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Saint Michael’s Mount, l’isola che non è

Dopo la splendida gita a Polperro e Looe, arriviamo a Mullion nel tardo pomeriggio. Siamo fortunati, l’appartamento che abbiamo prenotato è stato appena allestito ed è dotato di tutte le comodità. Considerando il prezzo esiguo che abbiamo pagato, direi niente male. La signora che ci ospita è riservata (tutto il contrario della signora di Torquay!) e gentile, si limita a indicarci dove si trova il supermercato e ci saluta. Il supermercato è a meno di 500 metri e quindi non riesco a farmi un’idea del posto in cui siamo capitati con questa breve passeggiata. L’abbiamo scelto a caso, solo perché nelle località di maggiore richiamo abbiamo trovato tutto esaurito e prezzi folli per le rimanenze, quindi non abbiamo fatto troppi calcoli.

Mullion è perfetta

In realtà, già il giorno dopo ci rendiamo conto che Mullion è assolutamente perfetta come base per girare tutta la penisola Lizard e le località più famose come Penzance e St Ives e quindi mi sento di consigliarvela senza tentennamenti. Se volete girare l’estremo sud della Gran Bretagna in più giorni, scegliete Mullion e non ve ne pentirete.

Mousehole 

La prima gita prevede la triade Mousehole, Penzance e St. Michael’s Mount e un primo assaggio del tempo variabile che caratterizza la Cornovaglia. Nuvoloni minacciosi si apprestano a sfogarsi, ma noi indomiti ci dirigiamo lo stesso verso i nostri obiettivi.
IMG_6148Mousehole, il buco del topo, mai nome fu più azzeccato per questo minuscolo villaggio di pescatori, che lo scrittore Dylan Thomas descrisse come il “villaggio più delizioso d’Inghilterra”. Non so sia vero, ne ho visti talmente tanti in questo viaggio che non saprei scegliere. Anzi, forse sì, ma ve lo dico più in là. Comunque, concordo sul fatto che sia delizioso. Appena scesa dalla macchina per fare una passeggiata, sono stata investita da raffiche di vento e un’aria piacevolmente fresca che mi ha allargato i polmoni all’istante. Subito dopo, ho sentito due sorelle gridare “le balene, le balene!” e correre verso il punto d’osservazione, seguite dal padre e da me. Peggio di una bambina di nove anni, saltellavo per andare anch’io a vedere i cetacei. Di cui ovviamente non c’era nessuna traccia. Secondo voi, chi è tornato indietro più deluso? Le bambine o io?

Penzance

Seconda tappa, Penzance. E’ la città più occidentale della Cornovaglia e anche la più grande che abbiamo visitato. Qui non c’è bisogno di cercare parcheggi, si può lasciare tranquillamente la macchina sulla strada per poi incamminarsi verso la promenade. Mentre andavamo verso il “lungoceano” ha cominciato a piovigginare. Una lunga passeggiata sulla promenade è il motivo migliore per visitare Penzance, oltre a Saint Michael’s Mount naturalmente, perché l’ho trovata di gran lunga più interessante dell’interno. Seppur visitatissimo, quest’ultimo a essere sincera non mi ha colpito particolarmente. A eccezione delle cianfrusaglie di un negozio vintage che mi sarei portata per intero a casa e del mio primo cornish pasty. Non ve lo descrivo qui perché da un’altra parte l’ho trovato molto più buono. Sulla promenade mi sono pentita di non aver portato il costume.

Jubilee Pool

Praticamente sull’oceano c’è una piscina di quelle in cui un nuotatore che si rispetti si deve tuffare, anche se fuori piove, tira vento e fa così freddo da andare in giro con la giacca. La Jubilee Pool, infatti, è considerata uno dei gioielli di Penzance. Costruita in stile art deco, fu inaugurata nel 1935 per festeggiare il Silver Jubilee di Re George V. Non a caso, si trova in una delle località che all’epoca erano privilegiate dagli inglesi per la villeggiatura.
20170814_114136La piscina (o il lido come queste piscine all’aperto vengono chiamate) è un pezzo d’architettura perfettamente incastonato sulla punta del “Ponte Santo” di Penzance. La forma triangolare segue la linea della roccia ed ha una struttura in grado di sopportare la forza delle tempeste invernali. Non solo, è anche dotata di cancellate che permettono l’ingresso e l’uscita dell’acqua seguendo il flusso della marea. Sembra che tra i nuotatori sia molto popolare e da nuotatrice non posso che essere 20170814_114504d’accordo! Mi mangerei le mani per non averne approfittato!!! L’unica consolazione è stata sedermi sulla roccia alla sua sinistra per fare compagnia agli artisti e ai pensatori che evidentemente scelgono questo punto per rilassarsi e lavorare.

