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Per il Book Club PeC leggiamo: Liala

Liala è la protagonista del prossimo appuntamento con il Book Club PeC, probabilmente l’ultimo dell’anno perché poi entriamo in atmosfera natalizia e dindondan. Perché proprio Liala? Intanto, perché dopo essere andati a zonzo per Stati Uniti, Asia e Inghilterra, ci fermiamo per un momento in Italia prima di ripartire. Poi, perché qualche giorno fa è andato in onda un documentario super interessante che le rende giustizia. Finalmente, direi! Poi, perché…voglio sapere che ne pensate voi e vi propongo un piccolo esperimento.

Il titolo lo decidete voi

Stavolta, ognuno potrà leggere il titolo che preferisce. Liala è abbastanza facile da trovare, nelle case e al mercatino, ma è inutile perdere troppo tempo con un romanzo preciso. Meglio una panoramica su di lei, come ha fatto il documentario. E proprio da lì partiremo. Voi, intanto, procuratevi uno dei suoi romanzi e scrivetemi nei commenti quale avete scelto. Intanto, io vi dico qualcosa sul documentario, per iniziare a conoscere questa storica e famosissima scrittrice italiana. Alla prossima settimana con altre curiosità su Liala e il primo dibattito!

Il documentario 

Autrice di oltre 80 libri che solo in Italia hanno venduto più di 10 milioni di copie, è stata una delle scrittrici più apprezzate del suo tempo. Amalia Liana Cambiasi Negretti, in arte Liala – alla quale dà voce e volto Giuliana De Sio nella conversazione “impossibile” con Elena Stancanelli – è la protagonista de “Il segno delle donne”, la coproduzione Rai Storia – Anele, che Rai Cultura propone su Rai Storia.
Giuliana De Sio fa rivivere il carattere e la personalità della scrittrice rispondendo alle domande di Elena Stancanelli con parole realmente usate da Liala in lettere, diari, colloqui con giornalisti e discorsi pubblici, portati alla luce dagli autori, con la consulenza della storica Silvia Salvatici. 
Per ripercorrere le tappe della sua vita e della sua carriera, il racconto propone immagini inedite, filmati di repertorio e interviste a testimoni illustri, come la nipote Donata Bellani, lo scrittore Tony Golia, il saggista e drammaturgo Luca Scarlini e la linguista Patrizia Violi.

Vi ho incuriosito? La prossima settimana inizieremo a guardare insieme il documentario. Per ora, fatemi sapere nei commenti, quale romanzo avete scelto?

Vuoi partecipare? 

Sei capitato qui per caso, ma vorresti saperne di più? Se anche tu vuoi partecipare al Book Club PeC leggi qui come farlo. Unico requisito: tanta voglia di leggere.

A.A.A. cercasi lettori per Club di lettura P&C. Ecco come partecipare!

Chi sono i traditori di tutti di Scerbanenco?

Giorgio Scerbanenco è uno di quegli autori in lista da un po’, se non altro perché considerato il padre del noir all’italiana. Ho trovato Traditori di tutti in un mercatino ed è da questo libro che inizio la mia conoscenza dell’autore. Ma chi sono i traditori di tutti?

Trama

Notte di nebbia a Milano. Una macchina ferma sull’orlo del Naviglio: all’interno un uomo e una donna, di una certa età, hanno mangiato e bevuto troppo, lui specialmente. Una ragazza spinge la macchina piano…un tonfo, qualche spruzzo, neanche una bollicina. Per Duca Lamberti, ex medico e investigatore a mezzo tempo, tutto comincia una mattina di primavera: sulla porta, un giovanotto, lo manda l’avvocato Sompani… Ma Sompani non è quello annegato due giorni fa nel Naviglio?

Duca Lamberti

Traditori di tutti è il secondo numero della serie che vede come protagonista Duca Lamberti, un collaboratore della polizia a dir poco inusuale. Purtroppo non ho letto i libri in ordine, avrei dovuto iniziare dal primo, Venere privata. Solo che ho trovato prima questo ed ero troppo curiosa di leggere questo autore, di cui avevo tanto sentito parlare. La lettura non è stata per niente deludente, anzi. Diciamo che scelgo raramente questo genere di poliziesco duro e crudo, però ogni tanto passare dall’altro lato del fiume, rispetto ai romance, fa bene.

