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Quando chiama una sconosciuta – Margaret Millar

Margaret Millar è la moglie di Ross MacDonald ed è anche considerata la più grande scrittrice di suspense di tutti i tempi. Anche perché, come una volta le disse Agatha Christie, ha scritto sempre libri diversi. Cosa che lei considerava un gran complimento. Quando chiama una sconosciuta è il primo titolo che leggo e vi dico che mi ha tenuto avvinta fino all’ultima pagina con una storia giocata su un sottile gioco psicologico…

This lie is true, yes, this is a very true lie

Questa bugia è vera, sì, questa è una bugia molto vera

Trama

Helen Clarvoe ha appena trent’anni, ma è già una donna sola. Dopo la morte di suo padre, da cui ha ereditato un ingente patrimonio, ha lasciato la madre e il fratello per rinchiudersi in una suite del Monica Hotel, a Hollywood, tagliando i ponti col mondo. In una sera come tante, il suo telefono squilla. All’altro capo del filo c’è una donna, Evelyn Merrick, che dice di essere una sua vecchia amica e mostra di sapere tutto di lei. Helen, al contrario, non si ricorda di Evelyn, anzi è atterrita dal tono sempre più ostile e rancoroso della donna, che sostiene di vedere in una sfera di cristallo un sanguinoso incidente di cui l’altra sarà vittima. Sconvolta, la giovane riattacca, e da quel momento la sua vita cambia. Helen si rivolge disperata all’avvocato Paul Blackshear. Sarà lui a scoprire l’identità della sconosciuta e al tempo stesso un terribile segreto.

Vi do un indizio

Margaret Millar costruisce una storia come quelle che piacciono a me: per set una camera d’albergo e un gioco psicologico che coinvolge tre attori principali, Helen, Evelyn e Blackshear, e comprimari abili a distogliere l’attenzione del lettore giallista ora su un particolare, ora su un altro. Oppure, a fornire involontariamente degli indizi. Il rompicapo è costruito bene e il gioco psicologico che Margaret mette in scena funziona e mi ha tenuto incollata fino all’ultima pagina. Peccato solo che abbia avuto una rivelazione, che poi si è rivelata azzeccata, a 3/4 del romanzo. Senza svelare troppo sulla trama, perché vi toglierei sadicamente tutto il gusto della lettura, vi do un indizio: c’è un particolare, quasi all’inizio, che Margaret piazza per far capire la chiave ai suoi lettori, dimostrando di essere onesta nei nostri confronti. Lì per lì non ci farete caso, forse, ma è un passaggio fondamentale. Buona lettura! 🙂 

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Bambini nel tempo – di Ian McEwan

Il 1° settembre 2004 Denise Pipitone scomparve mentre giocava con i cuginetti sul marciapiede di casa, a Mazara del Vallo, in Sicilia. La piccola non aveva ancora compiuto quattro anni. I colpevoli della sua scomparsa non sono mai stati trovati. Come non è mai stata trovata lei, che tra poco più di un mese compirà 19 anni. Che fine ha fatto Denise? Può una bimba scomparire così nel nulla? E’ l’incipit di un romanzo che ho appena finito: Bambini nel tempo, di Ian McEwan. Che mi ha fatto pensare a Denise e ai tanti bambini come lei che lasciano un vuoto enorme nelle loro case. 

Trama 

Stephen Lewis, autore di fortunati libri per bambini, padre e marito felice, un giorno si reca al supermercato con sua figlia Kate, e mentre è intento a svuotare il carrello alla cassa si accorge di aver perso la bambina. Rapita? Uccisa? Fuggita? Ogni cosa intorno a lui da quel momento sembra precipitare. Il vuoto doloroso che lascia la sparizione di Kate dà il via a una serie di azioni e reazioni che porteranno Stephen a rivedere tutta la sua vita. Le sue tante certezze incrollabili si mostreranno deboli; abitudini e atteggiamenti mai messi in discussione riveleranno il loro lato più fastidioso. Senza mai perdere di vista il suo protagonista, McEwan racconta il viaggio di un uomo messo di fronte all’inaccettabile, facendoci percepire la precarietà e la fragilità in cui viviamo, e nello stesso tempo restituendoci la nostra umana e indistruttibile speranza.

