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Cape Cornwall e la tempesta perfetta: il viaggio letterario continua

Cape Cornwall vs Land’s End. Gli inglesi e i geografi non mi convinceranno mai che Land’s End sia davvero il punto più occidentale della Gran Bretagna. Sfido chiunque abbia visto entrambi a dirmi che il vero spirito di 20170816_114101frontiera non risieda a Cape Cornwall. Sarà che quel giorno il tempo non mi ha assistito particolarmente, ma vi assicuro che ho sentito tutta la potenza del vento e della natura, senza filtri e senza che la distruzione umana vi sia giunta. Se lasciate la macchina a St Just, potrete arrivare al promontorio di Cape Cornwall con una breve passeggiata. Altrimenti, anche qui non manca il consueto parcheggio a pagamento.

Cape Cornwall

Salire sul promontorio è relativamente facile, a meno che, come nel mio 20170816_112321caso, il vento sia così arrabbiato da toglierti stabilità a ogni passo. Vi dico solo che per rimanere in piedi mi sono aggrappata ai resti di una ciminiera e che sull’altro lato una signora tedesca, con sua grande vergogna, stava facendo la stessa cosa! Questa, infatti, era terra di minatori e segna anche il punto in cui le correnti dell’Atlantico si dividono. E’ un luogo estremamente affascinante, wild, selvaggio, nel senso più puro del termine. Se fosse stata una giornata più gradevole, sarebbe stato bello passare un po’ di tempo a Priest’s cove, la baia del sacerdote, o incamminarsi lungo i sentieri dei minatori, ma entrambe le alternative sembrano incaute quel giorno. Certo è che ho visto con i miei occhi giocatori di golf lanciare palline imperterriti sotto l’acqua e su un terreno in forte pendenza. Per dire come tutto nella vita sia relativo.

St Ives e Rosamunde Pilcher 

Appagata dalla vista magnifica di questo promontorio mistico, ho lasciato Cape Cornwall e mi sono diretta senza indugi verso la seconda tappa del giorno: St Ives, dove finalmente ho incontrato…Rosamunde Pilcher! Nata a Lelant, un villaggio che si trova tra Hayle e St Ives, non c’è dubbio che nella sua infanzia e adolescenza St Ives abbia rivestito una grande importanza. Sembra, infatti, che il suo romanzo più famoso, I cercatori di conchiglie, pur essendo ambientato a Porthkerris, descriva in realtà proprio St Ives. Dovete immaginare, premetto che le fotografie non rendono giustizia, un IMG_6283delizioso villaggio di pescatori, con il porto al centro della vita cittadina, tanti negozietti di souvenir, gallerie d’arte, pasticcerie e laboratori di cornish pasties. Il suo passato come colonia di artisti è ancora ben visibile in ogni angolo del villaggio, che come tutta la Cornovaglia del resto, oggi è turistico ma ben conservato. Qui, da Pangenna pasties, ho assaggiato il cornish pasty più buono di tutta la mia trasferta cornica e ho filmato anche il momento della sua chiusura prima di andare in forno. In pratica, è un fagotto di pasta frolla o brisée, ripieno di carne di vitello, patate, cipolla, rutabaga e spezie. E’ divino e siccome ho rubato la ricetta originale, naturalmente la troverete sul blog con tutti i passaggi per realizzarlo a casa. Ma la sorpresa più grande mi ha quasi steso sul molo.

Le foche! 

Mentre passeggiavo placidamente, con il vento che sembrava volesse portarmi via e i gabbiani che garrivano senza sosta insieme ad altri uccelli, 20170816_144818formando nell’insieme un’armoniosa orchestra faunistica, noto un gruppo di ragazzini che si agita e indica qualcosa dentro l’acqua. Incuriosita, mi avvicino anch’io e vedo due foche, che ci guardano curiose mentre galleggiano pacifiche nel bel mezzo di un porto cittadino! Pazzesco, in Cornovaglia l’incontro con la natura è davvero ravvicinato. In effetti, avevo letto un avviso, che recitava più o meno di lasciare in pace le foche, animali selvatici anche se sembrano innocui, perché nuotare con loro può essere molto pericoloso. Lo ammetto, pensavo che l’eventualità di incontrarle fosse talmente rara che il cartello fosse più pittoresco che altro. E invece…

Gita al faro

Molto contenta per l’avvistamento, e per il video di un signor galleggiamento che sono riuscita a fare, ho deciso di saltare Lelant, il villaggio in cui Rosamunde Pilcher viveva da piccola, perché il tempo con l’andare delle ore stava via via peggiorando e avevo un’ultima tappa da onorare sul mio cammino.
E’ così che sono riuscita a compiere la mia personale gita a Godrevy Head, con un tempo IMG_6306proibitivo e il faro appena visibile tra i banchi di nebbia. Impensabile e inutile aspettare il tramonto. Anche perché mi sono inzuppata dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi solo per percorrere i 500 metri che mi distanziavano da una fotografia un minimo significativa. Solo dopo una doccia calda mi sono ricordata che la Gita al faro di Virginia Woolf inizia con la famiglia intera riunita nella casa dell’Isola di Skye e il figlio James che chiede di poter andare in gita al faro il giorno successivo. La madre gli dice che se il tempo sarà bello andranno, mentre il padre risponde bruscamente che non si farà alcuna gita perché il tempo sarà brutto. Aveva ragione il padre, oggi come allora.

Una cerimonia privata

E anche se il romanzo è ambientato da un’altra parte, era proprio al Godrevy Lighthouse che l’autrice pensava quando lo scrisse. Mentre ero lì, prima di IMG_6325annegare nella pioggia, ho avuto il tempo di registrare che i surfisti giocavano allegramente nell’acqua agitata e che una famiglia ha deciso comunque di onorare una cerimonia privata, avviandosi sugli scogli, armata di palloncini e festoni e bambini al seguito. Impensabile per chiunque di noi, credo; quando sono tornati su, giusto il tempo che io scattassi qualche fotografia senza buttare tutta l’attrezzatura, ho visto che sul palloncino c’era scritto “dad” e che le due donne della compagnia sembravano un po’ tristi. Allora ho capito: stavano ricordando qualcuno, probabilmente nel modo che lui amava tanto, e una tempesta in atto non li ha certo dissuasi dal farlo. Questo viaggio non ha smesso neanche per un minuto di regalarmi emozioni preziose a ogni passo e penso che ricorderò sempre questo dono che la vita mi ha dato.

Ritorno a Mullion 

Grondanti di acqua da ogni poro, nonostante la nebbia ormai fitta, siamo tornati a Mullion, trasformato in un paese fantasma. L’ultima cosa che ho pensato prima di buttarmi sotto una doccia calda è stato “sarebbe davvero fantastico trovarsi qui a Natale“.
Spero di essere riuscita almeno in parte a trasmettervi le mie forti emozioni, ma il viaggio letterario è ancora lungo. Domani saremo nella Penisola di Lizard, a Kynance beach e Lizard Point. A chiudere la giornata, abbiamo esplorato come si deve Mullion. E…(continua)