Buoni e cattivi

A proposito di fiume, il fiume e la campagna , eppure quello che rimane è la descrizione di Milano, una città tanto indaffarata quanto tortuosa nel suo sottobosco e con la quale Scerbanenco era dovuto scendere a patti quando si era trasferito da Roma con la madre. Duca Lamberti incarna, probabilmente, lo spirito di giustizia dell’autore stesso, che chissà quante volte avrà anelato la possibilità di farsi giustizia da solo. Cosa che non è possibile, su questo la morale del romanzo è chiara, come è altrettanto netto il sentimento che a Duca fa dividere le persone in buoni e cattivi: il rispetto, o una persona riesce a guadagnarselo, o finisce nella lista nera. Ma non è che basti il rispetto per far chiudere un occhio alla polizia, sia chiaro. Qui siamo di fronte a uomini tutti d’un pezzo.

Gli anni settanta sono già qui

Mi è piaciuto. Mi hanno convinto i personaggi, le atmosfere, una Milano che anticipa gli anni settanta (il libro è stato scritto nel 1966), il finale. Forse, un po’ troppi dialoghi da gangster anni trenta e quello che io considero sempre un errore, dare per scontati alcuni particolari, rimandando ad altre uscite delle serie la soddisfazione della curiosità. Se per Duca, e Scerbanenco, due personaggi sono importanti, e lo sono, ci deve raccontare di più, a costo di ripetere tra un volume e l’altro. Ma a parte queste piccole note di contorno, un romanzo che sicuramente consiglio ai nostalgici dell’hard boiled alla Chandler.

Ma chi sono i traditori di tutti? 

“…non si può, non si può, la legge proibisce di ammazzare le canaglie, i traditori di tutti, anzi specialmente questi che devono avere sempre un avvocato difensore, un processo regolare, una regolare giuria e un verdetto ispirato alla redenzione del disadattato, mentre invece si può, senza alcun permesso, innaffiare di proiettili due carabinieri di pattuglia, o sparare in bocca a un impiegato di banca che non si sbriga a consegnare le mazzette di biglietti da diecimila, o mitragliare in mezzo alla folla, per scappare, dopo una rapina, questo si può, ma dare un buffetto sulla rosea gota al figlio di baldracca che vive di canagliate, questo no, la legge lo proibisce, è male, non avete capito niente di Beccaria, no, lui, Duca Lamberti, non aveva capito niente Dei delitti e delle pene, era un grossolano e non aveva speranza di raffinarsi, ma gli sarebbe piaciuto incontrare quelle canaglie, lui glieli avrebbe dati, i buffetti sul viso.”

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La luna e i falò, i rimpianti e il saluto di Cesare Pavese

E’ un periodo un po’ strano, questo. Sarà la primavera che non sboccia, o il momento che viviamo. Mi stanno capitando film e libri pesantissimi. Non nel senso che faccio fatica a finirli, piuttosto per le tematiche che portano dentro. Qualche giorno dopo aver finito An elephant sitting still, l’opera prima e ultima di Hu Bo, ho chiuso anche l’ascolto dell’audiolibro La luna e i falò, di Cesare Pavese. Anche per lui l’ultima opera, il suo saluto.

Trama 

Il protagonista, Anguilla, all’indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell’amico Nuto, ripercorre i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. 

La solitudine del mondo

La luna e i falò è considerato il romanzo più bello di Cesare Pavese, quello in cui le tematiche a lui care vengono portate finalmente a compimento. E’ una lettura venata di nostalgia, quella che il lettore si trova a vivere. Nostalgia per il tempo passato, per le cose non dette, per gli amori non corrisposti. Per un uomo che sente la sua solitudine nel mondo, di non appartenere a nessun posto, di aver vissuto un’atrocità senza precedenti, la seconda guerra mondiale, senza riuscire a trovare in uno dei due schieramenti la caratura morale di cui sente il bisogno.

Nuto

Una caratura morale impersonata dall’amico Nuto. Un uomo retto, che si fa raccontare di mondi lontani anche se non si è mai allontanato dal paese. Mentre Anguilla non ha mai trovato pace, è andato via, in America, poi è tornato. Ma non si sente benvoluto né in America, né in Italia. Non erano cambiati. Io, invece, ero cambiato. “Hai avuto coraggio”, gli dice Nuto. “Non era coraggio, sono scappato”. Scappato e poi tornato, come l’autore, la metafora di un uomo che rinuncia all’impegno civile e storico per la rabbia di non essere nessuno. Fa fortuna e poi torna, solo per rendersi conto che molti non ci sono più. che tutto è cambiato, che lui non troverà la felicità da nessuna parte.  “Ero tornato,ero sbucato, avevo fatto fortuna…ma le facce, le voci e le mani che dovevano toccarmi e riconoscermi, non c’erano più”. 

