Le parole che non ti ho detto, Theresa cerca un uomo alpha o beta?

Dopo la pausa pasquale, riprendiamo con la lettura del nostro romanzo, Le parole che non ti ho detto, di Nicholas Sparks. E’ il momento di concentrarci sui personaggi. Dopo aver commentato tempi e luoghi in cui Nicholas Sparks ha immerso i suoi protagonisti, ora ci focalizziamo sulle persone.

Theresa e Garret 

Di nuovo un uomo e una donna come protagonisti. Come ve li immaginate? Cosa sappiamo di loro?

Theresa Osborne ha 36 anni. Bostoniana, divorziata da tre anni. Ha un figlio di dodici, Kevin, fa la giornalista e cerca di mettere insieme i pezzi della sua vita dopo l’allontanamento del marito. Sparks ci dice di lei che ha il seno piccolo, il ventre piatto e gambe lunghe e affusolate, fa costante esercizio fisico e le sue rughe non si notano molto. Cerca un uomo “bello, gentile, intelligente e affascinante. Che tratti Kevin come figlio suo. Ah, e dovrebbe anche essere romantico. Mi piacerebbe ricevere fiori di tanto in tanto. E atletico, naturalmente. Non rispetto un uomo che posso battere a braccio di ferro“.

Garrett Blake avrà tutte queste qualità? Ha circa 30 anni (Theresa non riesce a essere più specifica) e quando la protagonista lo vede per la prima volta, lo descrive così: “aveva l’aria di chi è abituato a passare tutto, o quasi tutto, il suo tempo in riva al mare. Era alto, con le spalle larghe. Non era di una bellezza folgorante, ma il suo viso era abbronzato e vissuto, come se il sole e il mare vi avessero lasciato il loro segno. In lui c’era senz’altro qualcosa di irresistibile. Aveva un modo molto maschile di starle di fronte“.

E gli altri?

E come vi immaginate gli ex? Il figlio di Theresa? Il padre di Garrett?

Commentate sotto al post 

Come vi ho già detto, sentitevi liberi di commentare sotto il post le vostre sensazioni, perplessità, emozioni, e tutto ciò che il libro di Nicholas Sparks vi sta dando, in positivo o negativo. Non fatevi bloccare dalla timidezza, più riusciamo a esprimerci liberamente e più una lettura condivisa acquista valore.

Aspetto i vostri commenti qui sotto! 🙂 

Se volete recuperare o aggiungere qualcosa sull’ambientazione, cliccate qui:

Book Club PeC: Le parole che non ti ho detto sulla spiaggia di Cape Cod

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La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, caccia alle adultere

Avevo letto La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne a scuola, ma della storia ricordavo poco. Solo la scena della pubblica umiliazione sul patibolo e la lettera A tatuata sul petto. Grazie alla nuova passione per gli audiolibri, ultimamente sto recuperando diversi classici già letti e che mi annoierebbe riprendere in mano, perché ne ho così tanti da leggere! Per mezzo delle voci di attori professionisti, però, posso godere di nuovo di storie eterne, diventate classici non per caso. La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne è uno di questi.

Trama

Il romanzo si apre con una donna sul patibolo, mostrata alla popolazione di Boston, dopo il processo per adulterio che l’ha giudicata colpevole. Hester Prynne, infatti, ha dato alla luce una bambina, nonostante il marito sia assente dalla città da molto tempo: per questo viene esposta al pubblico ludibrio; ma la pena più infamante sarà portare sul petto una lettera scarlatta, la A di “adultera”, che renderà sempre evidente il suo peccato agli occhi della chiusa comunità puritana della Boston del XVII secolo. Per amore, la donna non rivela chi sia il padre della piccola Perla, scontando da sola la sua pena e costruendosi una dignitosa esistenza appartata e solitaria, mentre il suo amante, uno degli uomini più rispettati della città, vive nel tormento e nella disperazione per la sua vigliaccheria e la sua ipocrisia. Intanto il marito di Hester è tornato. Nemmeno a lui la donna rivela chi sia il padre di Pearl e l’uomo assume un’altra identità con l’intenzione di scoprirlo…

