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Terapia di coppia per amanti – Diego De Silva

Mentre cucino ‘O scarpariello per cena, penso a cosa scrivere su Terapia di coppia per amanti, per me il primo di Diego De Silva che non appartenga alla serie dell’avvocato Malinconico. Purtroppo, anche stavolta non posso promuoverlo pienamente. Ma andiamo con ordine.

La trama

Viviana e Modesto sono amanti, entrambi sposati con figli. Il loro rapporto è talmente tormentato che la donna costringe lui a sottoporsi a una terapia di coppia. Vanno allora dal professor Malavolta, star di una trasmissione televisiva, senza immaginare che il terapista abbia a sua volta problemi di cuore. Come finirà? I due amanti metteranno il The end alla loro storia, oppure rinunceranno alle loro famiglie per viverla pienamente e alla luce del sole?

‘O Scarpariello e niente più

Credo che proprio lo scarpariello, una ricetta che non conoscevo, sia l’elemento positivo che ho tratto dalla lettura del romanzo. Eppure quest’ultimo mi incuriosiva, un po’ per il tema trattato, cioè una coppia di amanti che si ritrova a vivere gli stessi problemi di una coppia ufficiale, un po’ perché volevo scoprire un De Silva diverso da quello “Malinconico” finora frequentato. Confesso che però, nonostante le ottime premesse, con Terapia di coppia per amanti mi sarei fermata dopo meno di 100 pagine se non avessi voluto scoprire come sarebbe andata a finire. Perché lo svolgimento è lento, a tratti noioso, pieno di stereotipi, inverosimile fino a sfiorare l’assurdo. Soprattutto, la famigerata terapia di coppia per amanti arriva dopo più di cento pagine dall’inizio del libro, quando invece sarebbe dovuta iniziare subito o quasi. Non sono troppe cento pagine per inquadrare contesto e situazione?

Mogli e mariti traditi, dove siete?

Secondo me sì ed è in questo aspetto che ho rintracciato il peggiore difetto del romanzo, che personalmente avrei centrato quasi esclusivamente sulle sedute di terapia e sulla vita coniugale dei due. Difetto seguito da una storia a più voci dove le differenze tra uomo, donna e analista non si percepiscono abbastanza. Sembrano scritti e pensati dalla stessa mano e mente, quando così non dovrebbe essere. Marito e moglie traditi, per giunta, risultano non pervenuti. Passi per il marito, perlopiù rassegnato, ma una moglie che non si accorge di niente o, peggio, fa finta di niente, non esiste in natura!

Scrittura piacevole

Salvo la scrittura sempre piacevole dello scrittore, che risulterebbe più efficace senza i continui intermezzi di pensieri vari che non sono riconducibili ai protagonisti, stesso commento che mi aveva suscitato il terzo Malinconico, e alcuni passaggi divertenti che mi hanno fatto ridere di cuore. A questo punto, se non l’avete ancora letto e avete intenzione prima o poi di farlo, passate direttamente alla ricetta dello scarpariello che Modesto e Viviana vanno a mangiare nella loro trattoria preferita dopo aver fatto l’amore, che è proprio buono.

Altrimenti, accedete allo spoiler.

Spoiler, spoiler, spoiler (fermatevi prima se non l’avete letto)

E poi scusatemi, ma quando mai una madre che riconosce la suoneria dell’iphone e pensa che il figlio l’abbia comprato alle spalle dei genitori, non si chiederebbe dove abbia preso i soldi per acquistarlo, prima di cominciare a indagare silenziosamente e ferocemente sui presunti traffici del pargolo? E quale moglie, il cui marito le comunichi l’intenzione di traslocare e di prendersi una pausa, non gli farebbe immediatamente l’interrogatorio di terzo grado (vedi storia dell’iphone) seguito da violenta scenata di gelosia?

Voi che dite, vi è piaciuto?

