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Facciamo finta che non sia successo niente – Maddie Dawson

Sarà che non ho mai creduto alle coppie modello. Tutti i rapporti d’amore sono soggetti alle alte e basse maree, è fisiologico, non siete d’accordo? Ecco perché fin dall’inizio Annabelle e Grant non mi hanno convinto. C’era in lei qualcosa d’inespresso, di non compiuto. Una traccia del passato ancora forte. Di nome Jeremiah…

Trama

Annabelle e Grant sono sposati da trent’anni e sembrano la coppia modello: Grant è l’uomo solido, idealista, buono e fedele che tutte le donne desidererebbero al proprio fianco. Certo, ultimamente passa tutto il tempo sul libro che sta scrivendo e dedica al sesso con sua moglie solo il mercoledì mattina, come se fosse una delle numerose incombenze della settimana. A volte sembra proprio non accorgersi di niente e Annabelle, con i figli ormai fuori casa e un lavoro poco impegnativo, si sente terribilmente sola. Così sola che una mattina, al reparto surgelati del supermercato vicino a casa, scoppia in un pianto dirotto. E da lì si dipana il racconto della sua vita, la storia con Grant e la sua maldestra proposta di matrimonio, gli anni passati nella scoppiettante New York della sua gioventù, la passione travolgente per Jeremiah e l’attrazione per un mondo fatto di artisti e ambizioni appena nate. 

Cosa è successo a New York?

Questo romanzo mi ha convinto fin dalle prime pagine. Maddie Dawson ha scelto di alternare presente e passato, così sappiamo cosa sta succedendo oggi e, piano piano, quello che è successo tanti anni prima. Sappiamo che Annabelle e Grant sembrano una tranquilla coppia di provincia in attesa del primo nipote e che nei primi anni di matrimonio hanno vissuto a New York. E che a New York è successo qualcosa di grave tra loro. Ed è proprio nella grande mela che la figlia sta per dare alla luce sua figlia. Solo che la gravidanza non va tanto bene, così Annabelle torna sul luogo del delitto.

Quando iniziamo a vivere?

Da lì, scoprirete da soli cosa succede. Vi dico, però, che Maddie Dawson descrive New York in modo superlativo e che la scrittura è brillante, ironica. Mentre la storia fa riflettere sulla vita di coppia e sul trantran quotidiano, che rischia di affossare ogni slancio personale. Ma è davvero così? La vita si esaurisce nelle incombenze quotidiane e basta? Ecco che allora un grande amore del passato diventa una scialuppa cui aggrapparsi per non naufragare nelle lacrime. Qual è il rischio? Quello di vivere in un mondo di fantasia, dove verità e menzogna si fondono e si confondono.

Parliamo, per favore

Mentre Annabelle quasi affoga, Grant che fa? Sembra un uomo distaccato, totalmente preso dai suoi progetti. Tanto da non vedere che Annabelle piano piano si sta allontanando. Ma è Annabelle che lo vede in questo modo? O lui ha issato bandiera bianca? In uno dei commenti online ho letto che per capire quello che succede tra i due bisognerebbe avere più di cinquant’anni. Secondo me non è proprio così. Per comprendere il messaggio, tuttavia, serve credere in due elementi di base: il primo, che il dialogo è fondamentale in una coppia. Due, che va ricercato sempre, a tutti i costi. Anche quando siamo stanchi e non vediamo l’ora di spegnere la luce. In tutti i sensi.

