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Sandra Oh e The chair, la nuova serie di Netflix

Sandra Oh cambia di nuovo pelle e diventa la direttrice del dipartimento di letteratura inglese della Pembrock University. Ricordo che all’università la mia bestia nera era l’esame di storia moderna, che ho lasciato quasi per ultimo, pur di non affrontarlo. Quando alla fine mi sono decisa a sedermi in aula, ho scoperto che la professoressa sapeva il fatto suo. Lei era considerata un orco a tre teste, le altre due erano quelle degli assistenti. Aveva un pregio, però: lo spetteguless senza freni con cui ci raccontava le vicende storiche che avremmo dovuto imparare. Risultato? 30, grazie a quelle lezioni che erano meglio di Beautiful.

Tra cancel culture e libertà d’espressione

Perché questa lunga premessa? Perché molto di The chair  si gioca su questa contrapposizione tra insegnare e divertire, intrattenere e far imparare, guadagnare con le rette e dare un servizio adeguato alla spesa, sempre in bilico tra cancel culture e libertà d’espressione. Il tutto in sei puntate di mezz’ora l’una, che costruiscono una crazy comedy of errors, una pazza commedia degli errori. Poco, giusto il tempo di buttare lì un argomento per poi passare oltre. Un po’ quello che succede sui social, no? Se la serie vi piace me lo direte voi nei commenti. Intanto, io vi parlo delle citazioni letterarie e dei libri che vengono mostrati. O, almeno, tutto quello che sono riuscita a riconoscere. Se avete altri suggerimenti, scrivetemi e aggiungiamo! LI ho divisi per puntata, così potete orientarvi meglio.

Prima puntata

La prima puntata è stracolma di citazioni, scaffali, libri, scrivanie, paragoni tra scrittori. Cerchiamo di mettere in ordine, anche se nella puntata ce n’è ben poco.

In apertura, Sandra Oh, la professoressa Kim Ji-Yoon, si dirige verso il suo ufficio nell’università di Pembroke (che non è quella veramente esistente in North Carolina) e, quasi subito, vengono inquadrati gli scaffali di una biblioteca del college. Tra i libri ho intravisto titoli a me perlopiù sconosciuti. Per esempio:

  • Technologisches Wörterbuch, Dizionario tecnologico, di Alexander Tolhausen, del 1924, e una
  • Complete french grammar, grammatica francese completa;
  • poi c’è Chronicle of the Conquest Of Granada, di Washington IrvingWashington Irving fu ambasciatore degli Stati Uniti in Spagna tra il 1842 e il 1846. Di origine scozzese, nel 1829 viaggiò tra Siviglia e Granada. Storia della Conquista di Granada (Historia de la Conquista de Granada), e, soprattutto, i famosissimi Racconti dell’Alhambra (Cuentos de la Alhambra), sono il risultato di questi viaggi;
  • un romanzo di Edward Phillips Oppenheim, di cui non si legge il titolo. Fu uno scrittore inglese che scrisse più di cento romanzi di genere tra il 1887 e il 1943;
  • Prescott of Saskatchewan, di Harold Bindloss, altro autore inglese prolifico e molto popolare tra i suoi contemporanei, che scrisse diversi romanzi ambientati in Canada e basati sulle sue esperienze. 
  • The Caxtons: A Family Picture, un romanzo vittoriano del 1849 scritto dall’inglese Edward Bulwer-Lytton e molto popolare all’epoca della sua stampa;
  • J. James Lewis – Gilbert W. Gabriele;
  • Our own kind, di Edward McSorley;
  • Hood’s works illustrated;
  • Life and conversations of dr. Johnson;
  • A lion is in the streets, Adria Locke Langley;
  • The Fair God di Lew Wallace;
  • Shining scabbard, di R.C. Hutchinson;
  • Sartor Resartus, un’opera scritta da Thomas Carlyle a partire dal 1831. 

Subito dopo, un’altra sfilza di libri quando viene inquadrato il particolare di uno scaffale. Si riconoscono:

  • Mark Twain;
  • William Shakespeare;
  • sempre Mark Twain, Life on the Mississipi, Vita sul Mississipi, un’opera autobiografica del 1883 in cui egli ricorda le sue esperienze di navigazione sul fiume Mississipi. A volte viene citato come il primo libro scritto con una macchina da scrivere;
  • Hermann Melville, citatissimo in tutta la serie, con diversi testi: Typee, Short novels, Moby Dick, Billy Budd, Sailor and Other stories;
  • Edith Wharton, con The custom of the Country e The house of Mirth;
  • Francis Turner PalgravePalgrave’s Golden Treasury;
  • Oscar Williams, An anthology of American Verse;
  • Helen Andrews KahinThe College Survey of English Literature;
  • Anthony Trollope, Phineas Pinn;
  • Liddell & Scott, Greek-English Lexicon;
  • Edgar Allan Poe, Tales and Poems;
  • William Wordsworth, Selected poems and prefaces;
  • Walt Whitman, Leaves of Grass;
  • Henry David Thoreau, Walden and Civil Disobedience; 
  • Nathaniel Hawthorne, The scarlet letter, La lettera scarlatta.

