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Younger – Pamela Redmond Satran

Pamela Redmond Satran ha scritto questo romanzo a 52 anni, quando una donna inizia a fare un bilancio della sua vita. Oppure, quando decide che in lei l’anima della ventenne non è mai andata via. Younger è il suo secondo libro, la storia di una donna che a un certo punto si reinventa. E si ringiovanisce di qualche anno. Darren Star, l’autore di Sex and the City la serie, non si lascia sfuggire una buona sceneggiatura e ne ha creato una serie di successo.

Trama

A volte nella vita basta dire… sì. Così, quando Alice capisce che non ne può più di fare la casalinga divorziata nel New Jersey, decide di trasferirsi a Manhattan, dalla sua vecchia amica Maggie, per “ricominciare”. Ma come fare, se a 40 anni suonati, dopo quindici dall’ultima volta che è entrata in un ufficio, nessuna azienda la prende in considerazione per un lavoro? È così Alice si finge ventenne. Colpi di sole, jeans stretti, tacco alto, ed ecco che, nella notte di Capodanno, Alice diventa… la se stessa di vent’anni prima. Quella sera stessa incontra Josh, un ragazzo che portava i pannolini quando lei era al liceo. E subito dopo trova lavoro. Per la prima volta da quando aveva “davvero” 28 anni, o anche da prima, Alice capisce che la vita può essere piena di possibilità. Anche se una di queste è che la scoprano. Specie quando Josh decide di fare sul serio…

Metti lo scetticismo da parte

Per leggere questo libro, il lato sinistro scettico che è in me si è dovuto fare da parte per lasciare posto a quello destro romantico. All’inizio ero piuttosto titubante: davvero una quasi quarantacinquenne può essere scambiata da tutti per una ventottenne? Poi mi sono detta, ma sì, perché no? Magari usa una di quelle maschere per il viso che ho riportato dalla Corea del Sud e ha la pelle liscia per natura.

Non è mai troppo tardi per reinventarsi

Fatta pace con questo aspetto del romanzo, per il resto il romanzo scorre veloce sulla strada di una bella favola. Che di questi tempi è anche il modo migliore per rilassarsi con una lettura piacevole. Certo, Pamela Redmond Satran lascia molti temi in superficie. Alla fine di Josh, questo ragazzo che la fa impazzire, non sappiamo quasi nulla, della figlia di Alice, quasi coetanea di Josh, pure. Dell’ex marito neanche un’ombra e poi il lavoro. Chi ti assume senza neanche controllare una carta d’identità? Insomma, su alcuni aspetti si poteva approfondire, però il concetto di fondo è positivo. Innanzitutto, che la distanza generazionale, a ben guardare, non è poi così profonda. E che, soprattutto, non è mai troppo tardi per reinventarsi una vita, anche quando ormai tutto sembra scorrere placidamente su binari prestabiliti. In questo senso, il finale è veramente azzeccato e non scontato.

Non sembra anche a voi che Pamela Redmond Satran ci lasci un bel messaggio di speranza?

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La ragazza del Greenwich Village – Lorna Graham

Un fantasma per coinquilino, un cane per compagnia, una città in cui chiunque di noi vorrebbe vivere almeno per un po’, New York. E il lavoro dei propri sogni che bussa alla porta. Questi gli ingredienti del romanzo d’esordio di Lorna Graham, autrice televisiva americana.

Trama 

La nuova vita di Eve Weldon comincia in un delizioso appartamento di Manhattan, sulle orme della madre Penelope, che nei favolosi anni Sessanta aveva vissuto proprio qui la sua personale età dell’oro. Arriva dritta dall’Ohio, Eve, con la valigia piena dei meravigliosi abiti vintage, il sogno di fare la scrittrice e la voglia di trovare un nuovo amore nella città dove tutto è possibile. E mentre Eve prova ad assaporare l’atmosfera bohémien di Greenwich, tutta jazz e sigarette, scrittori maledetti e martini, di un tempo lontano, sarà l’incontro con Donald Bellows, il più improbabile e inatteso dei coinquilini, a regalarle il senso di un passato dal fascino misterioso e irresistibile. 

Eventual-mente

La cosa migliore di questo romanzo è il nome della protagonista. Eve-Eventual, che ci catapulta subito nel mondo del possibile. E’ possibile mollare tutto, trasferirsi a New York, convivere con un fantasma e un cane e trovare il lavoro dei propri sogni. Non proprio il lavoro di scrittrice da sempre agognato, ma almeno quello di autrice tv, che almeno consente di sopravvivere ai prezzi newyorchesi. E’ una lettura adatta al periodo che sto vivendo: la quarantena e l’attenzione alle informazioni sul coronavirus, che non voglio perdermi, mi obbligano a cercare letture non troppo impegnative, almeno dal punto di vista della riflessione.

