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I misteri di Chalk Hill – Susanne Goga

Ho appena finito I misteri di Chalk Hill, di Susanne Goga. L’autrice tedesca dichiara di essersi liberamente ispirata a Charlotte Brontë e alla sua magnifica Jane Eyre. Diciamo che se fossi Woody Allen le direi scherzosamente “provaci ancora Sam!”. Il mistero, infatti, invece di infittirsi si dirada troppo, troppo presto…

Trama

È il 1890 e Charlotte, giovane istitutrice berlinese, abbandona tutto per raggiungere l’Inghilterra, decisa a rifarsi una vita dopo una terribile delusione d’amore. Giunta nella splendida tenuta di Chalk Hill, sulle verdi colline del Surrey, dovrà occuparsi della piccola Emily, l’incantevole figlia dell’altezzoso sir Andrew. Tra Charlotte e la bambina nasce subito un forte affetto, turbato però da un evento tragico che continua a tormentarla. Da quando la madre è morta in circostanze misteriose, Emily è convinta di vederne lo spettro, soffre di sonnambulismo e prova un inspiegabile terrore alla vista del fiume che scorre accanto alla villa. Charlotte tenta di indagare, ma nessuno dei domestici osa rompere il silenzio imposto dal vedovo sulla morte di lady Ellen. Solo con l’aiuto dell’affascinante giornalista Thomas Ashdown, chiamato a investigare sulle strane apparizioni che avvengono nella casa, Charlotte riuscirà a far luce su un segreto sconvolgente, nascosto tra le antiche mura di Chalk Hill. E forse, a poco a poco, imparerà di nuovo a credere nell’amore…

Jane Eyre?

Nella postfazione Susanne Goga avverte di essersi ispirata a Jane Eyre, romanzo di cui lei è stata traduttrice in tedesco. Più che ispirata, io direi soggiogata. Ha tentato di ricreare le stesse atmosfere, la protagonista è un’istitutrice, c’è una figura materna ingombrante e assente, ci sono fenomeni paranormali, o che appaiono tali. C’è anche l’aggressione di uno dei personaggi, pensa un po’. Il problema è che Susanne Goga sarebbe dovuta andare leggermente più avanti di così, o forse limitare le similitudini con il capolavoro di Charlotte Brontë per non farle apparire quasi come una mera operazione di marketing.

Meno appassionante di quanto avrebbe potuto 

Sicuramente il suo è un interesse sincero, non lo metto in dubbio. Addirittura la protagonista si chiama Charlotte! Solo che il giallo si risolve praticamente a metà libro, dove è già tutto chiaro. A quel punto, pensi e speri che ci sia un colpo di scena finale che ribalterà tutto quello in cui l’autrice ti ha voluto far credere. Invece no, sappiatelo. Tutto è esattamente come appare. Purtroppo, oltre a questi aspetti, ci sono altre manchevolezze che lo rendono meno appassionante di quanto avrebbe potuto essere: un linguaggio troppo moderno per l’epoca, personaggi molto poco complessi, o almeno non quanto il dramma avrebbe richiesto, un finale frettoloso e tirato via. Soprattutto la parte soprannaturale viene esplorata poco, così come la vita precedente dei due protagonisti e dei padroni di casa. Ho trovato il tutto, nel complesso, un po’ piatto. Salvo solo le atmosfere della campagna inglese, quelle sì che rendono. Per un attimo, ho immaginato di essere di nuovo in Gran Bretagna a sorseggiare tè con gli scones. Ah, che meraviglia!

p.s. da grande appassionata di teatro, non posso non segnalare un errore storico. A un certo punto, Tom Ashdown, che di lavoro fa il critico di spettacoli, dichiara che l’ultimo spettacolo visto al Royalty Theatre è Thérèsa Raquin, di Émile Zola. Il che è impossibile, perché l’opera non fu rappresentata a Londra fino al 1891, pur essendo stata adattata dal romanzo nel 1973. Mancavano le licenze quando Tom parla, nel 1890, cioè l’anno precedente alla messa in scena. 

