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Col Polperro vorrei andar via da questa meraviglia!

A Polperro. Lasciamo Torquay quando ancora dorme, sotto il sole che secondo Agatha Christie nasconde il male. Non so se sia vero, certo è che se anche fosse ci sono Paesi che devono preoccuparsi molto più dell’Inghilterra, visto che qui è più che altro il sole a nascondersi spesso. Venite che vi racconto.

Direzione Cornovaglia

Direzione Cornovaglia: sono un po’ assonnata e quasi non mi accorgo del ponte e del cartello che ci dà il benvenuto. Siamo diretti a Mullion, dove resteremo per qualche giorno, un paesino che si trova nella Penisola Lizard, cioè in fondo allo stivale. Sì, avete capito bene, anche la Cornovaglia somiglia a uno stivale, tanto che in passato, per convincere gli inglesi a non trascorrere le vacanze all’estero, giravano degli slogan sulla similitudine geografica tra la Cornovaglia e l’Italia. Ho il sospetto che gli inglesi in Italia cercassero riparo dall’umidità e dalla pioggia, ma è appunto solo un sospetto. Lo scenario è meraviglioso, fin dall’inizio, e la strada verso Mullion è ancora lunga.

polperro2

Meglio fare una tappa intermedia, che individuiamo in Polperro e Looe. Sono due paesi di pescatori a pochissima distanza l’uno dall’altro. Prima di raccontarvi quello che ho visto, vi do subito due suggerimenti. Il primo, è di non saltare nessuno dei due se state organizzando un viaggio da queste parti. Il secondo è approfittare del coastal path per concedervi delle lunghe passeggiate invece di rimanere seduti in macchina. Sempre che, ovvio, non abbiate problemi a camminare. Infatti noi abbiamo scoperto questa possibilità fantastica che ci ha poi accompagnato per tutto il viaggio proprio lasciando la macchina a Polperro, in un parcheggio all’entrata che costa 6 sterline per 6 ore. Un cartello, sempre all’entrata, m’incuriosisce. E’ di un’autrice romance locale, che pubblicizza la sua saga ambientata proprio a Polperro. Mi sento subito a casa, ma purtroppo non ho mai trovato i suoi romanzi in vendita. Diversi cartelli, invece, indicano il walk seaside, che si può prendere da diversi punti per andare in differenti direzioni. Noi l’abbiamo preso per andare verso Looe. Sono circa 8 km che si percorrono mediamente in 2h e 30′. Non è facilissimo, servono una buona forma e una buona salute, però vi assicuro che ne vale assolutamente la pena e che ho visto anziani con il bastone affrontarlo senza paura. E’ spettacolare, la vista e l’udito si colmano di meraviglia, le mucche pascolano tranquille in mezzo agli umani e li osservano pigramente, i garriti dei gabbiani sono talmente forti che coprono la voce, la gente si ferma sui prati o sulle panchine per uno spuntino per poi scendere nelle calette che portano a piccole baie seminascoste. Un paradiso in terra, davvero.

looe walk

Polperro e Looe

Tra le due, Polperro è più caratteristica, sembra di precipitare improvvisamente in un altro secolo, il piccolo porto è un paradiso per i tanti pittori che ho visto intenti a ritrarre il panorama. Looe, invece, mi è sembrata più trafficata e moderna, ma ugualmente meritevole di essere visitata. Il sentiero porta direttamente da un lungomare all’altro, poi c’è un lungo tratto a piedi per arrivare al porto e al villaggio di Looe, da dove partono gli autobus che devono riportarci indietro.

polperro

Salita sull’autobus sono protagonista di una scena carina. La coppia davanti a me fa il biglietto e dimentica di prenderlo, anche se il cartello dice chiaramente di non sedersi prima di aver preso il biglietto che la macchina stampa automaticamente. Prendo i biglietti e li sventolo davanti all’autista per segnalargli che i due non hanno preso il biglietto, ma non faccio in tempo a dirgli “vado a portaglieli” che lui mi fa un cenno con la testa e dice “prego, prego, va bene così”. Io, alquanto sorpresa per questa generosità, mi vado a sedere senza pagare il biglietto. Solo dopo penso di aver capito: non è stato generoso, probabilmente ha pensato che il biglietto che sventolavo fosse il mio! Un po’ mi sono sentita in colpa, ma poi, mentre tornavo verso la macchina, ho pensato che gli 8 euro di parcheggio per meno di mezza giornata bastassero come contributo ai servizi locali. E comunque si sta facendo troppo tardi, pure per i rimorsi, dobbiamo andare a Mullion per farci dare le chiavi della nostra prossima guest house…