Saint Michael’s Mount

Meno male che mi sono rifatta con il Saint Michael’s Mount, di fronte a Marazion (il villaggio IMG_6176prosecuzione di Penzance). St Michael’s Mount ha una caratteristica particolare: con l’alta marea appare come un’isola vera e propria, mentre la bassa marea fa in modo che l’isola venga collegata alla terraferma da una striscia sabbiosa. Quando la striscia emerge, si può raggiungere l’isola camminando su un’antica strada di ciottoli che è visibile solo quando l’acqua si ritira. Una volta arrivati sull’isola, si può visitare il castello del XII secolo, gli splendidi giardini che lo circondano e un villaggio caratteristico di case in pietra. Nelle ore di alta marea, un servizio di trasporto su barche sostituisce la camminata sulla striscia di sabbia, però io vi consiglio vivamente di consultare gli orari di bassa e alta marea e di presentarvi all’appuntamento qualche minuto prima dell’inizio della bassa marea.

Perché quella credo che sia una delle esperienze più IMG_6174divertenti che mi sia mai capitata in vita mia.

Tu sei dentro di me, come l’alta marea 

I turisti, infatti, ansiosi di passare dall’altra parte, non attendono che l’acqua si ritiri completamente, ma iniziano a passare inventando strategie e modi buffi per non bagnarsi d’acqua fino al collo. Con risultati, a parere mio, insieme spassosi e disastrosi. Molto meglio la mia strategia, fare passetti in avanti a ogni minimo ritiro dell’acqua, per godersi fino in fondo il passaggio e osservare bene il fenomeno del ritiro, sempre affascinante. Comunque, è pur vero che ciò che conta è il risultato finale, ovvero arrivare dall’altra parte. Nella quale altra parte, sembra di precipitare in un altro secolo, con le casette di pietra a formare un villaggio, i bei giardini che però sono aperti solo quando il tempo lo permette, e il castello, in cima a una salita. Sempre perché il tempo non era dei migliori, ho rinunciato a salire fino al castello, ma se avete la fortuna di capitare in una bella giornata penso proprio che la vista da lassù sia magnifica. Io, invece, ho girellato per il villaggio e mi sono fermata ad ascoltare lo storytelling sulla leggenda del posto.

Cormoran il gigante e Jack il ragazzino

Il cormorano gigante viveva a St. Michael’s mount e siccome sua moglie era morta e non aveva nessuno a cucinare per lui, terrorizzava gli abitanti di Marazion rubando loro ogni giorno il IMG_6205bestiame.Finché Jack il ragazzino decise di ribellarsi e convinse gli uomini del villaggio ad aiutarlo a scavare una grossa fossa alle pendici Monte. La mattina successiva, Jack suonò il suo corno per svegliare Cormoran. Il gigante arrabbiato corse lungo il lato del monte e finì nella fossa. Jack la riempì rapidamente e in questo modo seppellì il gigante. Poi gli strappò il cuore, perché non potesse più fare male a nessuno, e lo scagliò lontano. In quel punto, nacque una sorgente. Quando salirete al castello, a un certo punto troverete un sasso a forma di cuore. Metteteci il piede sopra: si dice che ascoltando attentamente potrete sentire il battito del cuore di Cormoran. Oppure, più prosaicamente, l’acqua della sorgente che scorre. Come puoi non innamorarti di un posto dove ti raccontano queste storie?

Marazion 

Un po’ a malincuore, abbiamo lasciato il monte prima che tornasse l’alta marea e tutto quello che desideravamo era un buon cornish cream tea a Marazion, molto molto caldo possibilmente. Alla nostra prima prova d’assaggio non siamo stati fortunatissimi, ci hanno rifilato un cornish cream tea senza…tea! Cioè, nel locale che abbiamo scelto (è il caso di dire, mai giudicare da una buona IMG_6210vetrina) il menù prevedeva l’accompagnamento tipico del cream tea con bevanda a piacimento. E no, anche perché la bevanda non era compresa nel prezzo! Ma, ma, in Cornovaglia un comportamento poco british? Eh sì, bisogna dirlo. Li ho perdonati solo perché il caffè era ottimo, macinato al momento, e gli scones freschi e fatti a mano. Peccato per la crema, che sembrava più mascarpone. Infatti, avrei scoperto dopo che spesso sostituiscono la clotted cream, difficile da realizzare, con il mascarpone. Ma niente recriminazioni, come vi racconterò nelle prossime puntate, mi sono rifatta alla grande nei giorni successivi. Al ritorno, ci è capitato un altro fatto divertente: davanti a un b&b esponevano frutta, verdura e fiori già prezzati, con le monete da lasciare dentro un salvadanaio lì accanto. Pago onestamente quanto dovuto per quelli che pensavo fossero banane e patate.

La prima cena 

Quando a casa ho aperto la busta ho visto che invece erano zucchine gialle (le banane) e un vegetale che non avevo mai visto, ma sicuramente niente patate. Abbiamo chiesto al padrone di casa cosa fossero e lui ci ha detto che erano rape rosse, che loro di solito mangiano solo già lesse in barattolo. Un minuto di silenzio per una che non ha mai visto una rapa rossa e poi vi dico com’è finita. Dentro un piatto di rigatoni, che ha colorato di un allegrissimo fucsia. Incredibilmente ne è uscito un piatto ottimo, da rifare a casa. Rape rosse, e fattoria cornica che le ha lasciate, più che promosse.