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Il profumo – Patrick Süskind

L’inizio della primavera è il momento giusto per finire un romanzo che s’intitola Il profumo, di Patrick Süskind. Sentite quest’aria frizzantina e il profumo dei fiori che inonda i parchi? Ecco, nel romanzo del tedesco profumo e fetore s’intersecano, si compenetrano, si fondono, fino a rendersi quasi indistinguibili. Al contrario, l’umanità emerge in tutto il suo ripugnante olezzo.

Trama 

Jean-Baptiste Grenouille, nato il 17 luglio 1783 nel luogo più puzzolente di Francia, rifiutato dalla madre, rifiutato dalle balie perché “non ha nessun odore”, rifiutato dagli istituti religiosi, riesce a sopravvivere a dispetto di tutto e di tutti. E, crescendo, scopre di possedere un dono inestimabile: una prodigiosa capacità di percepire e distinguere gli odori. Forte di questa facoltà, di quest’unica qualità, Grenouille decide di diventare il più grande profumiere del mondo, e il lettore lo segue nel suo peregrinare tra botteghe odorose, apprendista stregone che supera in breve ogni maestro passando dalla popolosa e fetida Parigi a Grasse, città dei profumieri nell’ariosa Provenza. L’ambizione di Grenouille non è quella di arricchirsi, né ha sete di gloria; persegue, invece, un suo folle sogno: dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l’amore in chiunque lo fiuti, e pur di ottenerlo non si fermerà davanti a nulla.

Romanzo brutale e spietato 

Il romanzo è sato scritto da Patrick Süskind nel 1985 e in tempi relativamente brevi è diventato ormai un classico. Dai lettori è parimenti esaltato o disprezzato, non suscita vie di mezzo. Nel mio caso, devo dire con rammarico di aver faticato ad arrivare alla fine. Ho sviluppato antipatia per Grenouille fin dall’inizio e l’autore stesso lo definisce “un ratto”. Secondo me il ratto ha più sensibilità di questo personaggio senza odore. Patrick Süskind scardina l’idea che abbiamo della Francia di fine ‘700, e questo è il primo merito che gli attribuisco. Il mondo, infatti, non era affatto come ci viene rappresentato nei film e gli uomini non andavano certo in giro profumati, come avevo già avuto modo di capire visitando il Jane Austen Centre di Bath

Non ho sentito odori

Per 2/3 del romanzo ho affrontato descrizioni su descrizioni di profumi, odori, puzze e chi più ne ha più ne metta, senza ahimé sentire alcun odore. Poi, improvvisamente il romanzo accelera il ritmo, quando Grenouille incontra un uomo che potrebbe risolvere il suo destino e anche l’agonia del lettore. Invece niente, le vicende rendono Grenouille trionfante nonostante se stesso. Il romanzo, per fortuna, si riscatta nel finale, nelle ultime due pagine, in cui finalmente tutto acquista un senso. Grenouille non ha odore perché l’umanità si tappa il naso e nasconde le nefandezze di cui si rende protagonista sotto profumi che nascondono ma non coprono. Soprattutto, l’umanità venera come dei esseri che non hanno nulla di eccezionale se non un profumo capace di attirare le folle. Quelle stesse folle che, però, saranno disposte ben presto a cannibalizzare i propri idoli e a farli a brandelli. Quanti esempi di questa umanità puzzolente abbiamo avuto nel mondo?  Patrick Süskind è tedesco e nato nel 1949, ha proprio dentro casa un esempio fulgido di questa idolatria folle e senza senso. 