La nuova direttrice, per prima cosa, deve affrontare una riunione con i professori, nella quale dovrà dire cose scomode. Per introdurle, usa una frase di Harold Bloom, famoso critico letterario statunitense. Lui ha detto: “le informazioni sono infinitamente disponibili. Ma dove si trova la saggezza?“.

La puntata prosegue con alcune lezioni, tramite le quali iniziamo a conoscere i professori del dipartimento.

Chi ha detto Love is blind, L’amore è cieco? Lo sapete? Io no, non sapevo che il primo fosse stato Geoffrey Chaucer, considerato il padre dell’inglese moderno. Lo dice la professoressa Joan Hambling ai suoi sparuti studenti, per introdurre il concetto di modi di frasi che usiamo comunemente senza sapere che derivano dal 1400. Peccato che i suoi alunni siano totalmente indifferenti a questo richiamo del passato. 

La stessa direttrice fa lezione e dietro le spalle ha una citazione di Gloria E. Anzaldúa, sulla quale spinge i suoi studenti a fare commenti: “I will have my serpent’s tongue – my woman’s voice, my sexual voice, my poet’s voice. I will overcome the tradition of silence.” “Avrò la mia lingua di serpente, la mia voce di donna, la mia voce sessuale, la mia voce di poeta. Supererò la tradizione del silenzio”.

Sempre nella prima puntata, assistiamo a un primo scontro tra il professor Elliot Rentz, l’esperto di Herman Melville, e la giovane professoressa di colore Yasmin McKay. Lei gli dice che chiede ai suoi studenti di twittare le loro frasi preferite di Moby Dick e che vanno forte “Chiamatemi Ismaele” e “Dal cuore dell’inferno, ti trafiggo”. Il professor Rentz replica che lui preferisce che siano assorbiti dalla storia, dalla bellezza del fraseggio. Nonché che ricorrere a questi mezzi per coinvolgere gli studenti gli sembra banale. Confesso che un po’ la penso come lui, ma forse agli universitari servirebbe un giusto mix tra i due approcci.

La puntata si chiude con il professor Bill Dobson che torna in aula per parlare di letteratura durante il periodo fascista. Cos’hanno in comune Albert Camus e Samuel Beckett?, chiede agli studenti. “Hanno combattuto nella resistenza”, risponde qualcuno. “Sì. Per due persone convinte che non esista una cura all’essere sulla Terra, che non ci sia niente da fare, ci hanno comunque provato”.

E poi cita Cesare Pavese, “scrisse che l’unico modo di sfuggire all’abisso è di guardarlo e misurarlo e sondarlo e discendervi” (cit. Il mestiere di vivere). Peccato che anche in questo caso gli studenti siano più interessati a scattare foto col cellulare che ad ascoltare. 

Seconda puntata 

Una studentessa lascia un dolce davanti alla porta del professor Bill Dobson con questo messaggio: “Avrò il coraggio di mangiare una pesca?”. Cita un verso della poesia The Love Song of J. Alfred Prufrock di T. S. Eliot.

A una cena del dipartimento di letteratura inglese, il rettore dice: “Ogni volta che mangio una mini quiche mi sento come Gulliver tra i Lillipuziani. ‘Ancora cibo!'”, una citazione tratta da I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift.

Sempre alla stessa cena, la professoressa Joan Hambling parla con il professor Dobson: “quando ero carina, avevo la testa su Piero l’aratore e The Dream of the Rood”. Piero l’aratore è un libro di William LanglandThe Dream of the Rood è un componimento poetico di 156 versi in antico inglese, di tema religioso, presente nel Libro di Vercelli, risalente a un periodo tra la fine del VIII e l’inizio del IX secolo. Tradizionalmente attribuito a Cynewulf, non è possibile stabilire con certezza assoluta chi sia il suo autore. 

Nella libreria alle loro spalle, spicca Chesapeake, di James A. Michener.

“Sebbene sia piccola, pure è feroce”, Ermione lo dice ne Il racconto dell’inverno, dice il rettore riferendosi a un’affermazione ardita di Sandra Oh.  “No, Elena del Sogno, riferendosi a Ermia”, lo contraddice l’astro nascente dell’insegnamento, la giovane professoressa di colore Yasmin McKay. Autrice di un saggio su Frances Harperun’attivista, poetessa e scrittrice statunitense, promotrice di diverse cause quali abolizionismo, diritti civili e diritti delle donne. Il racconto d’inverno è di William Shakespeare, come Sogno di una notte di mezza estate (ha ragione la professoressa McKay, la frase citata è di Elena, atto III, scena II).

