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Piccole donne crescono – Louisa May Alcott

Se siamo sopravvissuti ai romanzi che leggevamo da piccoli, possiamo superare tutto, ve lo dico io. Lutti, guerre, orfanotrofi, miseria, spiriti. Chi più ne ha più ne metta. In confronto, Stephen King è un dilettante dell’horror…eheh. L’ho presa alla lontana, per dire che ho finito la rilettura di Piccole donne crescono, di Louisa May Alcott. E chi si ricordava tutte queste lacrime? Che ovviamente ho versato per la seconda volta, non contenta della prima valle.

Trama 

Sono passati tre anni nella vita della famiglia March, la grande guerra di Secessione è finita e le Piccole Donne sono cresciute: Meg, Jo, Amy e Beth affrontano le alterne vicissitudini di cui è costellata la vita con tenacia e determinazione, non senza qualche cedimento, e vedono realizzarsi i loro sogni facendosi sempre coraggio l’un l’altra. Radicate a saldi principi morali, sostenute da un grande sentimento religioso, da un profondo senso di dignità e dalla fede nel lavoro, le quattro sorelle affrontano le difficoltà e le gioie che la vita mette loro davanti.

La vita fuori dal nido

Il successo di Piccole donne fu così immediato, che a Louisa May Alcott fu chiesto di scrivere subito la seconda parte. E così lei fece. Oggi, Piccole donne e Piccole donne crescono nei Paesi anglosassoni vengono venduti come un unico romanzo, in Italia sono separati. Avendo io una vecchia edizione degli anni ’80 in Italiano, li ho letti separatamente. E forse è meglio, perché il secondo fa uscire lacrime a fiotti…dannata Louisa, smuoveresti anche una pietra. Nella seconda parte, le ragazze sono cresciute e si cominciano a confrontare con la vita fuori dal nido familiare. Non tutto fila liscio, ci sono difficoltà da affrontare, lutti da superare, rifiuti da digerire. C’è tanto amore, però. E impegno. E sacrificio.

Jo-Louisa 

Insomma, tornano i temi del primo libro, che personalmente resta il mio preferito, anche per qualità della scrittura. Mi dispiace anche che la Alcott abbia ceduto alle pressioni dei suoi lettori. Nella sua biografia, infatti, si dice che avrebbe voluto far rimanere Jo una donna nubile, proprio come era lei. Peccato che all’epoca questa libertà fosse concessa solo alle ricche signore, come l’arguta zia March afferma in Piccole donne. Sarebbe stata una rottura dirompente della tradizione, considerando anche il successo che Louisa stava avendo come scrittrice. La formula che ha trovato, tuttavia, non mi dispiace affatto. Avrebbe potuto scegliere un finale scontatissimo, eppure è riuscita a schivarlo. Anche se oggi il team Laurie avrebbe ancora percentuali bulgare, ci scommetto. E a voi piace il destino che attende le sorelle? 

p.s. C’è qui un passaggio che, vi avviso, vi spezzerà il cuore. Per questo forse sposterei un po’ in avanti l’età di lettura di questo romanzo rispetto al primo. Piccole donne è davvero per tutti. Piccole donne crescono richiede un po’ più di maturità. Quindi, il primo dagli 8 anni, il secondo dai dieci in su. Mi raccomando, non me li traumatizzate.

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Piccole donne – Il primo libro

Una ragazza fuori moda

Piccole donne – Louisa May Alcott

Louisa May Alcott è la sola e unica responsabile di una delle mie prime battaglie scolastiche. Scrivendo Piccole donne, mi ha costretto a difenderla da una professoressa che osò criticare il romanzo in classe, perché secondo lei le sorelle March miravano solo a sposarsi e a diventare ricche. Com’è finita la discussione? Ve lo dico alla fine.

Trama

La famiglia March sta attraversando un momento critico: ha subito rovesci economici e il padre è partito per la guerra di Secessione; così le quattro figlie e la mamma restano sole ad affrontare piccoli e grandi problemi. La signora March fa quello che può per far condurre alle quattro figlie una vita normale, nonostante tutto. La più grande e la seconda, Meg e Jo, già lavorano, mentre le piccole di casa, Amy e Beth, sognano una di fare l’artista e l’altra la concertista. Jo, invece, è il talento di casa per la scrittura. Le quattro stringono amicizia con Laurie, l’adolescente vicino di casa, che insieme a nonno Laurence le affiancherà in questo viaggio che è la vita. 

