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L’armata perduta di Valerio Massimo Manfredi

L’armata perduta è il primo libro che leggo di Valerio Massimo Manfredi e arriva subito dopo un’altra armata perduta, quella di Cambise di Paul Sussman. Con questo romanzo, Valerio Massimo Manfredi ha vinto il premio Bancarella 2008 e prende spunto dall’Anabasi di Senofonte, che proprio lui aveva studiato e tradotto negli anni ’80. 

Trama

Una delle più epiche avventure dell’età antica: la lunghissima marcia, attraverso incredibili pericoli e peripezie, che diecimila mercenari greci dopo la disfatta del principe persiano Ciro, sotto le cui insegne si erano battuti, contro il fratello Artaserse alle porte di Babilonia – compiono per tornare in patria. È l’impresa gloriosa e tragica documentata nel IV secolo a.C. da Senofonte nell'”Anabasi”, che proprio Valerio Massimo Manfredi ha studiato e tradotto negli anni ’80. Ma in questo romanzo le atrocità della guerra e l’eroismo di ogni soldato, il fasto e le crudeli bizzarrie della corte persiana, le insidie di una natura selvaggia e le amicizie più indissolubili sono narrate in una prospettiva completamente inedita: dalla voce di una donna, la bellissima siriana Abira, che per amore di Xenos lascia ogni cosa e condivide il destino dei Diecimila. Attraverso gli occhi di Abira, le donne diventano le protagoniste della grande st

La parte storica…

Valerio Massimo Manfredi ci descrive un fatto storico avvenuto oltre 2500 anni fa con dovizia di particolari, almeno per come sono arrivati a noi.
E la parte storica contiene tutti i personaggi che hanno partecipato a quest’impresa eccezionale. Su questa parte non c’è nulla da dire, anche se Senofonte non ci ha detto proprio tutto, qualcosa l’ha sicuramente tenuto per sé.

…e quella romanzata 

Sulla parte romanzata, ho qualche dubbio su quello che dice Valerio Massimo Manfredi, cioè che i fatti raccontati siano comunque vicini alla realtà.  Pensare che una giovane donna come Abirla, che fugge dal suo villaggio con un guerriero di cui si è innamorata a prima vista (Xenos), diventi in seguito il personaggio principale di questa impresa, con tutte le difficoltà che il ruolo di donna aveva a quei tempi, è un po’ difficile. E’ mai possibile che iniziative così audaci possano essere state compiute da una giovane donna inesperta della vita fuori dal suo villaggio? Se fosse vero, le sarebbe spettata una laurea ad honorem!

(Possibile spoiler)

Ma la parte commovente di questo racconto, a mio avviso, è quella in cui riportano il cavallo a Xenos. Cavallo che egli aveva venduto per necessità. Il ritorno di Halys, questo il nome dell’animale, è pieno di gioia, soprattutto da parte del cavallo. Gli animali hanno sentimenti più forti di noi umani; infatti, sono convinta che a parti invertite Halys non avrebbe mai abbandonato Xenos.

Voi che ne pensate? Siete d’accordo? Vi è piaciuto il romanzo?

Leggi anche: 

Paul Sussman, L’armata perduta di Cambise

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Altri premi Bancarella

Andrea Frediani e gli Orsini, i lupi di Roma

Andrea Frediani è un autore prolifico,  laureato in Storia medievale. E proprio nella Roma medievale ci porta con I lupi di Roma, storia romanzata presentata al premio Strega 2021. Lavoro con cui lancia una sfida al lettore: convincere la gente che la storia è appassionante, puntando a mediare tra la ricostruzione accurata e il ritmo incalzante. Come dice lui stesso: “spero di aver realizzato un’opera avvincente e, allo stesso tempo, istruttiva, un binomio che dovrebbe essere l’essenza della divulgazione storica“. Io come lettrice ho raccolto la sfida. Lui, come autore, sarà riuscito nel suo obiettivo? Ora vi racconto. 