Terza puntata

Nella stanza del professor Dobson, una studentessa si siede e dietro di lei si vedono alcuni dei libri che appartengono al docente. Alcuni titoli sono troppo piccoli, ma si leggono gli autori:

  • William Faulkner;
  • Edgar Allan Poe;
  • O’Keeffe and Stieglitz;
  • Vladimir Nabokov e la sua Lolita;
  • Joseph Heller;
  • Ernest Hemingway, Isles in the stream, Isole nella corrente.

Il professor Dobson va poi a fare da babysitter alla figlia adottiva di Sandra Oh e insieme leggono il libro preferito della bambina. Si tratta di The family of Man, il catalogo di una mostra allestita nel 1955 al Moma di New York, che raccoglieva 503 fotografie da 68 paesi. I fotografi coinvolti furono 273 e i lavori esposti furono selezionati tra 2 milioni di scatti inviati da autori di tutto il mondo. I due, Dobson e la bambina, guardano le foto dedicate alla maternità insieme e affrontano il tema dell’adozione di lei e della moglie deceduta di lui. 

Quarta puntata 

Nella quarta puntata, al termine della lezione, la professoressa Joan Hambling chiede agli studenti di leggere Il racconto dell’indulgenziere, o del Venditore d’Indulgenze, la quattordicesima novella, la seconda del sesto frammento, cantata ne I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. 

“Niente indulgenza per i pelandroni”, ironizza la professoressa mentre gli studenti sbuffano. 

Sandra Oh, invece, entra nella stanza del professor Elliot Rentz, l’esperto di Herman Melville, e anche qui ovviamente c’è una libreria, ma sono riuscita a leggere solo il nome di Edgar Allan Poe. Subito dopo, ha un colloquio con il rettore per la docenza onoraria che l’università vuole assegnare a David Duchovny. Esatto, proprio l’attore. Ho scoperto, grazie a questa serie, che è arrivato a quota quattro romanzi come autore e il rettore chiede a Sandra Oh di leggerli tutti e quattro. Sono, in ordine di uscita:

  • Holy Cow (Porca vacca), l’unico, credo, tradotto in italiano;
  • Bucky F*cking Dent;
  • Miss Subways;
  • Truly Like Lightining, uscito quest’anno.

Una delle scene più divertenti della serie si svolge in biblioteca, dove la professoressa Joan Hambling e un tecnico del computer vogliono stanare uno studente fedifrago, seguendolo fino all’uscita. Il tecnico, nell’attesa, tira fuori proprio The Canterbury’s Tales e la professoressa reagisce sorpresa: 

“Tu leggi Chaucer?”

“Sì, ma è come leggere una lingua diversa”.

“Rimarrai sorpreso da come riuscirai ad abituarti velocemente. Se smetti di provare a capire…”

“Come per la programmazione. Ho mollato il controllo e da allora…”

Quello che dice la professoressa allo studente quando infine lo acciuffa è irripetibile, ma gustoso. Credo di non aver sentito mai nessuno prima esprimersi nei confronti di Chaucer in questo modo.

Quinta puntata 

Nella quinta puntata, finalmente vediamo David Duchovny. Sandra Oh va a casa sua e lui vuole sapere a chi altri prima di lui hanno offerto la docenza onoraria. La professoressa Kim Ji-Yoon risponde James Franco ed Ethan Hawke. Entrambi attori, registi e scrittori, come Duchovny. Di Ethan Hawke credo anche di avere un libro a casa, ma in questo momento non ricordo quale.

Sesta puntata

L’ultima puntata si apre con una citazione della poetessa Audre Lorde scritta con il gesso sulla lavagna. The Master’s Tools Will Never Dismantle the Master’s House. Cioè Perché gli strumenti del padrone non smonteranno mai la casa del padrone. La riflessione è sulle pari opportunità. Secondo la poetessa, i padroni potrebbero permettere alle donne di batterli temporaneamente al loro stesso gioco, ma non permetteranno mai di portare un vero cambiamento. E questo fatto è minaccioso per quelle donne che ancora definiscono la casa del padrone come la loro unica fonte di sostentamento.

E si chiude con Emily Dickinson, scelta abbastanza classica e doverosa, direi. Sandra Oh la declama agli studenti riuniti in circolo davanti a lei per la lezione. Anche se nella serie l’accorciano, la poesia completa è questa:

La “Speranza” è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ho chiesto una briciola – di me.

E voi? Che speranza avete nell’anima?

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