie sente di aver trovato l’uomo giusto: pratico e competente. E fin troppo avvenente… Harry Pye ha conosciuto molti nobili, ma nessuno assomiglia a questa bellissima lady, così indipendente e sensuale. 

La cittadina e il contadino

Siamo sempre in Inghilterra, sempre nello stesso anno, il 1760. Abbiamo una giovane donna che ha ereditato dalla zia una tenuta in campagna. Lei, donna di città, si ritrova catapultata in una realtà non sua. Lui ha 30 anni ed è l’amministratore che ha assunto per aiutarla a gestire il patrimonio. In questo territorio di campagna ci sono fatti del passato che qualcuno vorrebbe vendicare e un ragazzino cresciuto troppo presto, che ha assistito a barbarie impossibili da dimenticare. Entrambi nascondono dei segreti che verranno rivelati a poco a poco.

Una coppia affiatata

Come coppia mi sono piaciuti molto, come Anna ed Edward del principe corvo, o forse un po’ di più. Harry un uomo tutto d’un pezzo, “impassibile” ma che dentro arde per lei e non solo. E’ un leopardo, animale con una personalità così solitaria e schiva, da rendere quasi impossibile individuarlo. Georgie che non si comporta sempre con la serietà che il suo ruolo richiederebbe, ma che non vuole essere considerata “più ingenua di quello che sono“. E infatti, già dalle prime battute capiamo che non si fa portare fuori strada dalle apparenze. Supportata da tre fratelli e una sorella che non la fanno di certo annoiare! 

Nel principe leopardo viriamo sul mistery

Nel principe leopardo viriamo sul mistery, elemento che nel principe corvo era appena accennato, ma di tenore completamente diverso. Ha reso la lettura interessante e mi ha fatto partecipare alla risoluzione dei misteri. Che alla fine vengono quasi tutti svelati. A volte, però, sembra che l’autrice salti interi pezzi, come mai? Ho indagato un po’ online e sembra che la versione italiana sia ridotta rispetto all’originale. In effetti, per un romanzo storico 200 pagine mi sembravano un po’ pochine! Pazienza, ormai ho iniziato la Princes trilogy in italiano e la finirò così. Qualcuno di voi ha letto l’originale e può confermarmi che le pagine sono effettivamente di più?

Consigliato

In ogni caso, a me quest’autrice piace, la consiglio. Come avevo già detto dopo il mio incontro con lei, per chi cerca una lettura d’amore non impegnativa e con scene di eros che aggiungono un tocco di piccantezza, senza scivolare nel porno, è perfetto. Adesso attacco l’ultimo romanzo della Princes trilogy, Il principe serpente, che già da come si presenta in copertina, promette bene…

Dannazione. Harry cercò di controllarsi, una certa parte del suo corpo non sentiva mai ragioni. Assaggiò il tè e fece una smorfia. Gli altri uomini avevano delle erezioni bevendo una tazza di tè?

— Troppo zucchero? — Lei guardava la sua tazza preoccupata.

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Il principe corvo di Elizabeth Hoyt strega Anna

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Julia Quinn torna su Netflix con i Bridgerton!

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