Una figura di donna potente 

Nathaniel Hawthorne dà vita a una figura di donna forte ed estremamente moderna per la sua epoca. Non solo Hester Prynne si mostra a volto scoperto davanti alla sua comunità, ma invece di fuggire, come avrebbe potuto, accetta di crescere la figlia nella stessa comunità, dalla quale entrambe sono emarginate. Perché lo fa? Forse perché sa che non potrebbe andare da nessuna parte senza essere additata. O, forse, perché spera che il padre di sua figlia si riveli e decida di dare una famiglia alla piccola Perla.

Perla

Comunque sia, Perla cresce come una bambina libera, spontanea, impulsiva, come tutti i bambini dovrebbero essere. Una bimba capace di leggere l’animo umano e di ritrarsi o avvicinarsi agli adulti a seconda di quello che ha visto. Una piccola peste, che prende per mano una sola persona, cambiando in parte il suo destino. Una bimba prima, e una donna poi, che forse sarà in grado di realizzare il sogno di sua madre.

Gli uomini 

Sugli uomini Nathaniel Hawthorne  non ripone alcuna fiducia. Sono deboli, rigidi, figli della loro epoca. Oppure tormentati, come il pastore Dimmesdale. O ferocemente determinati a vendicarsi come ricompensa per i doni che la vita non ha riservato, come il dottor dottor Chillingworth. In ogni caso, mentre la caduta in disgrazia di Hester è in realtà l’inizio della sua vita da adulta, gli uomini rimangono avviluppati alle loro incertezze, o certezze estreme, senza mai evolversi più di tanto. Nelle loro dinamiche, Nathaniel Hawthorne piazza due colpi a sorpresa che mi hanno fatto esclamare: “Ma davvero? Noooo!”, il che ha reso la lettura ancora più interessante. 

Il New England del ‘600

Sullo sfondo, il New England nella seconda metà del Seicento. Boston è oppressa da un clima di rigido puritanesimo, che mostra il fallimento di un’intera generazione di migranti, convinti di trovare nel Nuovo Mondo un mondo migliore. La lettera scarlatta ci mostra proprio questo: non esiste un mondo migliore, esiste una società che rispecchia la debolezza umana, la fragilità delle persone, la paura, che si sfoga sul diverso, su chi non segue rigide regole, sulle persone forti e libere. Le quali, come nel caso di Hester, possono essere piegate, ma non sconfitte dal desiderio di vendetta di esseri abietti. Oggi, come allora, le dinamiche che regolano i rapporti tra uomo e società che lo circonda sono sempre le stesse. 

Sentimenti eterni

Ecco perché un romanzo si definisce classico: perché descrive sentimenti immutati e immutabili. Ancora oggi, i personaggi di Nathaniel Hawthorne sono vivi e più combattivi che mai. Un romanzo che andrebbe letto e riletto per coglierne sfumature nuove a ogni rilettura. Per esempio, stavolta mi ha colpito la figura della “strega”, la “pazza” che tutto sa e tutto vede. E per questo da tenere a distanza. L’autore non solo era nato a Salem (uno dei posti più deludenti mai visti in vita mia, n.d.r.),  ma uno dei suoi antenati era stato uno dei giudici del processo alle streghe di Salem, eredità dalla quale lo scrittore vuole evidentemente prendere le distanze.  Negli Stati Uniti, poi, è il classico dei classici. Non solo è ancora oggi uno dei libri più venduti, ma è anche uno dei più importanti libri della letteratura americana del diciannovesimo secolo, il primo, forse, ad aver sdoganato la nuova letteratura americana, prima di allora fortemente legate alla narrativa di stampo inglese. 

Chi è A? 

Curiosità: nella serie Pretty Little Liars di Sara Shepard, Aria legge il romanzo durante la sua lezione di inglese e lo confronta con la tresca di suo padre. 