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(continua) a Saint Michael’s Mount, l’isola che non è

 

Agatha Christie mile, chicca per veri giallodipendenti

Il Torquay museum è anche il punto da cui parto per esplorare l’Agatha Christie mile, un omaggio che la città natale della giallista le ha voluto rendere affiggendo delle targhe commemorative davanti a 14 edifici o luoghi che abbiano avuto un’influenza di qualche tipo nella sua vita. In realtà il mile in totale misura quasi 5 km di salite e disceseIMG_6074, quindi anche se nelle guide al percorso troverete scritto che è facile, vi dico subito che lo è, ma non troppo. Soprattutto, come vi spiegherò più avanti, gli ideatori dell’iniziativa devono aver dimenticato qualche targa, oppure…ma andiamo con ordine. Dicevo, 

1) il Torquay museum, si trova in collina. Secondo le mappe, non sto prendendo l’Agatha Christie mile nell’ordine giusto, ma per ottimizzare i tempi ricalcolo il tragitto secondo la posizione in cui già mi trovo, tipo navigatore umano.

2) Da lì, scendendo verso il porto, e proseguendo sulla sinistra, arrivo al Royal Torbay Yacht Club. Agatha lo frequentava spesso, perché il padre, un americano morto quando era ancora piccola, ne era un membro influente.

3) Mi giro e di fronte allo yacht club, c’è Beacon cove, la baia dove andava a nuotare da piccola, chiamata allora “Ladies Bathing Cove”, e dove rischiò un giorno di affogare pur essendo un’ottima nuotatrice. Con le correnti assassine che ci sono da quelle parti, la cosa non mi stupisce per niente.

4) Lì accanto, un’altra pietra miliare: l’Imperial hotel, albergo costruito nel 1866 e definito “lussuoso”. Non so dirvi come sia all’interno e come poteva essere ai primi del ‘900, ma oggi dall’esterno appare un po’ decadente. La posizione però è strategica, affaccia sulla IMG_6077baia ed è dotato di terrazza con piscina. Sembra che nell’avventura di Poirot “Il pericolo senza nome“, ambientato in Cornovaglia, l’albergo in cui scende l’investigatore sia in realtà proprio l’Imperial mascherato. Secondo me lo è anche quello di “Corpi al sole“, perché mentre rileggevo il romanzo mi sembrava quasi di vederlo! Dalla strada che lo costeggia, inizia una passeggiata panoramica e dei giardini digradanti che volendo consentono di scendere fino a spiagge di sassi e calette seminascoste. Forse non sarà di lusso l’edificio, ma penso proprio che chi soggiorna lì riceva un trattamento di lusso dall’ambiente che lo circonda.

Un po’ riluttante, abbandono quest’angolo di paradiso per proseguire verso la tappa successiva dell’Agatha Christie mile.

5) Il busto di Agatha mi aspetta, un po’ pensieroso e lugubre. Forse, sta architettando una nuova diabolica trama. L’opera è stata inaugurata dalla figlia il 15 settembre 1990, a 100 anni dalla nascita della scrittrice. Personalmente non l’ho trovata particolarmente espressiva, ma ritengo che se è stata approvata dalla figlia, cioè la custode dell’impero materno fino alla sua morte, debba essere approvata per definizione anche dai fan. Da qui, parte un lungo tratto di passeggiata pianeggiante lungomare, molto piacevole e tranquillo.

6) Incontro poco distante il Pavillion, la sala concerti dove Agatha amava andare ad ascoltare musica classica. Proprio lì, nel 1913, ricevette la proposta di matrimonio del suo primo marito alla fine di un concerto di Wagner.

IMG_60817) Subito dopo, Princess Garden, giardini da lei molto amati,

8) e il Princess Pier, il molo su cui Agatha pattinava con le amiche da adolescente. All’altezza del molo, lasciamo il lungomare per inoltrarci all’interno, per andare verso la Torre Abbey.

9) Dopo un’imponente restauro, la Torre è stata inaugurata nel 2008 dal mio Poirot preferito, David Suchet. L’anno dopo, nei giardini è stata creata una sezione dedicata alle piante di Agatha Christie. In questa sezione, le piante sono divise in gruppi e ogni gruppo può essere ricondotto a un libro. Prima di arrivare alla torre, c’è un altro giardino suggestivo, con una caratteristica che ho poi ritrovato in ogni tappa del viaggio: le panchine con una dedica scritta su una targhetta di ottone. Alcune, vi confesso, sono molto emozionanti, soprattutto quelle dedicate ad anziani scomparsi che amavano stare seduti e rimirare l’oceano proprio da quella panchina.

