Archivi tag: recensioni

Nora Roberts e l’offerta del milionario

Nora Roberts qui nei suoi primi anni di attività, prima di diventare la famosissima e prolifica autrice che è ancor oggi. Megan e Katch: lei si nasconde dentro il parco giochi gestito dal nonno, lui ha soldi da spendere per un investimento che ritiene vincente. Chi vincerà il braccio di ferro?

Trama

Non è stato facile per Megan Miller rinunciare al sogno di diventare scultrice per restare accanto al nonno e gestire con lui il pardo di divertimento Joyland. Quando il milionario David Katcherton arriva a Myrtle Beach con la ferma intenzione di comprarlo, la reazione di Megan non è certo dolce come lo zucchero filato. Joyland è l’unica ragione di vita del nonno, e Megan non permetterà che gli venga portato via! Neppure se David le fa un’offerta che è difficile rifiutare, soprattutto per il suo cuore…

Un romanzo breve

Questo titolo è stato ripubblicato recentemente, ma fa parte dei primi anni di attività di Nora Roberts. Scrittrice americana molto prolifica, che ha poi trovato nei romance che virano verso il giallo la sua cifra stilistica. Stavolta, incredibilmente, mi piace più il titolo tradotto di quello originale, Less of a stranger. L’offerta del milionario lo trovo più calzante. E’ un romanzo breve, che si legge nello spazio di un paio di sere tranquille. Non direi che sia una storia memorabile, però due aspetti mi sono piaciuti: il personaggio di nonno Pop, che per Megan è anche e soprattutto padre e madre, dopo la morte dei suoi genitori quando lei era in tenera età, e le vicissitudini legate a Joyland e a quanto un’attività possa nel tempo rivelarsi una palla al piede per chi è costretto a gestirla anche se ha perso entusiasmo e motivazione.

Storia d’amore così così

Un po’ più oscuri, a fine lettura, rimangono francamente i motivi della passione tra i due protagonisti. Cosa hanno visto l’uno nell’altra? Troppe poche pagine per questa storia che avrebbe forse meritato più spazio e meno mugolii inutili e artefatti. Comunque, fa quello che è richiesto a letture leggerissime di questo tipo.

***

“Cosa vinco?”

“Quello che vuoi”.

“Prenderò Henry”, le comunicò Katch. E all’occhiata interrogativa della ragazza, indicò un pupazzo alle sue spalle. “L’elefante”. “E anche te”.

Leggi anche: 

Se fai la brava, ti porterò del dessert“. Era una loro vecchia abitudine. Da che Megan si ricordava, se Pop cenava fuori senza di lei le comprava sempre un dolce. Che cosa ti andrebbe?”

“Mmh…Del sorbetto alla fragola“, decise all’istante. 

Un solo ingrediente (con bonus), sorbetto facile facile!

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

La città dei desideri di Gioia Hooper

Giorni fa qualcuno si chiedeva quali sono i romanzi che pensiamo di aver letto solo noi perché nessuno ne parla. Io ho risposto che, quando si tratta di romance (era questo il genere di cui discutevamo), è un po’ difficile sentirsi gli unici ad averlo letto, considerando che è uno dei generi più amati e diffusi. Tuttavia, di questo romanzo di Gioia Hooper non ho trovato commenti. E’ un romance classico, ormai datato. La storia di una pittrice e di quello che sarebbe potuto essere. E che forse può essere ancora. Adesso vi racconto.

Trama

L’amore per la pittura scandisce la vita di Jennifer Chapman, aiuto cuoca in un grande albergo del litorale marchigiano. Un passato doloroso e il desiderio di diventare una pittrice, la spingono a trasferirsi a Roma, città in cui arte e desideri riescono finalmente a fondersi. Ambiziosa e determinata, Jennifer dovrà contare solo sulle proprie forze per diventare finalmente la persona che ha sempre desiderato essere. Gli ostacoli saranno tanti, una donna misteriosa tramerà inspiegabilmente contro di lei, costringendola a vivere in un mondo pieno di bugie.

Inseguire il proprio sogno, costi quel che costi

Un romance classico, vecchio stile, che scorre con piacevolezza, anche se con poche sorprese, tranne una sul finale che risveglia dal torpore. L’autrice nella biografia risulta inglese, e c’è anche un titolo originale e una traduttrice, ma non sono riuscita a rintracciare altre informazioni su di lei. Il romanzo è dei primi anni 2000 ed è ambientato tra le Marche e Roma, anche se tutti i personaggi sono stranieri. I due protagonisti sono piacevoli. Provengono da ambienti diversi, ma hanno in comune le difficoltà familiari. Entrambi vengono ostacolati dai genitori nei loro percorsi di vita e nelle ambizioni. Jennifer soprattutto, subisce una rottura con la famiglia d’origine solo perché determinata a inseguire il suo sogno. E’ così difficile per un genitore accettare una figlia artista? Non ci crederete, ma proprio recentemente mi è capitato di assistere a una conversazione assurda su questo tema. Il fascino del lavoro sicuro e della vita tranquilla è intramontabile. Più comprensibili, ma solo fino a un certo punto, i genitori di Alexander. Un figlio che ha una strada spianata davanti a sé, ma sceglie un’altra strada, creerebbe qualche attrito in ogni caso. Ma fino a che punto può spingersi un genitore per farlo tornare all’ovile? E i nonni, sono sempre quelle figure delicate e gentili che tutti immaginiamo? 