Curiosità 

Maddie Dawson ha detto che Annabelle non è ispirato a lei stessa. Ha detto anche di aver scritto il romanzo sulle note di questa canzone  di Rupa  the April Fishes e che le dita volavano sulla tastiera. Visto che tentar non nuoce, ci proverò anch’io! Chissà che tra un po’ non debba ringraziarla! 🙂

Sempre su tradimento e triangoli 

Amami ancora – Tracy Culleton

La metà di niente – Catherine Dunne

Amore e ritorno – Emily Giffin 

Single jungle: uomini, drink e caccia grossa – Sarah Mlynowski

Inauguro con Sarah Mlynowski e questo romanzo super vintage la serie “libri da ombrellone”, quei libri a cui non chiedi nulla se non di farti divertire, appunto, sotto l’ombrellone. Single jungle è il primo romance dell’autrice canadese, che mi ricordo avevo trovato come allegato a Cosmopolitan e pubblicato nella collana Red dress ink di Harlequin Mondadori. E’ uscito nel 2001, sull’onda del grande successo di Sex and the city  e racconta le vicende tragicomiche di ragazze che tentano di farcela da sole. Senza uomini. Ci riusciranno?

Trama

Jackie Norris è stata appena mollata via e-mail da Jeremy, partito per la Thailandia per ritrovare se stesso. Ma la ragazza ha intenzione di reagire. Invece di chiudersi in casa a piangere, decide di dedicarsi alla caccia grossa. La preda? Un nuovo fidanzato. C’è solo un piccolo problema: tutti gli uomini che incontra hanno le mani sudaticcie, sono lunatici, pieni di tic, poco galanti, troppo galanti o morbosamente interessati al suo arredamento! 

Confusione post laurea

Immaginatevi la situazione: ti trasferisci per amore (mai, per carità!) a Boston e lui che fa? Ti molla via e-mail per andare dall’altra parte del mondo a ritrovare se stesso. Neanche puoi confidarti più di tanto con le amiche: una è a New York e non fa altro che lavorare, un’altra è ultra fidanzata e aspetta solo l’anello, la terza ti accompagna nelle scorribande notturne all’Orgasm (!) per accalappiare un buon partito. Per di più, lavori all’agenzia Cupido come editor di romanzi rosa (il mio sogno segreto) e i tipi che incontri sono tutti uno più strano dell’altro. C’è gente che per molto meno si è suicidata.

E ora? 

Chi ha criticato Sarah Mlynowski non è entrato nello spirito della storia. Che secondo me incarna perfettamente la confusione di una ventenne non solo di fronte al fallimento della sua storia d’amore, ma anche al cospetto delle sfide che l’attendono. Chi di noi dopo la laurea non ha pronunciato la fatidica frase: e ora? sentendosi gelare? E chi di noi non ha accettato per il vile denaro un lavoro che definire palloso suona come un complimento? Ecco, se avete vissuto questi due momenti tragici, e anche se riuscite solo a immaginarli beati voi, riuscirete a ridere delle disgrazie di Jackie. Tra cui includerei anche una sorella piccola da consolare, una madre pazza da arginare, un padre lontano da sintonizzare.

Un chick lit che mantiene le promesse

E un uomo nuovo da incontrare. Insomma, Single jungle è un chick lit che fa il suo dovere, mantiene le promesse “da ombrellone”. Soprattutto nel finale, uno dei più riusciti in assoluto. Perché quando una donna impara a navigare nella jungla selvaggia dei single, non c’è uomo che possa arginarla.

La regina della casa – Sophie Kinsella

La regina della casa di Sophie Kinsella dimostra la mia teoria che, per quanto un romanzo non stia appassionando, conviene sempre arrivare fino in fondo. Perché non puoi mai sapere cosa succederà qualche pagina dopo. E, soprattutto, non saprai mai come va a finire. Non metterò La regina della casa tra i miei libri preferiti, però Sophie Kinsella riesce sempre a convincermi per la sua rara dote di coniugare umorismo e ironia a una sana e ogni tanto necessaria riflessione sulla vita…