Un incipit che inganna

Quando ho iniziato questo libro pensavo di trovarmi di fronte a una storia diversa da quella che poi ho letto. Perché la scomparsa di Kate è solo l’incipit; soltanto la ruota che fa muovere l’ingranaggio dell’argomento di cui Ian McEwan vuole davvero parlare. Il titolo originale, non a caso, è Bambino nel tempo, al singolare. Ian McEwan esplora il mondo del fanciullo con gli occhi di chi quel mondo l’ha dovuto abbandonare e che, forse, non si ricorda più com’era. O di chi vorrebbe tornarci a tutti i costi, in quel mondo, soffrendo le pene dell’inferno perché non può. Oppure, il mondo di chi ha dato vita a un bimbo o una bimba e ha fatto del suo meglio? Lo voleva davvero, questo figlio? Forse sì, o forse no. Ecco che allora la scomparsa di Kate diventa la metafora del trascorrere del tempo, di una condizione effimera e passeggera. La condizione dell’uomo, che è destinato a rimanere solo e a morire, qualsiasi cosa abbia fatto nella vita.

Piera Maggio e tutti gli anni di battaglia

Tinte fosche e cupe per tutto il romanzo, anche se Ian McEwan decide di aprire la porta alla speranza nel finale. Un finale che mi ha convinto poco, come del resto tutta la costruzione precedente. I dubbi maggiori li ha provocati la moglie, con un comportamento per me incomprensibile. Come ho digerito poco la scomparsa di Kate, ma non quella del primo capitolo, quella di tutti gli altri. Dov’è Kate? Chi la cerca? Dove potrebbe essere? Ecco perché ho messo Denise nella foto, perché leggere questo romanzo mi ha fatto pensare a Piera Maggio e a tutti gli anni di battaglia per ritrovare la figlia. Lo so, non c’entra molto con il romanzo, né con il messaggio che l’autore probabilmente voleva dare. Solo che è questo che porto a casa, la consapevolezza che bambini scomparsi rimangono Bambini nel tempo. Per loro non c’è possibilità di crescere, di diventare adulti e di invecchiare. Loro, rimarranno bambini per sempre. Ed è una condizione orribile, che ognuno di noi dovrebbe combattere per far sì che non accada mai (più). 

Il sito di Chi l’ha visto

Piccoli limoni gialli – Kajsa Ingemarsson

Per l’ultimo scampolo di ombrellone ho scelto un romance svedese, Piccoli limoni gialli di Kajsa Ingemarsson. Mi è piaciuto il titolo e il colore della copertina, che ho trovato particolarmente rilassante. La storia, invece, si è rivelata un po’ aspra e lascia un retrogusto di amaro in bocca. Proprio come i limoni.

Trama

Agnes ha tutto ciò che si può desiderare: un lavoro che adora; un fidanzato bello e innamorato; una famiglia amorevole e sempre pronta a sostenerla. Nel giro di poche ore, però, tutto il suo mondo crolla: il capo la molesta e la licenzia in tronco; il fidanzato la molla; i genitori hanno brutte notizie. Come reagire? Non resta che rimboccarsi le maniche e ricominciare. Magari proprio da un piccolo ristorante che porta nel freddo della Svezia il profumo degli agrumi. 