Leggi anche:

Pretty little liars- Sara Shepard

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Bridgerton sì o Bridgerton no?

Bridgerton sì o Bridgerton no? Io dico Bridgerton nì. Sì alla serie tv targata Netflix, no all’unico libro della serie che ho letto, che però non è il primo! Mi è capitato tra le mani La proposta di un gentiluomo, il terzo della serie, e quello ho letto. Vi parlerò di entrambi, serie e romanzo, e poi aspetto un vostro parere nei commenti. Vi convince la serie di Julia Quinn o no? E quella di Shonda?

Trama (La proposta di un gentiluomo) 

Sophie Beckett discende da una nobilissima famiglia, ma non ha avuto una vita facile: è, infatti, la figlia illegittima del conte di Penwood ed è sempre stata trattata come una domestica, soprattutto dopo che il padre, morendo, l’ha lasciata sola con la matrigna e le sorellastre. Mai e poi mai avrebbe immaginato di partecipare un giorno al celebre ballo in maschera di Lady Bridgerton. Né tanto meno di incontrarvi un principe azzurro che stesse aspettando proprio lei. Eppure, mentre volteggia leggera tra le forti braccia del bellissimo Benedict, secondogenito della famiglia, le sembra quasi impossibile che quell’incantesimo debba dissolversi allo scoccare della mezzanotte. Non dimenticherà mai quella serata, ne è sicura. Neanche Benedict potrà scordare la sensazione provata danzando con quella sconosciuta. Chi si celava dietro quella maschera? Il giovane ha giurato a se stesso che l’avrebbe scoperto, per poi sposarla. Ma quando, anni dopo, conosce casualmente Sophie, che crede una cameriera, il suo proposito vacilla: è giunta l’ora di porre fine alla ricerca della misteriosa ragazza che gli ha rapito il cuore e abbandonarsi a un nuovo sentimento? Perché certo Sophie non poteva essere al ballo… oppure sì?

Cenerentola

Non ci troviamo di fronte a una trama particolarmente originale, tanto che la stessa autrice afferma di aver voluto omaggiare Cenerentola. Non è che ne sentissi particolarmente il bisogno e probabilmente se l’avessi saputo non avrei aperto il romanzo.  Purtroppo ho letto la dedica dopo aver iniziato e, visto che il personaggio di Benedict mi piaceva anche nella serie, sono andata avanti. Ripeto, non aspettatevi un granché di originale. Il romanzo scorre senza sussulti, e tutti vissero felici e contenti, e avanti il prossimo. Una bella favoletta per una lettura poco impegnativa, che ogni tanto ci vuole. Con i protagonisti della serie grandi assenti, perché a parte qualche notizia su Daphne, dei due Basset sappiamo ben poco.

La serie 

La serie, secondo me, è di tutt’altra pasta, perché la mano di Shonda Rhimes si vede tutta. Dei romanzi, rimangono la famiglia protagonista, che trovo originale nella sua composizione e nelle sue dinamiche, la corte, la misteriosa Lady Whistledown, che ne La proposta di un gentiluomo rimane celata, e la forza di queste donne, tutte moderne e indipendenti, anche se ovviamente legate ai ruoli sociali della loro epoca. Personalmente, le vicende di Simon e Daphne Bridgerton mi hanno annoiato abbastanza, perché dove andremo a finire è abbastanza chiaro fin dall’inizio. Invece, mi è piaciuto rivedere Bath, dove è ambientata la serie, dove ero andata qualche anno fa a trovare Jane Austen durante il mio viaggio Sulle tracce delle grandi scrittrici

La madre

Sia nel romanzo sia nella serie, la mia preferita rimane la madre, Lady Violet Bridgerton, donna rimasta vedova precocemente che ha cresciuto sette figli da sola, e personalmente, spingendoli a cercare nei loro partner l’amore vero, quello che lei ha vissuto con il marito. Seguita a ruota da Lady Whistledown, che dà un po’ di brio alle mattine annoiate degli aristocratici. 