L’arte, però…

Il tema di fondo è interessante e le pagine scorrono bene. L’unica perplessità è sul richiamo all’arte. Se ne parla, viene citata, ma le immagini non sono altrettanto efficaci. Comunque, rimane un buon titolo per chi cerca storie sulle second chance e di stampo classico.

Leggi anche: 

Lo strano caso dell’apprendista libraia – Deborah Meyler

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

La fattoria degli animali di George Orwell è qui

La fattoria degli animali è uno di quei libri che ho letto durante l’adolescenza e che ho riscoperto grazie agli audiolibri, anche stavolta di radioplaysound. Come definire quest’opera di George Orwell? Una favola brutale, che in fondo incarna la condizione umana. Sono passati quasi ottant’anni dalla sua pubblicazione, eppure certi fatti e certi comportamenti sono rintracciabili pure nelle vicende che ci toccano da vicino. Ma venite che vi racconto.

Trama

Il fattore Jones possiede una fattoria, ma non è in grado di governarla: è alcolizzato, incompetente e crudele contro gli animali, che sfrutta senza pietà. Una sera tutti gli animali si riuniscono intorno a Vecchio Maggiore, un anziano e saggio maiale, che narra loro di un sogno che ha fatto, un mondo dove gli animali sono liberi dall’uomo e si autogestiscono, vivendo in armonia. Vecchio Maggiore muore da lì a poco. Un giorno Jones dimenticata di dare da mangiare agli animali e questi, esasperati, lo cacciano via. Il ruolo di guida viene assunto da due maiali: Napoleone e Palla di Neve.

Una favola brutale

L’audio parte e già sai che l’atmosfera generale stride con quella che apparentemente sembra una vicenda destinata a prendere una piega positiva. Che cattivoni gli umani, gli animali sì che sanno far andare avanti una fattoria con criteri di uguaglianza e solidarietà reciproca. Ma via via che la lettura procede, questi animali iniziano a incarnare i difetti e i pregi degli umani, in una sorta di favola brutale, dove sai che qualcosa succederà. Non sai cosa, però l’inquietudine cresce.

I livelli di lettura

La fattoria degli animali si presta a diversi livelli di lettura. Può essere letta come un’allegoria delle vicende storiche in cui George Orwell era immerso. Può essere letta come una denuncia sociale sulle condizioni abbrutite dei lavoratori, in nome di una produzione senza fine. Può essere letta, certamente, anche come una favola classica. Tutti i livelli sono accumunati dal motto: tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. A cui aggiungerei che non solo, alla fine, non sono tutti uguali neanche nel regno animale, ma che la disuguaglianza è favorita dalla “distrazione” delle masse, che non ricordano, non si oppongono, non combattono per i loro diritti. Si fanno convincere, con le buone o le cattive. Ci vedo molto dei tempi moderni, cambiano forse gli strumenti, ma non i risultati. 

I personaggi

I personaggi sono il perno su cui si muove la storia e George Orwell riesce a renderli indimenticabili. Se fate attenzione alle loro caratteristiche, ritroverete molti personaggi della scena politica e sociale odierna. Il povero Palla di Neve, accusato di essere l’untore di qualsiasi cosa succeda, Napoleone il dittatore, con il suo portavoce Clarinetto, il Vecchio Maggiore, che muore prima di veder compiuta la rivoluzione, il saggio che si esprime con metafore semplici, che tutti possono capire. Godrano e Trifoglio, gli animali semplici, che si sfiancano di lavoro e aiutano gli altri, i cani e le pecore, mai nominati singolarmente ma che si muovono solo in gruppo, i primi per reprimere le sommosse, le seconde per farsi spaventare da qualsiasi slogan. Nella critica classica, a ogni nome troverete associato un personaggio storico. Il vecchio maggiore è Lenin, Napoleone Stalin, Gondrano e Trifoglio i lavoratori, i cani la polizia e le pecore le masse, Palla di Neve è Trotsky. E così via. Ma passati quasi ottant’anni dalla prima pubblicazione, avvenuta nel 1945, possiamo dire che gli animali incarnino dei fenotipi eterni. E’ così che va il mondo, direbbero gli anziani.