Una pietra miliare 

Piccole donne è una pietra miliare nella letteratura per ragazzi, ed è giusto così. A parte le aspirazioni economiche e familiari della protagonista, che non sono neanche uguali per tutte e quattro, ci sono elementi che ne fanno un libro assolutamente da leggere anche oggi. Innanzitutto, le convinzioni della Alcott sull’educazione, riprese direttamente da quelle del padre nella realtà, oggi sarebbero definite montessoriane. Poi, le quattro sorelle incarnano delle ragazze che potrebbero benissimo essere quelle di oggi, con i loro pregi e difetti, i gusti e le preferenze, gli attacchi di collera e le riappacificazioni. Maria Louisa Alcott descrive un microcosmo fatto di lavoro, impegno, carità e amore. Soprattutto amore: “non lasciare che tramonti il sole sopra tua ira”. E’ una meravigliosa frase di mamma March, tratta da una citazione biblica, che ho fatto mia e che è una lezione di vita. Fai pace con le tue sorelle e con le persone a cui vuoi bene, perché magari domani sarà troppo tardi.

Come ritrovare vecchi amici

Rileggerlo dopo tanti anni mi ha fatto bene. Non volevo andare a vedere il film appena uscito al cinema senza ricordarmi il romanzo alla perfezione, perché ovviamente devo criticare tutto a ogni fotogramma 🙂 E’ stato come ritrovare dei vecchi amici: Joe, la mia preferita allora e oggi, indipendente e fiera scrittrice in erba, Meg, la posata sorella maggiore, Beth, la piccolina di casa, ed Amy, l’artista, quella che mi piaceva e mi piace di meno. Passano gli anni, ma i gusti sono sempre gli stessi! E poi zia March, arcigna ma simpaticissima, il signor Laurence e il suo solitario nipote Laurie, papà e mamma March, sempre pronti a dare buoni consigli. Se non l’avete letto, cari i miei lettori, vi consiglio di rimediare subito.

Come nasce Piccole donne

L’editore chiese a Louisa, che fino a quel momento aveva scritto libri per bambini, di realizzare un libro per ragazze. Lei, che non era per niente convinta, accettò solo perché in questo modo il padre avrebbe potuto pubblicare un suo lavoro. Il successo fu clamoroso, tanto che la scrittrice dovette mettersi immediatamente all’opera per scrivere il seguito. Piccole donne crescono, infatti, uscì l’anno dopo e le due parti furono successivamente riunite in una. Negli Stati Uniti ancora oggi Piccole donne e Piccole donne crescono vengono venduti come un unico libro. In Italia, invece, è rimasta la distinzione.

Ecco perché di Piccole donne crescono vi parlerò nel prossimo post.

Intanto, ditemi: qual è la vostra esperienza con Piccole donne? E chi preferite tra Meg, Jo, Amy e Beth?

p.s. ci tengo a sottolineare che adoravo la professoressa, anche se su Piccole donne non eravamo d’accordo. La discussione è finita 1-1 palla al centro…

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Piccole donne crescono

Altri romanzi per ragazzi

La famiglia Aubrey – Rebecca West

Il mio 2020 per le letture è partito così così. Dopo il bassotto che mi ha un po’ deluso, anche con la decantata Famiglia Aubrey di Rebecca West non è andata benissimo. In teoria sarebbe una trilogia, ma ora vi racconto perché per me le avventure di Rose e gli altri si fermano qui.

Trama

Gli Aubrey sono una famiglia di artisti. Poveri ma uniti, si spostano in continuazione a seconda dell’impiego del padre, Piers: giornalista e scrittore stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco. È la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata, ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino, Richard, è adorato da tutti; e infine c’è Cordelia, la maggiore: molto bella, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene. In questo primo romanzo, che copre un arco di dieci anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, genitori e figli cominciano a prendere la propria strada.