***

Non è una bella scoperta, dal momento che la verità incontestabile che la sorregge è che ti sei innamorato come una braciola. Che hai bisogno di lei, che ti piace da morire il modo in cui si muove e gesticola, parla e pensa, mangia e beve, starnutisce e sbadiglia, si veste e si spoglia;

Leggi anche:  

‘O Scarpariello degli amanti in terapia

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Sono contrario alle emozioni – Diego De Silva

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Un tesoro di senzatetto – Daniela Perelli

Daniela Perelli, giovane autrice romance, ci regala una favola dei buoni sentimenti, un dolce regalo natalizio per sognare che un mondo migliore possa esistere. Scegliendo una cornice inusuale, una ragazza come tante che, improvvisamente, si trova a vivere come senzatetto. Perché li momenti difficili possono accadere a ognuno di noi e non sempre affrontarli è così semplice.

Trama

Margherita è una ragazza semplice e con tanti sogni nel cassetto, ma sin da bambina la vita non è stata benevola con lei. Orfana dall’età di dodici anni, ha imparato cosa voglia dire crescere in fretta, riuscendo con grande forza, coraggio e determinazione, a realizzare i suoi desideri.
Quando sembra che tutto stia andando per il meglio, però, qualcosa di brutto accade e questa volta riuscire a rialzarsi sarà ancora più difficile. In un momento di sconforto incontra Luca, un medico veterinario che le propone di lavorare presso il canile municipale della città. Da quell’istante, tutto sembra cambiare nuovamente…

I sogni son desideri…chiusi in fondo al cuor…

Margherita, la protagonista, ha un cuore grande. Costretta a vivere come una senzatetto, riesce comunque a non perdere la speranza e coltiva i suoi sogni per il futuro cercando di conservare una seppur difficile normalità. Luca la incontra casualmente e decide di aiutarla offrendole un lavoro. Perché attratto da lei, certo, ma anche perché ha capito che solo così non rischia di offendere la sua dignità di giovane donna.

Una bella favola

Natale mi sembra il periodo giusto per perdersi tra le pagine di una bella favola, dove una Cenerentola dei nostri giorni incontra l’uomo dei suoi sogni, senza per questo perdere di vista i suoi obiettivi. Due anime pure, unite dall’amore per gli animali e per i propri simili. Una lettura che per qualche ora riconcilia con il mondo, scritta da Daniela Perelli in self publishing prima di entrare nella scuderia Youfeel.

Leggi anche: 

Neve sul lago – Susan Wiggs

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Il Cristo ricaricabile – Guglielmo Pispisa

Guglielmo Pispisa. A Roma, dopo il black out della notte bianca, Milhous Giordano si ritrova senza volerlo a essere considerato un messia. Poco convinto dei suoi mezzi, per nulla interessato a influenzare le masse, un messia surfista senza pensieri e senza voglia di averne, che non ha niente da dire né da insegnare a nessuno. E’ tuttavia destinatario di un dono che non può ignorare: dopo una notte strana di sesso e alcol, si è svegliato con le mani segnate da stimmate sanguinanti e il potere di guarire le persone. Da quel momento nella sua vita gli eventi si susseguono senza controllo. Intorno, ruotano le vicende della sua famiglia, capitanata da un nonno artista egoista e geniale, uno zio giornalista pragmatico, una madre in preda al fanatismo religioso e una “nonna” che potrebbe essere la sua donna.

Queste sono le situazioni che mi piacciono di più: un romanzo visto per caso, comprato per fare un regalo a un amico. Lo apro, inizio a leggere. Giusto qualche pagina, tanto per essere sicura di non rifilare un mattone invece di una bella storia. Poi, le pagine sono diventate metà libro, metà libro è diventato 3/4 e alla fine volevo solo sapere come andava a finire. Nel frattempo, ho avvisato l’amico che il regalo sarebbe stato posticipato, giusto qualche giorno. La scrittura è piacevole, Guglielmo Pispisa sembra una sorta di Ammaniti in erba: ironia disseminata ovunque, filosofia delle piccole cose anche. Alla fine si ride, ci si commuove, e si riflette su una società in cui anche i morti resuscitano, i vivi sono morti e vince sempre chi fugge. Non solo in amore.

