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Lee Jung-Myung: Buio in sala, la messinscena ha inizio

Lee Jung-Myung. E’ il primo romanzo che leggo di questo autore coreano. Anni ’80, Seoul, scontri davanti all’università contro la dittatura e il teatro, dove la lotta politica finisce per spostarsi e assumere un aspetto apparentemente più tranquillo. Con molti personaggi ambigui che si muovono nell’ombra della sala…

Trama

Davanti all’università di Seoul si affrontano gli studenti e le forze di polizia. Una squadra speciale sorveglia la scena cercando un uomo in particolare, considerato il leader delle rivolte che si oppongono alla dittatura militare, il cervello che organizza la strategia della ribellione. Nessuno sa che volto abbia, ma sul suo ruolo e le sue capacità non ci sono dubbi.
Il conflitto ideologico che frantuma la società giunge fino alla repressione dell’avversario, attraverso la manipolazione, la reclusione, la tortura. Al tempo stesso le arti, e soprattutto il teatro, diventano luogo privilegiato delle idee nuove, del sogno e dei desideri di una generazione di giovani che invoca il cambiamento. Tra di loro, un drammaturgo che debutta con una rivisitazione del Giulio Cesare di Shakespeare e un’attrice che, dopo un lungo apprendistato, arriva a recitare in commedie erotiche che sembrano di puro intrattenimento ma che lei interpreta con singolare autenticità. I due si incontrano e mettono in scena ancora un classico, l’Elettra di Euripide, da cui scaturiranno conseguenze inattese e drammatiche. In controcampo c’è l’antagonista, un uomo dei servizi segreti che non smette di cercare colui che tutti ritengono il capo della rivoluzione.

Buio in Corea

Le vicende narrate da Lee Jung-Myung si svolgono tra gli anni Ottanta e i giorni nostri e il ritmo si fa sempre più incalzante via via che gli anni passano e il mistero di questo personaggio elusivo, ma centrale negli anni della rivolta, si infittisce sempre di più. Più che la storia dei protagonisti in sé, Lee Jung-Myung vuole raccontare il buio (da qui il titolo) di questo periodo storico per la Corea del Sud. Come in ogni lotta per l’indipendenza e contro le dittature, tutto è ammantato di luci e ombre. I cattivi e i prestigiatori sono in entrambi gli schieramenti e solo dopo molti, molti, anni, le verità emergono. Forse. 

Una scatola cinese

Lee Jung-Myung costruisce un castello di bugie e verità che fa sentire il lettore come se fosse seduto sulla poltrona di un teatro, a cercare di capire chi sia veramente questo fantomatico terrorista. Come direbbe Shakespeare, vero nume tutelare di questo romanzo di Lee Jung-Myung, Il pazzo, l’amante e il poeta non sono composti che di fantasia. Ed è la fantasia, e l’analisi psicologica ossessiva dei personaggi, che fa di questo libro una scatola cinese che via via si apre davanti agli spettatori. 

Autocensura

ll finale è inaspettato, non consolatorio. Sui protagonisti cala il sipario e gli spettatori vanno via. Forse, non proprio soddisfatti. La piece soffre secondo me di autocensura, il coltello affonda ma non dà il colpo di grazia. Se non siete avvezzi alla lettura asiatica, vi consiglierei di partire da altri titoli e autori. Penso, comunque, che di Lee Jung-Myung sentiremo parlare ancora.

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