La fine è spettacolare

La fine de La fattoria degli animali è spettacolare e dà un senso profondo all’intera vicenda. Che fine faranno gli animali? La fattoria degli animali sopravvivrà o gli umani la riconquisteranno? Questo lo lascio scoprire a voi. Vi posso dire che alcuni degli animali rimangono nel cuore. Forse, perché inconsciamente ci vediamo noi stessi. Se avete voglia, ditemi nei commenti in quali animali vi rispecchiate. 

°°°

Ognuno aveva i suoi seguaci e scoppiavano spesso violente contese. Di solito, grazie ai suoi discorsi brillanti, al consiglio aveva la maggioranza Palla di Neve, ma Napoleone era più abile a ottenere il consenso tra una riunione e l’altra. Aveva successo soprattutto tra le pecore.

Deboli o forti, ingenui o scaltri, siamo tutti fratelli.
Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.

Leggi anche: 

Memorie dal sottosuolo – Fëdor Dostoevskij

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Gli Amabili resti di Alice Seibold

Da tanto volevo leggere questo romanzo di Alice Seibold e ora posso dire di non essermi sbagliata. E’ un romanzo che dà tanto, a chi è predisposto per cogliere il messaggio che lancia. Non aspettatevi un giallo classico. Non lo è. Anzi, non è per niente un “giallo”. Sappiamo tutto della vicenda, perché è Susie che ce lo racconta. Susie, una vita appena sbocciata che viene falciata dalla crudeltà umana, senza che nessuno degli adulti alzi un dito per difenderla. Ora vi racconto la mia personale lettura di Amabili resti e del perché gli amabili resti potrebbero non essere quello che vi aspettate siano.

Trama

Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Di nome: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre 1973. Ero prima che i bambini scomparsi iniziassero ad apparire sui cartoni del latte o fossero considerati come fatti di cronaca. Erano i tempi in cui la gente non pensava che certe cose non accadessero. La quattordicenne Susie è stata assassinata da un serial killer che abita a due passi da casa. È stata adescata da quest’uomo dall’aria perbene, che la stupra, fa a pezzi il cadavere e nasconde i resti in cantina. Il racconto è affidato alla voce di Susie, che dopo la morte narra dal suo cielo la vicenda. Susie racconta chi l’ha uccisa, cosa fa l’assassino, come avanzano le indagini, come reagisce la famiglia. Suo padre, opponendosi alla svolta che hanno preso le indagini della polizia, capisce chi è il vero assassino e, pur non avendo le prove, cerca d’incastrarlo. 

Un altro mondo in ” bolla”

Fin dall’inizio, Alice Seibold è abile a immergere il lettore in una “bolla”. Quella in cui si trova questa ragazzina, che quasi in maniera spassionata ci racconta di essere morta, come e per mano di chi. Quindi, fornisce al lettore fin dall’inizio tutti gli elementi per seguire la vicenda. Una vicenda che, anche per come è presentata sulle piattaforme e nella sinossi, sembra virare sul giallo. In realtà, questa è la storia di come una famiglia venga distrutta da un evento traumatico e da come, piano piano, riesca (forse) a riemergerne. Profondamente cambiata, profondamente traumatizzata, profondamente spezzata.

Vivere! Nonostante tutto

E’ questo che in realtà Alice Seibold vuole raccontare. La vita che prosegue, nonostante tutto, nonostante le perdite. Una vita che prosegue, in qualche modo, anche per chi non c’è più. Susie, però non può crescere, non sarà mai come i fratelli, sarà sempre la loro adorata Susie, la quattordicenne “fotografa naturalista”. Forse, questo è l’aspetto che mi ha commosso maggiormente: i sogni di questa quattordicenne spezzati dall’ingenuità, da un adulto malato che l’attira nella sua tana di morte. E per il quale, però, Susie non mostra mai astio, rancore. Perché l’orrore è troppo grande per essere compreso alla sua età. Lei rimane una bambina fiduciosa, più interessata alla sua famiglia che a condannare chi ha fatto del male. E la sua famiglia fa tenerezza: si spezza in due, chi persegue l’omicida come unica ragione di vita, chi si allontana per il troppo dolore. Tutti in cerca di un equilibrio ormai perduto. Sostenuti dai pochissimi amici che rimangono dopo un fatto del genere. Ruth e Ray sono capaci di affrontare il dolore e di continuare a far vivere Susie, anche se in vita avevano con lei un rapporto molto diverso. Ruth la conosceva appena, Ray l’amava. Eppure, entrambi la “sentono” e l’amano, a modo loro.