A Stoccolma non fila tutto liscio

Stavolta siamo a Stoccolma, dove vive Agnes, e in un paesino di provincia tutto casette a schiera e fabbrica che dà da mangiare a tutti. Agnes per la sua vita ha deciso altrimenti. Via da mamma e papà e tuffo nella grande città. All’inizio le cose vanno bene: lavora come maître in un famoso ristorante francese, però perde il lavoro nel tentativo di placare le avance moleste del titolare. Ne vorrebbe parlare con suo fidanzato rockettaro, ma  lui le comunica laconicamente che le ha preferito la corista del gruppo. O meglio, che ha preferito la sua misura di reggiseno. Agnes è disoccupata e preoccupata per le rate del mutuo. I genitori non possono aiutarla perché nei guai pure loro, la sua migliore amica alcolista è in preda ai demoni e un nuovo vicino di casa timido la innervosisce. Ecco che allora arriva Kalle, un vecchio amico, a soccorrerla. Agnes vorrebbe lavorare per lui nel ristorante di cucina mediterranea che sta aprendo? E’ proprio Agnes a trovare il nome al ristorante. Così come aiuta Kalle nella scelta di arredi e stoviglie. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma la ruota della (s)fortuna sta per girare ancora. 

Si chiamerà Piccoli limoni gialli

Parto dall’aspetto che mi è piaciuto di più: il titolo. Piccoli limoni gialli fa riferimento a una canzoncina svedese che parla dell’Italia e dei suoi limoni. Quindi, nome perfetto per un ristorante di cucina mediterranea. Mi piace anche la filosofia del locale e delle persone che ci lavorano: cibo semplice e cucinato bene, atmosfera rilassante. Proprio quello che cerco io quando mangio fuori. Ho trovato interessanti soprattutto alcuni aspetti della società svedese per me totalmente inaspettati. Per esempio, che ci siano anche lì persone che lavorano in nero, che l’ufficio di collocamento funzioni ma sia comunque criticato dai lavoratori, che il fenomeno delle imprese che chiudono e trasferiscono le produzioni all’estero è vivo e vegeto persino nel nord Europa. Inoltre, ho invidiato gli abitanti di Stoccolma, perché chi ci abita non ha bisogno di possedere un’automobile, un aspetto sempre più importante nella vivibilità di una città.

Agnes fredda come una polpetta

Insomma, ho apprezzato gli elementi di contesto sociologico. Un po’ meno la storia in sé. È stata piacevole e tranquilla fin circa a 3/4 del romanzo, poi ha cominciato a mancare qualcosa. Agnes più che mancante di autostima come dice lei stessa, mi è sembrata fredda come una polpetta dell’Ikea, più preoccupata di tenere in ordine casa e la vita che di viverla, questa benedetta vita. Talmente preoccupata per il padre da affermare di sentirsi in colpa, ma di non avere proprio tempo di andarlo a trovare perché a casa con lei c’è il fidanzato…??? Ma santo cielo, con quello che gli è successo! Temi importanti come alcolismo e disoccupazione vengono solo sfiorati, quasi buttati lì per riempire le pagine. La tragedia poi: era proprio, proprio necessaria? È servita ad Agnes per…? Non si sa. Il vicino di casa: che ha fatto di male quel poveretto? E’ schivo e non cura l’abbigliamento, ascolta musica e mangia da solo al ristorante. Praticamente una perla di ragazzo. Perché, cara Agnes, senti il bisogno di aggredirlo? Ho capito: sarà l’acido citrico dei limoni quello che tiri fuori ogni volta? 🙂 Chiudo con un finale troppo, troppo striminzito per chiudere il romanzo soddisfatta.

p.s. una domanda per Kajsa Ingemarsson. Giuro, è una curiosità: si può dire al vicino che ha pessimi gusti musicali perché ascolta i Pink Floyd? Ragazzi, ma scherziamo? I Pink Floyd! Cioè una delle più grandi band che il mondo abbia mai conosciuto! Agnes avrebbe dovuto sdraiarsi come un tappetino davanti alla sua porta dopo aver ascoltato! 😀 😀

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Una sorpresa sulla Fifth Avenue – Allison Winn Scotch

Una sorpresa sulla Fifth Avenue, di Allison Winn Scotch. Di nuovo sul filone dell“E se…?” alla sliding doors. Stavolta, una mamma trentenne prova talmente tanto rimpianto per la sua vita precedente da ritrovarvici dalla sera alla mattina. Sette anni svaniti nel nulla. Riuscirà a cambiare il futuro? 