Pagine e pagine di…

Un tomo di quasi seicento pagine che descrive minuziosamente la vita quotidiana di una famiglia sui generis. Artisti e intellettualoidi, faticano a convivere con un mondo che non ama i poveri e le persone che non corrispondono a canoni precisi. Fin qui, la storia avrebbe potuto essere interessante. Peccato che lo sproloquio continui per pagine e pagine di…nulla, senza che si crei la minima empatia con i personaggi e quello che succede. Forse perché la scrittrice privilegia uno stile abbastanza freddo, che sembra quasi una cronostoria più che un romanzo.

Chiudo la busta

Faccio qualche esempio. Fin dall’inizio, tutti si proclamano ottimi musicisti e io prendo per buona questa definizione. Ma come faccio a sapere se è vero? Non ci sono altri elementi oltre alle loro dichiarazioni. Il padre sembra che sia un genio, almeno dalle parole degli altri personaggi. Ma perché? Cosa ha prodotto di così eccezionale? Lo sappiamo solo verso la fine, con una gran furbata di Rebecca West, che scrivendo negli anni cinquanta lo fa passare per un profeta anche se conosce lei stessa molto bene gli accadimenti che lui “prevede”. I bambini, poi, quanti anni hanno? Parlano e ragionano come adulti in miniatura, e anche un po’ antipatici. L’unico personaggio che ha destato in me una certa simpatia è proprio il padre disgraziato, e forse la madre, verso la fine. Non abbastanza, ahimè, per proseguire nella vicenda.

A chi può piacere

Il romanzo ha riscosso un buon successo in libreria, perché se amate le descrizioni inglesi e il ritmo lento potrebbe fare al caso vostro. Sempre che non vi aspettiate chissà quali sconvolgimenti emotivi, vi avviso.

Voi che mi dite? L’avete letto? Vi è piaciuto?

Altri libri ambientati nell’800

Una vita – Guy de Maupassant

Jane Eyre – Charlotte Brontë

Canto di Natale – Charles Dickens

Una ragazza fuori moda – Louisa May Alcott

Ed ecco un’altra proposta per la calza della befana, che mi piace pensare contenga anche qualcosa da leggere mentre i bimbi – e non – sgranocchiano dolci. Louisa May Alcott non ha bisogno di presentazioni, anche perché le sue Piccole donne stanno anche tornando al cinema in una nuova versione. Polly, la sua ragazza fuori moda, non è famosa come le quattro sorelle, ma rimane una bella lettura anche oggi. Anzi, soprattutto oggi, visto che sembriamo quasi tutti eredi della famiglia Shaw.

Trama

Con la sua allegria, la quattordicenne Polly, figlia del pastore di una piccola congregazione di campagna, arriva in città ospite della ricca famiglia dell’amica Fanny Shaw. E per gli Shaw la ragazzina è come un raggio di sole, che entra nella loro casa portando quel calore che per tanto tempo era mancato. A sei anni dalla prima visita, Polly torna in città come insegnante di musica e riprende i contatti con Fanny. Grazie alla sua educazione e ai suoi profondi valori morali, sarà in grado di aiutare l’amica ad affrontare un grave rovescio economico, diventando per tutta la famiglia un importante punto di riferimento e, forse, anche qualcosa di più.

Tenero, coinvolgente, con una morale semplice che fa bene al cuore

Pur non avendo la stessa forza espressiva di Piccole donne, questo romanzo era uno dei miei preferiti da piccola e lo rimane anche oggi. Anche se la visione dicotomica della Alcott rischia a un certo punto di far apparire Polly un po’ antipatica. Dice e fa sempre la cosa giusta! “Perché è stata educata bene dalla mamma”, dicono di lei. Oggi diremmo che è stata educata bene da chi l’ha cresciuta. All’inizio, infatti, ci sono due mondi che si scontrano: Polly da una parte, modesta e molto centrata, i ragazzi Shaw dall’altra, più orientali all’apparenza e a godersi la vita. Via via che il romanzo scorre, però, i due opposti si attraggono e iniziano piano piano a mescolarsi. Gli anni passano, alcuni personaggi vengono a mancare, ma i nostri quattro continuano a frequentarsi e a trovare sostegno l’uno nell’altro. La frivolezza, i soldi, i vestiti alla moda hanno fatto posto agli affetti, al lavoro, alla gioia di stare insieme. Finché arriva il lieto fine anche per la nostra Polly. Tenero, coinvolgente, con una morale semplice che fa bene al cuore. Se trovate una calza un po’ grande, un regalo che le vostre puffe apprezzeranno.