Nella prossima puntata del viaggio letterario Sulle tracce delle grandi scrittrici, vi racconterò di come questa Braveheart woman abbia trovato il coraggio di buttarsi in acqua. In bikini. A 13 gradi. (continua)

Col Polperro vorrei andar via da questa meraviglia!

A Polperro. Lasciamo Torquay quando ancora dorme, sotto il sole che secondo Agatha Christie nasconde il male. Non so se sia vero, certo è che se anche fosse ci sono Paesi che devono preoccuparsi molto più dell’Inghilterra, visto che qui è più che altro il sole a nascondersi spesso. Venite che vi racconto.

Direzione Cornovaglia

Direzione Cornovaglia: sono un po’ assonnata e quasi non mi accorgo del ponte e del cartello che ci dà il benvenuto. Siamo diretti a Mullion, dove resteremo per qualche giorno, un paesino che si trova nella Penisola Lizard, cioè in fondo allo stivale. Sì, avete capito bene, anche la Cornovaglia somiglia a uno stivale, tanto che in passato, per convincere gli inglesi a non trascorrere le vacanze all’estero, giravano degli slogan sulla similitudine geografica tra la Cornovaglia e l’Italia. Ho il sospetto che gli inglesi in Italia cercassero riparo dall’umidità e dalla pioggia, ma è appunto solo un sospetto. Lo scenario è meraviglioso, fin dall’inizio, e la strada verso Mullion è ancora lunga.

polperro2

Meglio fare una tappa intermedia, che individuiamo in Polperro e Looe. Sono due paesi di pescatori a pochissima distanza l’uno dall’altro. Prima di raccontarvi quello che ho visto, vi do subito due suggerimenti. Il primo, è di non saltare nessuno dei due se state organizzando un viaggio da queste parti. Il secondo è approfittare del coastal path per concedervi delle lunghe passeggiate invece di rimanere seduti in macchina. Sempre che, ovvio, non abbiate problemi a camminare. Infatti noi abbiamo scoperto questa possibilità fantastica che ci ha poi accompagnato per tutto il viaggio proprio lasciando la macchina a Polperro, in un parcheggio all’entrata che costa 6 sterline per 6 ore. Un cartello, sempre all’entrata, m’incuriosisce. E’ di un’autrice romance locale, che pubblicizza la sua saga ambientata proprio a Polperro. Mi sento subito a casa, ma purtroppo non ho mai trovato i suoi romanzi in vendita. Diversi cartelli, invece, indicano il walk seaside, che si può prendere da diversi punti per andare in differenti direzioni. Noi l’abbiamo preso per andare verso Looe. Sono circa 8 km che si percorrono mediamente in 2h e 30′. Non è facilissimo, servono una buona forma e una buona salute, però vi assicuro che ne vale assolutamente la pena e che ho visto anziani con il bastone affrontarlo senza paura. E’ spettacolare, la vista e l’udito si colmano di meraviglia, le mucche pascolano tranquille in mezzo agli umani e li osservano pigramente, i garriti dei gabbiani sono talmente forti che coprono la voce, la gente si ferma sui prati o sulle panchine per uno spuntino per poi scendere nelle calette che portano a piccole baie seminascoste. Un paradiso in terra, davvero.

looe walk

Polperro e Looe

Tra le due, Polperro è più caratteristica, sembra di precipitare improvvisamente in un altro secolo, il piccolo porto è un paradiso per i tanti pittori che ho visto intenti a ritrarre il panorama. Looe, invece, mi è sembrata più trafficata e moderna, ma ugualmente meritevole di essere visitata. Il sentiero porta direttamente da un lungomare all’altro, poi c’è un lungo tratto a piedi per arrivare al porto e al villaggio di Looe, da dove partono gli autobus che devono riportarci indietro.

polperro

Salita sull’autobus sono protagonista di una scena carina. La coppia davanti a me fa il biglietto e dimentica di prenderlo, anche se il cartello dice chiaramente di non sedersi prima di aver preso il biglietto che la macchina stampa automaticamente. Prendo i biglietti e li sventolo davanti all’autista per segnalargli che i due non hanno preso il biglietto, ma non faccio in tempo a dirgli “vado a portaglieli” che lui mi fa un cenno con la testa e dice “prego, prego, va bene così”. Io, alquanto sorpresa per questa generosità, mi vado a sedere senza pagare il biglietto. Solo dopo penso di aver capito: non è stato generoso, probabilmente ha pensato che il biglietto che sventolavo fosse il mio! Un po’ mi sono sentita in colpa, ma poi, mentre tornavo verso la macchina, ho pensato che gli 8 euro di parcheggio per meno di mezza giornata bastassero come contributo ai servizi locali. E comunque si sta facendo troppo tardi, pure per i rimorsi, dobbiamo andare a Mullion per farci dare le chiavi della nostra prossima guest house…