10) Dalla Torre, sono poi tornata alla stazione dei treni, la stessa da cui sono arrivata il giorno precedente. Durante le celebrazioni per il centenario della nascita dell’autrice, sempre nel 1990 quando posero il busto al punto 5), proprio alla stazione accadde un fatto incredibile: Poirot (David Suchet) e Miss Marple (Joan Hickson) si sono incontrati! Nei gialli non era mai accaduto, secondo me fondamentalmente perché odiava lui e amava lei. Come avrebbe fatto a non farli litigare?

11) Adiacente alla stazione, un altro albergo, il Grand Hotel, dove Agatha trascorse la luna di miele con il primo marito. Il Grand Hotel rispetto all’Imperial ha conservato il suo aspetto maestoso e penso siano abituati al pellegrinaggio degli amanti della scrittrice, perché quando IMG_6096mi sono avvicinata per fotografare la targa il concierge non ha battuto ciglio.

A questo punto ho toccato i due estremi del “mile”. Tornando indietro, secondo la mappa del museo ci sono altri tre punti per completarlo.

12) The Strand, che oggi è un po’ la via dello shopping di Torquay, all’epoca di Agatha faceva da capolinea per carrozze e tram ed era già allora la via dello shopping esclusivo, tanto che Agatha e la madre a volte facevano qui i loro acquisti.

Dopodiché, il buio. Secondo la mappa ciclostilata ci sarebbero altri due edifici,

il 13) “Former Royal Theatre” e

14) il dispensario, cioè un ospedale di assistenza pubblica, in cui Agatha lavorò durante la guerra e che la rese così brava nella gestione dei veleni da parte dei suoi assassini.

Agli indirizzi segnati sulla mappa non ho trovato nessuno dei due, né alcuna targa che mi potesse aiutare a identificare l’edificio.

 

IMG_6108Confesso che ho dovuto contenere la delusione, soprattutto perché queste ultime due tappedellAgatha Christie mile hanno richiesto anche uno sforzo fisico non indifferente, considerato che hanno portato quello che doveva essere un semplice miglio a misurare invece, a occhio, almeno tre volte tanto.

Per fortuna la signora da cui alloggiavo ha pensato bene di risollevare gli animi preparando un’ottima cenetta, condita da una conversazione rilassata e tranquilla con lei e il marito. Il menù della cena, insospettabilmente buono, ha previsto un piatto unico di maiale, rape rosse e barbabietola, bulgur e couscous, origano, innaffiato da un vino dall’apparenza francese con vitigno italiano (non fate commenti). A chiudere una splendida serata, un ottimo crumble di rabarbaro con salsa custard vanigliata.

Li salutiamo con affetto, siamo stati benissimo in loro compagnia, ma ora è arrivato il momento di lasciare il Devon per realizzare il sogno di una vita.

 

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Cornovaglia…sto arrivando! Intanto ditemi: vi è piaciuto l’Agatha Christie mile? Vi piacerebbe farlo prima o poi? Raccontatemi nei commenti!

(continua)

torquay mile

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Corpi al sole – Agatha Christie

Corpi al sole.

«Niente corpi sull’Isola del Contrabbandiere.»

Poirot disse: «Questo non è esatto.» E indicò la spiaggia. «Guardateli là, allineati. Che cosa sono? Non sono uomini e donne. Non c’è nulla di personale in loro. Sono soltanto…corpi”. 

«Be’, c’è qualche esemplare degno di nota. osservò il maggiore Barry.

E Poirot esclamò: «Sì, ma dov’è il fascino del mistero? Io sono della vecchia scuola e tutti quei corpi allineati mi ricordano la Morgue, l’obitorio di Parigi. Corpi… allineati su tavole di marmo… come carne da macello! »

«Ma, signor Poirot, non le sembra che il paragone sia un po’ esagerato?» protestò la signora Gardener.  

«Be’, può darsi» convenne l’investigatore.