Trama

Nel 1277, una feroce lotta per il po­tere si scatena in occasione del con­clave. Dopo sei mesi di sede vacante, la famiglia Orsini riesce a far eleg­gere un proprio esponente. Il nuovo pontefice, Niccolò III, si propone di arginare lo strapotere di Carlo D’An­giò, re francese di Napoli e senatore di Roma, ma mira anche a consoli­dare le fortune della famiglia. In bre­ve gli Orsini assumono il controllo di Roma, di Viterbo e del collegio cardinalizio. Tuttavia le ambizioni del papa e di suo cugino, il cardina­le Matteo Rubeo, obbligano alcuni membri della famiglia, come Orso, podestà di Viterbo, e Perna, spinta da un amore proibito, a sacrificare i loro stessi sentimenti. Ma l’ascesa della dinastia viene interrotta da un evento imprevedibile, che esporrà gli Orsini alla vendetta dei loro tanti nemici. In cerca di riscatto, gli Orsini scopriran­no che farsi campioni degli ideali di libertà può essere un obiettivo più gratificante del dominio. Da Bolo­gna a Palermo, passando per Firenze, Viterbo e Roma, si faranno quindi protagonisti delle lotte tra guelfi e ghibellini, per le autonomie comunali e dei Vespri siciliani, imprimendo la loro mano sul ricco affresco dell’Italia tardomedievale. Questa è una storia di potere, di fede, di amore e di san­gue. Questa è la storia della famiglia Orsini, i Lupi di Roma.

I lupi…

L’ autore di questo romanzo, Andrea Frediani, ci porta in una Roma che per lunghi periodi è stata soggetta a lotte intestine per la conquista del potere. Avvenimenti di cui il popolo avrebbe fatto volentieri a meno, visto le sofferenze che ha dovuto subire, ma questo è un altro discorso. La storia non si cambia, anche se qui viene un po’ romanzata, per ammissione dello stesso autore. In ogni caso, Andrea Frediani ben descrive le faide tra le famiglie patrizie romane, nonché le alleanze con il clero e le potenze straniere. Quando veniva acquisita una posizione dominante da una fazione, per le altre erano dolori! Questo aspetto, il romanzo lo spiega perfettamente. L’autore confeziona una buona storia, senza lasciare pause inutili.

…e le iene. 

Al contrario, lancia messaggi su cui riflettere. Soprattutto sui trascorsi della chiesa, che perdendo il potere temporale, è fortunatamente tornata ai dettami cristiani. Devo dire, però, che forse il titolo di questo libro non è quello giusto. Probabilmente, sarebbe stato meglio “Le iene di Roma“, perché in effetti i lupi uccidono la preda e la divorano.

Le iene, invece, la divorano quando è ancora viva.

Quindi, per rispondere alla domanda, Andrea Frediani è riuscito nel suo intento? Direi proprio di sì.

E a voi? Piacciono i libri romanzati sull’antica Roma? Quali mi consigliate di leggere?

Leggi anche: 
http://www.pennaecalamaro.com/2022/01/07/giardino-dinverno-bomarzo/

Gianni Rodari e una torta in cielo come una bomba

Conosco bene Gianni Rodari, quindi Torte in cielo non è una sorpresa. Questo libro, però, ha il pregio di avermi fatto conoscere “la piccola Svizzera” e Bruno Munari. Di che sto parlando? Venite dentro che vi racconto.

Trama 

Un disco volante appare nel cielo di Roma, sopra il quartiere popolare del Trullo. C’è chi non ci crede, chi ci scherza su, chi si prende un bello spavento. Intervengono i pompieri, la polizia e infine l’esercito, che raccomanda a tutti di restare chiusi in casa o, meglio, nelle cantine. Due bambini coraggiosi però ignorano gli avvertimenti e svelano il segreto del disco volante. 

Dedicato alla maestra Maria Luisa Bigiaretti

Gianni Rodari ha dedicato questo libro ai lettori del Corriere dei piccoli, dove per la prima volta è stata pubblicata a puntate nel 1964. Ed è nata quell’anno stesso, come dice lo stesso Rodari nella dedica iniziale, “nelle scuole elementari Collodi, Borgata del Trullo, Roma, tra gli scolari della signorina Maria Luisa Bigiaretti, che hanno finito la quinta nel ’64“. La maestra Maria Luisa Bigiaretti, un gran personaggio. E non poteva Rodari non rendere omaggio a questa maestra così innovativa, scomparsa nel 2019 all’età di 93 anni.

Una storia semplice e attuale

La torta in cielo è una storia semplice, eppure, ancora oggi, quanto mai attuale. Non siamo nella Roma di Marcello, della dolce vita e degli anni ’60. Siamo in una borgata di periferia, dove alla fine degli anni trenta è stato costruito un quartiere popolare. I bambini si avvicinano senza paura al misterioso oggetto volante che è atterrato e si rendono subito conto di cosa sia: un’enorme pizza dolce, come la chiamano nella capitale. Una torta al cioccolato, insomma. L’apparizione del disco volante, però, mette in allarme gli adulti, che a vario titolo tentano di far valere la propria autorità. Addirittura viene scomodato un generale, che risolverà tutto, non vi preoccupate! Ci sono i militari, gli scienziati e anche i vigili urbani. Tutti al servizio della popolazione, per ristabilire l’ordine. No, dico, vi dice qualcosa questa situazione? Sono passati quasi sessant’anni e noi adulti ancora siamo così, come ci dipingeva Gianni Rodari. 