Trama 

A soli ventinove anni, Samantha Sweeting è la star di un noto studio legale di Londra. Pochi minuti di una sua consulenza valgono una fortuna. Lavora giorno e notte ed è tutta concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di essere nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le costerà il posto. Sconvolta, fugge dall’ufficio e si ritrova in aperta campagna. Si ferma davanti a una splendida villa e per un malinteso viene scambiata dai proprietari per una delle candidate al posto di governante. E viene assunta, senza che i suoi datori sappiano che Samantha è sì una ragazza dal quoziente intellettivo stratosferico, ma non ha la più pallida idea di cosa significhi tenere in ordine una casa…

Work life balance  

Confessiamolo: il disagio che prova Samantha è lo stesso che ogni donna sperimenta almeno una volta nella vita. Carriera? Amore? Entrambi? E se scelgo uno dei due, o entrambi, che prezzo dovrò pagare? In pratica è quello che chiamano il problema del work life balance. O in italiano, se possibile con un termine ancora più brutto, conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Lei se ne accorge solo per un caso fortuito: un errore nel suo posto di lavoro non è tollerato e lei viene silurata immediatamente. Che si fa in questi casi? La cosa migliore è allontanarsi, prendere le distanze da tutto e da tutti. Anche in questo caso, Samantha sceglie questa via solo per caso, perché sta scappando. Non vi dico come prosegue per non fare spoiler. Anticipo solo che a Samantha servirà un po’ di tempo e qualche prova da superare per capire che la vita è una sola e che non puoi viverla come vorrebbero gli altri. Né che puoi avere tutto se non rinunci a essere miss perfezione.

Promosso? Ni

Mi piace Sophie Kinsella perché nasconde sotto strati di zucchero a velo temi importanti, utilizzando uno stile apparentemente frivolo e ironico che risulta ancora più efficace. Peccato che questo romanzo prenda il volo troppo tardi, nei primi tre quarti l’avrei classificato come uno dei suoi peggiori tra quelli letti. Troppi stereotipi, troppo surreali i guai in cui si caccia Samanta. Andiamo, chi può credere che in due fine settimana di corso di cucina si possa imparare a cucinare manicaretti per 20 persone a tavola? In più, mi è dispiaciuta l’ambientazione. Scarsissima: insomma, Sophie, le Cotswolds sono uno dei posti più belli del mondo! Faccele sognare, no? Per fortuna, sono intervenuti due elementi finali a correggere il tiro: il primo, è stata citata la mia amata Cornovaglia, e già questo mi sarebbe bastato. Il secondo, è il siparietto comico con Dominic e il cameraman che, lo confesso, mi ha fatto morire dal ridere. Alla fine, La regina della casa è quasi promosso.

Curiosità

La traduttrice italiana di Sophie Kinsella è stata in qualche caso, non in questo,  la scrittrice piemontese Stefania Bertola.

Leggi anche: 

Il mio viaggio letterario: sulle tracce delle grandi scrittrici

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I vacanzieri – Emma Straub

Se l’estate tarda a farsi sentire, è bene esercitarsi sull’approccio vacanziero, quello che ti fa pensare di stare sdraiato su un’isola a bere margaritas pure se indossi ancora il cappotto e una macchina ti ha schizzato di fango mentre corri per prendere l’autobus respirando smog a polmoni pieni. Non credo di dovervi spiegare perché la mia ultima lettura s’intitola I vacanzieri. L’ha scritto Emma Straub, figlia del più famoso Peter Straub, che tutti gli amanti di letture horror conoscono molto bene. Una famiglia arriva su un’isola con la speranza di passare una vacanza tranquilla, senza immaginare che per stare tranquilli non bisognerebbe uscire di casa…

Trama

Sole, spiaggia, tapas e campi da tennis: quali ingredienti migliori per una vacanza da sogno? Eppure i Post, quando atterrano a Maiorca e si ritrovano tutti insieme sotto lo stesso tetto, dubitano di aver fatto la scelta giusta. Dopo trentacinque anni di matrimonio Jim e Franny sono ai ferri corti: lui l’ha tradita con una ragazza poco più grande di Sylvia, la loro figlia minore. Sylvia, invece, vorrebbe già essere al college per lasciarsi alle spalle un ragazzo troppo stupido e amici di poca sostanza. Suo fratello maggiore, Bobby, e la sua fidanzata Carmen hanno un rapporto che vacilla, troppe cose non dette. Solo Charles, il migliore amico di Franny, e il marito Lawrence sembrano felici, ma è davvero così? L’obiettivo per tutti è sopravvivere alla loro vacanza in famiglia. Ci riusciranno?