Trama

La vita di Jillian è perfetta e patinata come le riviste che divora. È sposata con un avvocato ed è madre di un’adorabile bimba di un anno e mezzo. La sua sembrerebbe una famiglia da pubblicità. Eppure… quando riceve la notizia dell’imminente matrimonio del suo ex rimane turbata e non riesce a evitare di porsi una domanda molto pericolosa: come sarebbe la mia vita se avessi fatto una scelta diversa? Ed è proprio quel che capita a Jillian quando si sveglia nel suo vecchio appartamento di Manhattan, pronta a recarsi al suo divertente lavoro di un tempo. E soprattutto a incontrare il fidanzato di allora, Jackson. Jillian è finalmente libera di cambiare tutta la sua vita. Ma è quello che vuole davvero?

Attenzione a quel che desideri

Careful what you wish for; attenzione a quel che desideri, dice il saggio, perché potresti ottenerlo. Ed è quello che capita alla protagonista di questo romanzo. All’inizio sembra una via di mezzo tra una casalinga disperata e una depressa cronica. In soli due anni di matrimonio, lei e il marito sono già arrivati a un punto di rottura, senza neanche dirselo. L’unico momento in cui si rianima è quando viene a sapere che il suo ex sta per sposarsi. Boom! Tutta la sua vita apparentemente perfetta crolla in un istante e Jillian si risveglia…a casa del suo ex!

Sette anni cancellati 

Dalla quale casa sembra non essersi mai allontanata. Qui il romanzo di Allison Winn Scotch secondo me comincia a mostrarsi un po’ inverosimile. D’accordo che fuggire dal suo matrimonio e da una vita di mamma a tempo pieno era esattamente il suo desiderio, ma mi sarei aspettata come minimo uno shock, un balzo fuori dal letto quando lui si avvicina, una lacrimuccia per questa figlia dispersa nel cosmo. Oppure, una ricerca seppur minima di come questo balzo nel tempo sia potuto accadere. Invece niente, come se quei sette anni fossero stati cancellati con lo smacchiatore. Possibile?

Ciao ciao Katie

Nonostante questo inizio con un grande punto interrogativo, la storia imbastita da Allison Winn Scotch poi prosegue con fluidità. A questo punto, sapere come e se Jillian uscirà da questo ritorno nel passato diventa l’unico motivo per andare avanti. Perché Jackson e la sua mammina sono meno che simpatici, il marito è di una razionalità esasperante, lei si dibatte senza grande convinzione e le storie parallele degli amici a un certo punto si perdono per strada. L’unica, poveretta, che non può mandare a quel Paese nessuno è Kate, la figlia, abbandonata senza rimpianti come lei era stata abbandonata dalla madre. Anche qui, senza grandi spiegazioni o introspezione, che invece avrebbe dato un senso alla storia raccontata. Quindi, mi sono avviata al finale sapendo già quello che sarebbe successo, ma senza tifare per nessuno.

Time of My Life

Chiudo con due note. La prima, sul titolo italiano. C’è effettivamente una sorpresa sulla quinta, ma perché non chiamarlo come l’originale, Time of My Life, Il momento più bello della mia vita? In fondo, questa “sorpresa” è un po’ amara, ma non è alla fine il vero centro della vicenda. La seconda, è su una distrazione che incontrerete leggendo. A un certo punto della storia, il momento in cui il marito le annuncia che farà carriera viene descritto in un modo. Circa duecento pagine dopo, in tutt’altro. Quale la verità? E perché sembra quasi un errore di revisione, più che una scelta voluta?

