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La vita in quarantena: la quarantena di una quarantenne

La vita in quarantena può trasformarsi in una prigione. Oppure in un momento tutto per noi, che non abbiamo mai tempo o voglia di ascoltarci. Giovanna la vive così, come un’occasione. Anche di riprendere in mano carta e penna per ricominciare a scrivere il suo diario. Un fedele e silenzioso testimone del suo “passaggio sulla terra”, che l’ha accompagnata per trent’anni e che al momento giusto è tornato ad accogliere i suoi pensieri. Come solo un vero amico sa fare.

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Non avrei mai pensato di riprendere a scrivere la mia vita sopra un pezzo di carta ma tant’è. Per tanti anni, ridi e scherza una trentina anche se a periodi alterni, ho tenuto un diario. È stato un alleato prezioso, uno scrigno magico per le mie emozioni, la dimostrazione del mio passaggio sulla terra e molto altro.

Sono stata anche una febbrile e grafomane Pen Pal tra gli anni 80 e 90 e ricordo ancora l’emozione di trovare, insieme alle pubblicità, una busta nuova nella cassetta delle lettere, con un corredo di sorpresa e stupore ad accompagnare la lettura e tanto più intensi da quanto più tempo si protraeva l’attesa.

Nel dicembre del 2013 ho buttato, dopo attenta selezione, quasi tutto. C’era bisogno di lasciarsi il passato alle spalle e fare spazio. E un po’ è anche questa la sensazione che mi accompagna mentre scrivo. Cosa tenere. La quarantena ha coinvolto tutti e da più di un mese, chi con un licenziamento pressoché immediato, altri, come me, più fortunati con uno smart working che desideravo da tempo e in realtà piovuto quasi dal cielo.

Il dato ripartenza è la fortuna, riconoscerne di averla nel momento in cui la salute intanto e il lavoro poi, ci sono. Riesco a lavorare assecondando i miei ritmi iniziando la mattina molto presto con una pausa per un allenamento, pezzo di un puzzle di routine positive che mi sono imposta di creare. Già, perché insieme al lavoro e agli allenamenti, si affiancano la lettura e la cucina con la scoperta, grazie alla nuova nutrizionista, di piatti ultra golosi ma super fit e di alcuni dei quali, se volete, avrò piacere di condividere le ricette.

Vivo con il mio compagno, gli orari sono diversi e non è sempre facile, paradossalmente, pranzare o cenare insieme come in una vacanza, ma sono gioia i caffè insieme per raccontarsi un po’ del lavoro, o prendersi in giro, o sognare nuovi viaggi da aggiungere ai tanti fatti insieme. Per lui è più dura, certo, perché non vede suo figlio, che vive una città poco distante, da oltre un mese e io lo posso capire, non avendone, solo in parte. Una volta al giorno guardiamo il Tg e, se Moretti diceva che le parole sono importanti, io non amo le metafore di guerra, sentendomi distante dai concetti di lotta e nemici da combattere. Credo che, nonostante non sia bello trovarcisi in condizioni estreme e con la salute messa a repentaglio, per molti la quarantena rappresenti un’occasione a cui ciascuno di noi possa dare un significato. Un arricchimento verso cose nuove, un’opportunità per far espandere la propria anima verso esperienze mai pensate e da fare una volta terminato questo periodo. E ancora, un momento di riflessione su chi davvero vogliamo a fianco, a partire dalle amicizie, perché è vero che gli affetti sono importanti e abbiamo tutti un gran bisogno di amore ma la verità è che, dopo i primi video aperitivi, sono tornata a voler sentire le persone senza video, concentrandomi di più sulle parole. Un po’ come faccio quando ascolto la radio e, di contatto in contatto, ho capito di preferire la compagnia di alcune amicizie sincere, a dispetto di altre che facevano volume. Amplificato è invece il bisogno di sentire i miei genitori lontani, uno in una città del nord e uno in un paesino di mare del sud cui intimo, con una severità a me nuova, di uscire solo per le strette necessità. Ironia della sorte per tutte le volte in cui, da adolescente, erano loro a mettere i paletti alle mie scorribande.

Ho tempo, ancora, per leggere di più, io che sono malata di lettura (mi sto dando a tutte le opere della Hart e della Kirino che consiglio agli appassionati di noir) e guardare una lista di film in attesa delle mie attenzioni. Ancora, ho tempo preziosissimo per correggere il mio secondo romanzo. Nonostante la revisione comporti un’attenzione maggiore e un lavoro di precisione diverso dall’estasi della scrittura in sé e lo stato d’animo non sia dei migliori (perché nata come opera a quattro mani ridotte a due, le mie) la verità è che rimettermici sopra, rielaborando la storia utilizzando solo i miei, di capitoli, mi stia guarendo alcune ferite e indirizzando verso nuovi traguardi. Dalla pubblicazione e condivisione anche sotto altre forme, che quando tutto sarà finito non vedrò l’ora di sperimentare. Perché bellezza e creatività salvino davvero il mondo. E credo che dimenticheremo tutto quando saremo di nuovo liberi, che torneremo ad abbracciarci con spensieratezza e entusiasmi nuovi, che l’economia finalmente ripartita con attività e progetti diversi e un clima di festa accarezzerà tutti, come una brezza estiva

Chi è Giovanna

Giovanna, veneta d’origine e bolognese di adozione. 44 anni trascorsi a viaggiare su e giù per l’Italia durante l’infanzia e in giro per il mondo poi. Una laurea a in Giurisprudenza e diversi tentativi sabotare l’esame per diventare avvocato e tutti andati a buon fine. La consacrazione alla scrittura, anche se in forma residuale, rispetto alla liquidazione sinistri (il mestiere di Fantozzi, per intendersi) cui sono stata, per ora, prestata. Diversi racconti pubblicati, dal 2015, per alcune riviste femminili (Intimità e Confidenze) e antologie (Capodanno Bastardo-Bastard New Year  per Damster edizioni e Prospettive 2018 con Jonas editore); Baci Sparsi è il mio romanzo d’esordio del dicembre 2018 con Segmenti Editore e in corso di correzione il Secondo per il quale… incrocio le dita. 

Foto di Ion Ceban

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