Sull’isola con i Post 

Per una volta parto dall’elemento che più di tutti mi ha convinto. Emma Straub riesce a ricreare perfettamente l’atmosfera di Maiorca. Andando avanti con le pagine, sembra davvero di esserci, sull’isola. E’ una sensazione strana, mi hanno assalito il vento e il caldo, mi sono buttata anch’io in piscina e ho scarpinato per arrivare alla spiaggetta riparata e solitaria. Sogno ancora adesso che ho chiuso il libro i pranzi e le cene gustosissime che la matriarca Franny ha preparato per tutti nelle due settimane che hanno trascorso in vacanza!

Vacanze di gruppo? No grazie

Passiamo ora ai rapporti familiari: queste vacanze di gruppo sono il mio peggior incubo ed Emma Straub non fa che confermarmi un’assioma per me ormai certo come la dipartita di tutti. Le vacanze non fanno altro che aumentare all’ennesima potenza conflitti e rancori. Soprattutto nei partecipanti che non hanno potuto scegliere liberamente di esserci. I Post stanno vivendo un momento difficile, i loro ospiti un momento di cambiamento e i loro figli un momento di crescita e distacco dai genitori. Potenzialmente, Emma Straub mette in scena una bomba a orologeria. Una matriarca tradita e bulimica, un patriarca licenziato in tronco per molestie sul lavoro, una coppia di amici gay non più giovani che cercano di avere un bambino, un figlio maggiore inguaiato economicamente e accompagnato da una donna che a loro non piace, una figlia che sta per andare al college e che ha relazioni complicate con i coetanei.

Bomba inceppata 

Qui arriva il bello, o il brutto del romanzo. Dopo aver apparecchiato una tavola piena di leccornie, Emma Straub si scorda di condirle. Sì, in questo romanzo manca il pathos, nessuno dei personaggi mostra un’evoluzione coerente, tutto è affidato alle descrizioni ma senza fatti concreti che provino il punto di vista del personaggio. Faccio un esempio: Bobby pensa che Carmen lo controlli. Carmen pensa che lui non sia cresciuto abbastanza. Ha ragione lui? Ha ragione lei? Non si sa, dobbiamo prendere per buono quello che ci viene detto. In saliscendi e tornanti naturali incuneati tra le montagne delle Baleari, la scrittrice americana rinuncia a esplorare i sentimenti umani, privilegiando un politicamente corretto che nulla ha a che fare con la natura caliente in cui i suoi attori si muovono. Sembra quasi che abbia timore di maneggiare materia umana pronta a esplodere. Perché?

Stereotipi

Come se non bastasse, il tutto è infarcito di stereotipi e bigottismo infinito, nei confronti della nuora, della padrona di casa, del comportamento di Bobby, del lavoro di Bobby e di Carmen. L’unica colpa della fidanzata del figlio è di essere più grande di lui e diversa da loro! Ma stiamo parlando di una scrittrice e di un giornalista di New York, possiamo crederci? No. Come non possiamo credere a tutte le non reazioni a cui il romanzo ci sottopone. Vi giuro che alla fine avrei avuto voglia di prendere i quattro e sbatacchiarli un po’ per tirare fuori un alito di vita! Gli unici che hanno una minima rotondità sono gli estranei visti con sospetto, cioè Carmen e Lawrence. Infatti entrambi vanno via in anticipo…

p.s. se passate dalle parti di Brooklyn, date un’occhiata alla libreria di Emma Straub Books are magic, che sembra molto carina e attiva!