Se l’avete letto ditemi, che ne pensate? Vi è piaciuto? E avete avuto mai voglia di tornare nel passato, dai vostri ex, per riscrivere il futuro?

Altri titoli “E se…?”

Inganni – Judith Michael

Inganni – Judith Michael

Oggi ho riesumato dallo scaffale dei romance vintage uno dei pezzi migliori in mio possesso. Ha davvero tutto quello che chiedo a un libro del genere: personaggi tondi, vicende misteriose, descrizioni accattivanti, una storia d’amore intrigante, paesaggi che facciano battere il cuore e una copertina curata. In questo romanzo del 1982 non ci sono Inganni, a dispetto del titolo, perché Judith Michael mette in scena un film che funziona e che, a distanza di anni da quando l’ho letto, ricordo ancora perfettamente.

Trama 

Stephanie e Sabrina sono due gemelle identiche nell’aspetto, ma totalmente diverse come carattere e stile di vita. La prima è sposata con un professore universitario e fa la casalinga in una provincia americana, la seconda è una famosa antiquaria, single, che vive a Londra. Quando, dopo anni, il matrimonio sembra andare a rotoli, Stephanie va in Cina con la sorella, in occasione di un viaggio organizzato dall’Associazione Internazionale degli Antiquari. E’ l’occasione per entrambe di parlare di quello che sta succedendo nelle loro vite. Stephanie, da sempre affascinata dalla vita della sorella, racconta dei suoi problemi con il marito. Sabrina, invece, è alle prese con una brutta gatta da pelare nel suo negozio. Le due sorelle decidono così, quasi per gioco, di scambiarsi i ruoli per una settimana. Ciascuna vivrà la vita dell’altra: è l’inizio di un inganno con cui rischieranno di scottarsi seriamente…

Non si gioca con i sentimenti

E se? Vi siete mai fermati a pensarci? Sicuramente sì. Ora immaginate: e se la vita che avrei voluto la vivesse la mia gemella? In fondo cosa c’è di male a scambiarsi il posto per un po’? Da piccole lo facevano sempre. Eppure, hanno pensato a tutto, ai dettagli più insignificanti, ma non all’aspetto più importante. Non si gioca con i sentimenti degli altri e neanche con i propri se è per questo. Ecco che allora il piano di Sabrina e Stephanie fallisce clamorosamente. Nessuna delle due aveva previsto che la vita dell’altra le sarebbe piaciuta tanto. Così tanto da non voler più tornare indietro, forse.

L’erba del vicino è più morbida?

Le storie delle protagoniste femminili sono entrambe accattivanti, ma è chiaro che è più facile capire Stephanie che non Sabrina. Sabrina conduce una vita scintillante, internazionale, agiata. Stephanie organizza grigliate per gli amici e mette in fila la famiglia prima di uscire la mattina. Quale delle due è più faticosa? La seconda, diremmo tutti. Sarà davvero così? Oppure anche l’oro può diventare opaco se non lucidato a dovere? E poi, chi può dire se l’erba del vicino è più morbida, oltre che più verde, se non ci ha mai camminato sopra?

Non può finire così

Non vi dico altro per non svelare troppo della trama, in cui non mancano misteri e colpi di scena. Dico solo che nello scaffale di un’amante dei romance questo titolo non può mancare. Anche se mi sono accorta che, ahimé, nel mio di scaffale manca il seguito. Non sapevo neanche che esistesse, ma dovrò colmare questa lacuna al più presto. Inganni, infatti, fa parte di una duologia (Deceptions #1 e #2) che si chiude con La tela del mistero, arrivato nel 1994 a dodici anni di distanza del primo. Evidentemente i due autori, Judith Michael è uno pseudonimo sotto il quale si celano i coniugi Judith Barnard e Michael Fain, la pensavano come i lettori. Non può finire così. 

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