Il momento è delicato – Niccolò Ammaniti

Leggere quello che un autore ha scritto da ragazzo, prima che scrivere diventasse una fonte di vita e di reddito. Questa raccolta di racconti di Ammaniti parla di lui e dello scrittore che di lì a qualche anno sarebbe diventato. Sentite come descrive lui stesso il perché di questo libro…

Trama

C’era una parte poco frequentata delle edicole della stazione, quasi abbandonata, quella dei tascabili. Tra i libri accatastati, nascosti dietro un vetro, avvolti nella plastica e ricoperti di polvere cercavo le raccolte di racconti. Era un momento tutto mio, un piacere solitario e veloce perché il treno stava partendo. Studiavo un po’ i disegni della copertina, pagavo e infilavo il libro in tasca. Appena mi sedevo al mio posto, gli strappavo la plastica che non lo faceva respirare. Aprivo una pagina a caso, trovavo l’inizio del racconto e attaccavo a leggere. Altre volte, invece, guardavo l’indice e sceglievo il titolo che mi ispirava di più. E mentre il treno mi portava via finivo su pianeti in cui c’è sempre la notte, su scale mobili che non finiscono mai e tra mogli che uccidono i mariti a colpi di cosciotti di agnello congelati. Quella era vera goduria. E spero che la stessa goduria la possa provare anche tu, caro lettore, leggendo questa raccolta di racconti che ho scritto durante gli ultimi vent’anni. C’è un po’ di tutto. Non devi per forza leggerla in treno. Leggila dove ti pare e parti dall’inizio o aprendo a caso.” 

Stile già riconoscibile

Una raccolta di racconti del primo Ammaniti, dove davvero c’è un po’ di tutto. Primo nel vero senso del termine, perché all’interno i suoi fan troveranno anche racconti scritti prima che scrivere diventasse una professione.
Mi è piaciuto molto. Ad eccezione di alcune prove non perfettamente riuscite, il suo stile è già riconoscibilissimo. D’altra parte, quando ti ritrovi a ridere da sola su un autobus, non puoi che riconoscere quanto sia bravo. Poi, fatemi dire che incontrare per caso Graziano Biglia non ha prezzo.

Sono contrario alle emozioni – Diego De Silva

Sono contrario alle emozioni, terzo volume della saga Malinconico di Diego De Silva. Stavolta, il nostro avvocato si ripiega su se stesso, sulle sue emozioni, alle quali dice di essere contrario. Lasciando da parte la vivacità che aveva caratterizzato le prime due storie di Malinconico. Quasi un interludio, più che una prosecuzione delle vicende dell’avvocato. Tanto da far esclamare al lettore: che fine ha fatto Malinconico?

Trama

Quando Malinconico fa l’avvocato di se stesso si difende come può, ubriacandosi di domande e avvalendosi della facoltà di non rispondere. Formula teoremi, aforismi, variazioni sul tema dell’amore, dell’emotività e dei sentimenti; improvvisi interrogativi su parole che a un tratto perdono di senso; recensioni estemporanee di vecchie canzoni, di strani film, di eventi e persone. Nei suoi tentativi di analisi fai da te per ricomporre il senso di una storia finita, Vincenzo nasconde se stesso e il suo problema, per parlarci della sua visione del mondo. 

Che fine ha fatto Malinconico?

Non so come interpretare questo romanzo di Diego De Silva. Esilarante a tratti, e per questo tutto sommato godibile. Però, però…dove avete nascosto Malinconico? Che ne è stato delle sue vicende amorose, qui solo accennate? E la suocera, si è ripresa? I figli, Nives, che fine hanno fatto?
Insomma, avrebbero dovuto chiarire in copertina che si trattava di un interludio, piacevole, ma niente a che vedere con i due precedenti. Anche perché più che l’avvocato Malinconico, durante lo scorrere delle pagine sembra di ascoltare un soliloquio dell’autore, Diego De Silva. E’ la sua visione del mondo che leggiamo, le canzonette che a lui piacciono e di cui vuole parlare, le vicende della sua vita che rilegge in chiave ironica. Non quelle di Malinconico, che di fatto c’è solo nel titolo. Viene quasi il sospetto che la saga dell’avvocato sia finita al secondo romanzo e nessuno ha il coraggio di dircelo?

Voi avete letto questa serie? Che ne pensate? Quale dei libri vi è piaciuto di più?

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