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(continua) a Saint Michael’s Mount, l’isola che non è

 

Agatha Christie mile, chicca per veri giallodipendenti

Il Torquay museum è anche il punto da cui parto per esplorare l’Agatha Christie mile, un omaggio che la città natale della giallista le ha voluto rendere affiggendo delle targhe commemorative davanti a 14 edifici o luoghi che abbiano avuto un’influenza di qualche tipo nella sua vita. In realtà il mile in totale misura quasi 5 km di salite e disceseIMG_6074, quindi anche se nelle guide al percorso troverete scritto che è facile, vi dico subito che lo è, ma non troppo. Soprattutto, come vi spiegherò più avanti, gli ideatori dell’iniziativa devono aver dimenticato qualche targa, oppure…ma andiamo con ordine. Dicevo, 

1) il Torquay museum, si trova in collina. Secondo le mappe, non sto prendendo l’Agatha Christie mile nell’ordine giusto, ma per ottimizzare i tempi ricalcolo il tragitto secondo la posizione in cui già mi trovo, tipo navigatore umano.

2) Da lì, scendendo verso il porto, e proseguendo sulla sinistra, arrivo al Royal Torbay Yacht Club. Agatha lo frequentava spesso, perché il padre, un americano morto quando era ancora piccola, ne era un membro influente.

3) Mi giro e di fronte allo yacht club, c’è Beacon cove, la baia dove andava a nuotare da piccola, chiamata allora “Ladies Bathing Cove”, e dove rischiò un giorno di affogare pur essendo un’ottima nuotatrice. Con le correnti assassine che ci sono da quelle parti, la cosa non mi stupisce per niente.

4) Lì accanto, un’altra pietra miliare: l’Imperial hotel, albergo costruito nel 1866 e definito “lussuoso”. Non so dirvi come sia all’interno e come poteva essere ai primi del ‘900, ma oggi dall’esterno appare un po’ decadente. La posizione però è strategica, affaccia sulla IMG_6077baia ed è dotato di terrazza con piscina. Sembra che nell’avventura di Poirot “Il pericolo senza nome“, ambientato in Cornovaglia, l’albergo in cui scende l’investigatore sia in realtà proprio l’Imperial mascherato. Secondo me lo è anche quello di “Corpi al sole“, perché mentre rileggevo il romanzo mi sembrava quasi di vederlo! Dalla strada che lo costeggia, inizia una passeggiata panoramica e dei giardini digradanti che volendo consentono di scendere fino a spiagge di sassi e calette seminascoste. Forse non sarà di lusso l’edificio, ma penso proprio che chi soggiorna lì riceva un trattamento di lusso dall’ambiente che lo circonda.

Un po’ riluttante, abbandono quest’angolo di paradiso per proseguire verso la tappa successiva dell’Agatha Christie mile.

5) Il busto di Agatha mi aspetta, un po’ pensieroso e lugubre. Forse, sta architettando una nuova diabolica trama. L’opera è stata inaugurata dalla figlia il 15 settembre 1990, a 100 anni dalla nascita della scrittrice. Personalmente non l’ho trovata particolarmente espressiva, ma ritengo che se è stata approvata dalla figlia, cioè la custode dell’impero materno fino alla sua morte, debba essere approvata per definizione anche dai fan. Da qui, parte un lungo tratto di passeggiata pianeggiante lungomare, molto piacevole e tranquillo.

6) Incontro poco distante il Pavillion, la sala concerti dove Agatha amava andare ad ascoltare musica classica. Proprio lì, nel 1913, ricevette la proposta di matrimonio del suo primo marito alla fine di un concerto di Wagner.

IMG_60817) Subito dopo, Princess Garden, giardini da lei molto amati,

8) e il Princess Pier, il molo su cui Agatha pattinava con le amiche da adolescente. All’altezza del molo, lasciamo il lungomare per inoltrarci all’interno, per andare verso la Torre Abbey.

9) Dopo un’imponente restauro, la Torre è stata inaugurata nel 2008 dal mio Poirot preferito, David Suchet. L’anno dopo, nei giardini è stata creata una sezione dedicata alle piante di Agatha Christie. In questa sezione, le piante sono divise in gruppi e ogni gruppo può essere ricondotto a un libro. Prima di arrivare alla torre, c’è un altro giardino suggestivo, con una caratteristica che ho poi ritrovato in ogni tappa del viaggio: le panchine con una dedica scritta su una targhetta di ottone. Alcune, vi confesso, sono molto emozionanti, soprattutto quelle dedicate ad anziani scomparsi che amavano stare seduti e rimirare l’oceano proprio da quella panchina.