Polemiche inutili

Tutto il resto, la regina nera, il sesso spinto (che poi non è per niente spinto), il linguaggio troppo moderno, sono aspetti di un grande circo che Shonda mette in piedi da anni per mostrarci che, in fondo, siamo tutti uguali e sotto lo stesso cielo. Anzi, proprio il parlato è uno degli elementi migliori. Lo consiglio caldamente ai non anglosassoni per fare un po’ di esercizio, dato che tutti gli attori hanno una dizione molto buona, avendo lavorato in teatro prima del grande salto. Non so se guarderò le prossime puntate, ma tutto sommato la prima serie non mi è dispiaciuta.

Voi che mi dite? L’avete vista o avete letto i romanzi? Bridgerton sì o Bridgerton no? Scrivetemi nei commenti! 🙂

L’elenco dei romanzi, in ordine cronologico: 

Il duca e io (Daphne)
Il visconte che mi amava (Anthony)
La proposta di un gentiluomo (Benedict)
Un uomo da conquistare (Colin)
A sir Philip, con amore (Eloise)
Amare un libertino (Francesca)
Tutto in un bacio (Hyacinth)
Il vero amore esiste (Gregory)
Felici per sempre (8 “secondi epiloghi”)

Leggi anche:

Julia Quinn torna su Netflix con i Bridgerton!

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Sulle tracce delle grandi scrittrici: a Bath da Jane Austen

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Vorrei che fosse già domani – Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro

Ci sono molti motivi per scegliere un libro. A volte è un titolo, più spesso la trama o l’autore. Qualche volta, per i cultori dell’usato, un appunto all’interno. Quando ho aperto Vorrei che fosse già domani di Massimo Cacciapuoti e Miriam Candurro, ho trovato una sola parola: “Leggimi”. E io ho letto.

Trama 

Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Perché da quando, tre anni prima, un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell’orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni. Ma all’improvviso, il suo sguardo incrocia due profondi occhi verdi. Quelli di Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a rientrare a scuola. Il loro incontro dura un attimo, sufficiente a cambiare ogni cosa. A poco a poco, tra bigliettini scambiati di nascosto sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro al quale Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l’invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Ma a un certo punto Paolo deve prendere una delle decisioni più difficili. Perché non c’è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare. Nemmeno un tempo che sembra infinito.

Eminegligenza spaziale

All’inizio del romanzo, Cristina e Paolo sono due adolescenti come tanti, niente di speciale: scuola, sport, uscite con gli amici. A un certo punto, entrambi subiscono un trauma, per motivi diversi, e tutto cambia. In peggio: Paolo non può più uscire da solo. Eminegligenza spaziale, gli diagnosticano. Cioè l’incapacità di orientarsi nello spazio. Cristina viene colpita in modo più subdolo, ma ugualmente terribile. Bulimia nervosa, nessuno gliela diagnostica, ma è quello di cui soffre. E le persone di cui si fidava, sua madre soprattutto, all’improvviso diventano nemiche.

Uno spiraglio di luce

Finché questi due adolescenti fragili, in cerca d’amore, all’improvviso si riconoscono in mezzo a mille. E insieme provano a superare le proprie paure. Dimostrando che, in fondo, per quanti traumi un essere umano possa subire, è sempre l’amore e la fiducia negli altri la chiave per resistere e rimanere a galla.

Mi è piaciuto il tema

La malattia di cui soffre Paolo può capitare a tutti, anche se nel suo caso è permanente e non temporanea. Lo stress, le preoccupazioni, possono farci perdere l’orientamento all’improvviso. E’ quello che dice l’autrice, Miriam Cacciapuoti, la conoscerete forse come una delle protagoniste di Un posto al sole, la fiction di Rai3. Anche quello che succede a Cristina accade più frequentemente di quanto il nostro cervello non sia portato a pensare, molto spesso i traumi seri accadono in famiglia.