Anna di Tetti Verdi – L. M. Montgomery

Siete mai stati da Strand? Si trova a New York ed è una delle librerie più famose del mondo. A parte i tre piani di libri all’interno, c’è davvero da perdersi negli scaffali dell’usato all’esterno. Mentre curiosavo persa tra migliaia di titoli e di possibilità, mi capita tra le mani un libricino verde e apparentemente innocuo: Anne of Green Gables, di L. M. Montgomery. Il primo romanzo della serie Anna di Tetti Verdi, o Anna dei verdi abbaini, o più comunemente Anna dai capelli rossi è nelle mie mani, al fantascientifico prezzo di 0,48 centesimi di dollaro, circa 40 centesimi di euro. L’ho appena finito e dovete sapere perché non è innocuo come sembrava…

Trama

Quando Anna arriva alla porta dei Cuthbert, Marilla rimane molto sorpresa: aveva deciso di adottare un ragazzino che aiutasse lei e suo fratello alla fattoria, non certo un’orfanella magrolina, dai capelli rossi e dalla lingua lunga come quella! Ma rimandarla indietro diventa presto impossibile: l’esuberante candore, l’eccezionale vitalità, l’acuta ironia e persino l’insopportabile testardaggine di Anna cambieranno per sempre la vita del burbero Matthew e della severa Marilla.

L’arrivo ad Avonlea

Dopo il rocambolesco arrivo di questa ragazzina tutta occhi e capelli rossi, siamo immediatamente catapultati nel microcosmo di Avonlea, un idilliaco piccolo villaggio del Canada. Impossibile non restare coinvolti fin dalle vicende che accompagnano l’inserimento di Anna nella vita sociale del paese e nella casa dei Tetti Verdi di Marilla e Matthew. Mentre il taciturno e tenero Matthew è immediatamente e irreparabilmente conquistato dalla piccolina e dalla sua parlantina senza sosta, Marilla deve sostenere il peso della sua educazione. Compito che svolge con tutta l’attenzione e la severità di cui è capace, per poi scoprirsi persa senza Anna in casa. Ad Avonlea la piccola orfana trova una casa, una famiglia, un’amica preziosa, Diana, e un nemico amatissimo, Gilbert. Anna, infatti, non è tutta sorrisi, immaginazione e allegria. E’ anche rabbia, dolore e odio. E’ una bambina, normale, insomma, con un cuore grande così, ma guai a parlarle degli odiati capelli rossi!

Un piccolo capolavoro

La prima cosa che mi sono chiesta dopo aver chiuso il libro è: come diavolo ho fatto a perdere tempo con il cartone animato? Che è fatto benissimo, intendiamoci, ma non rende assolutamente giustizia a questo piccolo capolavoro. Innanzitutto, è riduttivo chiamarlo romanzo per ragazzi. E’ un libro per tutti e anche se avete ottanta anni, il mio suggerimento è di leggerlo insieme ai vostri nipoti. O figli, o gatti, se ne avete. Perché è talmente delicato e coinvolgente che finirete per piangere tutti insieme. Il finale infatti, vi avverto, è inauditamente commovente e mi ha fatto pentire amaramente di averlo affrontato in pubblico, su un autobus. Voi che siete più intelligenti di me, ritagliatevi il vostro spazio per terminarlo con dignità. In secondo luogo, perché l’immaginazione di Anna , la sua fantasia, gli occhi che brillano come stelle e quelle lentiggini adorabili vi si attaccheranno addosso per non lasciarvi più. D’altra parte è quello che dovremmo fare sempre, lasciare che un pezzetto d’infanzia continui ad abbellirci la vita anche quando intorno ci sembra di vedere solo deserto.

Anna ci cresce sotto gli occhi

Allora sarà bello ripensare alle descrizioni di quella diavolessa di L. M. Montgomery, che attraverso il susseguirsi delle stagioni ad Avonlea fa crescere Anna sotto gli occhi del lettore senza che questi se ne accorga. Come succede a Marilla, e a ogni genitore sulla faccia della terra, che di punto in bianco si trova davanti una giovane donna laddove il giorno prima c’era una bambina. Per di più condendo le mille peripezie in cui incappa la nostra loquacissima bambina con un’ironia pungente che strappa più di una risata. Fino a capovolgere tutto nel finale, quando Anna sarà chiamata a prendere decisioni importanti che potrebbero sconvolgere ancora una volta la sua vita, ormai avviata sul terreno dell’ambizione accademica. E’ qui che la nostra eroina mostrerà tutta la sua capacità di restituire amore a Matthew e Marilla, due genitori che non l’hanno fatta nascere, questo no, ma che si sono meritati l’appellativo sul campo. Il che è infinitamente più difficile.