Trama

La bella e famosa attrice Arlena Marshall è in vacanza con il marito e la figliastra sull’isola del Contrabbandiere. La sua personalità è al centro delle discussioni che avvengono nell’albergo: chi la definisce una rovina famiglie, chi una mangiatrice di uomini. Ma lei, e soprattutto il marito, sembrano non accorgersi di tutte queste chiacchiere. Una mattina Arlena viene trovata strangolata su una spiaggia deserta dell’isola, Pixy cove. Chi l’ha uccisa e perché? Tra i primi sospettati il marito tradito, una vecchia fiamma gelosa, una figliastra trascurata e una moglie scialba. Gli indizi sembrano condurre la polizia verso una pista ben precisa, e lontana dai risentimenti personali, ma per sfortuna dell’assassino, tra gli ospiti in vacanza al Jolly Roger hotel c’è un certo Hercule Poirot

L’orrore si cela sotto parvenze tranquille

e il detective belga è troppo astuto per non accorgersi che “il male si annida ovunque sotto il sole”. Ho riletto questo giallo di Agatha Christie appena tornata dal mio viaggio letterario nel sud dell’Inghilterra e in Cornovaglia e mi ha suscitato delle sensazioni incredibili. Mi è sembrato quasi di essere lì con la signorina Brewster, la signora Gardener e consorte, Rosamund Darnley, il maggiore Barry e gli altri. La maestra del giallo sa tratteggiare rapidamente il carattere dei personaggi, con un colpo di pennello ci mostra l’ambiente in cui si muovono e l’orrore che si cela sotto le parvenze tranquille. Con un ghigno beffardo trasporta il lettore alla ricerca dell’indizio decisivo, giocando con lui e con le parole, per non farlo sentire troppo sciocco quando si renderà conto che magari l’indizio risolutivo era lì, sempre stato lì fin dall’inizio, eppure serve una seconda lettura per andarlo a ripescare.

Incastro contorto e brillante 

Come si sarà già intuito, adoro Agatha Christie, e l’amo ancora di più adesso che ho visto con i miei occhi le sue ambientazioni, sono scesa anch’io in una Pixy cove qualsiasi, ho intravisto in lontananza un Jolly Roger Hotel, chiedendomi di cosa ciarlassero i turisti in vacanza sdraiati a prendere il sole in terrazza. Sono quasi riuscita a vedere il mondo coi suoi occhi e l’ho immaginata lì, sola, mentre tra sé e sé ideava una nuova trama nuotando nella sua baia preferita…Sono quasi certa, infatti, Che il Jolly Roger Hotel di Corpi al sole sia l’Imperial Hotel che ho visto a Torquay durante l’Agatha Christie Mile e che Pixy cove sia Beacon Cove, la baia preferita da Agatha. Ma forse è solo suggestione. Corpi al sole mi ha appassionato ancora, come e più della prima volta che l’ho letto, soprattutto per l’incastro contorto e brillante. L’unico particolare a non convincermi in pieno è “olfattivo”. Non dico di più per non fare spoiler, e tanto Poirot risponderebbe che l’istinto non può essere spiegato.

Avete letto Corpi al sole? Siete anche voi amanti dei gialli di Agatha Christie? Qual è il vostro giallo preferito?

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Agatha Christie mile, chicca per veri giallodipendenti

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Agatha Christie, o la vita avventurosa della Dama in Giallo

Poirot a Styles Court: l’esordio di Agatha Christie e di Hercule Poirot

Grandi scrittrici: a Torquay da Agatha Christie

Lascio Bath e la sua aria regency per cambiare completamente epoca, atmosfera e panorama. Il viaggio letterario continua e per raggiungere Torquay non posso che emulare Hercule Poirot e Miss Marple scegliendo il loro mezzo preferito. Come ricorderà chi ha letto i libri di Agatha Christie, infatti, nessuno dei due personaggi guidava e spesso arrivavano nelle località che poi sarebbero diventate teatro dei delitti in treno. Ovviamente quando sul treno stesso non succedeva qualcosa di tragico, come nel caso famosissimo dell’Orient Express. A mio rischio e pericolo, quindi, faccio il biglietto per Torquay, che costa 33 sterline. Il viaggio dura 2 ore e mezza circa e prevede due cambi, uno a Bristol Temple Meads e uno a Newton Abbot. Chiedo all’addetto di segnarmi i nomi delle due località e lui molto cortesemente mi stampa un biglietto con l’indicazione esatta delle stazioni e della durata del viaggio. La prima parte è più lunga e il treno è veloce, la seconda dura meno di un quarto d’ora su un treno vecchio stampo, quelli della speranza per intenderci. Come ho già scritto da qualche parte, prendere i mezzi pubblici è secondo me un modo per avvicinarsi di più alle persone del posto e anche stavolta non posso fare a meno di notare che cortesia, tono di voce basso e assenza di telefonate siano un registro comune. Poi, ma questo vale per l’intero viaggio, ho visto che leggere è il passatempo preferito della maggioranza dei passeggeri. Infatti ho anche fotografato qualche titolo per andare a curiosare online al ritorno. Il genere preferito a occhio mi è sembrato, indovinate un po’?, Thriller, of course. Tornando alla cortesia, la signora accanto a me, giuro, senza che le chiedessi nulla, non solo si è offerta di caricarmi il cellulare solo perché mi ha visto con il carica batterie in mano, ma l’ha anche staccato al momento giusto, cioè qualche minuto prima della fermata per darmi il tempo di preparare i bagagli senza rischiare di dimenticarlo attaccato! Santa british donna! Tra la stazione e il centro della cittadina ci saranno poco meno di due chilometri di lungomare da percorrere. Gambe in spalla, approfitto per dare  una prima occhiata distratta.