Anguilla

Non sappiamo come finirà per Anguilla, di quest’uomo Cesare Pavese ci dice solo il soprannome. Sappiamo solo che andrà via di nuovo. Dove, non si sa. Forse da nessuna parte. Ma lascia a Nuto la custodia di un infelice come lui, sapendo che Nuto farà come sempre quello che deve fare: il brav’uomo.

Vite che sopravvivono nei ricordi

Triste, ma forse lo dico influenzata da quello che so. Cesare Pavese, infatti, mise fine alla sua vita pochi mesi dopo l’uscita di questo romanzo. Triste non solo per la fine dell’autore, ma anche per la vena di malinconia che avvolge le vite di questa piccola provincia di un piccolo Paese come l’Italia. Vite che sopravvivono solo nei ricordi di chi resta. Finché resta. Cesare Pavese, in fondo, non sta descrivendo la condizione umana?

Di tutto quanto, della Mora, di quella vita di noialtri, che cosa resta? Per tanti anni mi era bastata una ventata di tiglio la sera, e mi sentivo un altro, mi sentivo davvero io, non sapevo nemmeno bene perché. Una cosa che penso sempre è quanta gente deve viverci in questa valle e nel mondo che le succede proprio adesso quello che a noi toccava allora, e non lo sanno, non ci pensano. Magari c’è una casa, delle ragazze, dei vecchi, una bambina – e un Nuto, un Canelli, una stazione, c’è uno come me che vuole andarsene via e far fortuna – e nell’estate battono il grano, vendemmiano, nell’inverno vanno a caccia, c’è un terrazzo, tutto succede come a noi. Dev’essere per forza così. I ragazzi, le donne, il mondo, non sono mica cambiati…E non sanno che un giorno si guarderanno in giro e anche per loro sarà tutto passato. 

Ogni casa, ogni cortile, ogni terrazzo, è stato qualcosa per qualcuno e, più ancora che al danno materiale e ai morti, dispiace pensare a tanti anni vissuti, tante memorie, spariti così in una notte senza lasciar segno. O no? O magari è meglio così, meglio che tutto se ne vada in un falò di erbe secche, che la gente ricominci. 

Avete letto questo romanzo di Cesare Pavese? Anche voi pensate che tutto finisca in un falò? Scrivetemi nei commenti il vostro parere 🙂

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Le parole che non ti ho detto, Theresa cerca un uomo alpha o beta?

Dopo la pausa pasquale, riprendiamo con la lettura del nostro romanzo, Le parole che non ti ho detto, di Nicholas Sparks. E’ il momento di concentrarci sui personaggi. Dopo aver commentato tempi e luoghi in cui Nicholas Sparks ha immerso i suoi protagonisti, ora ci focalizziamo sulle persone.

Theresa e Garret 

Di nuovo un uomo e una donna come protagonisti. Come ve li immaginate? Cosa sappiamo di loro?

Theresa Osborne ha 36 anni. Bostoniana, divorziata da tre anni. Ha un figlio di dodici, Kevin, fa la giornalista e cerca di mettere insieme i pezzi della sua vita dopo l’allontanamento del marito. Sparks ci dice di lei che ha il seno piccolo, il ventre piatto e gambe lunghe e affusolate, fa costante esercizio fisico e le sue rughe non si notano molto. Cerca un uomo “bello, gentile, intelligente e affascinante. Che tratti Kevin come figlio suo. Ah, e dovrebbe anche essere romantico. Mi piacerebbe ricevere fiori di tanto in tanto. E atletico, naturalmente. Non rispetto un uomo che posso battere a braccio di ferro“.

Garrett Blake avrà tutte queste qualità? Ha circa 30 anni (Theresa non riesce a essere più specifica) e quando la protagonista lo vede per la prima volta, lo descrive così: “aveva l’aria di chi è abituato a passare tutto, o quasi tutto, il suo tempo in riva al mare. Era alto, con le spalle larghe. Non era di una bellezza folgorante, ma il suo viso era abbronzato e vissuto, come se il sole e il mare vi avessero lasciato il loro segno. In lui c’era senz’altro qualcosa di irresistibile. Aveva un modo molto maschile di starle di fronte“.

E gli altri?

E come vi immaginate gli ex? Il figlio di Theresa? Il padre di Garrett?