“La vita, fratelli, assomiglia a un plumcake. In alcuni le uvette restano quasi in superficie e noi le mangiamo senza farci caso per accorgerci poi che, ahimè, verso il fondo, scarseggiano o addirittura mancano. In altri le uvette sono proprio alla fine, e noi le cerchiamo invano, o le troviamo troppo tardi per poterle gustare. Ma nei plum-cake fatti a regola d’arte l’uvetta è ben distribuita dappertutto, e allora ogni boccone è un piacere. Per concludere, gentili ascoltatori, siamo noi stessi a confezionare i nostri plum-cake, e spetta a noi che siano fatti bene, cotti a puntino nel forno e gustati con sano appetito”. 

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Ossigeno – Carol Cassella

Il libro d’esordio di Carol Cassella, un’autrice americana che è anche un medico anestesista. Ed è proprio un’anestesista la tormentata protagonista di questo romanzo. Marie è sempre stata scrupolosa e coscienziosa nel suo lavoro. Può davvero aver commesso un errore tanto grave da essere costato la vita a una bambina?

Trama

Marie Heaton, una stimata anestesista in una delle cliniche più importanti di Seattle, vive della grande passione per il suo lavoro. Ma un giorno, durante un banale intervento, una piccola paziente di nome Jolene muore per un inspiegabile arresto cardiaco. Disperata, la madre della bimba decide di far causa all’ospedale per negligenza. Da quel momento la vita di Marie viene sconvolta: la compassione, mista al sospetto dei colleghi, mina la sua autostima, lo sguardo della madre di Jolene la ossessiona, le pressioni sempre crescenti dei superiori la spingono ad allontanarsi dal lavoro. Solo l’ex fidanzato Joe cerca di consolarla. Ma Marie non si dà pace e poco a poco inizia una sua privatissima indagine: che cosa ha realmente provocato la morte di Jolene quel giorno? E possibile che abbia commesso un errore tanto grave?

L’anestesista, questo sconosciuto

Parto da quello che mi è piaciuto di questo romanzo. La figura dell’anestesista è sempre evanescente, quando si tratta di operazioni. Se ci pensate, tutti conosciamo il nome del chirurgo che opererà, ma quanti sanno come si chiama l’anestesista? Eppure, il risveglio dall’anestesia è uno dei momenti più importanti e pericolosi di qualsiasi operazione. Non solo, è una conquista della medicina, che impedisce al paziente di morire di dolore prima che della malattia di cui soffre. Carol Cassella descrive perfettamente questa figura medica semisconosciuta, anche perché lei stessa appartiene alla categoria.

La protagonista nel cloroformio

Quindi, all’inizio ho partecipato al suo dramma quando, dopo migliaia di operazioni perfettamente riuscite, qualcosa va storto e una bimba muore sotto i ferri. Cosa è successo? Stress da super lavoro che le ha fatto commettere un errore madornale? Oppure…? Ecco, è nell’oppure che il thriller perde mordente, incentrandosi più sui sensi di colpa di Marie, per carità comprensibilissimi, e sulle difficoltà familiari della protagonista, che sul fatto in sé. Come è morta questa povera Jolene? E’ questo che voglio sapere. Invece, la vita privata e i tormenti di Marie a un certo punto prendono il sopravvento. Lei, così razionale, non si accorge di quello che a un certo punto più che un sospetto diventa una certezza. Verrebbe da entrare nel romanzo e scrollarla: “vai!”, “controlla i documenti!”, “c’è un alleato che possa aiutarti?”.

Quando muore un paziente

A un certo punto della storia, quasi alla fine, Marie finalmente sente le voci dei lettori e si rimette a indagare. Scoprendo che…questo ve lo lascio capire da soli. Dico solo che, pur essendo il tutto un po’ improbabile, compresa la motivazione dei problemi con il padre di Marie, mi piace la conclusione ultima di tutta la vicenda. Ovvero, che quando muore qualcuno non è mai colpa di uno solo.