Torquay

Che vi devo dire, sarà che sono facilmente influenzabile, sarà che il luna park nella IMG_6079 (2)mia testa fa tanto Stephen King, sarà quello che volete, ma il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere l’atmosfera di Torquay è “inquietante”. Il cielo è plumbeo, la spiaggia deserta, i gabbiani gridano, le famiglie si radunano all’interno di questo parco giochi marino che mette tristezza solo a guardarlo e il fish and chips che prendo durante il tragitto per spezzare la fatica, mi guarda dal piatto e mi fa un triste ciao ciao. Quando arriviamo in cima alla collina, la famiglia che ci accoglie non fa che rafforzare quest’impressione: perfetta, troppo perfetta. E’ tutto perfetto: la casa, il sorriso della signora, l’accoglienza che ci riservano, il giro della casa che ci fanno fare e i biscotti al cioccolato che ci offrono, insieme a tè e acqua aromatizzata al cetriolo e alla menta. Non giudicatemi un’ingrata, ma tutto questo splendore un po’ mi acceca. Dove tengono il cadavere? Ci cambiamo, facciamo una piccola esplorazione dei dintorni e mettiamo a punto il programma della prossima giornata. Agatha, a noi due!

Siamo fortunati, perché nel frattempo la ditta di noleggio auto ci ha risposto: tutto ok, possiamo passare a prenderla. La padrona di casa ci fa trovare una colazione coi fiocchi, leggera come quella che facciamo di solito, e ci avviamo verso l’area di noleggio, sempre a piedi. Non è vicinissimo e ci inoltriamo verso i quartieri meno abbienti, o che almeno così sembrano all’apparenza. Prendiamo la macchina e salutiamo allegramente la ragazza terrorizzata che ci ha dato le chiavi. Le abbiamo infatti confessato che è la nostra prima volta con la guida a sinistra. E il suo panico direi che è ampiamente giustificato, visto che rischiamo di prendere tutta la fila di macchine parcheggiate appena l’accendiamo.

Kents Cavern

In qualche modo riusciamo ad arrivare, e a parcheggiare, il che non è banale come sembra, nei pressi della Kents IMG_6010 (2)Cavern. Se passate per Torquay, è un tour che vi consiglio caldamente di fare, soprattutto se come noi incappate in una giornata uggiosa. Dieci sterline il biglietto singolo per gli adulti, 9 quello ridotto per partecipanti dai 3 ai 15 anni, 38 sterline quello cumulativo per quattro persone, adulti o bambini. Se lo comprate online sul sito delle caverne risparmiate qualcosa, soprattutto su quello cumulativo. Il tour è guidato, inizia a orari prestabiliti e dura un’ora e mezza. Non è prevista traduzione, quindi è consigliabile un livello d’inglese non proprio base, anche se penso sia divertente anche in mancanza. Le guide sono ragazzi bravi a intrattenere bambini e adulti con giochi di luce, effetti speciali, racconti, leggende e similitudini. Avreste mai pensato che una roccia potesse somigliare a Michael Jackson? Eppure vi assicuro che è così. Se proprio devo trovare un difetto, ma proprio a cercare il pelo nell’uovo, direi che la visita è improntata su un’attività ludica per famiglie, mentre il sito può certamente suscitare interesse anche in appassionati di storia e preistoria, un target che preferirebbe un tour meno didattico e più approfondito. La Kents Cavern, infatti, è una grotta di roccia calcarea naturale, che si è formata sotto il mare circa 385 milioni di anni fa. È composta di corallo e ossa dei pesci, che si sono compattati insieme fino a formare una massa solida. Nel corso di milioni di anni, la massa di roccia si è spostata lungo la crosta terrestre attraverso le piastre tettoniche fino a giungere dov’è attualmente. Circa 2,5 milioni di anni fa un fiume sotterraneo cominciò ad erodere l’interno della massa e a creare il sistema di grotte che possiamo ammirare oggi. Interessante anche la storia della sua scoperta: i priIMG_6012 (2)mi ad avvventurarsi furono nel 1500 gli abitanti di Torquay più coraggiosi. Solo nel 1825 le ricerche divennero scientifiche, quando un giovane prete irlandese, father John Macenery, fu accompagnato lì da un amico e cominciò gli scavi, dando ai tunnel i nomi che hanno ancora oggi. Pensate che per molti anni le sue scoperte vennero tenute segrete perché contraddicevano sia le teorie religiose sia quelle scientifiche dell’epoca. Comunque, direi che l’impostazione giocosa del tour corrisponde sostanzialmente a una predilezione anglofona per il learning by doing e forse, tutto sommato, strizza l’occhio alla maggioranza dei visitatori, persone in vacanza al mare che nei giorni di pioggia cercano un diversivo. Se amate il genere, sappiate che all’interno delle caverne potrete anche sposarvi e che sono aperte tutto l’anno, con una temperatura fissa di 14 gradi. Portatevi una felpa pesante!