Commentate sotto al post 

Come vi ho già detto, sentitevi liberi di commentare sotto il post le vostre sensazioni, perplessità, emozioni, e tutto ciò che il libro di Nicholas Sparks vi sta dando, in positivo o negativo. Non fatevi bloccare dalla timidezza, più riusciamo a esprimerci liberamente e più una lettura condivisa acquista valore.

Aspetto i vostri commenti qui sotto! 🙂 

Se volete recuperare o aggiungere qualcosa sull’ambientazione, cliccate qui:

Book Club PeC: Le parole che non ti ho detto sulla spiaggia di Cape Cod

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Se volete sapere come funziona il Book Club P&C, ecco come partecipare

Book Club P&C: via alla prima lettura! I ponti di Madison County, di Robert James Waller

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Vorrei che fosse già domani – Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro

Ci sono molti motivi per scegliere un libro. A volte è un titolo, più spesso la trama o l’autore. Qualche volta, per i cultori dell’usato, un appunto all’interno. Quando ho aperto Vorrei che fosse già domani di Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro, ho trovato una sola parola: “Leggimi”. E io ho letto.

Trama 

Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Perché da quando, tre anni prima, un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell’orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni. Ma all’improvviso, il suo sguardo incrocia due profondi occhi verdi. Quelli di Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a rientrare a scuola. Il loro incontro dura un attimo, sufficiente a cambiare ogni cosa. A poco a poco, tra bigliettini scambiati di nascosto sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro al quale Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l’invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Ma a un certo punto Paolo deve prendere una delle decisioni più difficili. Perché non c’è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare. Nemmeno un tempo che sembra infinito.

Eminegligenza spaziale

All’inizio del romanzo, Cristina e Paolo sono due adolescenti come tanti, niente di speciale: scuola, sport, uscite con gli amici. A un certo punto, entrambi subiscono un trauma, per motivi diversi, e tutto cambia. In peggio: Paolo non può più uscire da solo. Eminegligenza spaziale, gli diagnosticano. Cioè l’incapacità di orientarsi nello spazio. Cristina viene colpita in modo più subdolo, ma ugualmente terribile. Bulimia nervosa, nessuno gliela diagnostica, ma è quello di cui soffre. E le persone di cui si fidava, sua madre soprattutto, all’improvviso diventano nemiche.

Uno spiraglio di luce

Finché questi due adolescenti fragili, in cerca d’amore, all’improvviso si riconoscono in mezzo a mille. E insieme provano a superare le proprie paure. Dimostrando che, in fondo, per quanti traumi un essere umano possa subire, è sempre l’amore e la fiducia negli altri la chiave per resistere e rimanere a galla.

Mi è piaciuto il tema

La malattia di cui soffre Paolo può capitare a tutti, anche se nel suo caso è permanente e non temporanea. Lo stress, le preoccupazioni, possono farci perdere l’orientamento all’improvviso. E’ quello che dice l’autrice, Miriam Cacciapuoti, la conoscerete forse come una delle protagoniste di Un posto al sole, la fiction di Rai3. Anche quello che succede a Cristina accade più frequentemente di quanto il nostro cervello non sia portato a pensare, molto spesso i traumi seri accadono in famiglia.

Due adulti centenari 

A malincuore, però, devo dire che il romanzo si sfilaccia quando Paolo e Cristina cominciano a frequentarsi. I dialoghi sembrano quelli di due adulti centenari, sempre saggi, calibrati, poco realistici nelle loro dinamiche. Lei che dice “benvenuto in famiglia” a un personaggio appena comparso sulla scena. A sedici anni? Io che leggo e che rimango lì a chiedermi: “e quindi? Tutto risolto con la madre? Così, in un battito di ciglia? E a Paolo non racconta niente?” Paolo, infatti, è ben delineato, di lui sappiamo quasi tutto. Cristina, invece, rimane un mistero. Risolve dentro di sé i problemi, grazie a Paolo?, ma non si confida con nessuno. Perché?

Genitori e scuola non pervenuti 

Come sullo sfondo rimangono, un’altra volta, genitori e scuola. Gli universi che a quell’età dovrebbero accompagnarti. Che pensano i professori di questi due ragazzi? E i compagni di classe? I genitori, invece? Soprattutto i padri, dove sono? Dico un’altra volta perché anche Sofia Viscardi con Succede li aveva lasciati nell’ombra. Anzi, pure lì totalmente assenti. Peccato, insomma. Rimane una storia carina da seguire, ma niente di più.

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