10) Dalla Torre, sono poi tornata alla stazione dei treni, la stessa da cui sono arrivata il giorno precedente. Durante le celebrazioni per il centenario della nascita dell’autrice, sempre nel 1990 quando posero il busto al punto 5), proprio alla stazione accadde un fatto incredibile: Poirot (David Suchet) e Miss Marple (Joan Hickson) si sono incontrati! Nei gialli non era mai accaduto, secondo me fondamentalmente perché odiava lui e amava lei. Come avrebbe fatto a non farli litigare?

11) Adiacente alla stazione, un altro albergo, il Grand Hotel, dove Agatha trascorse la luna di miele con il primo marito. Il Grand Hotel rispetto all’Imperial ha conservato il suo aspetto maestoso e penso siano abituati al pellegrinaggio degli amanti della scrittrice, perché quando IMG_6096mi sono avvicinata per fotografare la targa il concierge non ha battuto ciglio.

A questo punto ho toccato i due estremi del “mile”. Tornando indietro, secondo la mappa del museo ci sono altri tre punti per completarlo.

12) The Strand, che oggi è un po’ la via dello shopping di Torquay, all’epoca di Agatha faceva da capolinea per carrozze e tram ed era già allora la via dello shopping esclusivo, tanto che Agatha e la madre a volte facevano qui i loro acquisti.

Dopodiché, il buio. Secondo la mappa ciclostilata ci sarebbero altri due edifici,

il 13) “Former Royal Theatre” e

14) il dispensario, cioè un ospedale di assistenza pubblica, in cui Agatha lavorò durante la guerra e che la rese così brava nella gestione dei veleni da parte dei suoi assassini.

Agli indirizzi segnati sulla mappa non ho trovato nessuno dei due, né alcuna targa che mi potesse aiutare a identificare l’edificio.

 

IMG_6108Confesso che ho dovuto contenere la delusione, soprattutto perché queste ultime due tappedellAgatha Christie mile hanno richiesto anche uno sforzo fisico non indifferente, considerato che hanno portato quello che doveva essere un semplice miglio a misurare invece, a occhio, almeno tre volte tanto.

Per fortuna la signora da cui alloggiavo ha pensato bene di risollevare gli animi preparando un’ottima cenetta, condita da una conversazione rilassata e tranquilla con lei e il marito. Il menù della cena, insospettabilmente buono, ha previsto un piatto unico di maiale, rape rosse e barbabietola, bulgur e couscous, origano, innaffiato da un vino dall’apparenza francese con vitigno italiano (non fate commenti). A chiudere una splendida serata, un ottimo crumble di rabarbaro con salsa custard vanigliata.

Li salutiamo con affetto, siamo stati benissimo in loro compagnia, ma ora è arrivato il momento di lasciare il Devon per realizzare il sogno di una vita.

 

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Cornovaglia…sto arrivando! Intanto ditemi: vi è piaciuto l’Agatha Christie mile? Vi piacerebbe farlo prima o poi? Raccontatemi nei commenti!

(continua)

torquay mile

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Grandi scrittrici: a Torquay da Agatha Christie

Lascio Bath e la sua aria regency per cambiare completamente epoca, atmosfera e panorama. Il viaggio letterario continua e per raggiungere Torquay non posso che emulare Hercule Poirot e Miss Marple scegliendo il loro mezzo preferito. Come ricorderà chi ha letto i libri di Agatha Christie, infatti, nessuno dei due personaggi guidava e spesso arrivavano nelle località che poi sarebbero diventate teatro dei delitti in treno. Ovviamente quando sul treno stesso non succedeva qualcosa di tragico, come nel caso famosissimo dell’Orient Express. A mio rischio e pericolo, quindi, faccio il biglietto per Torquay, che costa 33 sterline. Il viaggio dura 2 ore e mezza circa e prevede due cambi, uno a Bristol Temple Meads e uno a Newton Abbot. Chiedo all’addetto di segnarmi i nomi delle due località e lui molto cortesemente mi stampa un biglietto con l’indicazione esatta delle stazioni e della durata del viaggio. La prima parte è più lunga e il treno è veloce, la seconda dura meno di un quarto d’ora su un treno vecchio stampo, quelli della speranza per intenderci. Come ho già scritto da qualche parte, prendere i mezzi pubblici è secondo me un modo per avvicinarsi di più alle persone del posto e anche stavolta non posso fare a meno di notare che cortesia, tono di voce basso e assenza di telefonate siano un registro comune. Poi, ma questo vale per l’intero viaggio, ho visto che leggere è il passatempo preferito della maggioranza dei passeggeri. Infatti ho anche fotografato qualche titolo per andare a curiosare online al ritorno. Il genere preferito a occhio mi è sembrato, indovinate un po’?, Thriller, of course. Tornando alla cortesia, la signora accanto a me, giuro, senza che le chiedessi nulla, non solo si è offerta di caricarmi il cellulare solo perché mi ha visto con il carica batterie in mano, ma l’ha anche staccato al momento giusto, cioè qualche minuto prima della fermata per darmi il tempo di preparare i bagagli senza rischiare di dimenticarlo attaccato! Santa british donna! Tra la stazione e il centro della cittadina ci saranno poco meno di due chilometri di lungomare da percorrere. Gambe in spalla, approfitto per dare  una prima occhiata distratta.