Il museo di Torquay

A poca distanza dalle caverne c’è l’altro appuntamento imperdibile di Torquay, un’altra carta da giocarsi quando il sole sparisce dietro le nubi: il museo cittadino. Imperdibile soprattutto per la sala dedicata ad Agatha Christie, perché il resto non lo definirei memorabile. Anche il museo sembra impostato su una didattica per bambini che probabilmente è funzionale ai principali utenti, cioè le scuole. Una sala egizia, una preistorica, una (a sorpresa) dedicata a una mostra su Star Wars e un’altra alle favole e poi lei, la regina del giallo, Agatha Christie, che giustamente ha un posto d’onore all’interno e che da sola vale il prezzo del biglietto (6,45 sterline per adulti, la metà nella fascia 3-16, apertura dal lunedì al sabato dalle 10 alle 16).

All’entrata della sala, alcune gigantografie ritraggono Agatha da giovanissima, quando ancora non era l’artista celebre che tutti conosciamo. Poi ci sono alcuni suoi effetti personali, decine di prime edizioni dei suoi romanzi, la macchina da scrivere, la sua IMG_6028 (2)pelliccia, le note scritte a mano, gli appunti iniziali di quello che poi diventerà Assassinio sul Nilo, le fotografie, i costumi di Poirot e Miss Marple. Una targhetta ci tiene a specificare che oggi le pellicce non vengono quasi più utilizzate, ma che una volta erano di gran moda e l’autrice vestiva come una signora. La mia coscienza ecologica non si era sentita tradita, ma probabilmente hanno preferito non rischiare. Nella galleria, alcuni pannelli informativi illustrano con grande chiarezza fatti anche poco conosciuti della sua vita e del suo lavoro, dalla sua infanzia ad Ashfield, fino agli anni successivi, trascorsi a Greenway (ma di questi aspetti vi parlerò più approfonditamente nel focus a lei dedicato, n.d.r.). Soprattutto, i curatori della mostra puntano sullo studio e il salotto di Poirot, interamente ricostruiti, compresi mobili, libri, immagini e perfino i camini del suo appartamento Art Deco IMG_6054 (2)di Londra.

I mobili e gli oggetti, finti ma che riproducono fedelmente i veri mobili d’epoca, sono stati utilizzati per l’adattamento TV di Poirot e donati al museo nel 2013, al termine dell’ultimo episodio. L’attore David Suchet, quasi universalmente riconosciuto come il miglior interprete di Poirot, ha visitato poco dopo il museo per vedere e filmare i mobili mentre stava girava un documentario intitolato “Essere Poirot”. L’attore ha anche gentilmente prestato al museo il bastone da passeggio che accompagna fedelmente Poirot nelle sue indagini. Il giro mi piace e mi appassiona, come tutto quello che riguarda Agatha, però devo anche dire che gli ambienti ricostruiti perdono molto del loro fascino cinematografico. Che i mobili siano finti e a buon mercato è palese e mi sembra quasi di trovarmi su un set a riprese finite e troupe a festeggiare la fine chissà dove, non so se rendo l’idea. Gli unici pezzi veri, e si vede, sono la credenza, un pezzo pregiato di Art Deco, e la sedia dello studio, che il museo ha acquisito grazie alla donazione della casa editrice di Agatha Christie, HarperCollins.

Al piano terra, la mostra di Star Wars non è male e ci sono anche i costumi per travestirsi. Cosa potevo scegliere io? Naturalmente Darth Vader, anche perché non ho trovato quelli di Yoda. L’unico piccolo problema è che mi sono accorta un po’ tardi…ehm…di essere ripresa dalle telecamere e per una che si era presentata alla cassa tutta seria e studiosa a chiedere informazioni su Agatha Christie non è proprio il massimo. Meno male che almeno indossavo la maschera, perché quando già pensavo di risolvere uscendo a testa bassa dal museo mi sono accorta che dovevo obbligatoriamente ripassare davanti alle casse perché nel frattempo il cancello principale era chiuso essendo finito l’orario di entrata.