Due adulti centenari 

A malincuore, però, devo dire che il romanzo si sfilaccia quando Paolo e Cristina cominciano a frequentarsi. I dialoghi sembrano quelli di due adulti centenari, sempre saggi, calibrati, poco realistici nelle loro dinamiche. Lei che dice “benvenuto in famiglia” a un personaggio appena comparso sulla scena. A sedici anni? Io che leggo e che rimango lì a chiedermi: “e quindi? Tutto risolto con la madre? Così, in un battito di ciglia? E a Paolo non racconta niente?” Paolo, infatti, è ben delineato, di lui sappiamo quasi tutto. Cristina, invece, rimane un mistero. Risolve dentro di sé i problemi, grazie a Paolo?, ma non si confida con nessuno. Perché?

Genitori e scuola non pervenuti 

Come sullo sfondo rimangono, un’altra volta, genitori e scuola. Gli universi che a quell’età dovrebbero accompagnarti. Che pensano i professori di questi due ragazzi? E i compagni di classe? I genitori, invece? Soprattutto i padri, dove sono? Dico un’altra volta perché anche Sofia Viscardi con Succede li aveva lasciati nell’ombra. Anzi, pure lì totalmente assenti. Peccato, insomma. Rimane una storia carina da seguire, ma niente di più.

Leggi anche: 

Altre storie di adolescenti 

Book Club PeC: Le parole che non ti ho detto sulla spiaggia di Cape Cod

Per il Book Club, stiamo leggendo Le parole che non ti ho detto, di Nicholas Sparks. Dopo la prima settimana di lettura solitaria, o qualcosa di più, siamo pronti per parlare insieme dell’ambientazione.

Sentitevi liberi di commentare sotto il post le vostre sensazioni, perplessità, emozioni, e tutto ciò che il libro di Nicholas Sparks vi sta trasmettendo, in positivo o in negativo.

Siamo nel 1997

O meglio, non sappiamo esattamente in che anno siamo quando comincia. Sappiamo che è dicembre e Theresa, la protagonista, è sulla spiaggia e ha in mano tre lettere, più altri oggetti che non riesce a tirare fuori dalla borsa. “Per ora”.

Su quale spiaggia si trova Theresa? Poche pagine più avanti torniamo al passato, all’inizio della storia. Ad agosto del 1997. 

Theresa corre all’alba sulla spiaggia di Cape Cod

Siamo negli Stati Uniti, e più precisamente nel New England. Theresa abita a Boston e si trova in vacanza in una località famosissima, Cape Cod, a un’ora e venti da casa. Cosa ci è andata a fare? A ritrovare se stessa, dopo anni turbolenti che hanno fatto seguito a un divorzio.

Fisher House 

cape-cod-Nicholas SparksGià il nome della casa in cui è ospite Theresa fa sognare di essere lì invece che in casa: Fisher House, la casa del pescatore. Nicholas Sparks la descrive così:Theresa doveva riconoscere che il posto era bello. Fisher House era la casa di un capitano ristrutturata con gusto, su un promontorio roccioso che si affacciava su Cape Code Bay.” Per ora non ci dice di più. 

Né è ancora apparso l’altro protagonista, Garrett, se non tramite una lettera portata dal mare… 

Continuate voi nei commenti, questo è l’inizio di una storia. Nicholas Sparks come descrive il paesaggio? Siete riusciti a immergervi tramite le sue parole? Vi è sembrato di essere negli anni novanta? Vi piacerebbe essere a Cape Cod nella Fisher House? 

Sono solo alcuni suggerimenti. Sentitevi liberi di riportare frammenti di testo e le vostre parole. Non ci sono quelle giuste, né quelle sbagliate. Qui quello che importa sono sono le nostre emozioni.

Avete voglia di provare? Aspetto i vostri commenti sotto a questo post!

p.s. ovviamente se l’avete già letto, o se capiterete in futuro su questo post, i vostri pareri sono benvenuti 🙂

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