Torquay

Che vi devo dire, sarà che sono facilmente influenzabile, sarà che il luna park nella IMG_6079 (2)mia testa fa tanto Stephen King, sarà quello che volete, ma il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere l’atmosfera di Torquay è “inquietante”. Il cielo è plumbeo, la spiaggia deserta, i gabbiani gridano, le famiglie si radunano all’interno di questo parco giochi marino che mette tristezza solo a guardarlo e il fish and chips che prendo durante il tragitto per spezzare la fatica, mi guarda dal piatto e mi fa un triste ciao ciao. Quando arriviamo in cima alla collina, la famiglia che ci accoglie non fa che rafforzare quest’impressione: perfetta, troppo perfetta. E’ tutto perfetto: la casa, il sorriso della signora, l’accoglienza che ci riservano, il giro della casa che ci fanno fare e i biscotti al cioccolato che ci offrono, insieme a tè e acqua aromatizzata al cetriolo e alla menta. Non giudicatemi un’ingrata, ma tutto questo splendore un po’ mi acceca. Dove tengono il cadavere? Ci cambiamo, facciamo una piccola esplorazione dei dintorni e mettiamo a punto il programma della prossima giornata. Agatha, a noi due!

Siamo fortunati, perché nel frattempo la ditta di noleggio auto ci ha risposto: tutto ok, possiamo passare a prenderla. La padrona di casa ci fa trovare una colazione coi fiocchi, leggera come quella che facciamo di solito, e ci avviamo verso l’area di noleggio, sempre a piedi. Non è vicinissimo e ci inoltriamo verso i quartieri meno abbienti, o che almeno così sembrano all’apparenza. Prendiamo la macchina e salutiamo allegramente la ragazza terrorizzata che ci ha dato le chiavi. Le abbiamo infatti confessato che è la nostra prima volta con la guida a sinistra. E il suo panico direi che è ampiamente giustificato, visto che rischiamo di prendere tutta la fila di macchine parcheggiate appena l’accendiamo.

Kents Cavern

In qualche modo riusciamo ad arrivare, e a parcheggiare, il che non è banale come sembra, nei pressi della Kents IMG_6010 (2)Cavern. Se passate per Torquay, è un tour che vi consiglio caldamente di fare, soprattutto se come noi incappate in una giornata uggiosa. Dieci sterline il biglietto singolo per gli adulti, 9 quello ridotto per partecipanti dai 3 ai 15 anni, 38 sterline quello cumulativo per quattro persone, adulti o bambini. Se lo comprate online sul sito delle caverne risparmiate qualcosa, soprattutto su quello cumulativo. Il tour è guidato, inizia a orari prestabiliti e dura un’ora e mezza. Non è prevista traduzione, quindi è consigliabile un livello d’inglese non proprio base, anche se penso sia divertente anche in mancanza. Le guide sono ragazzi bravi a intrattenere bambini e adulti con giochi di luce, effetti speciali, racconti, leggende e similitudini. Avreste mai pensato che una roccia potesse somigliare a Michael Jackson? Eppure vi assicuro che è così. Se proprio devo trovare un difetto, ma proprio a cercare il pelo nell’uovo, direi che la visita è improntata su un’attività ludica per famiglie, mentre il sito può certamente suscitare interesse anche in appassionati di storia e preistoria, un target che preferirebbe un tour meno didattico e più approfondito. La Kents Cavern, infatti, è una grotta di roccia calcarea naturale, che si è formata sotto il mare circa 385 milioni di anni fa. È composta di corallo e ossa dei pesci, che si sono compattati insieme fino a formare una massa solida. Nel corso di milioni di anni, la massa di roccia si è spostata lungo la crosta terrestre attraverso le piastre tettoniche fino a giungere dov’è attualmente. Circa 2,5 milioni di anni fa un fiume sotterraneo cominciò ad erodere l’interno della massa e a creare il sistema di grotte che possiamo ammirare oggi. Interessante anche la storia della sua scoperta: i priIMG_6012 (2)mi ad avvventurarsi furono nel 1500 gli abitanti di Torquay più coraggiosi. Solo nel 1825 le ricerche divennero scientifiche, quando un giovane prete irlandese, father John Macenery, fu accompagnato lì da un amico e cominciò gli scavi, dando ai tunnel i nomi che hanno ancora oggi. Pensate che per molti anni le sue scoperte vennero tenute segrete perché contraddicevano sia le teorie religiose sia quelle scientifiche dell’epoca. Comunque, direi che l’impostazione giocosa del tour corrisponde sostanzialmente a una predilezione anglofona per il learning by doing e forse, tutto sommato, strizza l’occhio alla maggioranza dei visitatori, persone in vacanza al mare che nei giorni di pioggia cercano un diversivo. Se amate il genere, sappiate che all’interno delle caverne potrete anche sposarvi e che sono aperte tutto l’anno, con una temperatura fissa di 14 gradi. Portatevi una felpa pesante!