I bambini, invece?

I bambini invece? Loro sanno cosa fare e come ottenerlo: vogliono giocare, mangiare dolci e vivere sereni. Vogliono la pace, insomma, non le bombe. E trascinano le madri urlanti a dar loro manforte. “Ci sarà un pezzo di torta per tutti quando si faranno torte al posto delle bombe”. E’ lo stesso Rodari in chiusura a darci la chiave di lettura di questa storia di fantascienza: se pensassimo alle cose concrete e a quello che serve veramente, potremmo sfamare tutta la popolazione mondiale e vivere senza paralizzarci di fronte ai problemi. E soprattutto, senza paura di un’altra guerra. Anche questo, vi dice qualcosa sulla situazione attuale che stiamo vivendo?

Li marziani! 

Quello che rende eccezionale questo libro sono le illustrazioni di Bruno Munari, un artista che non conoscevo e che mi è piaciuto immediatamente! Sono anche tante, una per ogni pagina di racconto. Quindi, si può dire che ci siano due testi: uno scritto da Rodari e uno grafico disegnato da Munari. Molto curata, questa edizione di Einaudi. Nella loro semplicità, i disegni completano degnamente la storia creata dallo scrittore. Se riuscite a trovarla nel mercato dell’usato, prendetela, merita.

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La piccola Svizzera 

La piccola Svizzera, invece, cos’é? E’ questo pezzo di borgata costruito nel ’39. Ve ne parlerò in un altro post: come al solito, sono andata sulle tracce di Gianni Rodari e della scuola in cui ha insegnato mentre scriveva questa storia e ho scoperto un mondo. Di cui ovviamente vi parlerò.

Intanto, voi che mi dite? Conoscete Rodari? Qual è la vostra storia preferita?

Leggi anche: 

Anna di Tetti Verdi – L. M. Montgomery

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Agostino, Alberto Moravia e le prime volte

Agostino di Alberto Moravia è uno di quei libri che di solito assegnano come lettura per l’estate e che uno tende a scegliere più per la brevità che per altri motivi. Lo avevo già letto durante l’adolescenza e l’ho trovato tra gli audiolibri che ultimamente sto saccheggiando. Perché non rileggerlo?, ho pensato. E così ho fatto, trovandoci molte implicazioni che alla prima lettura mi erano sfuggite.

Trama

Agostino è la storia di un’iniziazione sessuale. Da una parte, un ragazzo di tredici anni che è ancora un bambino; dall’altra la madre, vedova, ancora fiorente e desiderosa di vivere. Durante una vacanza al mare i rapporti tra il figlio e la madre cambiano, si corrompono d’inquietudine. Per il ragazzo sarà necessario approdare a un’autentica crisi, una lacerazione che gli consentirà di ripartire poi a ricomporre il mondo. 

Atmosfera pigra e sonnolenta

Agostino di Alberto Moravia è uno di quei romanzi letti durante l’adolescenza di cui ricordavo poco o nulla. Mi era rimasta in testa, però, l’atmosfera di calura estiva, quel senso di sonnolenza e pigrizia che spinge le persone a osservare distese, più che a muoversi. Ed è esattamente l’atmosfera che ho ritrovato scegliendo di ascoltare l’audiolibro di Raiplaysound, letto dall’attrice Alba Rohrwacher. Come era successo anche con Utz, letto da Lino Guanciale, ho faticato a entrare nella storia con la sua voce, che ho trovato efficace nel finale, nel trasmettere i pensieri di Agostino, ma molto meno nel rendere il gruppo di ragazzi e gente del posto con cui Agostino si trova a doversi confrontare.

L’estate delle prime volte

Già, perché quella di Agostino è l’Agosto (da qui il nome del protagonista) delle prime volte. La prima volta in cui si trova fuori dal suo ambiente agiato, la prima volta in cui si scopre non più bambino, la prima volta in cui capisce che la madre è una donna, con le esigenze di qualsiasi donna e che vanno oltre la maternità, la prima volta in cui le pulsioni sessuali si fanno sentire prepotenti. Potremmo dire che, ancora oggi, Agostino incarna l’archetipo del preadolescente: non è più bambino, ma non è ancora uomo. Né carne né pesce, come diremmo oggi. E senza una figura paterna con cui confrontarsi.