La beat generation mancata

Quindi, il romanzo di Lorna Graham ha svolto il suo lavoro. Più riuscita la parte sull’autore televisivo, quella figura semi sommersa senza la quale il conduttore televisivo non sarebbe così preparato come sembra. E che a volte sembra preparato senza esserlo per niente. Meno avvincente la parte sulla ricerca dei segreti di Penelope, la mamma di Eve. Lorna Graham avrebbe potuto calcare di più la mano, farci entrare nell’atmosfera anni ’60 della megalopoli, spingerci a rimpiangere di non essere nati in un’epoca così frizzante. Peccato che della beat generation non riesca a restituirci che un alone.

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Danza con il diavolo – Kirk Douglas

Kirk Douglas sembrava immortale, eppure quest’anno ci ha lasciato, dopo aver passato 103 anni su questa terra. Avevo questo suo romanzo in libreria già da un po’  e mi è sembrato il momento giusto per iniziarlo, perché con il diavolo ci stiamo ballando. Sperando che lui, invece, ora stia danzando con gli angeli…

Trama

Dietro la facciata smagliante di regista famoso e rispettato, Denny nasconde un segreto che lo tormenta fin dall’infanzia, costringendolo a mentire sempre. Ma l’incontro con la sensuale Luba fa crollare il castello di menzogne in cui si è rifugiato.

Una storia ben congegnata

La storia congegnata da Kirk Douglas non è male. Danny è un uomo che dopo essere sopravvissuto al campo di concentramento, decide di dimenticare il suo passato e le sue origini, trasformandosi d’un tratto in un “gentile”. Luba è una ragazza bella e disinibita, che ha imparato a sopravvivere e sarebbe disposta a tutto pur di rimanere a galla. Danny e Luba hanno tanti segreti che rischiano di dividerli, eppure l’attrazione che provano l’uno per l’altra è innegabile. E ha un comune denominatore: la risiera San Sabba, a Trieste, che venne utilizzata dai nazisti dopo l’8 settembre 1943 come campo di prigionia. Dopo quell’esperienza traumatica, lui si è fatto avanti nella vita sfruttando la sua grande passione per il cinema, lei è ancora in cerca del suo vero talento e nel frattempo usa il suo corpo.

Per fortuna era un attore!

Purtroppo, in più punti ho pensato che per fortuna Kirk Douglas ha scelto il mestiere di attore e non quello di romanziere. Non perché l’intreccio non sia godibile, anzi. E’ solo che inserisce troppi elementi che funzionerebbero alla grande in un film, ma non al 100% in un romanzo. Le scene di sesso, per esempio, sembrano a volte poco funzionali alla storia, come se fossero piazzate lì per suscitare interesse voyeuristico nel lettore, o scandalizzarlo. Nessuno dei due intenti riesce in pieno e secondo me danneggia un po’ la tenuta complessiva della storia. A tutto svantaggio della catarsi finale, sulla quale avrebbe al contrario potuto calcare di più la mano.

Comunque, tanto di cappello a Kirk. Mettersi a scrivere dopo i settant’anni una carriera incredibile non è da tutti. D’altra parte, è evidente che lui non fosse un uomo standard. Siete d’accordo? 🙂

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Piccole donne crescono – Louisa May Alcott

Se siamo sopravvissuti ai romanzi che leggevamo da piccoli, possiamo superare tutto, ve lo dico io. Lutti, guerre, orfanotrofi, miseria, spiriti. Chi più ne ha più ne metta. In confronto, Stephen King è un dilettante dell’horror…eheh. L’ho presa alla lontana, per dire che ho finito la rilettura di Piccole donne crescono, di Louisa May Alcott. E chi si ricordava tutte queste lacrime? Che ovviamente ho versato per la seconda volta, non contenta della prima valle.

Trama 

Sono passati tre anni nella vita della famiglia March, la grande guerra di Secessione è finita e le Piccole Donne sono cresciute: Meg, Jo, Amy e Beth affrontano le alterne vicissitudini di cui è costellata la vita con tenacia e determinazione, non senza qualche cedimento, e vedono realizzarsi i loro sogni facendosi sempre coraggio l’un l’altra. Radicate a saldi principi morali, sostenute da un grande sentimento religioso, da un profondo senso di dignità e dalla fede nel lavoro, le quattro sorelle affrontano le difficoltà e le gioie che la vita mette loro davanti.

La vita fuori dal nido

Il successo di Piccole donne fu così immediato, che a Louisa May Alcott fu chiesto di scrivere subito la seconda parte. E così lei fece. Oggi, Piccole donne e Piccole donne crescono nei Paesi anglosassoni vengono venduti come un unico romanzo, in Italia sono separati. Avendo io una vecchia edizione degli anni ’80 in Italiano, li ho letti separatamente. E forse è meglio, perché il secondo fa uscire lacrime a fiotti…dannata Louisa, smuoveresti anche una pietra. Nella seconda parte, le ragazze sono cresciute e si cominciano a confrontare con la vita fuori dal nido familiare. Non tutto fila liscio, ci sono difficoltà da affrontare, lutti da superare, rifiuti da digerire. C’è tanto amore, però. E impegno. E sacrificio.