Il museo di Torquay

A poca distanza dalle caverne c’è l’altro appuntamento imperdibile di Torquay, un’altra carta da giocarsi quando il sole sparisce dietro le nubi: il museo cittadino. Imperdibile soprattutto per la sala dedicata ad Agatha Christie, perché il resto non lo definirei memorabile. Anche il museo sembra impostato su una didattica per bambini che probabilmente è funzionale ai principali utenti, cioè le scuole. Una sala egizia, una preistorica, una (a sorpresa) dedicata a una mostra su Star Wars e un’altra alle favole e poi lei, la regina del giallo, Agatha Christie, che giustamente ha un posto d’onore all’interno e che da sola vale il prezzo del biglietto (6,45 sterline per adulti, la metà nella fascia 3-16, apertura dal lunedì al sabato dalle 10 alle 16).

All’entrata della sala, alcune gigantografie ritraggono Agatha da giovanissima, quando ancora non era l’artista celebre che tutti conosciamo. Poi ci sono alcuni suoi effetti personali, decine di prime edizioni dei suoi romanzi, la macchina da scrivere, la sua IMG_6028 (2)pelliccia, le note scritte a mano, gli appunti iniziali di quello che poi diventerà Assassinio sul Nilo, le fotografie, i costumi di Poirot e Miss Marple. Una targhetta ci tiene a specificare che oggi le pellicce non vengono quasi più utilizzate, ma che una volta erano di gran moda e l’autrice vestiva come una signora. La mia coscienza ecologica non si era sentita tradita, ma probabilmente hanno preferito non rischiare. Nella galleria, alcuni pannelli informativi illustrano con grande chiarezza fatti anche poco conosciuti della sua vita e del suo lavoro, dalla sua infanzia ad Ashfield, fino agli anni successivi, trascorsi a Greenway (ma di questi aspetti vi parlerò più approfonditamente nel focus a lei dedicato, n.d.r.). Soprattutto, i curatori della mostra puntano sullo studio e il salotto di Poirot, interamente ricostruiti, compresi mobili, libri, immagini e perfino i camini del suo appartamento Art Deco IMG_6054 (2)di Londra.

I mobili e gli oggetti, finti ma che riproducono fedelmente i veri mobili d’epoca, sono stati utilizzati per l’adattamento TV di Poirot e donati al museo nel 2013, al termine dell’ultimo episodio. L’attore David Suchet, quasi universalmente riconosciuto come il miglior interprete di Poirot, ha visitato poco dopo il museo per vedere e filmare i mobili mentre stava girava un documentario intitolato “Essere Poirot”. L’attore ha anche gentilmente prestato al museo il bastone da passeggio che accompagna fedelmente Poirot nelle sue indagini. Il giro mi piace e mi appassiona, come tutto quello che riguarda Agatha, però devo anche dire che gli ambienti ricostruiti perdono molto del loro fascino cinematografico. Che i mobili siano finti e a buon mercato è palese e mi sembra quasi di trovarmi su un set a riprese finite e troupe a festeggiare la fine chissà dove, non so se rendo l’idea. Gli unici pezzi veri, e si vede, sono la credenza, un pezzo pregiato di Art Deco, e la sedia dello studio, che il museo ha acquisito grazie alla donazione della casa editrice di Agatha Christie, HarperCollins.

Al piano terra, la mostra di Star Wars non è male e ci sono anche i costumi per travestirsi. Cosa potevo scegliere io? Naturalmente Darth Vader, anche perché non ho trovato quelli di Yoda. L’unico piccolo problema è che mi sono accorta un po’ tardi…ehm…di essere ripresa dalle telecamere e per una che si era presentata alla cassa tutta seria e studiosa a chiedere informazioni su Agatha Christie non è proprio il massimo. Meno male che almeno indossavo la maschera, perché quando già pensavo di risolvere uscendo a testa bassa dal museo mi sono accorta che dovevo obbligatoriamente ripassare davanti alle casse perché nel frattempo il cancello principale era chiuso essendo finito l’orario di entrata.

L’Agatha Christie mile

IMG_6114Con italica faccia tosta, mi sono tolta dall’impaccio facendo finta di studiare attentamente la mappa dell’Agatha Christie mile. Cos’è? Un omaggio di Torquay alla sua illustre cittadina, che ripercorre i punti principali a lei legati con targhe commemorative posizionate su (quasi) ogni punto.