L’Agatha Christie mile

IMG_6114Con italica faccia tosta, mi sono tolta dall’impaccio facendo finta di studiare attentamente la mappa dell’Agatha Christie mile. Cos’è? Un omaggio di Torquay alla sua illustre cittadina, che ripercorre i punti principali a lei legati con targhe commemorative posizionate su (quasi) ogni punto.

Ma del mio personale Agatha Christie mile vi parlerò nella prossima puntata

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Bath e il gossip degli antichi romani alle terme

Il viaggio letterario inizia a Londra, più conveniente come prezzo rispetto ai voli su Bristol o Newquay. Con la metro, fermata Kensington, abbiamo raggiunto la Victoria Coach Station e acquistato alla macchinetta automatica il biglietto per Bath, con partenza quasi immediata e al prezzo di circa 7 euro a persona. Infatti dopo dieci minuti ci hanno fatto salire a bordo. La stazione è molto ordinata, tengono le porte chiuse e fanno entrare i passeggeri solo quando il pullman è pronto a partire e solo dopo aver esibito il biglietto. In teoria, il pullman avrebbe dovuto essere low cost, ma mi sono ritrovata su un mezzo a cinque stelle, semivuoto e dotato di bagno, wifi e presa per la corrente. Un’ora e mezza di percorso tranquillo in mezzo alla campagna inglese del Somerset e l’autista ci ha “scaricato” alla stazione degli autobus di Bath, in pieno centro. La stanza che abbiamo preso in affitto si trovava a circa un quarto d’ora di lontananza, sul lungofiume. Non vicinissima ai luoghi di maggiore interesse, considerando che dopo un po’ le valigie hanno cominciato a pesare il triplo, ma comoda per acquisti al supermercato e soprattutto economica. Se prenotate in alta stagione o a ridosso del viaggio, e non avete problemi ad affrontare una passeggiata quotidiana per arrivare in centro, vi suggerirei di allontanarvi leggermente dalla zona più affollata e di cercare nelle zone collinari adiacenti. Anche perché potreste fare scoperte inaspettate.

Rastrellatori di comete

Per esempio, su un lato del fiume che taglia Bath, ho notato due poltrone-monumento, un binocolo e un bloc notes. Incuriosita, mi sono avvicinata. Si chiama “The Comet Sweepers”, dello scultore Patrick Haynes, e ricorda i fratelli Friedrich IMG_5865William e Caroline Herschel, due astronomi che la sera si sedevano in giardino e osservavano il cielo, lui con un telescopio e lei prendendo appunti. Friedrich ha scoperto così facendo una robetta come il pianeta Uranio. Che incontri magnifici ti offre la vita. Lasciati i bagagli, siamo tornati in centro. Giusto il tempo di fare un giro veloce, decidere il programma del giorno dopo in base alle distanze e fermarci in un ristorante tailandese molto curato esteticamente. Il cibo non è stato poi all’altezza della prima impressione, ma la cucina a vista era comunque rassicurante.

Le terme romane di Bath

Il giorno successivo, l’intenzione iniziale era cominciare dalle famosissime terme romane. Poi, però, mi sono accorta che nella piazza adiacente una soprano intratteneva le persone sedute sulle panchine che circondano la piazza stessa e non ho potuto fare a meno di fermarmi. Finito l’intermezzo, mi sono messa in fila per entrare. L’attesa non è stata eccessiva, nonostante il nutrito gruppo di turisti. Sono aperte dalle 9 alle 18 e costano 15,50 sterline compresa l’audioguida (anche i bambini pagano circa la metà). Il mio consiglio è di evitare l’ora di punta, perché la visita dura almeno due ore, perlomeno se come me siete appassionati di antichità romane, e verso la tarda mattinata gli ambienti inizieranno a riempirsi di persone, scolaresche, fotografi seriali e chi più ne ha più ne metta. Quindi, cercate di entrare all’apertura o di calcolare bene il tempo per uscire alla chiusura avendo visto tutto. In ogni caso, meritano la spesa, l’attesa e le gomitate all’interno. Considerate che l’intera città è oggi sotto tutela UNESCO per la numerosità degli edifici dichiarati Patrimonio dell’Umanità.