Consigli di lettura

Anna dei Tetti Verdi è consigliato a lettori di dieci anni o più e va naturalmente ad aggiungersi ai romanzi per ragazzi che vi ho raccomandato come regalo per compleanno, Natale o Befana, o solo per assicurarvi che i vostri ragazzi leggano storie belle e scritte bene.

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Il ricco e il giusto – Helen Van Slyke

Finalmente sono riusciuta a finire il romanzo che ho trovato nel bookcrossing e che quindi ora è pronto per tornare libero. Parlo di Il ricco e il giusto, di Helen Van Slyke, che ho preso a Treviso al posto di Olive Kitteridge e che ora lascerò a…? Non ho ancora deciso, ma vi farò sapere. Chissà che uno di voi non lo trovi e continui il giro.

Trama

Joseph Haylow, partendo da una ditta di cosmetici, ha costruito un impero. Ora, però, è arrivato il momento di nominare colui che diventerà il suo successore alla presidenza. I pretendenti sono numerosi e agguerriti: suo figlio Roger, lo spregiudicato Brad Deland, Bridget, la “first lady della vendita al dettaglio”, lo sfuggente Richard Cabot. La scelta di Joe avrà ripercussioni non solo lavorative, ma anche e soprattutto familiari. Il vecchio patriarca si comporterà come sempre, privilegiando gli affari rispetto ai sentimenti, oppure la recente riconciliazione con il figlio ribelle gli ha addolcito il cuore? E la bella Bridget, riuscirà a tenere da parte i sentimenti per raggiungere quegli obiettivi per cui si è sempre sacrificata come donna? 

Intrighi e colpi di scena 

Intrighi e colpi di scena non mancano. Helen Van Slyke sembra quasi ripercorrere la sua carriera lavorativa, iniziata proprio in una multinazionale di cosmetici prima di scoprire la sua vera vocazione di scrittrice. Il patron della Haylow è un uomo complesso: profondamente religioso, ma anche cinico e spietato negli affari. Il figlio, che al contrario crede nell’etica e nella giustizia, lo ha sempre rimproverato di essere un padre assente e incoerente rispetto ai valori in cui professa di credere. I due sono più simili di quanto loro stessi riescano a vedere, eppure sulla loro strada diversi personaggi vorranno frapporsi, per aiutare o per distruggere definitivamente il loro rapporto. Soprattutto il vecchio dovrà scendere a patti con la sua cecità per riuscire a capire davvero chi gli sta intorno e di chi può fidarsi davvero.

Temi etici forti

Non è il primo romanzo di Helen Van Slyke che leggo e riconosco a questa scrittrice la capacità di differenziare notevolmente le sue storie. Le trame sono profondamente diverse, toccano temi etici importanti e l’amore c’è, ma è il risultato di una catarsi completa dei protagonisti. Assume, insomma, la forma di atto finale a cui tendere per sentirsi davvero donne  e uomini completi. Anche in questo caso il politicamente corretto viene lasciato alla porta. Lei scriveva negli anni ’70 e forse oggi parlare di omosessualità nel modo in cui lei lo fa le attirerebbe non poche critiche. Bisogna entrare nella psicologia dei personaggi e nel loro vissuto per accettare i commenti che vengono a più riprese fatti e che probabilmente corrispondono a quanto molti, nel buio delle loro stanze, pensano ancora oggi.