Ma del mio personale Agatha Christie mile vi parlerò nella prossima puntata

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Sulle tracce delle grandi scrittrici: a Bath da Jane Austen

jane austen entrataIn realtà quando arrivo al Jane Austen Centre, al 40 di Gay Street, è ancora un po’ presto per prendere il tè e infatti lei mi aspetta all’entrata con un’espressione da sfinge. Da queste parti il galateo è una cosa seria J

Comunque Jane è una ragazza gentile e infatti mi fa entrare subito. Subito dopo aver acquistato il biglietto, che costa 11 £, veniamo fatti accomodare di fronte a uno schermo da cui parte un video introduttivo, che ci spiega tra l’altro che Jane Austen visse davvero in Gay Street, ma al numero 25. Subito dopo, un ragazzo in costume ci porta in un’altra sala, dove di nuovo ci sediamo mentre lui ci introduce alle vicende della famiglia d’origine di Jane Austen, di cui illustra l’albero genealogico e i principali avvenimenti della vita di ognuno, corredandoli da informazioni base sulla società di allora e la posizione della famiglia al suo interno (tutte informazioni che approfondirò nel focus dedicato alla scrittrice, n.d.r.). In realtà, sta riassumendo quello che vedremo subito dopo nelle vere e proprie sale del museo. La visita guidata è finita, da qui in avanti la mostra prosegue con foto e oggetti d’epoca, le lettere fitte fitte che scriveva alla sorella, pannelli espositivi che ripercorrono le tappe principali della sua vita, arazzi fatti a mano e statue a grandezza naturale. La prima che incontro è quella del secondo fratello, che visse quasi sempre all’estero perché aveva abbracciato la carriera militare. Ci viene IMG_5975consentito di toccare quasi tutto e anche di annusare dei flaconi di profumo per capire “di cosa sapevano le donne al tempo di Jane”. Ehm…ecco…penso di immaginarlo e non doveva essere piacevole. Lavavano tutti i giorni solo il viso e quindi avevano bisogno di mascherare l’odore del corpo con essenze. Nel diciannovesimo secolo cominciò a svilupparsi un gusto per i profumi che anticipava il moderno sviluppo del settore. Grazie a una spugna inumidita, le signore bagnavano l’interno dei vestiti per assicurarsi che il profumo persistesse tutto il giorno. Le fragranze che andavano di moda allora erano tre: lavanda, fiori d’arancio e acqua di rose, che spesso mescolavano tra loro per personalizzare il profumo. Tra i tre il mio preferito, scontato direi, è la lavanda. Oppure ci hanno fatto assaggiare gli Oliver biscuits di Bath, inventati da un medico del 1700 per i suoi pazienti delle cure termali e diventati nel tempo un prodotto tipico della città. L’ultima sezione è la più divertente. Ci aspettano un tavolo con teiera e tazza di tè (senza tè), un armadio IMG_5974zeppo di vestiti, cappelli, scialli e ventagli e una statua a grandezza naturale di Mr. Darcy. Naturalmente, tutti impazziti con i travestimenti e le foto con lui nelle pose più bizzarre. Prima di uscire, un’altra sorpresa in cima alle scale: due scrivanie e la possibilità di scrivere messaggi con pennino, calamaio con inchiostro viola o rosso e carta intestata. Ultima tappa il negozio di souvenir, purtroppo ahimè un po’ sguarnito e che mi ha lasciato a mani vuote. Il Jane Austen Centre merita una visita? Ni. Sicuramente sono uscita sapendone di più sulla scrittrice, ma il prezzo alto rispetto ai materiali e la mancanza di giocosità delle assistenti di sala, vestite in costume ma più attente a rimettere tutto in ordine che a intrattenere le persone, hanno sedato in parte l’entusiasmo iniziale. Ho la sensazione che anche altri la pensassero come me, perché sono stata l’ultima a uscire e ho notato la fretta con cui alcuni hanno attraversato il museo.

Pazienza, il pomeriggio è appena iniziato e c’è ancora tempo per girare la città. Il ponte Pulteney è da non perdere. Costruito nel 1773, è uno degli unici quattro ponti al mondo che ospita negozi su entrambi i lati. Sembra IMG_5977quasi di stare su Ponte Vecchio a Firenze, che infatti è uno dei quattro, anche se il progetto sembra si sia ispirato al ponte di Rialto a Venezia. Scendendo sulle rive del fiume Avon, a breve distanza s’incontra il Recreation Ground (The rec), un complesso sportivo utilizzato dal Bath Rugby Football Club, uno dei più antichi ancora esistenti, per le partite casalinghe.

La giornata ormai volge al termine, anche perché è quasi ora di fare i bagagli e ripartire, ma c’è spazio per un ultimissimo pigro giro senza meta (a proposito di rugby…) e per una pausa dolce nella panetteria di una catena cornica. Mi sembra un delitto assaggiare piatti tipici prima del tempo, perciò mi accontento di un pezzo di torta, la cornish heavy cake, una cioccolata calda e una panchina. Passa un tizio, versione rutto libero. Mi scappa da ridere, ma vi giuro, non per lui, per l’ironia della situazione. “Sorry”, mi dice. Benvenuti nella real England.

Alla prossima puntata con Torquay e la seconda scrittrice, sua Maestà del brivido Agatha Christie.