Aquae Salus

L’insediamento ha origine antiche: secondo la leggenda, Bath fu fondata circa 2800 anni fa da re Bladud, padre di re Lear, che guarì dalla lebbra grazie alle proprietà terapeutiche delle paludi fangose della zona. Nel 44 d.C. i romani fondarono la città di Aquae Sulis, costruirono il vasto complesso termale, che ancora oggi possiamo in parte ammirare, e il tempio dedicato alla dea Sulis Minerva. Nel XVIII secolo, inoltre, la città divenne una località termale alla moda. Ricordatevi quest’uIMG_5870ltimo particolare, dopo capirete perché. Le terme sono conservate perfettamente. Anche se non più in funzione, tecnicamente potrebbero ancora essere utilizzate come una vera e propria spa moderna. L’impatto all’entrata è subito forte, perché si esce su una terrazza, circondata di statue di epoca vittoriana raffiguranti imperatori romani e governatori della Britannia, che sovrasta la vasca più grande. Sembra di stare sugli spalti di una piscina.

Il bagno del Re

Ed è così, in effetti: la King’s bath, costruita attorno alla fonte d’acqua originale, è magnifica. A quel punto non vedi l’ora di scendere in basso, per bagnarti le mani, immortalarti sul bordo oppure, come ho visto fare a tanti, tirare una IMG_5875monetina esprimendo un desiderio. Anche se d’impatto scenico, compreso un antico romano che con una tavoletta gioca con i numeri romani, insegnando a scriverli ai bambini che si avvicinano curiosi, la piscina grande è solo l’inizio. Seguendo il percorso dell’audioguida, abbiamo attraversato diverse sale con i resti del tempio dedicato alla dea Sulis Minerva, degli oggetti di uso quotidiano che testimoniano l’intensa attività commerciale e sociale dell’epoca, la fonte sacra, dove l’acqua sgorga naturalmente a 46°, la sauna e gli spogliatoi. Verso la fine, un’invidia profonda per gli antichi che IMG_5914 (2)entravano in questo paradiso e che avevano a disposizione una serie di vasche di acqua calda e fredda. Mi sono soffermata sulla piscina di acqua fredda circolare profonda 1,60 m. V’immaginate cosa doveva essere buttarsi là dentro? Alcuni video alla parete mostrano il tuffo e le urla disumane dei coraggiosi! Eheh, doveva essere proprio divertente passare una giornata alle terme. Come mi avevano già spiegato a Sofia, era il luogo prediletto dai romani, e dalle romane, per le chiacchiere gossipare, un po’ quello che sono oggi i social per noi. In queste, poi, potevano addirittura gettare nella fonte sacra messaggi di vendetta. Per scriverli, si servivano di scrivani che chiarissero la richiesta, per non disturbare inutilmente gli dei con un messaggio confuso e scritto male.

Sulinus 

Mi ha fatto morire l’esempio del messaggio di Sulinus, indirizzato al ladro di tunica che aveva agito mentre lui faceva il bagno. Sulpinus chiedeva l’intercessione degli dei, a meno che il ladro non si fosse fatto avanti, chiarendo i motivi o restituendo la tunica! Sublime, davvero. Prima di andare via, anche tu se vuoi puoi affrontare una prova di coraggio, cioè bere l’acqua a 46° che sgorga naturalmente da una fontanella. Le espressioni dei turisti all’assaggio sono state comiche. Per fortuna avevo già fatto il battesimo del fuoco proprio a Sofia e quindi ho aspettato cinque minuti con il bicchiere in mano. Il tempo di far perdere all’acqua l’odore e il calore. Dopodiché, ho bevuto acqua minerale pregiata a temperatura ambiente.

Royal Crescent 

IMG_5939Dopo una pausa panino dentro il Royal Victoria Park ho dato un’occhiata veloce al Royal Crescent e al Circus prima di incamminarmi verso il reale obiettivo della giornata. Zia Jane, aspettami, arrivo! Conteniamo l’entusiasmo, please, siamo inglesi. Dicevo, Crescent e Circus sono due complessi immobiliari, in parte privati, in parte adibiti a museo, albergo o assegnati a un fondo, che danno a Bath un aspetto classico. In realtà, si tratta di due esperimenti, rispettivamente, di John Wood il Giovane e il Vecchio, due architetti sospettati di massoneria, che avrebbero voluto simboleggiare il sole e la luna, simboli per l’appunto massonici.

Solo che non ho tempo per le logge, devo recarmi al 40 di Gay Street per prendere un tè con Zia Jane…Austen.

 IMG_5976Domani vi racconterò com’è Mr. Darcy dal vivo e cosa ho visto nel Jane Austen Centre

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