Leggi anche, sempre sul tradimento e la protezione eccessiva dei figli:

A neve ferma – Stefania Bertola

Mi sono accorta che tendo a scegliere Stefania Bertola dopo una lettura impegnativa. A La donna giusta di Sándor Máraiavevo associato Aspirapolvere di stelle. Stavolta, a La cena di Herman Koch ho fatto seguire A neve ferma. E sì, perché dopo una lettura disturbante, un po’ di rilassamento ci vuole e la scrittrice torinese in questo è l’ideale.

Trama

Emma, aiutante pasticcera, perde l’amore della sua vita tre giorni dopo averlo trovato. Elena lo sta cercando da trent’anni. Camelia, invece, si innamora continuamente, di chiunque. Bianca è impegnata in una battaglia contro un giovane dottore, più volte ladro. Il tutto gravita, fra ricette paradisiache, intorno alla pasticceria Delacroix di Torino

Bakeoff in salsa torinese 

Stefania Bertola si muove nel solco cui ci ha abituato: un gruppo nutrito di personaggi, una storia surreale ma tutto sommato credibile, dinamiche scoppiettanti tra i protagonisti. Tanto che il tempo di lettura difficilmente supera i due giorni, perché una pagina tira l’altra, come le ciliegie. In questo romanzo, rispetto ai precedenti, ho trovato il panorama un po’ affollato, tanto che all’inizio ho fatto fatica a inquadrare le caratteristiche di ognuno. La storia prende garbatamente in giro i vari concorsi, reality, chef stellati e chi più ne ha più ne metta sulla cucina, che imperversano in televisione a tutte le ore e in tutti i palinsesti. Senza però scadere nell’eccesso di critica. In fondo, anche il patron della pasticceria Delacroix è un buono, nonostante sia presentato nelle prime pagine come un vero cerbero.

Nessuno sembra porsi domande

Forse, questo “buonismo” alla lunga finisce per rendere la storia più fantasiosa di quanto richiesto. Per esempio, Emma viene scelta tra tutti gli aiutanti per rappresentare la pasticceria in un concorso internazionale importantissimo, anche per la soppravvivenza della pasticceria stessa. Nessuno reagisce più di tanto. E mai possibile che in un posto di lavoro qualsiasi (pensate per un attimo al vostro) nessuno protesti o si ammali d’invidia per questa scelta? No, ve lo dico io. Eppure,  Zhang e Zlatan, gli altri due papabili, rimangono pacifici e amiconi. Oppure ancora, quando Camelia, una ragazza sempliciotta che neanche lavora lì, scavalca Emma e viene incaricata di rappresentare la pasticceria al concorso, nessuno si chiede perché. Che relazione ci sarà tra Corrado Delacroix e Camelia, a parte il fatto che lei sia la nipote della storica amante di lui, il capo degli aiutanti signora Elena? Nessuno sembra porsi la domanda.

Personaggi stereotipati 

Altro elemento sempre ricorrente nei suoi romanzi, il carattere volutamente stereotipato dei personaggi: c’è sempre la coppietta giovanissima e ignorante che fa tenerezza, qui Tinco e Valentina, la svampita molto creativa e destinata a grandi successi professionali, Bianca, la protagonista che sa il fatto suo e non deve dimostrare niente a nessuno, Emma. Gli uomini sono sempre di successo e anche carini, anche con le donne, il che non guasta. Solo che sembrano tutti a una sola dimensione, tratteggiati nella loro caratteristica principale e non di più.

Meringa e zucchero

La vera forza di Stefania Bertola, allora, a parte la bravura nello scrivere, sta tutta nella capacità di farti immergere per un attimo nel suo mondo di meringa e zucchero. Che puo goderti solo se sei capace di sbattere le chiare a neve ferma. Appunto.

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