Da leggere perché 

Da leggere, per il messaggio di speranza che lascia, per la commozione che scaturisce, per la malinconia che lo attraversa. Non posso assegnare il tag cinque stelle per due motivi: il primo è il finale.  Alice Seibold costruisce, costruisce, costruisce e alla fine, quando dovremmo raggiungere l’acme per poi ridiscendere, sembra quasi che voglia trovare un pretesto per chiudere con un “e vissero tutti felici e contenti”, che stona con il racconto fin lì portato avanti e che mi ha lasciato insoddisfatta. Secondo: perché in un determinato frangente, che non posso rivelare perché sarebbe spoiler, Susie cambia registro e si comporta e parla come un’adulta? Secondo voi? 

Mi piaceva come una foto riuscisse a catturare l’istante prima che se ne andasse. 

Curiosità: 

Alice Seibold nei ringraziamenti nomina l’amica scrittrice Aimee Bender, autrice di Un segno invisibile e mio, altro consiglio di lettura per chi ama le storie fuori dai canoni.  

Leggi anche: 

Vivere! Yu Hua e un manifesto di Vita

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Il principe leopardo della Princes trilogy viene stanato da Georgie

Vi ho già parlato della Princes trilogy di Elizabeth Hoyt il mese scorso, iniziando dal primo libro della serie, Il principe corvo. Il principe e la preda nella traduzione italiana. In questo secondo romanzo c’è un principe leopardo. Che in italiano diventa Il principe e il desiderio. Anche in questo caso, nessun principe. E neanche nobile, al contrario del primo. Un amministratore della tenuta e la sua datrice di lavoro. Faranno scintille. E non solo quelle. Ora vi racconto, seguitemi. 

Trama

Lady Georgina Maitland non ha bisogno di un marito. Vuole solo un uomo che la aiuti a condurre la tenuta nello Yorkshire che ha appena ereditato. E incontrando Harry Pye, amministratore della proprietà, Georgie sente di aver trovato l’uomo giusto: pratico e competente. E fin troppo avvenente… Harry Pye ha conosciuto molti nobili, ma nessuno assomiglia a questa bellissima lady, così indipendente e sensuale. 

La cittadina e il contadino

Siamo sempre in Inghilterra, sempre nello stesso anno, il 1760. Abbiamo una giovane donna che ha ereditato dalla zia una tenuta in campagna. Lei, donna di città, si ritrova catapultata in una realtà non sua. Lui ha 30 anni ed è l’amministratore che ha assunto per aiutarla a gestire il patrimonio. In questo territorio di campagna ci sono fatti del passato che qualcuno vorrebbe vendicare e un ragazzino cresciuto troppo presto, che ha assistito a barbarie impossibili da dimenticare. Entrambi nascondono dei segreti che verranno rivelati a poco a poco.

Una coppia affiatata

Come coppia mi sono piaciuti molto, come Anna ed Edward del principe corvo, o forse un po’ di più. Harry un uomo tutto d’un pezzo, “impassibile” ma che dentro arde per lei e non solo. E’ un leopardo, animale con una personalità così solitaria e schiva, da rendere quasi impossibile individuarlo. Georgie che non si comporta sempre con la serietà che il suo ruolo richiederebbe, ma che non vuole essere considerata “più ingenua di quello che sono“. E infatti, già dalle prime battute capiamo che non si fa portare fuori strada dalle apparenze. Supportata da tre fratelli e una sorella che non la fanno di certo annoiare! 

Nel principe leopardo viriamo sul mistery

Nel principe leopardo viriamo sul mistery, elemento che nel principe corvo era appena accennato, ma di tenore completamente diverso. Ha reso la lettura interessante e mi ha fatto partecipare alla risoluzione dei misteri. Che alla fine vengono quasi tutti svelati. A volte, però, sembra che l’autrice salti interi pezzi, come mai? Ho indagato un po’ online e sembra che la versione italiana sia ridotta rispetto all’originale. In effetti, per un romanzo storico 200 pagine mi sembravano un po’ pochine! Pazienza, ormai ho iniziato la Princes trilogy in italiano e la finirò così. Qualcuno di voi ha letto l’originale e può confermarmi che le pagine sono effettivamente di più?

Consigliato

In ogni caso, a me quest’autrice piace, la consiglio. Come avevo già detto dopo il mio incontro con lei, per chi cerca una lettura d’amore non impegnativa e con scene di eros che aggiungono un tocco di piccantezza, senza scivolare nel porno, è perfetto. Adesso attacco l’ultimo romanzo della Princes trilogy, Il principe serpente, che già da come si presenta in copertina, promette bene…

Dannazione. Harry cercò di controllarsi, una certa parte del suo corpo non sentiva mai ragioni. Assaggiò il tè e fece una smorfia. Gli altri uomini avevano delle erezioni bevendo una tazza di tè?

— Troppo zucchero? — Lei guardava la sua tazza preoccupata.

Leggi anche: 

Il principe corvo di Elizabeth Hoyt strega Anna

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Julia Quinn torna su Netflix con i Bridgerton!

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"