Dio non è in terra

Quindi, il romanzo è un’ottima occasione per confrontarsi con una concezione di Dio che spesso travalica i confini dell’umano. Quante persone religiose si sentono così perfette da sfiorare la mano di Dio? Tante, e Joe non fa eccezione. E’ solo così che possiamo spiegare il rifiuto di Roger di giustificarsi di fronte al padre, che per lui è fallibile come sono tutti i genitori. Lui vuole solo essere accettato come figlio, in sé e non per un’immagine che deve corrispondere a quella che il padre si è costruito nel cervello. Non è quello che in fondo sperano tutti i figli? Un romanzo ricco di spunti di riflessione. Peccato solo che la scrittrice condensi nelle ultime 100 pagine la parte davvero interessante della storia, perdendosi per 2/3 in un mare di descrizioni che solo in parte sono funzionali a farci entrare nell’ambientazione e nella psicologia dei personaggi.

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La mia pagina di bookcrossing

Persuasione, l’ultimo romanzo di Jane Austen

Persuasione è l’ultimo romanzo di Jane Austen, scritto prima che l’autrice scomparisse prematuramente per una malattia all’epoca incurabile e dato postumo alle stampe. Brillante, vivace, romantico, è forse il meno conosciuto tra i suoi libri, ma è anche forse quello della sua maturità come scrittrice (e, forse, come donna).

Trama

Anne Elliot è la secondogenita di Sir Walter Elliot. La madre di Anne è morta da tempo e la sorella maggiore Elizabeth ne ha preso il posto nella gestione della casa e nei rapporti con il vicinato; la sorella minore Mary ha sposato Charles Musgrove, figlio di un rispettato e ricco proprietario terriero, che anni prima aveva corteggiato Anne la quale, però, lo aveva rifiutato. Inoltre, otto anni prima Anne era stata persuasa da Lady Russell, la migliore amica di sua madre, a rompere il fidanzamento con il Capitano Frederick Wentworth, che lei amava profondamente, e da cui era ricambiata. Anne e il Capitano Wentworth si rincontrano nuovamente a Bath otto anni dopo la rottura del loro fidanzamento e Anne, amaramente pentitasi del passo compiuto a suo tempo, decide di giocarsi ogni possibilità, diventando così sempre più consapevole dei propri desideri…

Anne, una donna moderna 

Chissà se zia Jane avrebbe approvato il titolo dato al suo ultimo romanzo. Persuasione. Secondo me no, sarebbe stato più azzeccato il primo titolo scelto, Gli Elliot. Forse un po’ meno evocativo, ma sicuramente più vicino al mondo che Jane Austen conosceva e amava raccontare. Anche in Persuasione l’ironia e la leggerezza si posano come farfalle sulla vicenda narrata. Un innamorato respinto perché povero che torna quando è diventato ricco. Una ragazza che è diventata donna e che dovrebbe, e vorrebbe, riprendersi quello che è suo e che però suo malgrado è schiava delle condizioni sociali. Una famiglia gretta, che la tratta come un’appestata solo perché a 27 anni non è ancora sposata. Insomma, una donna moderna in una società di retrogradi. Diciamo che ancora oggi, girando lo sguardo per strada, è possibile trovare gli stessi personaggi, solo vestiti in modo diverso.

Il romanzo della maturità

Forse perché è l’ultimo suo romanzo, Persuasione ha avuto meno fortuna di quello che è considerato il capolavoro di Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio. Eppure, personalmente tra Mr. Darcy e il Capitano Wentworth sceglierei il secondo. Anche Anne è forse l’eroina che incarna maggiormente il riscatto di una donna libera, nel pensiero e nelle azioni. Sembra quasi una Catherine di Northanger Abbey ormai cresciuta. Non a caso anche Persuasione è ambientato a Bath…Insomma, una lettura imperdibile per tutti gli amanti di zia Jane e dei romanzi regency.

 E voi? Qual è il vostro romanzo preferito di Jane Austen? Scrivetelo nei commenti! 

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