Jo-Louisa 

Insomma, tornano i temi del primo libro, che personalmente resta il mio preferito, anche per qualità della scrittura. Mi dispiace anche che la Alcott abbia ceduto alle pressioni dei suoi lettori. Nella sua biografia, infatti, si dice che avrebbe voluto far rimanere Jo una donna nubile, proprio come era lei. Peccato che all’epoca questa libertà fosse concessa solo alle ricche signore, come l’arguta zia March afferma in Piccole donne. Sarebbe stata una rottura dirompente della tradizione, considerando anche il successo che Louisa stava avendo come scrittrice. La formula che ha trovato, tuttavia, non mi dispiace affatto. Avrebbe potuto scegliere un finale scontatissimo, eppure è riuscita a schivarlo. Anche se oggi il team Laurie avrebbe ancora percentuali bulgare, ci scommetto. E a voi piace il destino che attende le sorelle? 

p.s. C’è qui un passaggio che, vi avviso, vi spezzerà il cuore. Per questo forse sposterei un po’ in avanti l’età di lettura di questo romanzo rispetto al primo. Piccole donne è davvero per tutti. Piccole donne crescono richiede un po’ più di maturità. Quindi, il primo dagli 8 anni, il secondo dai dieci in su. Mi raccomando, non me li traumatizzate.

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Piccole donne – Louisa May Alcott

Louisa May Alcott è la sola e unica responsabile di una delle mie prime battaglie scolastiche. Scrivendo Piccole donne, mi ha costretto a difenderla da una professoressa che osò criticare il romanzo in classe, perché secondo lei le sorelle March miravano solo a sposarsi e a diventare ricche. Com’è finita la discussione? Ve lo dico alla fine.

Trama

La famiglia March sta attraversando un momento critico: ha subito rovesci economici e il padre è partito per la guerra di Secessione; così le quattro figlie e la mamma restano sole ad affrontare piccoli e grandi problemi. La signora March fa quello che può per far condurre alle quattro figlie una vita normale, nonostante tutto. La più grande e la seconda, Meg e Jo, già lavorano, mentre le piccole di casa, Amy e Beth, sognano una di fare l’artista e l’altra la concertista. Jo, invece, è il talento di casa per la scrittura. Le quattro stringono amicizia con Laurie, l’adolescente vicino di casa, che insieme a nonno Laurence le affiancherà in questo viaggio che è la vita. 

Una pietra miliare 

Piccole donne è una pietra miliare nella letteratura per ragazzi, ed è giusto così. A parte le aspirazioni economiche e familiari della protagonista, che non sono neanche uguali per tutte e quattro, ci sono elementi che ne fanno un libro assolutamente da leggere anche oggi. Innanzitutto, le convinzioni della Alcott sull’educazione, riprese direttamente da quelle del padre nella realtà, oggi sarebbero definite montessoriane. Poi, le quattro sorelle incarnano delle ragazze che potrebbero benissimo essere quelle di oggi, con i loro pregi e difetti, i gusti e le preferenze, gli attacchi di collera e le riappacificazioni. Maria Louisa Alcott descrive un microcosmo fatto di lavoro, impegno, carità e amore. Soprattutto amore: “non lasciare che tramonti il sole sopra tua ira”. E’ una meravigliosa frase di mamma March, tratta da una citazione biblica, che ho fatto mia e che è una lezione di vita. Fai pace con le tue sorelle e con le persone a cui vuoi bene, perché magari domani sarà troppo tardi.

Come ritrovare vecchi amici

Rileggerlo dopo tanti anni mi ha fatto bene. Non volevo andare a vedere il film appena uscito al cinema senza ricordarmi il romanzo alla perfezione, perché ovviamente devo criticare tutto a ogni fotogramma 🙂 E’ stato come ritrovare dei vecchi amici: Joe, la mia preferita allora e oggi, indipendente e fiera scrittrice in erba, Meg, la posata sorella maggiore, Beth, la piccolina di casa, ed Amy, l’artista, quella che mi piaceva e mi piace di meno. Passano gli anni, ma i gusti sono sempre gli stessi! E poi zia March, arcigna ma simpaticissima, il signor Laurence e il suo solitario nipote Laurie, papà e mamma March, sempre pronti a dare buoni consigli. Se non l’avete letto, cari i miei lettori, vi consiglio di rimediare subito.

Come nasce Piccole donne

L’editore chiese a Louisa, che fino a quel momento aveva scritto libri per bambini, di realizzare un libro per ragazze. Lei, che non era per niente convinta, accettò solo perché in questo modo il padre avrebbe potuto pubblicare un suo lavoro. Il successo fu clamoroso, tanto che la scrittrice dovette mettersi immediatamente all’opera per scrivere il seguito. Piccole donne crescono, infatti, uscì l’anno dopo e le due parti furono successivamente riunite in una. Negli Stati Uniti ancora oggi Piccole donne e Piccole donne crescono vengono venduti come un unico libro. In Italia, invece, è rimasta la distinzione.

Ecco perché di Piccole donne crescono vi parlerò nel prossimo post.

Intanto, ditemi: qual è la vostra esperienza con Piccole donne? E chi preferite tra Meg, Jo, Amy e Beth?

p.s. ci tengo a sottolineare che adoravo la professoressa, anche se su Piccole donne non eravamo d’accordo. La discussione è finita 1-1 palla al centro…

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