Un romanzo di formazione

In una rilettura moderna, lascerei in secondo piano la vicenda del rapporto con la madre, che è il motivo del successo e dello scandalo che hanno accompagnato l’esordio di questo romanzo quando è stato pubblicato negli anni ’40. All’inizio, infatti, ne fu impedita la distribuzione dalla censura fascista e solo due anni più tardi, nel 1945, venne dato alle stampe in tiratura più estesa. Oggi penso che dovremmo considerarlo un romanzo di formazione: all’epoca, potevano forse suscitare scandalo i riferimenti alla sessualità della madre, il bagnino omosessuale, il tentativo di andare con una prostituta. Oggi, direi che potremmo far rientrare il tutto nel complesso di Edipo, nella sua fase più delicata, la consapevolezza. Non sappiamo come finirà per Agostino, i personaggi di Alberto Moravia finiscono quasi sempre per ripiegarsi su se stessi, pur di non affrontare la vita. Indifferenti, in un certo senso. A me piace pensare che Alberto Moravia ci abbia lasciato in sospeso per lasciare Agostino libero di crescere ancora un po’, prima di affrontare la sua fatidica, prima volta. E che lasci libera la madre di rifarsi una vita, di trovare qualcuno da amare dopo una storia estiva che li ha cambiati entrambi, come è giusto che sia.

Voi che ne pensate? Agostino riuscirà a liberarsi dai suoi tormenti? 

Leggi anche: 

Elogio alla bruttezza – Loredana Frescura

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Liala per il book club di Novembre. Leggi con noi?

E’ Liala la protagonista del BookcClubPec di Novembre. E allora, cominciamo a parlare di questa scrittrice italiana, la decana di tutte le scrittrici romance. Lo facciamo partendo da un documentario della Rai che ha inaugurato proprio con Liala la nuova stagione de Il segno delle donne. In tv, Liala è stata interpretata da Giuliana De Sio e la somiglianza tra le due è davvero impressionante!

Liala

Amalia Liana Negretti Odescalchi ha scelto il più facile Liala come pseudonimo grazie a Gabriele D’Annunzio. Gliel’aveva fatto conoscere il suo editore, Arnoldo Mondadori, con il quale aveva appena pubblicato il suo primo libro, Signorsì. Mai pseudonimo fu più azzeccato. D’Annunzio, infatti, riteneva che nel nome dovesse celarsi il termine “ala”. Perché? Perché il grande amore di Liala fu un ufficiale della Regia Aeronautica, morto precocemente in un incidente aereo. Anche se oggi qualcuno mette in dubbio questa storia, ritenendola un po’ romanzata e sfruttata ad arte da Liala per arricchire la biografia. Comunque sia, gli amori di Liala, ufficiali e non, furono tutti militari, tanto che un militare è sempre presente in ogni storia da lei scritta.

I libri che stiamo leggendo

Per ora, i romanzi che stiamo leggendo nel bookclub sono tre: Trasparenze di pizzi antichi del 1948, Passione lontana del 1955 e L’addormentato cuore del 1962. Guardate le copertine, non sono bellissime? Se anche voi avete un romanzo di Liala in casa e volete leggerlo con noi, scrivetemi nei commenti il titolo e lo aggiungiamo.

LIALA-PASSIONE-LONTANA-CINO-DEL-DUCA trasparenze di pizzi antichi Liala addormentato cuore book club

Le trame

Trasparenze di pizzi antichi

La giovane e bellissima Yvelise posa come modella di un nudo per pittori famosi, come il conte Antonello Drago, il quale però la considera un oggetto senz’anima buono solo per venir ritratto. Quando si tratterà di scegliere tra due uomini che l’amano entrambi, anche se di diverso amore, Yvelise potrà dimostrare tutta la sua capacità di sentimento.

Passione lontana 

Giulietta, allieva del Teatro alla Scala, è pronta per una brillante carriera di prima ballerina, ma l’amore per Vik Gildas, prestigioso giocatore di calcio, avrà la meglio sui suoi sogni d’ambizione. Vik è legato al ricordo di una donna da lui mai dimenticata, morta in circostanze misteriose….

L’addormentato cuore

Adolfo e Ulrico Brea, fratelli, sono proprietari di un grande albergo a Nizza. Adolfo si è innamorato di Désirée, una drogata che lo sta portando su quella strada. Ospite dei Brea vi è Soledad, la cugina spagnola, che capisce il pericolo che corre Adolfo e sarà la sola capace di aiutarlo. 

Che ne dite? Vi piacciono i titoli che abbiamo scelto? Per ora iniziamo a leggere, vi do appuntamento alla prossima settimana con la prima analisi, le ambientazioni di Liala.

Buona lettura!

Leggi anche:

Per il Book Club PeC leggiamo: Liala

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